
ANZIANO
aspetti nutrizionali e pnei
Figura schematica: i macrofagi, mentre mangiano i germi o gli agenti patogeni uccisi dai linfociti T, producono sostanze tossiche (radicali liberi) che indeboliscono i linfocitiT. L’importante è che il danno rimanga di proporzioni modeste rispetto all’utilità. Quando ciò non accade, il sistema immunitario diventa autolimitante.
Considerazioni
Riporto alcune considerazioni tratte da un articolo del Dr Malzac su La medicina biologica (rivista Guna, che potete trovare al link che ho indicato nel primo capitolo. Di questo stralcio però, non ricordo il numero della rivista... era circa del 2006). Per ovvie esigenze riassuntive il testo non è riportato alla lettera.
MELATONINA, INFORMAZIONE CELLULARE E ALTRO
“ Alle dosi in cui viene abitualmente assunta come integratore , che ultimamente sono più che raddoppiate rispetto all’inizio della sua commercializzazione (ed erano già dosi 30 volte superiori alla produzione dell’organismo), causa effetti disastrosi sull’equilibrio del sistema psico-neuro-endocrino-immunitario (PNEI).
Questa recente tendenza provoca vere catastrofi reattive a causa di un errore di interpretazione dovuto ad uno sfasamento del bioritmo costituzionale. Questo insieme reattivo può essere rappresentato con una struttura piramidale modulabile grazie a due variabili rappresentate dalla regolazione interna e dalla regolazione esterna che, secondo l’importanza di ciascuna di esse , può invertire il senso della piramide con predominanza dell’effetto periferico, quando si tratta di problemi strettamente psicosomatici.
La vita di relazione inizia con l’attivazione degli organi di senso, con la raccolta delle informazioni visive, uditive e di sensibilità cutanea (v origine embriologica del derma). L’insieme di queste diverse informazioni costanti viene analizzato ed elaborato in un centro specifico in grado di elaborare il messaggio chimico (il messaggio proteico che comprende le diverse cellule del nostro organismo) in vista di una difesa che deve essere la più efficace possibile. Il benessere quotidiano è strettamente dipendente dalla buona elaborazione di questo messaggio, dalla buona strutturazione di questa proteina-messaggio. Il funzionamento dell’epifisi (la ghiandola che produce la melatonina) sarà dunque di primaria importanza nella realizzazione dell’effetto periferico e soprattutto nella corretta informazione che viene inviata alle nostre cellule. L’epifisi ha dunque un ruolo centrale di primaria importanza nell’equilibrio generale della risposta immunitaria. Questa risposta, dovuta principalmente alla regolazione della secrezione di melatonina, ma anche a quella di numerosi altri ormoni di questo network, consente di rifasare i networks cerebrali ed immunitari, permettendo anche una complementarità d’azione specifica. Questa regolazione si regge, a volte, sul primo livello di risposta così come sui livelli successivi, sui passaggi informazionali integrativi necessari e sui diversi livelli di integrazione informazionale. L’organismo deve dunque lottare quotidianamente per poter mantenere in equilibrio , anche se instabile, l’insieme di questa delicata costruzione. Questa regolazione passa attraverso due costanti interdipendenti che sono il controllo periferico e il controllo centrale realizzate sulla dicotomia informazionale dei sistemi immunitari e del SNC, nel quadro della integrazione informatica. I due punti di rottura di questi differenti sistemi sono rappresentati da una parte dal corpo pineale (= epifisi) e dall’altra dalla ghiandola surrenale, che controllano i diversi messaggi secondo l’intensità e il grado di risposta necessario. Al contrario, in termini integrativi i due sistemi si completano e si controllano vicendevolmente al fine di riequilibrare il sistema. Chiameremo in causa il network cerebrale con la secrezione, in caso particolare, delle endorfine (= molecole della dimenticanza selettiva dei fenomeni traumatizzanti) ed il network immunitario che realizza la secrezione delle diverse citochine, permettendo una corretta informazione cellulare ed una corretta