sabato 30 marzo 2013
DALLO SPIRITO ALLA MATERIA
DALLO SPIRITO ALLA MATERIA
riflessioni laiche in tempo di Pasqua
E’ difficile separare la filosofia di vita dalla filosofia “della salute” che “noi umani” adottiamo!
Parto da questo brano, tratto da Riflessioni sull'arte di vivere di J. Campbell, per riportare il nostro ragionamento sull’atteggiamento mentale che adottiamo nei confronti delle circostanze che governano il nostro destino riguardo soprattutto alla salute.
“Nella tradizione cristiana, la crocifissione di Cristo è un problema capitale: perché il Salvatore, invece di limitarsi a venire sulla Terra, ha dovuto essere crocifisso?
Varie sono le interpretazioni teologiche tramandate, ma ritengo che una delle più appropriate sia quella che troviamo nella lettera di san Paolo ai Filippesi, là dove egli scrive, nel capitolo 2, che Cristo non considerava la deità qualcosa cui tenersi aggrappato (e ciò dovrebbe valere anche per noi) e che, umiliandosi, assunse la natura di schiavo fino a morire sulla croce. Questa è la gioiosa affermazione delle sofferenze del mondo. L'imitazione di Cristo, allora, consiste nel partecipare alle gioie e alle sofferenze del mondo, scorgendo costantemente attraverso di esse la radiosità della divina presenza.
[...] Ecco ciò che vedo nella Crocifissione.
Di tutte le spiegazioni che ho letto, questa è la sola che abbia ciò che definirei un significato onorevole. Tutte le altre implicano un dio adirato che dev'essere placato col sacrificio di suo figlio. Che ce ne facciamo di una simile interpretazione? E' il concetto di sacrificio tradotto in un'immagine cruda. L'idea di una divinità da placare è una concretizzazione troppo sgradevole.[...]
"Non il mondo animale, né quello vegetale, né il miracolo delle sfere, ma l'uomo stesso è ora il mistero cruciale. L'uomo è quella presenza aliena con la quale le forze dell'egoismo devono confrontarsi, attraverso la quale l'Io dev'essere crocifisso e deve risorgere e secondo la cui immagine la società dev'essere riformata. L'uomo inteso però non come 'Io' ma come 'Tu': poiché gli ideali di nessuna tribù, razza, continente, classe sociale o secolo potranno mai essere la misura di quell'inesauribile, multiforme, meravigliosa vita divina che è in tutti noi."
Un brano che trovo mirabile nella sua logica oltre che per il modo in cui è stilato.
Ed ecco alcune considerazioni che questo brano mi porta a fare.
Sul piano spirituale credo che l’incarnazione del Cristo sia stata una forma di crisi cosmica rapportata all’ambiente in cui questa crisi ebbe luogo. Fino ai primi due secoli dall’evento, infatti, si parlava dei suoi discorsi e anche dei suoi miracoli solo nel bacino del Medio-Oriente e non certo in tutto il pianeta. Con il tempo e in virtù di diverse concatenazioni (di cui la cristianità non dovrebbe andare orgogliosa visto che questa gloria è costata molte vite ed imperniò e giustificò il comportamento predatorio dei paesi colonizzatori) la storia del Cristo divenne di fama mondiale e fu (ed è ancor oggi) al centro del nostro (nostro nel senso di paesi occidentali) retaggio culturale anche quando ci proclamiamo laici, nonché di grande importanza per quei popoli che vi aderiscono da tempi più recenti come i paesi del cosiddetto terzo mondo.
Ma voglio tornare ad analizzare il fenomeno crisi che vuol dire anche opportunità. Questo grande uomo portò a riflettere (anche se in realtà il frutto di questa riflessione nel genere umano arrivò un po’ di tempo dopo) e ripensare il senso della vita come veniva vissuto dai suoi contemporanei.
Poteva succedere che i suoi discorsi venissero capiti al volo e fatti propri dagli ascoltatori: in tal caso chiunque lo avesse ascoltato, compresi gli scribi e i farisei, i romani e chiunque altro, non avrebbero vissuto le sue parole come una minaccia al loro potere e/o al loro patrimonio, bensì come un input per un nuovo modo di vivere che avrebbe reso tutti più felici. Ponendo quindi il caso che tutti avrebbero capito e condiviso il suo messaggio, il genere umano si sarebbe evoluto con un enorme salto di qualità. Non ci sarebbero state le molte guerre e i molti orrori che invece non hanno mai cessato si susseguirsi in questi 2000 anni.
Poteva succedere, ed è successo, l’opposto: che la massa lo seguiva per normale fascinazione o per amore: non erano ancora pronti a capire in pieno la portata delle sue parabole. I potenti lo temevano come un sovversivo e quindi la conclusione è stata quella di un orribile martirio.
Chiunque lui fosse, uomo o Dio, di proposito o meno, è stato un test per l’umanità e in questo test l’umanità è risultata bocciata perché ha sbagliato la risposta.
Ed ha continuato a sbagliarla fino ad ora!
Le nostre sofferenze collettive derivano da cause altrettanto collettive.
L’ipotesi del sacrificio, tanto sbandierata dalla teologia ufficiale io, seguendo di buon grado il nostro J. Campbell, la respingo assolutamente. Quella ipotesi è frutto di un retaggio farisaico o ancora più arcaico, che ragiona sempre in termini di do ut des: “Io sacrifico qualcuno per un bene superiore” è un ragionamento che assomiglia tanto a quello che dice “fare la guerra per mantenere la pace”... è una contraddizione in termini. Non ha senso che per migliorare una situazione io debba fare del male a qualcuno e tanto meno a me stesso offrendomi come agnello sacrificale!!! Non voglio credere che Lui abbia fatto un simile ragionamento perché contrasterebbe con tutti i discorsi fatti nei suoi tre anni di attività! Al contrario credo che il suo ragionamento sia stato “Io vado avanti a diffondere la mia parola. Poi può succedermi qualcosa di brutto, lo so, ma spero che non succeda... in ogni caso per me è più importante attuare l’esigenza che richiede la mia anima e quindi sento che devo andare avanti sino in fondo con la mia scelta: se anche solo una persona mi capirà, ciò che faccio sarà stato utile.”
Sul piano della nostra salute questa riflessione OVVIAMENTE E PUERILMENTE IPOTETICA, si rapporta al fatto che molte nostre patologie si sviluppano a livello psicosomatico quando seguiamo il nostro piano razionale e rifiutiamo di ascoltare le esigenze del nostro piano “spirituale”.
Diceva una vecchia canzone “credere in quel che fai in fondo è facile. Fare ciò in cui credi sai, è più difficile”.
Purtroppo chi più chi meno tutti ci ritroviamo, a volte, a cercare di dare un senso a quel che facciamo piuttosto che a lottare per fare ciò che davvero è importante per noi. Nel nostro discorso interiore ci plachiamo la coscienza dicendo che è necessario, che lo facciamo per i familiari, per il quieto vivere, perché siamo “responsabili”. Ma la nostra parte più profonda non è soddisfatta di queste spiegazioni. La nostra zona di confine tra l’astratto e il concreto, tra la psiche e il sistema neuro-endocrino, comincia a sentirsi disturbata, comincia a tirare calci.
Noi per tutta risposta prendiamo dei farmaci per non sentire quei calci... e così continuiamo la nostra vita sotto tono, cercando di non dare fastidio e rinunciando del tutto alle nostre aspirazioni giovanili: è salute questa? No è certamente malattia più o meno evidente, più o meno cronica, più o meno grave.
In scala maggiore rispetto all’individuo c’è la società. La società attuale è ancor più malata e marcia di quanto riesca ad essere un singolo individuo. Com’è possibile trascorrere il 90% del proprio tempo facendo cose che non ci interessano e che molto spesso non servono o, peggio, danneggiano l’ecosistema e vivere felici? Infatti non viviamo felici. Al massimo viviamo con la speranza di un domani migliore, coltivando determinati obiettivi ... ma non si tratta altro che di fantasticherie perché se non si inverte la rotta non può essere fatto il cambiamento necessario.
E’ in questo modo che la politica, la sociologia, la filosofia e ogni altra branca che riguardi la vita collettiva risultano essere l’humus del nostro destino e perciò non le possiamo ignorare se vogliamo decidere cosa scegliere e perché.
Un detto popolare dice “a ognuno il suo mestiere” per evidenziare il fatto che quando ci si improvvisa a voler fare un’arte che non è la nostra, combiniamo solo dei guai. Giusto ma, d’altra parte, ci sono aspetti della conoscenza e della sua messa in pratica che non possono e non devono essere appannaggio di una classe di specialisti!!! Nel caso appunto in questione è importante che tutti cominciamo ad istruirci, e che chi detiene le redini del meccanismo, cominci a usare termini più comprensibili e assoluta trasparenza.
E’ chiedere troppo? E’ chiedere invano? Quasi certamente... ma se ci impegnassimo con costanza quel “quasi” ci può aiutare a fare il nostro salto di qualità.
E dopo la mia elucubrazione vi dedico i dolci del disegno con
L’ AUGURIO DI SERENA E GIOIOSA PASQUA!!!!
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Informazioni personali
- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com
Con un caldo abbraccio ti auguro Buona Pasqua e anche Buona Primavera, sempre che si decida ad arrivare :)).
RispondiElimina(Adesso sono di corsa ma poi torno a leggere il post.)
Grazie carissima ed altrettanto a te e i tuoi!!!!
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thanks for the compliment but the post, apart from the quote from Joseph Campbell (of which I recommend reading: any of his books is good because I'm all about the symbols, religions and philosophy connected with them) I wrote it straight off then i have nothing material to suggest.
Eliminaa hug
post molto interessante,che ho letto con attenzione
RispondiEliminaRicambio gli auguri ,buona pasquetta
ciao Marina. Leggerti mi arricchisce!
RispondiEliminaGrazie Stefania!!!
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