UDITO
Per la strada
Era un tardo mattino di avanzata primavera in una città inglese. Un uomo camminava lento lungo una strada di un quartiere suburbano, senza una meta conosciuta in anticipo. Sentiva su di sé l’aria ancora pungente in attesa di un’estate che si attardava, e forse non sarebbe stata calda. Intorno odori e profumi di gemme e fiori, dai modesti giardini di case che, a dispetto della loro tentata diversità per opera di chi vi abitava, apparivano tutte ugualmente grigie e monotone.
Queste abitazioni senza pretesa erano lì da quando il Paese, con le banche, le navi, l’industria aveva dominato il mondo, e portato alle città uomini e donne che, pur rimanendo poveri, avevano reso grande l’Inghilterra con il loro lavoro. Nascita e morte, amore, sofferenza e gioia di generazioni erano passate lungo quelle vie cosi simili tra loro, come quella lungo la quale ora quell’uomo stava procedendo lentamente.
Sa di non aver fretta perché in quel giorno di libertà, che si può indovinare nei jeans indossati, non lo attende di certo il lavoro di contabile in quella Assicurazione, situata nel quartiere degli affari, che tuttora mantiene il nome di quando l’Inghilterra era cosi forte nel mondo. Qualcosa di quel lavoro era comunque cambiato, da quando i suoi colleghi del passato usavano grandi registri rilegati, e abbondante inchiostro di colori diversi.
Si riteneva più fortunato perché oggi poteva impiegare un computer per curare i dati aziendali. Quel computer gli permetteva anche, quando cadeva nella noia o nell’ozio, e non era visto da occhi indiscreti e malevoli, di poter entrare in Internet e in qualche modo viaggiare nel mondo. D’altronde la lingua che parlava gli permetteva un grande orizzonte. Era per lui come un modo di viaggiare per mari e porti lontani rimanendo in realtà sempre a casa.
Non era certo un lavoro creativo il suo, almeno nel modo corrente in cui un artista vede la creatività, e di certo non aveva mai amato competere per una carriera, o un avanzamento, o un guadagno ulteriore come i suoi colleghi erano più abituati a pensare ed agire.
Questo suo atteggiamento, conservato da sempre, per lui ha un pregio, ossia la sua capacità di separare, quasi come un taglio di coltello, il tempo del lavoro, richiesto dal consorzio umano a contributo della vita, e il tempo riservato alla parte nascosta di sé, conosciuta da pochi intimi, che contemplava la poesia, l’immaginazione, i sogni, anche quelli che non si realizzano mai, proprio quelle cose che i colleghi, e il mondo cosiddetto più comune, generalmente non considerano.
La poesia per lui non era necessariamente quella scritta con le parole, ma piuttosto qualsiasi opera, anche di materia, che avesse tentato di cogliere la vita. Gli viene in mente che per secoli le donne dei nomadi dell’Anatolia avevano costruito kilim in cui con i colori ricavati dalla natura tessevano lane e figure mostrando la vita quotidiana nel suo ciclo del divenire. Questa gli sembrava da sempre autentica poesia.
L’uomo continua il suo cammino con attenzione e mente fluttuante, in cui entrano i diversi segni della vita, i genitori ormai andati, le persone di significato, i sogni mai del tutto compiuti, l’adolescenza e l’inquietudine come compagne inseparabili di vita, la tristezza della domenica, l’implacabile solitudine, il desiderio inattuabile e assurdo di quel periodo della sua vita di poter conoscere tutto dei mondi passati e di quello presente, i progetti, gli amori persi per sempre, le possibilità mai compiute. Si accorge che di qualche donna avrebbe voluto conoscere molto di più, ma ora non era più possibile, mentre di altre non sa ormai niente da tempo.
Camminava così da diverso tempo guardandosi dentro, quando da lontano sulla via deserta gli parve di udire un suono di musica piacevole e inconsueto. Dapprima prova meraviglia perché gli sembra insolito in quella circostanza, ma procedendo innanzi accompagnato dalle immagini del suo animo, la musica diviene sempre più definita, armoniosa, eterea, quasi da un mondo imprecisato, alieno da quella strada apparentemente così comune. Sembravano quasi esservi due realtà separate, il quotidiano di quella via e l’immaginario di un mito e luogo lontani.