memoria dei fatti correlati al funzionamento interattivo dei due sistemi pineale e surrenale (dicotomia del “bene” e del “male” cellulare, lo yin e lo yang). La legge dei 5 elementi in MTC ci richiama all’ordine e ci ricorda il ruolo primario della disintossicazione epatica e renale, nonché quello della riattivazione energetica dei sistemi yin-yang che reggono il controllo superiore del benessere psicosomatico. Il secondo punto da analizzare è il controllo ed il mantenimento del funzionamento del sistema immunitario. Questo avviene attraverso l’attivazione di un sistema di domanda-risposta, di recezione-integrazione relativa alla realizzazione di un messaggio proteico informativo corretto. Tutto ciò è finalizzato ad un effetto positivo di riequilibrio del meccanismo scompensato e invertito, come nel caso di malattie autoimmuni, che possono avere origini lontane e sono conseguenza finale di uno squilibrio psicosomatico di natura diversa. E’ necessario risalire all’origine del tipo di deficit interpretativo che ha generato questa catastrofe, peraltro prevedibile, e lo squilibrio anticorpale. Il benessere necessita dunque di:
(1) regolazione delle entrate, mediante regolazione del segnale di entrata. Ad esempio cercando di eliminare gli effetti dell’inquinamento atmosferico;
(2) miglioramento della ricezione cellulare con il rispetto di regole di igiene di vita, con una dieta personalizzata ed una terapia preventiva per il mantenimento della risposta organica e psicologica di fronte ai rischi quotidiani della vita moderna, minata da numerosi squilibri del bioritmo.
(3) Attivazione cellulare corretta, mediante la diminuzione dell’usura metabolica: evitando l’abuso di terapie allopatiche (...)
(4) potenziamento dei segnali in uscita al fine di realizzare una migliore risposta ed attivazione dei sistemi di controllo.
(5) specificazione del messaggio necessario al corretto riconoscimento e azione periferica e centrale adattate all’effetto generato
E’ dunque necessario lottare contro la diffusione della fluorosicosi nella società così come è necessario lottare contro le malattie autoimmuni che sono il riflesso organico e psichico individuale di questo blocco. Per far questo è necessario utilizzare lo stesso rimedio che ha generato questo squilibrio, rettificare la stessa informazione (teoria frattaliana dell’equilibrio), impiegando gli stessi messaggi, le citochine, gli ormoni, i fattori di crescita nervosa, i diversi veleni chimici dell’atmosfera ecc e conseguentemente rinnovare il nostro arsenale terapeutico biologico in funzione dei diversi progressi della scienza. Le diverse fasi di reattività tissutale possono essere dunque viste sotto il profilo di reattività linfocitaria in due fasi logiche: (a) fase di interpretazione positiva separata anch’essa in 3 fasi che seguono la classificazione di base della tavola omotossicologica (1) fase di risposta interpretativa normale; reazione basale dell’organismo di fronte all’aggressore; escrezione. (2) Fase di interpretazione squilibrata, da ritenersi certamente positiva, ma che già rivela una verta debolezza dell’organismo di fronte ad una aggressione più forte che ha già forzato e rotto certe barriere di primo livello: la reattività macrofagica è già superata o insufficiente e l’infiammazione comincia a propagarsi come struttura di difesa rapida e di blocco circostanziale di questa aggressione. (3) Fase di reattività debole: l’organismo comincia ad affaticarsi, la sclerosi diventa più importante, localmente, la fluorosicosi guadagna terreno, i messaggi cellulari cominciano ad essere interpretati in modo negativo. Le tossine cominciano ad accumularsi per mancanza di una corretta disintossicazione metabolica. Il reticolo di Pischinger comincia a saturarsi, l’informazione viene trasmessa in modo scorretto, l’organismo deve sottoscrivere un debito energetico importante per poter continuare a funzionare in termini fisiologici. (b) Fase di interpretazione negativa. Al di là di questa frontiera passiamo alla fase di interpretazione negativa dove l’organismo deve lottare e creare una patologia, esprimere una diatesi, al fine di reagire di fronte all’aggressore troppo efficace. Questo corrisponde alle diatesi evolutive di squilibrio di tipo fluorotico e luetico. Questa interpretazione produce progressivamente sclerosi e blocco informazionale fino all’ultimo stadio di incomprensione totale, rappresentato dalla fase neoplastica dove l’interpretazione viene completamente invertita dall’intervento della mutazione del gene p53 in fase G1 del ciclo cellulare. “
