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sabato 19 dicembre 2009
DENTI parte terza
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DENTI...e cavo orale
parte terza
... a proposito di denti, il richiamo di questo personaggio è stato irresistibile! Si tratta del gigante con i denti di acciaio del film 007-La spia che mi amava.
STOMATITE CANDIDA E AFTE
La stomatite è un disturbo che può avere diverse cause, tra cui l’eruzione di un dente del giudizio.
I sintomi sono: alito cattivo, aumento della salivazione, sanguinamento della gengiva, dolori accentuati alla masticazione, afte.
Tra le cause è inclusa un’alimentazione povera di vitamine.
La stomatite causata da herpes simplex tipo 1 esordisce con piccole vescicole che si rompono rapidamente formando ulcere. Quando nelle fasi iniziali sono localizzate, le lesioni erpetiche possono sembrare simili alle afte, ma l’herpes colpisce sempre la mucosa del cavo orale come ad esempio gengiva e palato duro, mentre l’afta non interessa mai la gengiva.
La candida si manifesta sotto forma di placche biancastre, leggermente sollevate che, se rimosse, scoprono una zona arrossata e sanguinante. In genere l’infezione interessa la lingua e la mucosa della bocca, ma può estendersi anche al palato, alle gengive e alle tonsille.
Le afte buccali sono lesioni bianche, rotondeggianti, poco profonde, con margini rilevati, circondate da un alone rosso, che si presentano singolarmente o in piccoli gruppi, accompagnate da dolore.Le ulcere più piccole entro 5-7 giorni si ricoprono di una membrana giallastra. Guariscono entro 2 settimane senza lasciare cicatrici. Quelle più grandi persistono per settimane, e spesso, guarendo, lasciano cicatrici.
Le afte si localizzano tipicamente sul tessuto mobile non cheratinizzato, ad esempio sulla superficie interna delle labbra e sulla mucosa buccale, sul palato molle e sul pavimento della bocca. Vanno distinte da stomatite erpetica e dalla candida, in quanto i trattamenti sono diversi.
Le afte possono essere sintomo di una malattia sistemica.
Le ulcere orali associate a morbo celiaco si risolvono con la dieta priva di glutine. Come quelle riscontrabili in pazienti affetti da colite ulcerosa, la loro causa è da imputare a carenze nutrizionali, sopratutto di Ferro, acido folico, Vitamine del gruppo B, Zn, secondarie al malassorbimento indotto dalla malattia intestinale.
Nel morbo di Crohn, invece, l’intero tratto gastrointestinale può essere interessato dalla presenza di ulcere. Negli stati di immunodepressione è verosimile che la frequente insorgenza di afte sia determinata dalla colonizzazione batterica e/o fungina di lesioni della mucosa.
I pazienti sottoposti a chemioterapia o radioterapia possono sviluppare lesioni del cavo orale. Il danno della mucosa orale è causato da un’azione specifica dei farmaci citotossici sulle cellule in rapida divisione dello strato basale dell’epitelio. Le lesioni della mucosa sono generalmente precedute da secchezza della bocca, bruciore e arrossamento delle labbra nonché dolore generalizzato a livello della mucosa. A questa sindrome viene attribuito il nome di mucosite. La mucosite può essere molto dolorosa e può costringere il soggetto a ridurre l’assunzione di cibo.
In alcuni soggetti, l’insorgenza di afte può essere favorita dall’eccessiva secchezza della bocca (xerostomia) provocata da una ridotta secrezione salivare, secondaria ad una malattia come ad esempio il morbo di Sjögren o alla terapia con farmaci ad azione anticolinergica, che quindi inibiscono la funzione delle ghiandole salivari. I farmaci che più frequentemente causano diminuzione della secrezione salivare sono: antidepressivi triciclici ed analoghi, antiparkinson, antistaminici.
In alcuni soggetti le afte possono avere un’origine allergica su base alimentare: in questi casi una dieta di eliminazione si rivela risolutiva.
Infine traumi locali occasionali o ripetuti, come nel caso dell’apparecchio ortodontico, possono causare afte.
In generale se le afte si presentano senza dolore ciò è indizio di una possibile natura maligna della lesione e perciò è indispensabile una visita medica o comunque accertamenti sull’organismo in toto.