Mano a mano che andava avanti la fisicità del suono andava crescendo. Sembrava la musica di un piano, ma era cosi flebile, dolce e armoniosa da poter essere confusa con il suono di un flauto o di un violino, leggera e sottile come era. Una definizione più comune l’avrebbe considerata angelica. Una melodia che chi ha pratica lunga di certe meditazioni dell’oriente sa provenire dall’intima interiorità della persona.
Sapeva pure che alcuni uomini in altre parti del mondo erano capaci di parlare e comunicare con gli alberi, ed anche di ascoltare lo scorrere della loro linfa, vita e sangue delle piante, come un’armonia musicale. Prerogativa del tutto perduta dagli uomini che vivono in questa parte del mondo i quali, parlando con gli alberi, malauguratamente correrebbero anche il rischio di esser considerati soggetti di psichiatria, e come tali inopportunamente curati.
Ma mentre procedeva, assieme ai ricordi della vita, gli vengono in mente anche pertinenti ricordi di quanto conosceva dalle letture di cui era sempre stato avido, come l’antico filosofo greco che aveva ben intuito la stretta relazione tra musica e matematica, ma anche il ricordo omerico di quando Ulisse, durante il peregrinare sul mare alla ricerca di un tragitto per il ritorno, fu costretto a farsi legare, ammagliato come era dal canto delle sirene, affinché la nostalgia per la propria terra non fosse indebolita o annientata da quel canto di esseri femminili.
Ma si ricorda pure di un altro Ulisse, nella figura di Leon Bloom, così simile a quello omerico, mentre sta compiendo un viaggio di una sola giornata per le vie di Dublino. Sente di somigliargli perché anche lui in fondo sta procedendo per una grigia città lasciandosi andare al flusso della sua coscienza e impressioni. Dice anche a sé che pure lui sta vivendo un daydreaming, un libero lasciarsi andare a pensieri, ricordi, in cui si mescolano come nell’arcobaleno i colori della vita, le emozioni passate e presenti.
Questo miscuglio di sensazioni e ricordi lo rendono attratto verso quella melodia che lentamente si sta avvicinando sempre più nitida. Si accorge pure che la melodia sta prendendo nella sua mente quasi la forma di una metafora o di un simbolo della vita, ed in particolare della sua, nell’avvicendarsi degli eventi che rendono interconnessa l’umanità presente, passata e futura. Sente di definire quel suono come celestiale scomodando parole che, queste sì, provengono dalla poesia scritta.
Alla fine si ferma proprio accanto a quella porta che dava su un piccolo giardino curato, con rose e altri fiori che, dalle sue scarse conoscenze sul verde, sapeva che ben attecchiscono alla terra. Rivolge lo sguardo più direttamente alla porta e inaspettatamente si accorge che è appena socchiusa, senza capirne la ragione. Si avvicina alla porta e d’istinto è tentato ad entrare, subito fermato però dall’educazione ricevuta dalla madre che gli impedisce di introdursi in una casa non accolto. Si ferma sulla soglia per più di un attimo, che vive in realtà come eterno, senza sapere che cosa fare. La dolcezza del suono intanto continuava liberamente.
La sua parte razionale certamente non sopporta l’idea di entrare e trasgredire, ma altrettanto forte è in quell’attimo la sua parte emozionale e la curiosità, che nella vita non lo aveva mai abbandonato, di conoscere di più rispetto alla melodia che sta udendo. Alla fine prevale la parte emozionale ed entra senza indugi.
Si trova di fronte una scala che portava al secondo piano, ma di certo l’armoniosità è proveniente da un ulteriore ingresso, al fondo di uno stretto corridoio a pianterreno verso il quale non esita ad andare. Anche questa porta è socchiusa, ma di questo non si meraviglia più di tanto, e decisamente entra.