Come ritardare l’invecchiamento
Una nutrizione giudiziosa può conservare il sistema immunitario assai più a lungo di quanto fosse ritenuto possibile. Innanzi tutto è importante operare una divisione di massima tra immunità umorale, pertinente i fluidi del corpo, e immunità cellulomediata. Nell’ambito umorale le truppe più numerose, i macrofagi, attaccano gli organismi invasori in numero preponderante, inglobandole e morendo nel corso di tale processo. I macrofagi coadiuvano inoltre le cellule immunitarie più importanti note come linfociti T , incaricate di secernere anticorpi, i quali costituiscono un’arma preziosa per la distruzione degli invasori. A questo punto entrano in gioco i linfociti B (mentre i T sono timo-dipendenti, i B sono timo-indipendenti) che assumono il ruolo di cellule-memoria con il compito di riconoscere immediatamente nel futuro gli stessi invasori. Nell’immunità mediata da cellule i linfociti si combinano con le cellule intruse e le distruggono riconoscendo i segni distintivi delle loro superfici estranee. Successivamente entrano in azione i macrofagi che provvedono a sgombrare il campo da morti e morenti. La funzione dei linfociti T appare chiaramente di importanza critica in entrambi i tipi di immunità descritti; essa di fatto forma la principale protezione del corpo umano dagli aggressori esterni, siano questi batteri, virus, funghi, cellule o allergeni.
Il primo componente colpito dall’invecchiamento è la ghiandola timo. Questo organo linfoide situato nel mediastino anteriore è la sede in cui i linfociti T immaturi si sviluppano, per poi essere immessi nel flusso sanguigno per combattere gli agenti patogeni. Una volta superati i 20 anni d’età il timo inizia a raggrinzirsi e a restringersi. Nel soggetto medio il processo di involuzione ha termine intorno ai 50 anni, quando rimane solo un residuo rinsecchito dell’organo. Il decadimento del timo provoca un drastico abbassamento del numero di linfociti T; l’assenza della ghiandola come sito di maturazione per queste cellule porta all’immissione nel sangue di linfociti T immaturi, di efficacia alquanto scarsa. Il corpo diviene facile preda delle malattie che lo insidiano. Inoltre, il corpo in fase di invecchiamento inizia a rivolgere le proprie armi contro se stesso. Questo processo aberrante rappresenta il principio comune a tutte le malattie autoimmuni della vecchiaia. Qualsiasi nutriente, alla luce delle attuali conoscenze, ha un ruolo ben preciso nei confronti dell’immunocompetenza. Questo è uno dei motivi per cui è molto importante una corretta alimentazione.
Nell’ambito dell’immunità cellulomediata i linfociti T attaccano e distruggono gli agenti patogeni identificando sulla loro superficie i segni distintivi della loro estraneità. I macrofagi inglobano gli invasori morti o morenti. Durante l’esecuzione di questo compito gli stessi macrofagi causano considerevoli danni, principalmente attraverso la fabbricazione di prodotti di ossidazione tossici. Questi ossidanti indeboliscono gli stessi compagni dei macrofagi, ossia i linfociti, diminuendone la capacità di affrontare nuove cellule patogene. In questo modo appare chiaro come il sistema immunitario, nell’adempimento del proprio compito di difesa, finisce per attaccare se stesso. Nessuno è ancora riuscito ad elaborare una teoria esauriente per spiegare questa debolezza intrinseca del sistema immunitario. Qualunque sia la verità, si può affermare con sicurezza la necessità di integrare costantemente l’alimentazione con antiox supplementari, allo scopo di proteggere l’attività dei linfociti dalle tossine prodotte dall’azione dei macrofagi.
