EPIFISI
L’epifisi, detta anche ghiandola pineale, è una ghiandola situata nell’encefalo e così denominata in rapporto all’altra ghiandola, l’ipofisi (ghiandola pituitaria), che è situata più a valle.
L’epifisi produce melatonina e, in quantità ridotta, serotonina che è precursore della melatonina.
L’epifisi in generale e la sintesi di melatonina in particolare, non sono influenzate da ormoni prodotti in altre ghiandole o cellule. Al contrario, il principale regolatore della sintesi di melatonina è il ciclo luce-buio dell’ambiente circostante.
In un certo senso l’epifisi è un organo del sistema visivo, non dissimile dalla corteccia visiva. La trasmissione del segnale luminoso parte da una serie di neuroni che originano dalla retina e arrivano all’epifisi.
I classici recettori fotosensibili, coni e bastoncelli, non sembrano essere coinvolti nella percezione della luce che modula la produzione di melatonina.
Al contrario, vi sono neuroni specializzati che contengono un fotopigmento sensibile alla luce. L’informazione è tradotta in un sistema neurale che, attraverso i nuclei soprachiasmatici, termina nella ghiandola, dove l’informazione sull’ambiente di luce-buio determina il ciclo di sintesi di melatonina.
Al contrario di altri organi endocrini, la ghiandola pineale non immagazzina melatonina per rilasciarla successivamente alla sua sintesi. Il risultato è che i livelli di sangue e liquido cerebrospinale aumentano di notte e le concentrazioni di melatonina in questi 2 fluidi sono considerate indici della sua sintesi nella ghiandola pineale. I livelli di melatonina circolante di notte sono 10-20 volte quelli misurabili durante il giorno.
La quantità di melatonina sintetizzabile dalla ghiandola pineale è determinata geneticamente: vi sono grandi variazioni di concentrazioni ematiche notturne tra individui della stessa età.
La produzione di melatonina è abbastanza costante in un dato individuo. Alcune persone ne producono quantità molto maggiori di altre nel corso della vita.
L’introduzione della luce artificiale ha fortemente compromesso la quantità di melatonina prodotta dall’ipofisi umana. La luce durante il ciclo notturno impedisce al SN di attivare i meccanismi di segnale per la produzione di melatonina. L’esposizione alla luce regola la sintesi sia a livello acuto (anche brevi periodi di esposizione alla luce bloccano la sintesi di melatonina) che nel sincronizzare la stessa al ritmo circadiano di 24h.
Un secondo importante fattore che regola la sintesi di melatonina è l’età: mentre i cicli di produzione di melatonina normali si applicano a individui giovani o di mezza età, l’ampiezza degli aumenti di sintesi notturna negli anziani può essere di molto attenuata (anche se con grandi differenze tra un soggetto e l’altro). Il graduale decremento della capacità di sintesi di melatonina è fisiologico nell’anziano.
Nell’organismo si trovano recettori per la melatonina MT1 e MT2. Pochi sono i tessuti che non dispongono di recettori per la melatonina.
Essa ha elevato carattere lipofilo e facilità ad entrare nella cellula.
La melatonina è un antagonista dell’MSH ( ormone melanocito-stimolante, che nei rettili provoca depigmentazione della cute).
Come già detto, la secrezione di melatonina mostra un ritmo circadiano con un massimo nella notte. La luce inibisce la secrezione di melatonina.
La Melatonina riduce la secrezione di LH-RH e perciò di gonadotropina: quindi inibisce la funzione delle gonadi. Questo chiarisce l’esistenza di un breve periodo di fertilità annuale in molti mammiferi.
L’attività dei nuclei sopraottici viene modificata dall’azione della luce sulla retina, che è collegata con la regione sopraottica attraverso un circuito retinico-ipotalamico. Attraverso la progressiva inibizione della secrezione di melatonina con l’allungamento della giornata, che caratterizza una parte dell’anno, aumenta la secrezione di LH-RH e perciò la quantità di gonadotropina secreta ogni giorno e ciò provoca l’estro e l’attività sessuale.
Disturbi dell’epifisi possono provocare nel bambino pubertà precoce. Infatti la melatonina, non solo governa i piccoli cicli annuali, ma anche il grande ciclo di tutta la vita; determina cioè l’inizio della pubertà e forse anche a la fine dell’età fertile.
Nella donna c’è una ciclicità mensile della quantità di melatonina, come per l’estro dei mammiferi.