Si accorge subito che chi esegue la musica è una giovane donna, non più adolescente, tutta presa dallo strumento tale, da non accorgersi neppure che qualcuno è entrato. L’uomo procede più sicuro di sé e le si avvicina proprio nel momento in cui leva il capo e scorgendo lo sconosciuto non si spaventa affatto, esprimendo invece un sorriso come se in realtà fosse una persona da molto conosciuta, il che definitivamente rassicurò l’uomo il quale a quel punto non si sentì più un intruso.
La donna indossa una lunga veste, sensuale, ricca di colori e fiori che gli rammenta la gentilezza delle sete orientali che, indossate, inducono al sorriso colui che guarda. Nella penombra appare esile e delicata, quasi diafana, un volto fine che sembra narrare una sofferta storia di vita, i capelli biondi, di un biondo cinerino. Quando qualche attimo prima ha alzato il capo i suoi occhi gli erano apparsi di un azzurro penetrante, vivace, quasi taglienti. Pensa anche di cogliere una sensualità quasi carnale, tuttavia non provocante, apparentemente in contrasto con l’esilità del corpo, e che suggerisce invece una profonda e sofferta spiritualità, manifestata appunto da quella melodia e da quello strumento.
Lei riprende a suonare con dedizione ricavando quei motivi che lo avevano indotto a deviare il cammino. Gli sembra di cogliere con lo sguardo una passione profonda ed insolita in quella donna, come se lei e lo strumento fossero una sola entità inscindibile. A quel punto si lascia andare a quella situazione che gli sta divenendo familiare, come se fosse conosciuta da sempre e alla quale non può e non vuole sottrarsi.
Rassicurato, sente dentro di sé che il daydreaming, interrotto dalla preoccupazione per la trasgressione compiuta, sta riprendendo. D’altra parte, come non poteva non succedere in quella situazione. La dolcezza della melodia gli risveglia questa volta ricordi davvero lontani che da anni non gli erano più tornati alla mente. Le immagini primissime dell’infanzia con le figure dei genitori e di altri adulti che allora sembravano enormemente grandi, in un luogo circondato da colline, alberi, cieli azzurri invernali. Gli sembrò che queste fossero immagini sbiadite che si ricomponevano con sempre maggior nitidezza.
Quei toni melodici gli facevano vedere la sua vita con una lucidità mai avuta prima, come se il tempo si condensasse in qualcosa di irripetibile. Emozioni e ricordi che hanno animato la sua mente prima di entrare in quella casa ora stanno divenendo chiari e delineati quasi fossero capitoli di un libro. E’ un’intima sensazione, non facile da spiegare con le parole di un dizionario, ma la sente molto immediata e vicina. Quella musica, si accorge, sta divenendo un catalizzatore dell’infinità degli attimi della sua vita che ne danno un senso, tuttavia difficilmente comunicabile con le concrete parole.
Quella donna con quelle sue armonie e capacità di creare suoni dallo strumento gli stava dando quella rara possibilità di vedersi nella continuità della sua vita, come un’immagine in sé compiuta, proprio come succede talvolta di scorgere in forme della natura, che appaiono lì dall’origine del mondo, sebbene soggette nelle ere ad una loro fine.
Gli pare anche di intravedere sul frontespizio di uno degli spartiti di fronte a lei il nome di Pauline e quindi di conseguenza immaginò che potesse essere il suo nome. Se questo era vero, pensò che quella era l’unica cosa che conosceva di quella donna, assieme alla sua straordinaria capacità di fargli evocare l’essenza della sua vita.
Sente anche un vincolo profondo con quella donna come se si fossero condensati di colpo tutti i legami della sua vita in un unico aggregato di cellule che danno luogo a loro volta a qualsiasi forma di vita. Passarono attimi di un tempo infinito. In quella situazione di verità, che si andava lentamente costruendo dentro di lui, sente ad un tratto una sottile paura, di un mondo ignoto, un tremore indefinibile mai provato prima, contenente però un piacere insolito, quasi una voluttà.