Tutte le lesioni della mucosa buccale che non scompaiono in 3-4 settimane devono essere tenute in considerazione. Potrebbe trattarsi di un carcinoma che si presenta sotto forma di lesioni rosse o bianche, di ulcerazioni o tumefazioni non dolorose.
FITOTERAPIA
La fitoterapia offre piante ad attività immunostimolante, antinfiammatoria, cicatrizzante che possono dar sollievo .
OE di GERANIO, dall’aroma leggero e l’OE diMIRRA dalle spiccate proprietà rinfrescanti.
Si consigliano toccature o sciacqui con PLANTAGO MAJOR TM.
Direttamente sulla lesione foglie di SALVIA o petali di ROSA.
L’applicazione di foglie di MENTA allevia il bruciore.
Toccature locali con PROPOLI al 20% in soluzione idroalcolica o TM. L’OE di MELALEUCA dà immediato sollievo al dolore e promuove una più rapida cicatrizzazione della lesione.
LIQUERIZIA è utile per l’effetto antinfiammatorio dovuto all’azione glucocorticoide.
ALTEA come protettivo per la mucosa orale.
ECHINACEA per le virtù cicatrizzanti, riepitelizzanti, antinfiammatorie, antisettiche e decongestionanti. Il gel di Echinacea Purpurea per le sue proprietà immunostimolanti.
Il decotto di MIRTILLO NERO ha azione cicatrizzante, ma va usato con moderazione in quanto ad alte dosi può interferire con il warfarin e gli antiaggreganti piastrinici.
Applicazione locale di gel d’ALOE (alovex) per la presenza dell’enzima carbossipeptidasi esplica azione antinfiammatoria, analgesica ed anestetica locale.
Per dare sollievo al dolore ed all’infiammazione è possibile ricorrere all’applicazione locale di un collutorio preparato mescolando 30 gtt di TM di IPERICO, 30 di TM di MIRRA e 50 di TM di CALENDULA in circa 3 cucchiaini di acqua. Il preparato può essere applicato con un bastoncino di cotton fiock direttamente sull’afta o come sciacquo. La presenza dell’iperico è particolarmente indicata per la sua blanda azione anestetica locale, alla quale si accompagnano un’azione antinfiammatoria, leggermente antisettica e stimolante della riparazione della pelle e delle mucose.
I vivaci fiori della calendula per la loro azione antinfiammatoria, antisettica, cicatrizzante: i componenti dell’OE di calendula sono responsabili di una valida azione antimicrobica, particolarmente efficace nei confronti dei batteri gram+, come lo S.Aureus e lo S. Beta-emolitico, antifungina e antivirale, mentre l’azione antinfiammatoria è dovuta alla presenza di carotenoidi e di alcuni alcoli triterpenici. Particolarmente interessanti sono anche le proprietà cicatrizzanti della calendula in grado di stimolare sia l’attività fagocitaria del reticolo endoteliale che di attivare la produzione di fibrina a livello dei tessuti e delle mucose, ottenendo così una più rapida risoluzione delle ferite e formazione del tessuto di granulazione.
La MIRRA è invece una resina oleosa ottenuta per incisione della corteccia di Commiphora Molmol: Grazie al suo OE, per uso esterno, la mirra è è in grado di realizzare un’azione astringente, antinfiammatoria ed antisettica. Ciò ne giustifica l’uso, in forma di TM, come rimedio nella cura di gengiviti, afte, stomatiti, tonsilliti. La tintura si può spennellare, anche senza essere diluita, sulle zone colpite 2-3 volte al giorno o anche sciogliere 35 gtt in mezzo bicchiere d’acqua tiepida per gargarismi o applicazioni locali.
PROPOLI si applica per toccature, gargarismi o sciacqui. Non solo consente di controllare l’infezione, ma favorisce anche la cicatrizzazione ed ha una leggera azione anestetica. La propoli dà anche ottimi risultati anche nel trattamento di lesioni fissurate ed infiammate della lingua, nella medicazione dopo interventi di estrazione dentaria o piccoli interventi chirurgici del cavo orale. E’ importante che la propoli sia decerata. La dose per un collutorio usando l’estratto idroalcolico è 30-50 gocce per bicchiere d’acqua tiepida, effettuando gli sciacqui 2-3 volte al dì in caso di gengiviti, stomatiti ed afte. In presenza di piccole lesioni si può applicare la TM per toccature.