ALIMENTAZIONE E INTEGRATORI
MALNUTRIZIONE
Per malnutrizione intendo riferirmi a quella dovuta ad iperalimentazione o ad alimentazione con cibi-spazzatura già citati in altri capitoli. In campo allopatico, molti autori ritengono che l’anziano non debba iponutrirsi rispetto all’adulto, mentre è ampiamente dimostrato che l’anziano ha un fabbisogno calorico inferiore (dal 30 al 50% in meno a quello che era il suo fabbisogno da adulto secondo il tipo costituzionale) sia per il rallentamento del metabolismo basale che per tutti gli altri fattori inerenti l’ipofunzionamento di organi e tessuti ed il diminuito ricambio.
L’iponutrizione è da prendere in seria considerazione nel momento in cui il calo ponderale è evidente rispetto al peso ideale in rapporto all’età, rispetto alle aspettative del soggetto oppure è troppo repentino.
Riporto qui degli spunti interessanti, specie per quanto riguarda le varie patologie e farmaci che possono indurre anoressia.
Numerose indagini epidemiologiche dimostrano che, nei soggetti anziani, la mortalità associata a ridotti livelli di colesterolo tende a risultare superiore a quella associata a elevati livelli di colesterolo. La presenza di livelli di colesterolo inferiori a 156 si è dimostrata un indice di elevata mortalità.
Si pensa che ciò sia espressione di una malnutrizione proteico-calorica. E’ stata peraltro segnalata anche l’esistenza di un rapporto tra ridotti livelli di colesterolo e sviluppo di neoplasie maligne.
“Con l’avanzare dell’età un processo di adattamento fisiologico sembra condurre ad una diminuzione dell’assunzione di alimenti. Tale adattamento, attribuibile ad un ottundimento (mediato da dinorfina) del meccanismo di regolazione dell’appetito e ad una conseguente precocità della sensazione di sazietà (mediata dall’ormone gi colecistochinina), si accompagna la progressiva riduzione dell’attività fisica e del metabolismo basale.”
Ciò è quanto sostengono diversi autori citati prima e dai quali dissento. La diminuzione della fame va interpretata, al contrario, come conseguenza del diminuito metabolismo basale e della diminuita capacità di convertire i nutrienti in energia, per cui l’eccesso sarebbe accumulato come grasso e affaticherebbe ulteriormente il soggetto. Ci tengo a sottolineare che il calo dell’appetito va ascoltato e assecondato, in quanto è un prezioso segnale dell’organismo che ci avverte del diminuito fabbisogno di cibo. Sottolineo che sull’argomento FAME e SETE dissento fortemente da chi sostiene che tali sensazioni diventino falsate con l’età e consigliano di mangiare di più o di bere di più. Il bere quando non si ha sete determina solo ritenzione idrica e aggrava molte condizioni. Anche in corso di patologie croniche, la fame e la sete vanno rispettate e non forzate: per fortuna il nostro corpo è “più intelligente” della nostra mente!!!
Cause mediche= tra le affezioni endocrine, l’ipertiroidismo può causare un grave decremento ponderale. Alcuni anziani possono presentare una forma di ipertiroidismo mascherato, caratterizzato da calo ponderale, miopatia prossimale ed insufficienza cardiaca. Negli anziani, l’iperparatiroidismo può causare anoressia. In presenza di ipoalbuminemia il rilievo di livelli di Ca corrispondenti ai limiti superiori della norma può denunciare l’esistenza di questa condizione.
La malattia di Addison si può presentare con anoressia o con dolori addominali, nausea e vomito.
Il feocromocitoma può produrre calo ponderale associato ad ipertensione.
Negli anziani questi tumori sono frequenti quanto nei giovani ma sono diagnosticati soltanto raramente. La presenza di un feocromocitoma dovrebbe essere sospettata in ogni caso nel quale un’ipertensione non si risolve, nonostante lo sviluppo di malnutrizione .