Stranamente si accorse che il suo daydreaming si stava affievolendo, senza riuscire a dare una spiegazione plausibile di ciò che avveniva. Era come se sentisse che la paura per un mondo inconoscibile stesse scomparendo, accorgendosi di entrare in una dimensione inesplorata, di totale consapevolezza mai provata prima, in cui la sua vita e quella degli altri appariva di una chiarezza, mai definita fino ad ora, nei nessi e nelle contingenze. Sentì di non appartenere più a quel Paese, a quella città, a quel quartiere, a quella strada, a quella abitazione, a quella musica, che ormai sembrava quasi del tutto smarrita.
Gli sembrava comunque di aver portato con sé l’essenza di quella donna, di quell’incontro casuale avvenuto in quel quartiere suburbano, in quella mattina di non definita primavera, durante un suo giorno di libertà dal quotidiano. Capì anche che quella era una situazione di non ritorno che si sarebbe protratta per sempre.
RACCONTO di Rodolfo Paguni
DEFINIZIONE DI SUONO: “ perturbazioni di carattere ondulatorio, cioè onde sonore, vibrazioni, che si propagano nei mezzi elastici come aria, acqua ecc.”
Queste onde sono caratterizzate da:
(1)altezza, determinata alla frequenza della vibrazione, misurata in cicli al sec ed espressa in Herz. Più alta è la frequenza e più acuto è il suono, e viceversa. L’intervallo di frequenze in cui un suono può essere percepito dall’uomo è compreso tra 15 e 20000Herz, variabile con l’età.
(2) intensità, determinata dall’ampiezza della vibrazione misurata in decibel. Più ampia è la vibrazione e più forte è il suono , come volume.
(3) timbro, determinato dal numero e dall’intensità degli stimoli armonici che si sovrappongono alla frequenza fondamentale.
UDIBILITA’ è legata a frequenza e intensità. Una comoda udibilità si colloca attorno ai 60 dB come il livello della voce di conversazione.
Un’intensità di 120 dB, come ad esempio è il rumore di un martello pneumatico, rappresenta l’intensità massima sopportabile, oltre la quale si ha una sensazione di sofferenza; per questo motivo tale valore viene definito soglia del dolore.
IMPEDENZA è la resistenza che il sistema timpano-ossiculare oppone al passaggio dell’onda acustica da un mezzo aereo a bassa impedenza a un mezzo liquido ad alta impedenza.
ORECCHIO
L’orecchio interno si trova all’interno della scatola cranica e contiene gli organi di ricezione dello stimolo acustico e della nozione sulla collocazione del corpo nello spazio cioè quelle complesse parti dove arriva il nervo acustico-vestibolare.
L’orecchio medio è una sorta di anticamera dell’orecchio interno dove troviamo il condotto uditivo interno incudine martello e staffa e tuba di Eustachio che fa comunicare l’orecchio con il cavo faringeo e può essere sede di ristagno del catarro.
L’orecchio esterno è quello che tutti vediamo, costituito da padiglione e condotto uditivo esterno.
§§§
SORDITA’ IMPROVVISA
Si intende una sordità percettiva, in genere unilaterale, di varia gravità, insorta in modo brusco. IL termine percettiva implica che il danno è cocleare e/o ganglionare e/o del nervo acustico. L’eziologia più frequente è virale. E’ probabile che i virus ledano l’orecchio interno non necessariamente in quanto neurotropi o neurolesivi , ma anche, o solo, determinando un’insufficienza vascolare acuta del microcircolo cocleare per edema delle cellule endoteliali che rivestono la parete dei capillari e/o per impilamento corpuscolare. Il paziente riferisce che è divenuto sordo improvvisamente in un orecchio; spesso egli avverte, nell’orecchio sordo, un senso di pienezza ed acufeni; a volte lamenta vertigini, in genere soggettive, lievi, più raramente rotatorie, severe. La diagnosi differenziale è rivolta a discriminare se si tratta di sordità improvvisa o di otosalpingite oppure di otite media sierosa. Una sordità improvvisa dovuta a una di tali cause può manifestarsi infatti in modo egualmente brusco e con uguali sintomi. Il dolore spesso è assente; se presente ed è pulsante, allora è da pensare ad un’otite purulenta. Il primo dato importante da rilevare è se la sordità è uni- o bi-laterale: la sordità improvvisa è quasi sempre unilaterale, mentre l’otosalpingite e l’otite media sierosa sono quasi sempre bilaterali. Il secondo dato è se c’è o no vertigine. La sordità improvvisa può accompagnarsi a vertigine, mentre le altre due patologie non si accompagnano mai a vertigine. Il terzo dato è stabilire se la sordità è percettiva o trasmissiva: la sordità percettiva comporta, a differenza di quella trasmissiva, disacusia: il paziente con sordità improvvisa non avrà alcun guadagno uditivo se gli si parla con forte emissione di voce in prossimità dell’orecchio sordo; il paziente con otosalpingite o otite media sierosa, al contrario, avrà un ottimo guadagno uditivo. Un’altra caratteristica del paziente con sordità improvvisa ( qualora questa, com’è il caso più frequente, sia cocleare e tale da non comportare una anacusia cioè sordità totale) è il fastidio a rumori di forte intensità. Il soggetto con le altre due patologie se gli si parla forte avrà invece guadagno uditivo e non lamenterà fastidio. La diagnosi precoce è di grande importanza. La sordità improvvisa richiede una terapia immediata da attuarsi preferibilmente in ambiente ospedaliero. Vengono prescritti fluidificanti, vasoattivi, anti-disreattivi a dosi massive.
Una progressiva perdita dell’acutezza uditiva in un soggetto anziano può essere dovuta all’arteriosclerosi o ad artrosi delle ossa di trasmissione del suono. Una perdita improvvisa dell’udito può essere dovuta a una ferita al timpano, ad un tappo di cerume, ad un corpo estraneo nel condotto uditivo, ad un’otite esterna di grado severo o ad una grave otite dell’orecchio medio che fa seguito a un trattamento farmacologico inadeguato: ovviamente occorre sempre consultare un medico.
VISIONE OLISTICA
RIEDUCAZIONE DELLA PERCEZIONE SONORA
Metodo Eers Guy Bérard
L’audiologia classica dà una valutazione schematica della sordità limitandosi alla quantità dell’udito. Ma nella realtà cosa succede ad un soggetto immerso fin dalla nascita in un costante bagno di stimoli acustici? In quali condizioni le informazioni sonore arrivano al nostro cervello, dopo aver attraversato l’orecchio esterno, medio, e infine interno? Quali alterazioni e modificazioni subiscono tali informazioni durante questo percorso? Una risposta a questi interrogativi può essere fornita da test audiometrici molto accurati e orientati verso questa ricerca. Perché è importante conoscere la qualità percettiva di un soggetto? Perché esiste una relazione quasi costante tra alcune anomalie uditive, anche minime, e alcuni nostri comportamenti. L’analisi di queste anomalie e lo studio comparato delle cartelle cliniche dei suoi pazienti hanno permesso a Bérard di codificare queste correlazioni, individuando poi un campo d’intervento ben preciso, perché il miglioramento dei problemi uditivi, o la loro guarigione, aveva risolto, nella maggior parte dei casi, anche notevoli disturbi del comportamento.
Le anomalie da ricercare sono:
(1) le distorsioni. Queste sono causate dalle variazioni d’intensità con cui si percepiscono le varie frequenze. Durante un test d’ascolto vengono inviati dei segnali acustici, corrispondenti ad altrettante frequenze, con una certa intensità, espressa in decibel Db. L’intensità minima di percezione rappresenta la soglia uditiva di un orecchio. Un udito normale si ha quando la soglia uditiva è omogenea per ogni frequenza, dando luogo su di un grafico audiometrico ad una linea continua orizzontale.
Al contrario, se l’orecchio non percepisce tutte le frequenze in successione con intensità uniforme, avremo un udito con distorsioni del messaggio sonoro più o meno pronunciate, ma sempre tali da disturbare la corretta ricezione, che si evidenzia, sullo stesso grafico, con una linea spezzata.
(2) Mancanza di selettività si accusa quando l’orecchio non riesce a selezionare progressivamente i suoni, differenziando gravi e acuti.
(3) Lateralità sinistra o alternata; normalmente il controllo della parola e dei suoni avviene attraverso l’orecchio destro, che ne trasmette i messaggi direttamente all’emisfero sinistro del cervello, dove ha sede anche il centro di decodificazione delle informazioni sonore. Questo percorso avviene normalmente con una velocità di 20 centesimi di secondo. L’uso predominante dell’orecchio sinistro allungherà il percorso dell’informazione, che approderà prima al centro ascolto dell’emisfero destro, per raggiungere poi l’emisfero sinistro, deputato naturale alla decodificazione. Tutto il processo percettivo subirà un rallentamento, con tempi di latenza dai 4 ai 40 centesimi di secondo. Pare che il meccanismo della balbuzie sia legato a questi rallentamenti.
Queste e altre alterazioni qualitative sono spesso cause nascoste di molti problemi nel campo dell’apprendimento in generale e in particolare di: Dislessia, difficoltà ad apprendere lingue straniere e musica, udito doloroso nei bambini autisti, distorsioni di un tipo particolare di depressione. In particolare, la sindrome autistica è associata in modo costante a udito doloroso ed un miglioramento del comportamento avviene quando si ottiene la tolleranza alle aggressioni sonore.
Per quanto riguarda un particolare tipo di depressione è stato notato che in questo caso l’orecchio sede della lesione è quello sinistro, il che si può spiegare con la relazione che lo lega all’emisfero destro del cervello, sede delle cosiddette “emozioni negative”.
Il metodo EERS, si avvale di suoni privi di valenza psichica, alternati in modo personalizzato per il paziente in modo da correggere le distorsioni precedentemente emerse in un apposito test.
Altro metodo importante, che cura l’orecchio ma specialmente lo stato psico-emotivo del soggetto e tante altre patologie, è il metodo Tomatis. Tutta la terapia viene attuata per 10-20 giorni consecutivi.
RONZII O ACUFENI
I ronzii , o acufeni, vengono definiti quali sensazioni sonore percepite da un soggetto senza che vi sia una sorgente esterna; solo in alcuni casi i ronzii rappresentano un vero e proprio sintomo associato o meno ad una sordità.
La gravità del sintomo acufene può essere estremamente variabile ed è influenzata dall’atteggiamento psicologico del paziente. In alcuni casi è ben tollerato e il soggetto impara a conviverci; in altri casi può turbare ed interferire sulla personalità del soggetto: egli diventa nervoso, irascibile, insofferente.
Si possono distinguere gli acufeni in:
(1) oggettivi, cioè rumori emessi dall’orecchio, che vengono rilevati anche da un osservatore. Sono estremamente rari. L’origine è muscolare o vascolare. Quelli muscolari sono dovuti a spasmi dei muscoli dell’orecchio medio o dei muscoli peritubarici o masticatori. Quelli vascolari sono di origine arteriosa o venosa. Possono essere sintomo di una malformazione vasale, di una stenosi ateromasica, di un aneurisma carotideo o atero-venoso, di un tumore del glomo giugulare. Il rumore di soffio è sincrono con il polso, è possibile percepirlo con uno stetoscopio. L’udito è normale.
(2) soggettivi, cioè rumori percepiti solo dal paziente. Sono sintomo di innumerevoli malattie del sistema uditivo, dall’orecchio esterno all’orecchio medio, alle vie uditive centrali. Per quanto riguarda l’orecchio esterno, una ostruzione del condotto uditivo esterno, ad esempio da tappo di cerume, può determinare una sensazione di tappamento auricolare ed un acufene; questo sarà incostante e sparirà una volta rimossa la causa del tappamento.
Per quanto riguarda l’orecchio medio: nei processi flogistici acuti e cronici dell’orecchio medio i ronzii raramente rappresentano un sintomo di rilievo. L’incidenza dei sintomi soggettivi è invece molto alta nella sordità da otosclerosi, nella quale l’acufene talvolta rappresenta il primo e più importante sintomo. La comparsa di acufene soggettivo nella otosclerosi puramente trasmissiva è legata ad una alterazione dell’adattamento del sistema uditivo alla condizione acustica creatasi con il blocco della catena ossiculare. Si crea cioè la stessa situazione di un soggetto normale posto in un ambiente silente.
