
TRATTAMENTO
VISCERALE in terapia
CRANIO-SACRALE
Questo articolo riassume e semplifica all’estremo il concetto di trattamento viscerale secondo Barral.
Con il termine di visceri mi riferisco a tutti gli organi, non solo quelli cavi.
I visceri sono mantenuti in sede da diversi rapporti di pressione e dall’assetto muscolare ed osseo circostante.
Essi sono ordinatamente impacchettati da un sottile foglietto che vi decorre intorno in un modo molto complesso, formando rientranze e tasche.
Le pleure, il pericardio, il peritoneo , sono i maggiori fogli di rivestimento.
Nella maggior parte dei casi troviamo una sorta di doppio strato di questi fogli. In particolare basti pensare alle pleure che rivestono i polmoni e alla pleura della gabbia toracica. In mezzo a questi due strati, che sono vicinissimi, c’è un liquido che permette lo scorrimento dei due strati ( infatti questi rivestimenti vengono chiamati “sierose” ) senza che si formi attrito o logoramento.
Lo stesso vale per il peritoneo che si ripiega in modo più complesso.
Mentre i visceri contenuti nella gabbia toracica hanno una notevole protezione ossea, i visceri dell’addome sono mantenuti in sede dalla pressione che li “aspira” verso l’alto e dai muscoli circostanti.
Ogni volta che ci muoviamo tutti i nostri visceri subiscono dei continui movimenti. E’ evidente che essi devono poter scorrere tra loro e godere di una buona elasticità.
In craniosacrale viscerale viene definita MOBILITA’ la possibilità di movimento dell’organo e MOTILITA’ il suo movimento ritmico , che si pensa dipenda nella direzione, dall’orientamento secondo il quale si è sviluppato durante il periodo fetale. Per diversi motivi, la motilità può essere paragonata al respiro primario o cranio-sacrale.
Quindi il terapeuta potrà intervenire su uno o più organi per riequilibrare o ripristinare la mobilità e la motilità.
Gli organi spesso formano delle aderenze tra loro (la figura sulle aderenze è schematica: i visceri sono raffigurati molto distanziati per facilitare la comprensione); quando ciò accade perdono la normale libertà di movimento e viene limitata la loro funzione.
Questo può accadere non solo in seguito ad un intervento chirurgico, ma anche nel soggetto normale: basti pensare alla sindrome dell’intestino permeabile, che non è altro che il caso estremo di ciò che può avvenire con molte gradazioni a livello subclinico in tutti noi. Alcune sostanze che non dovrebbero essere assorbite bensì andare a costituire parte del materiale fecale, vengono assorbite attraverso le pareti intestinali; a questo punto scatenano una produzione di anticorpi , fibrina e altre sostanze collose, che incollano tra loro i foglietti di rivestimento di due o più organi confinanti.
Con il termine “articolazione”, parlando di aspetto viscerale, si indicano i confini tra un viscere ed un altro; diremo ad esempio che il fegato si articola con rene, colon ascendente (flessura epatica),stomaco (piccolo omento), polmone etc.
Quindi il termine “andare in articolare” vuol dire trazionare con una discreta forza l’organo verso l’altro con cui si articola fino a sentire lo scioglimento della barriera e una buona libertà di movimento dell’organo.
Con vari sistemi (esempio arching, test kinesiologico etc) il terapeuta va a individuare qual’é l’organo sede della “lesione primaria” e lo tratta in due modi consecutivi. Prima va a testare e riequilibrare la MOBILITA’ attuando lo scioglimento delle barriere cui è sottoposto l’organo, cioè va “in articolare” con tutti i suoi confini; questo è un trattamento forte, spesso fastidioso o doloroso , perciò deve durare non più di 15 minuti.
Poi va a testare la MOTILITA’. Con motilità si intende il fatto di seguire il naturale movimento oscillatorio dell’organo (che oscilla secondo precise direzioni che derivano dalle varie torsioni che ha subìto in epoca embrionale per poi arrivare a occupare il suo spazio nell’addome) come se fosse un ritmo craniosacrale proprio. Infine va a trattare la motilità di tutti gli sfinteri che sboccano nell’organo.
FEGATO
Il paziente è sdraiato, con un cuscino sotto la testa e gambe sollevate, piedi appoggiati.
Con la percussione degli spazi intercostali il terapeuta prende le misure del fegato: finché il suono è più sordo, c’è il fegato, quando è più vuoto siamo troppo in alto e c’è il polmone. Quindi afferra le costole e le traziona verso l’anca opposta; se sente una restrizione va contro barriera fino a scioglimento; con questo movimento tratta il legamento triangolare di destra e tutta la parte destra. Poi il paziente si mette di profilo, e con una presa antero-posteriore il terapeuta fa fare al fegato un movimento antero-posteriore e alto-basso. Infine il paziente si rimette supino, il terapeuta afferra il fegato da sotto le costole, ai lati del legamento falciforme e gli fa fare un movimento ad altalena, spingendo verso l’alto un lato alla volta, sempre sentendo e trattando le varie restrizioni che trova.
Poi va a fare il drenaggio della cistifellea verso lo sfintere di Oddi ed infine la motilità.
STOMACO
Appena a sinistra del processo xifoideo c’è il cardias (sottocostale). Il terapeuta va a sbloccare il legamento epato-gastrico (piccolo omento), il legamento gastrolienale, quello gastrofrenico, il fondo dello stomaco (trazionare verso l’alto), la grande curvatura, il piloro e il grande omento. Mette una mano sullo stomaco nella parte che sporge fuori dalle costole, introduce trazioni e rotazioni in senso orario e antiorario fino a sentire dov’è la barriera; si può far ruotare le ginocchia a destra o a sinistra e vedere in quale dei due casi aumenta la tensione. Poi motilità.
DUODENO
Suddividiamo, per comodità di studio, il duodeno in tre parti:
parte alta orizzontale = D1,
parte media, verticale = D2,
e parte bassa orizzontale=D3.
A metà strada tra processo xifoideo e ombelico c’è l’antro pilorico. Il terapeuta fa l’articolare D2-grosso intestino (colon ascendente). Mentre il duodeno ha una muscolatura consistente, il grosso intestino no.
Si sentirà una consistenza dura: il terapeuta aggancia con le dita il bordo laterale del duodeno, traziona in direzione inferiore e superiore, lo stira verso l’alto e verso il basso, fa dei movimenti di leggera torsione, fino a trovare dov’è la resistenza e quindi va contro barriera fino a srotolamento.
Paziente di profilo. Quindi si passa alla motilità: il terapeuta va a sentire tutto il duodeno e poi, col pisiforme delicatamente appoggiato fa la motilità degli sfinteri che sboccano nel duodeno e cioè piloro, Oddi, legamento del Treitz.
INTESTINO TENUE
La radice del mesentere, che si attacca alla parete posteriore dell’addome, origina all’altezza del Treitz e finisce all’altezza della valvola ileo-cecale. Si sente una struttura quasi fibrosa, robusta. In questo trattamento vengono scostati i vari piani fino a sentire la radice del mesentere e spingerla verso entrambi i lati fino a trovare la restrizione; poi il paziente si mette in decubito laterale e viene trattato il meso-sigmoide, sotto l’ombelico. Poi il terapeuta va a fare l’articolare tra ansa e ansa e infine motilità della radice del mesentere.
GROSSO INTESTINO
Paziente in decubito sinistro, il terapeuta afferra il colon ascendente e lo stira e anteriorizza; poi paziente supino e viene trattato l’articolare tenue-mesosigma; il mesosigma comincia sotto la cresta iliaca: viene spostato in tutte le direzioni: ciò si può fare sia col paziente di profilo che supino. Motilità, e motilità della valvola ileo-cecale. La sequenza per il grosso intestino
è: ascendente, sigma, cieco e suoi 4 legamenti, valvola ileocecale e infine motilità di tutto il grosso intestino nel suo insieme.
In realtà ho spiegato solo come si svolge il trattamento di alcuni visceri, ma questo metodo si rivolge a tutti i visceri o quasi. Una particolare cautela , e dubbi sulla ripetibilità dell’efficacia sono riservati in particolare a milza e pancreas.
Ho voluto rendervi partecipi di queste sequenze, per aprire un nuovo orizzonte nel vostro panorama terapeutico. Moltissimi disturbi sono curati con successo mediante questi trattamenti: dalle allergie alle intolleranze, dalla stipsi cronica a disturbi epatici, ed in modo particolarmente brillante per il reflusso gastroesofageo.
Non ho spiegato in dettaglio le manipolazioni, perché non voglio in alcun modo incoraggiarvi al fai da te!!!!
Per questi trattamenti bisogna affidarsi ad un esperto in terapia craniosacrale o ad un osteopata. Si tratta di manovre delicate, nelle quali un errore potrebbe causare molti danni, anche gravi. Basti pensare ad un ipotetico soggetto con aneurisma dell’aorta che sia ignaro di averlo. Un soggetto (per ipotesi un familiare) che non ha le giuste competenze ma si sente di cimentarsi nel trattamento solo per aver letto i testi, ad esempio, potrebbe , comprimendo con forza l’addome, causare la rottura dell’aneurisma!!!
MODI DI DIRE
ED ECCO ALCUNI MODI DI RIRE CHE CI RIPORTANO
AD UNA SIMBOLOGIA PSICOSOMATICA
è stato osservato che i soggetti che adoperano troppo spesso una data frase che include un dato organo, ha problemi di fragilità in quello stesso organo, per quanto riguarda la sua tendenza a somatizzare. Naturalmente questa affermazione va presa cum granu salis... tuttavia mi sembra suggestiva! Se riconoscete qualche frase che adoperate molto spesso tra queste che seguono, potete fare le vostre opportune associazioni di idee.
Apparato respiratorio= panorama mozzafiato; emozioni mozzafiato; individuo soffocante; atmosfera soffocante; idem per asfissiante; ecc
Cuore=spezzare il cuore; cuore infranto; mettersi il cuore in pace; avere il cuore in gola; te lo dico con il cuore in mano; auguri di cuore; di vero cuore; a cuor leggero;ecc
Fegato= rodersi il fegato;ecc
Colecisti= in dialetto siciliano “pigghiarisi de’ scianchi” vuol dire aver dolore ai fianchi per un attacco di bile, come indicato nella figura con le due ragazze al mare (le zone in rosso indicano dove si manifesta più frequentemente il dolore riflesso da colecistopatia); ecc
Stomaco=questo non mi va giù; mandar giù bocconi amari;sentirsi un peso sullo stomaco; sentire un vuoto allo stomaco; mi è rimasto sullo stomaco;il solo pensarci mi dà la nausea; avere il pelo sullo stomaco; ecc
Bocca= a bocca asciutta; ecc
Gola= avere un nodo in gola; sputare il rospo; ecc
Addome in generale= essere uomo di panza; panza e presenza; pancia mia fatti capanna; spanciarsi dalle risate;ecc
Vie urinarie= spezzare le reni all’avversario; pisciare fuori; non saper tenere neanche la piscia; ecc
STOP
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