Con un calo ponderale si può manifestare anche un diabete incontrollato. In alcuni soggetti anziani, affetti da diabete, si può talvolta sviluppare una miopatia prossimale ed una distrofia generalizzata, nota come cachessia neuropatica diabetica. Analogamente vari, negli anziani sono i problemi di alimentazione che possono condurre allo sviluppo di malnutrizione. Uno spasmo esofageo può rendere fastidiosa l’assunzione di alimenti. Un’esofagite da candida può causare dolori alla deglutizione. Ad alcuni anziani che presentano una lieve disfagia, può accadere di introdurre accidentalmente cibo nelle vie aeree durante il pasto e questi possono pertanto evidenziare una avversione condizionata ad alimentarsi.
La mancanza dei denti si accompagna ad una iponutrizione e, precisamente, si tende ad assumere in media 100 Kcal in meno.
Le infezioni croniche (come le sinusiti) possono accompagnarsi alla liberazione di interleuchine e di fattori di necrosi tumorale, che si sono dimostrati capaci di causare una iponutrizione attraverso una riduzione dell’appetito.
Un’ischemia intestinale può causare una precoce sensazione di sazietà. Una grave insufficienza cardiaca può produrre sia anoressia che enteropatia essudativa (con perdite intestinali di proteine), con notevole calo ponderale. Questa condizione è stata indicata come cachessia cardiogena.
Negli anziani malnutriti è necessario prendere in considerazione l’esistenza di una sindrome da malassorbimento.
Un pregresso intervento di chirurgia addominale può essere responsabile di una sindrome dell’intestino corto.
Un malassorbimento può essere inoltre prodotto da intolleranza al lattosio o da allergia ad altri alimenti. Non raro è il rilievo di un’enteropatia da glutine ad inizio tardivo.
I soggetti affetti da parkinsonismo presentano un elevato metabolismo basale e necessitano di un aumentato apporto calorico.
Il metabolismo basale risulta aumentato anche nei soggetti affetti da bronco-pneumopatia-cronica-ostruttiva (BPCO). Questi pazienti vanno tipicamente incontro a dispnea durante i pasti: il consumo dei pasti si accompagna ad una diminuzione della saturazione arteriosa di O2. Essi possono presentare un miglioramento delle condizioni facendo un maggior numero di pasti piccoli e ad elevato contenuto di grassi.
Molti farmaci possono causare un calo ponderale.
La digossina causa un calo nel 25% dei soggetti di oltre 60 anni che ne fanno uso. Tale calo può verificarsi senza che questo farmaco produca nausea ed in presenza di livelli ematici che rientrano nella gamma di quelli terapeutici.
Quando le sue concentrazioni seriche si avvicinano a quelle tossiche, la teofillina può produrre nausea ed iperattività metabolica.
I farmaci psicotropi possono causare un rallentamento psicomotorio ed una ridotta assunzione di alimenti.
La levodopa può dare sensazioni di gusto amaro e secchezza delle fauci e produrre anoressia.
L’ibuprofene può causare secchezza delle fauci, stipsi e diminuzione dell’appetito.
Chinidina, furosemide, spironolattone, vitA, solfato di ferro e psillio, alcoolismo possono portare anoressia.
Le neoplasie maligne possono condurre a malnutrizione ma sono responsabili di meno di 1/3 di tutti i casi di grave calo ponderale rilevabili negli anziani.
Memoria e facoltà neurologiche
(1) Una tavoletta di OISTERSOL contiene il concentrato di 25 ostriche. Glucidi 63%, proteine 25%, lipidi 1% , per il resto altre sostanze inerti. Nutrienti contenuti= vit B2, oligoelementi, glicogeno 34% e taurina 4,9%. E’ ben noto che il glicogeno è uno zucchero complesso che rappresenta una fonte energetica prontamente utilizzabile dalle cellule dell’organismo. La taurina, invece, ha un ruolo di stimolatore dello scambio di O2 tra sangue e tessuti specie a livello cerebrale.
I sintomi che registrano un netto miglioramento sono: la memoria, la capacità di concentrazione, la lucidità, l’astenia e i sintomi depressivi. La taurina (tau) viene sintetizzata nel fegato per passare poi rapidamente in altri organi, soprattutto nel cuore e nei muscoli scheletrici. Attualmente si conoscono numerose azioni farmacologiche della tau. Svolge un’importante azione lipotropa ed inoltre agisce a livello del metabolismo protidico e glicidico. In seguito a carenza di tau si ha necrosi epatica.