Orecchio interno: i traumi acustici sono una delle cause più importanti di insorgenza degli acufeni. POSSONO COSTITUIRE IL SINTOMO PIU’ IMPORTANTE, PONENDO TALVOLTA IN SECONDO PIANO IL DANNO UDITIVO. ANALOGAMENTE E’ FREQUENTE IL RISCONTRO DI ACUFENI DOPO BAROTRAUMATISMI O DOPO TRAUMI CRANICI. MENO FREQUENTE è L’INCIDENZA DI RONZII NELLE SORDITA’ SU BASE TOSSICA, AD ESEMPIO DA STREPTOMICINA.
Nella malattia di Ménière l’acufene è caratterizzato dall’idrope endolinfatica ed allora ha il carattere di tonalità grave, rumore di cascata o sensazione di pienezza auricolare. Tipicamente compare in stretto rapporto con la crisi di vertigine e con fluttuazione uditiva. Nella fase avanzata della malattia, quando subentra un danno permanente del neuroepitelio, l’acufene assume tonalità più acuta e diviene pressoché continuo, senza più rapporto con le crisi accessionali di vertigine.
Nei neurinomi del nervo VIII, l’acufene è frequente nelle forme che iniziano acutamente, con sordità improvvisa: tenendo presente che il neurinoma prende origine dal neurilemma della branca vestibolare, è ovvio pensare che la comparsa di una sordità brusca e acufeni sia dovuta a compressione dell’arteria uditiva interna e quindi al danno labirintico.
Per quanto riguarda le vie uditive centrali: nelle sindromi da insufficienza vertebro-basilare il sintomo dominante è la vertigine, in genere di tipo posizionale, talvolta rotatoria. Frequentemente però si associano sintomi uditivi e acufeni. Questi ultimi possono anche assumere carattere accessionale e talora posizionale, e generalmente non sono fastidiosi. Più frequentemente l’acufene non viene riferito ad un orecchio ma al centro del capo. Non vi è rapporto stretto tra gravità della sordità (tipo presbiacusico) e acufeni.
Alimentazione-integratori
Eliminare le cause, se si conoscono. Fare una dieta disintossicante, poi la dieta base. Curare eventuali anemie esistenti: la carenza di Fe e le anemie perniciose possono avere tra i sintomi anche gli acufeni.
Gli zuccheri semplici possono provocare ronzii e anche perdita dell’udito, se c’è una condizione di ipoglicemia.
Nutrienti utili Vitamina B12, Acido FOLICO, Cr, Mn, COLINA. Quindi sono consigliati i seguenti succhi:
BIETOLA per la sua potente azione disintossicante; CAVOLO A FOGLIA e PREZZEMOLO per il Fe;
SPINACI, CAVOLO A FOGLIA E, COSTE e PEPERONE VERDE per l’acido folico;
PEPERONE VERDE e MELE per il Cromo;
SPINACI; CIME DI RAPA, COSTE per il Manganese; FAGIOLINI VERDI per la colina.
Nel 2005 è stato fatto uno studio finalizzato a verificare se la somministrazione di MELATONINA è in grado di curare l’acufene e se questo miglioramento è o meno collegato ad un miglioramento del sonno. Come risultato è stata osservata una relazione tra l’entità dei miglioramenti di sonno e del tinnito. L’effetto della melatonina non era associato all’entità del tinnito. Il trattamento con melatonina può essere sicuro per i pazienti con tinnito idiopatico, e particolarmente in quelli con disturbi del sonno dovuti al tinnito. Ovviamente, occorrono ulteriori approfondimenti, dato che lo studio è stato svolto su soli 24 soggetti.
STOP
queste tue relazioni sui cinque sensi sono molto complete e valide e ovviamente di uso a noi tutti.
RispondiEliminaBrava Mari.
p.s. abbiamo definito ciò che tu sai..ed è confermato per il mese di novembre.
ciaooooooo
Grazie Carla....sono "connessa"!!!
RispondiElimina