OMEOPATIA
una buona specialità omeopatica è OROKER LOAKER.
SALI DI SHUSSLER
per le afte FERRUM PHOSPH D12 1 cp ogni 15 minuti; POTASSIUM CLORATUM D6.
DOPO UN’ ESTRAZIONE DENTALE
DOPO ESTRAZIONE DEL DENTE DEL GIUDIZIO
(1) mantenere sul viso dal lato operato un impacco freddo per le prime 24h, alternando 20’ con l’impacco a periodi di riposo di analoga durata: è importante che il contenitore del ghiaccio non sia a diretto contatto con la pelle ma ne sia isolato da un tessuto.
(2) evitare il più possibile di sdraiarsi a letto durante le prime ore dopo l’intervento e di mantenere la testa più in alto possibile, usando un cuscino in più, durante il riposo notturno per la prima notte dopo l’intervento.
(3) Nei giorni successivi alla chirurgia , evitare di compiere sforzi fisici intensi e di rimanere a lungo chinati in avanti (ad esempio per lavarsi i capelli).
(4) Evitare di assumere cibi o bevande molto calde per almeno 24h dopo la chirurgia ed evitare cibi piccanti o acidi per circa 1 settimana.
(5) Evitare di masticare dal lato operato
(6) Praticare un’accurata igiene orale spazzolando normalmente i denti avendo cura di evitare di passare dove ci sono i punti di sutura ed usando regolarmente il collutorio almeno 2 volte al dì per circa 1’ ogni volta.
(7) Assumere i farmaci attenendosi scrupolosamente alla prescrizione: in particolare l’antibiotico, che serve a prevenire possibili infezioni nella sede di intervento, deve essere assunto per tutto il tempo prescritto, salvo il presentarsi di fenomeni di intolleranza o allergia. In questo caso contattare il medico.
(8) in caso di sanguinamento, tamponare la zona interessata con garza sterile, mantenendola premuta sulla ferita per circa 10’.
OMEOPATIA
ARNICA 4CH e CHINA 4CH 4 granuli per tipo 3-4 volte al dì per alcuni giorni.
MALATTIA PARODONTALE
Con il termine malattia parodontale si indicano un gruppo di patologie che interessano i tessuti di sostegno dei denti. Tessuti che, nell’insieme, formano il parodonto sono: gengive, osso alveolare, cemento radicolare e legamento alveolo-dentale o desmodonto. La malattia parodontale si divide in gengivite (= lesione limitata al tessuto gengivale) e parodontite (= lesione estesa agli altri componenti).
Gengivite
Nella gengivite si evidenziano sanguinamento ed alterazione della forma e del colore della gengiva.
La gengivite si manifesta con gonfiore, arrossamento e sanguinamento delle gengive ed in genere è causata da un accumulo di placca alla base dei denti: le tossine prodotte dai batteri irritano le gengive che cominciano a dolere e la placca non rimossa calcifica diventando tartaro. La gengivite può essere provocata da un trauma alle gengive conseguente alla pulizia troppo vigorosa dei denti e ad un uso improprio del filo interdentale, ma a causare danni possono essere anche alcuni farmaci come ad esempio tranquillanti, antidepressivi, antiacidi; altri fattori possono essere il fumo , che altera il microcircolo, e la cattiva masticazione che provoca accumulo di placca e irritazione . La gengivite non va mai trascurata , perché col tempo forma tasche parodontali, cioè spazi tra dente e osso alveolare in cui si insinuano i germi della placca. Il primo passo del trattamento consiste nel verificare che non si siano già formate queste tasche; poi si interviene con la detartrasi e, ove possibile, l’eliminazione delle altre cause. Infatti, rimuovendo gli agenti eziologici si può ottenere la guarigione.
FITOTERAPIA
VACCINUM MACROCARPON (Cranberry) ha effetti positivi sulla flora buccale implicata nella formazione della placca.
SALVADORA PERSICA . In uno studio è stata valutata l’attività antimicrobica di un bastoncino a base di Salvadora persica; sono stati testati in particolare i lattobacilli e lo Streptococco mutans. I risultati di questo studio rivelano che salvadora persica esercita un’immediata azione antimicrobica e che Streptococcus mutans è ad essa più suscettibile rispetto ai lattobacilli.
Un rimedio molto utile consiste nel preparare un infuso con foglie di SALVIA, ROVO e MENTA in parti uguali. Di questa miscela si utilizzerà poi un cucchiaio da tavola per tazza d’acqua bollente. L’infuso va usato per sciacqui e gargarismi da ripetere 3-4 volte al giorno. La salvia per la sua azione antinfiammatoria, astringente e cicatrizzante rappresenta una delle erbe più indicate come infuso o decotto per gargarismi e sciacqui in caso di gengiviti e stomatiti. Inoltre, la presenza di OE assicura a questa pianta anche un’efficace attività antisettica, utilissima per contrastare eventuali leggeri processi infettivi legati all’infiammazione. Si usano 2 cucchiaini di erba essiccata tagliata finemente per ogni 150 ml di acqua bollente lasciando in infusione 10 minuti prima di filtrare.
E’ consigliabile ripetere l’applicazione più volte al giorno usando l’infuso ancora caldo. In alternativa si può usare la TM diluita alla dose di un cucchiaino per bicchiere d’acqua mattino e sera.
In caso di forte infiammazione , è possibile utilizzare anche un decotto con radice di ALTEA e di RATANIA in parti uguali: l’altea conferisce al decotto le sue proprietà antinfiammatorie ed emollienti, mentre la ratania per le sue proprietà astringenti ha una rapida azione decongestionante sulle gengive. Un cucchiaino di radici spezzettate di ratania per circa 1 bicchiere d’acqua. Si fa bollire mantenendo bassa la fiamma per circa 8-10 minuti. Circa 2 minuti prima di spegnere si aggiunge 1 cucchiaino di radice di altea spezzettata e leggermente pestata. Si lascia riposare il decotto almeno 30 minuti prima di filtrare. OMEOPATIA
OROKER loaker.
SALI DI SHUSSLER
ACIDUM HYDROFLUORICUM D12 da somministrare per un periodo prolungato.
Parodontite
Secondo il punto di vista allopatico, si tratta di infezioni batteriche caratterizzate dalla formazione di tasche parodontali per cui il dente non è più saldamente attaccato alla gengiva che si ritrae, e dalla distruzione dei tessuti di supporto dei denti che diventano così instabili.
Sino a qualche tempo fa si pensava che ciò portasse solo alla caduta del dente. Oggi si ritiene che questi batteri possono causare attacchi cardiaci, patologie circolatorie e respiratorie e infezioni cerebrali. Viceversa la frequenza della parodontite aumenta in chi è affetto da diabete, AIDS, osteoporosi, in menopausa e nei fumatori. In caso di parodontite, spesso il dentista consiglia la terapia chirurgica per togliere le tasche, tagliando la gengiva in esubero, e eliminare i germi che sono all’interno di queste.
Secondo la terapia convenzionale, nonostante esistano parodontiti diverse, il piano di trattamento è quasi sempre identico. Questo atteggiamento è dovuto alla convinzione che la malattia parodontale sia sempre e comunque provocata dall’azione batterica (pur non essendo una malattia infettiva!) Viene attuata la rimozione del tartaro e levigatura delle radici ( “root planing”), viene prescritta una costante igiene e, infine, quando i denti vengono persi, si procede al trattamento chirurgico e/o protesico.
In alternativa , a mio avviso, la prima scelta è l’omeosiniartria. A questo proposito rimando tutto questo argomento alla rivista La medicina biologica, che si trova on line, dove c’è un interessante articolo del prof. S. Bardaro dal titolo IL MODELLO EMERGENTE DELLA MALATTIA PARODONTALE: L'OMTIA SECONDO I NUOVI PARADIGMI
pubblicato su La medicina biologica gen-mar 2008 che potete trovare in rete (scrivendo su google “La medicina biologica”)
STOP
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Informazioni personali

- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com
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