La tau nel trattamento delle arteriopatie cerebrali diffuse. La tau ha dimostrato una valida azione terapeutica nelle situazioni in cui vi è un alterato metabolismo cellulare dovuto a ipossia relativa. In un importante studio il trattamento è stato attuato per via orale per 30 giorni alla dose di 3 g di tau = 6 caps da 500 mg. La tollerabilità si è rivelata ottima. E’ stato osservato in particolare un miglioramento del ritmo sonno-veglia, la diminuzione degli episodi confusionali serotini, il miglioramento delle funzioni mnesiche e delle capacità attentive. Si è osservata una minore intensità delle vertigini e della cefalea e una netta riduzione dell’astenia. I risultati migliori si sono avuti nei soggetti con forme meno avanzate della malattia, cioè in quelli del gruppo neurastenico distimico e in quei soggetti in cui vi erano disturbi di tipo confusionale. I risultati meno validi si sono avuti nei gruppi in cui più spiccato era il decadimento intellettivo. Ai miglioramenti osservati si accompagnava poi una risposta psicologica positiva perché il paziente vedeva finalmente un miglioramento dei disturbi che fino ad allora aveva considerato irrimediabili ed irreversibili. Non avendo la tau proprietà vasoattive dobbiamo ritenere che la sua azione sia stata di tipo metabolico. Sottolineo che si tratta di un integratore assolutamente atossico e che ha mostrato una perfetta tolleranza anche in soggetti in condizioni generali non sempre buone come sono spesso i vasculopatici cerebrali. Questa tollerabilità rende possibile l’associazione con qualsiasi altro prodotto, in quanto può avere un suo ruolo ben definito nel trattamento delle vasculopatie cerebrali diffuse. Di particolare interesse sono i rapporti tra tau e tessuto muscolare striato, tanto più che i muscoli scheletrici contengono circa il 75% di tutta la tau presente nell’organismo. In alcune forme di necrosi muscolare da farmaci o da irradiazioni si ha una ipertaurinuria notevole, probabilmente in seguito al disturbo metabolico generalizzato degli aminoacidi solforati. Anche in pazienti affetti da distrofia muscolare si ha un aumento di perdita urinaria a carico di aminoacidi, tra cui la tau.
Nel campo della terapia geriatrica l’importanza dei gruppi sulfidrilici è stata riconosciuta in base a una serie di ricerche sperimentali e cliniche. Una delle cause dell’invecchiamento precoce è rappresentata dall’accumulo di gruppi S-S e dalla perdita di attività dei gruppi sulfidrilici, per cui la somministrazione di sostanze contenenti tali gruppi permette di correggere le alterazioni dovute alla senescenza dei vari organi , e di svolgere un effetto anabolizzante ed energetico, particolarmente evidente nei riguardi della tipica tendenza all’atrofia e all’astenia degli anziani.
Ai fini terapeutici, l’associazione della tau con altre sostanze può essere giustificata in considerazione dell’opportunità di correggere altri stati deficitari che si riscontrano frequentemente nel corso dell’invecchiamento, soprattutto a livello degli apparati nervoso, muscolare e cardiovascolare, in seguito al deterioramento anatomico e funzionale da usura.
Taurina nell’involuzione cerebrale senile. Recenti dati sperimentali tendono a riconoscere alla tau il ruolo di mediatore cerebrale, come lo è, ad es, il GABA, che esplica un’azione inibitoria sulla trasmissione sinaptica centrale. E’ stato inoltre riscontrato nell’animale che il contenuto di tau del tessuto nervoso è alto nel periodo di accrescimento rapido del SNC e decresce quando il cervello ha raggiunto la completa maturità. Nondimeno, quando la maturità è stata raggiunta la tau oltrepassa senza alcuna difficoltà la BEE; poichè la tau esogena viene liberata e metabolizzata lentamente dalle cellule, una volta penetrata nell’encefalo vi permane a lungo. Alla luce di questi studi si può prospettare che nel deterioramento mentale arteriosclerotico si realizzi una carenza di tau a livello delle strutture nervose centrali. La somministrazione prolungata di tau porterebbe ad una correzione di tale deficienza ed al conseguente miglioramento clinico. In conclusione la tau è capace di far regredire i segni di deterioramento mentale legato ad una involuzione cerebrale senile. L’attuale sperimentazione è stata limitata a casi con manifestazioni iniziali anche se funzionalmente ben definibili.