Anche gli impulsi magnetici, termici e addirittura sonori sono capaci di influenzare la produzione di melatonina, così come la quantità di serotonina, GABA e dopamina, in stretta relazione con gli stati emotivi.
Essa è in grado di stimolare il sistema immunitario mantenendo attivo il timo; dialoga con l’ipofisi e i neuroormoni; E’ secreta anche dalle cellule dell’apparato digerente dove svolge un’azione di rallentamento del transito gastrointestinale atto a favorire l’assimilazione di vitamine e minerali, in particolare dello Zn.
Oltre alla melatonina, l’epifisi secerne anche epitalamina, una sostanza ad azione melatoninosimile e TRH; la secrezione di TRH aumenta durante il giorno per diminuire la notte inversamente alla melatonina.
Nella pineale si trovano anche vasopressina e prolattina. Per quanto riguarda gli effetti sul sonno, la melatonina stimola l’attività della piridossal-chinasi, enzima coinvolto nella sintesi di GABA, 5HT e dopamina; aumenta la concentrazione di serotonina e GABA nel mesencefalo e nell’ipotalamo. L’aumento del GABA , inibitore neurale, è strettamente legato alla sedazione e all’effetto ipnoinducente.
Per quanto riguarda gli effetti sul sistema immunitario, la melatonina fa crescere di peso il timo e ne aumenta l’attività cellulare con maggiore produzione di linfociti T.
La produzione di questi linfociti è inibita da alte e prolungate dosi di corticosteroidi; per impedire questa condizione la melatonina esplica sulle ghiandole surrenali un’azione inibente o meglio normalizzante della secrezione corticosteroidea.
La melatonina presente a livello gastrointestinale favorisce inoltre l’assimilazione dello zinco (Zn), indispensabile per lo sviluppo e l’efficienza del sistema immunitario. Un corretto funzionamento dello Zn è anche necessario per il corretto funzionamento dell’ipofisi.
La melatonina, regolando ritmi circadiani, induce naturalmente il sonno quando la luce cessa di stimolare la retina. Durante il sonno l’ipofisi secerne ormone somatotropo (GH) che, oltre ad una normale crescita, fa sviluppare correttamente il sistema immunitario.
La melatonina conferisce una naturale resistenza al cancro, stimolando le difese immunitarie in genere, esercitando un’azione citostatica diretta, stimolando la differenziazione cellulare (la cellula tumorale è una cellula “sdifferenziata”, simile a quella embrionale, e per questo in rapida suddivisione), inibendo la sintesi endogena di somatomedina C e di EGF (epidermal growth factor), fattori di crescita tumorale.
Parliamo ora di sistema immunitario e invecchiamento. L’invecchiamento non è un progressivo esaurirsi casuale delle singole cellule o dei singoli distretti dell’organismo ma è programmato. E’ la perdita delle capacità dell’organismo di adattarsi all’ambiente. A tal fine è importante vedere come l’epifisi è capace di controllare la respirazione cellulare. Attraverso il TRH regola la produzione di ormoni tiroidei da parte della tiroide; questa secrezione, inversamente alla melatonina, aumenta di giorno provocando un’innalzamento del metabolismo basale, e viceversa di notte. La regolazione del metabolismo basale, la termoregolazione, costituisce una parte importantissima delle capacità di adattamento all’ambiente: la perdita di tale capacità è tipica dell’invecchiamento. La regolazione è completata dalla melatonina che catalizza la trasformazione della tiroxina in triiodotironina, molto più energetica in quanto capace di stimolare specificatamente la lipolisi.
Grazie a questa maggiore energia disponibile la catena respiratoria operante nei mitocondri può utilizzare al meglio l’O2 disponibile con formazione di ATP. Una carente secrezione tiroidea o anche semplicemente uno squilibrio tra T4 e T3 non fornisce più un’adeguata energia alla catena respiratoria che inizia così a produrre notevoli quantità di pirofosfato il quale, legandosi facilmente agli ioni Ca++ presenti, forma sali di Ca insolubili che precipitano formando depositi di calcio. Tale calcificazione conduce alla perdita della funzionalità mitocondriale ed è responsabile della calcificazione che avviene nella pineale, nel timo e in altri organi , con conseguente perdita della funzionalità. In tal modo la pineale perde sempre più il controllo del sistema neuroendocrino e immunitario, e l’assenza del messaggio epifisario indica all’organismo che può invecchiare, aprendo la porta alla sdifferenziazione cellulare.
STOP
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