(2) Taurina
(3)Tè verde,
(4) AR-STENOVIT della guna,
(5) OXYPUR della Aboca,
(6) PAPPA REALE,
(7) EQUISETO,
(8) Olio di germe di grano
(9) Olio di fegato di merluzzo
(10) Il DHEA raggiunge i valori massimi intorno ai 20 anni per poi diminuire di circa il 2% all’anno: ecco perché molti Autori gli hanno attribuito il titolo di elisir di lunga giovinezza. Secondo me è meglio essere prudenti, visti i numerosi eff coll. I più comuni eff collaterali, infatti, sono: comparsa di effetti mascolinizzanti nella donna; cancro alla prostata nell’uomo; epatite tossica; tumori all’apparato riproduttivo (Medical letter dicembre ‘96).
(11) Alcuni aminoacidi, tra i quali ARGININA e ORNITINA agiscono inibendo la liberazione di Somatostatina ipotalamica e sono efficaci secretagoghi dell’ormone della crescita (GH).
Gli argomenti “ anziano” in generale e “anziano -alimentazione”certamente non finiscono qui.
Mi propongo di dedicarvi altri capitoli e un esame particolareggiato dei numerosi integratori che assumono su consiglio del medico (e che la mutua non passa).
L’anziano ha numerosi problemi nel campo delle interazioni tra farmaci e farmaci-alimenti e per questo motivo può risultare difficile l’autocura. In realtà secondo me occorre solo molta informazione.
Quindi cari lettori “anziani” alla prossima!!!
STOP
Se dovessimo assumere tutti gli integratori che ci vengono consigliati per la prevenzione di tutto, lo stipendio lo potremmo far mandare direttamente in farmacia e avremmo a che fare con centinaia di pillole, capsule, fialette.. e tutto ciò che vuoi.
RispondiEliminaLa vera prevenzione si fa da dentro noi stessi, anche stando attenti a ciò che mangiamo, per qualità e quantità.
Poi non credo realmente nell'efficacia di molti di questi integratori, soprattutto se liposolubili.
Una cosa è introdurre la vitamina A (liposolubile) con la sua matrice, come facciamo quando mangiamo ben altro discorso vale se la prendiamo tal quale..
Questo vale anche per gli omega 3.
Discorso diverso vale per la vitamina C, idrosolubile, che uso infatti in dosi molto più alte di quelle consigliate (2 gr al giorno) dall'autunno scorso. Gli studi di Pauling a proposito della vit. C ad alte dosi sono molto significativi.
Certo , Francesco, concordo in pieno. Ma io riporto una panoramica di ciò che consiglio tra le migliaia in commercio: non certo tutto contemporaneamente!!! Va valutato caso per caso che integratore assumere, in che dose e per quanto tempo. Molti integratori, come ad esempio quelli per migliorare la vista (che qui non ho citato) per l'anziano fanno miracoli. L'anziano ha alcuni problemi legati all'età, che non dipendono dall'aver fatto una vita spericolata, ma dal deterioramento naturale di alcuni organi e funzioni. Piuttosto che niente è meglio che si aiuti: o no?
RispondiEliminaLa vitamina C di sintesi, tuttavia non la consiglio con lo stesso tuo entusiasmo: a dosi elevate può causare calcoli in vare sedi e soprattutto a livello renale. Io consiglio le piante e gli alimenti ricchi di vitaminaC , in particolare rsa canina, peperoni, fragole, prezzemolo ecc ecc
Scusa per il ritardo ma mi si era bloccata la posta. Ti leggo sempre e rinnovo qui i miei complimenti per la tua sensibilità e cultura
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiElimina