venerdì 24 maggio 2013
Controllo e Ascolto
Vi propongo un brano dal libro di Jader Tolja e Francesca Speciani intitolato Pensare col corpo.
MASSIMO CONTROLLO
MASSIMO ASCOLTO
Un testo che esprime in modo molto incisivo i diversi modi di affrontare il rapporto mente-corpo e il conseguente aspetto, sia sul piano fisico che della personalità, che a questo rapporto si trova intimamente legato. Un libro che consiglio caldamente a tutti: ci aiuterà a riflettere su aspetti di noi stessi che magari abbiamo considerato solo en passant, oppure che non abbiamo mai considerato: “Conosci te stesso” è una massima oggi più che mai valida.
Questo brano in particolare contiene importanti riflessioni sul modo di reagire a diversi disturbi e patologie.
“Di fronte a qualsiasi patologia, gli interventi terapeutici possono andare nella direzione di un maggiore controllo su quello che sta facendo il corpo o verso la riduzione del controllo e la facilitazione del processo in corso. Mentre la medicina classica tende per sua natura a favorire il controllo, la medicina naturale è più orientata ad assistere la malattia come un’espressione del processo spontaneo in corso.
Confrontando per esempio l’approccio opposto di due semplici interventi di pronto soccorso su un sintomo come le emorroidi, si nota che, dove la medicina classica consiglia di applicare ghiaccio per contrastare l’infiammazione, il rimedio della medicina popolare era invece sedersi su un purè bollente in considerazione del fatto che, se il corpo sta infiammando e riscaldando una parte, aiutarlo non può che concludere il processo in tempi più brevi. Lo stato dell’organismo può quindi essere immaginato come un cursore in grado di spostarsi continuamente tra estremi opposti. Per esemplificare le due condizioni limite rappresentate dal massimo controllo e dal massimo ascolto dei sintomi, abbiamo scelto di descrivere due casi reali nei quali è forse difficile identificarsi --proprio perché estremi-- ma che per le loro caratteristiche quasi caricaturali rendono più evidente la distanza tra questi due atteggiamenti, lungo la quale in realtà ognuno di noi si colloca. Per ovvi motivi qualificheremo i protagonisti con i nomi di “zia Evelina” e “Tarzan”.
Nata in un’era pre-antibiotici, zia Evelina ha avuto un’infanzia e una giovinezza assai vitali, ma una volta raggiunta l’età adulta, ha sempre affrontato qualunque sintomo o malattia cercando di eliminarli nel modo più radicale possibile. Madre di famiglia, non potendo mai perdere un colpo, ha cominciato a prendere analgesici contro i frequenti mal di testa, antistaminici ai primi sintomi di raffreddore, antiacido per i fastidiosi bruciori di stomaco che più avanti negli anni l’hanno spinta a sottoporsi a numerosi esami invasivi. Per le emorroidi, che dopo il primo parto non guariranno, ha affrontato un intervento chirurgico e lo stesso ha fatto quando le varici alla vena safena le hanno reso insopportabile la pesantezza alle gambe. Estremamente curata nell’aspetto, ha sempre eliminato l’eczema di cui soffriva periodicamente con pomate a base di cortisone; ora è la vitiligine a preoccuparla. Sempre affettuosa con tutti, mai un minimo scatto di irritazione, ha fatto finta di niente anche quando, a 45 anni, è stata abbandonata improvvisamente dal marito. In quel periodo ha avuto un calo improvviso alla vista alla quale negli anni, si è aggiunta una maculopatia degenerativa che è arrivata a compromettere quasi definitivamente la sua capacità visiva; negli ultimi tempi ha avuto alcuni improvvisi rialzi pressori, che la spaventano molto e che il suo medico le fa passare con una pastiglia sublinguale. Per gli attacchi di panico, che per anni l’hanno tormentata, prende regolarmente mezza Tavor al giorno. Se non fosse così occupata a ricordare gli orari di tutti i medicinali, dei colliri, delle visite mediche, dei controlli all’istituto dei tumori per un piccolissimo tumore al seno sinistro operato qualche anno fa (“ tagliate tutto” è stata la sua richiesta al chirurgo), che ora si è ripresentato come una minuscola macchiolina anche a destra, non farebbe altro che guardare la TV. Quando le si telefona per chiederle come sta, la sua risposta è sempre la stessa: “ Cosa vuoi, l’artrosi non mi dà tregua”. Sono i dolori a fare di lei una malata: non a caso, sono gli unici che non riesce a tenere sotto controllo. Benché sia stata molto attiva in gioventù, zia Evelina oggi passa le sue giornate chiusa in casa ed esce solo per le terapie e le visite mediche. Nel frattempo ha tagliato i ponti con tutti i parenti e gli amici di un tempo perché insensibili al suo dolore.
Tarzan si trova all’estremo opposto: vivacissimo fin da bambino, non è mai stato curato secondo i criteri della medicina classica perché i suoi genitori appartenevano a una comunità New age. Oltre agli infiniti capricci, gli unici problemi che i genitori ricordano della sua infanzia sono un paio di fratture, una serie di traumi dovuti alle cadute, e rare ma violente manifestazioni di malattia, guarite sempre nel giro di pochi giorni con l’aiuto di blandi rimedi naturali. Anche oggi Tarzan sta bene e conduce una vita intensa e attiva, sebbene di tanto in tanto si trovi immobilizzato per qualche incidente con il deltaplano o per una scottatura presa in barca. Tuttavia, nella vita quotidiana, la sua spiccata sensibilità ai processi fisici gli crea ogni tipo di ostacoli. Cresciuto con una dieta strettamente vegetariana, è costretto ad un’alimentazione assai ripetitiva perché
un’ intolleranza ai latticini gli preclude praticamente tutti i cibi cucinati o preconfezionati; in vicinanza di un’antenna o di un campo magnetico ne percepisce immediatamente l’influenza negativa; il rumore lo sconquassa e certi odori sono per lui un vero inferno; può indossare solo scarpe larghe perché diversamente avverte subito una fastidiosa contrazione nei muscoli della gamba; se un ambiente con l’aria viziata lo fa star male, rimanere per più di qualche ora in un edificio moderno “moquettato e aria-condizionato” gli è veramente impossibile. Ma la cosa che trova più disturbante è non poter giocare a pallone perché ogni volta che fa un tiro di testa, il minimo spostamento delle ossa del cranio lo fa sentire sfasato per giorni interi. Al di là di questi fastidi, si considera in ottima salute.
SPOSTARE IL CURSORE
Tarzan e zia Evelina rappresentano le due posizioni estreme nei confronti della malattia: quella del massimo ascolto e quella del massimo controllo.
Entrambi hanno fatto, magari inconsapevolmente, scelte molto radicali, tanto che a questo punto ci si può chiedere se non abbiano raggiunto un punto di non ritorno (vale la pena per la zia di smettere di sopprimere? e per Tarzan di
cominciare a farlo?). Le scelte legate al proprio benessere sono quasi sempre vincolate al contesto in cui ci si trova e, dato che la nostra cultura appare molto spostata verso l'universo del massimo controllo, il primo esempio, benché estremo, può apparire tutto sommato normale. Tanto che se zia Evelina decidesse di spostare il suo cursore anche di pochi gradi nella direzione di Tarzan ( per esempio smettendo di prendere pasticche per abbassare la pressione ed esaminando a quali sentimenti, a quali pensieri si associa il rialzo pressorio),
qualcuno certo le direbbe che è matta. Mentre se Tarzan spostasse il suo cursore quasi al centro e continuasse a curarsi in modo alternativo, ma si mettesse a fumare e cominciasse a mangiare brioche,
tollerando per un po' di tempo i disturbi che gli procurano, le stesse persone continuerebbero a considerarlo comunque un po' fuori di testa perché persevera nell'evitare accuratamente i tiri di testa e le scarpe a punta.
Ciò non di meno, le posizioni dove collocare il cursore lungo la linea sono infinite e ognuno, ovviamente, può situare il proprio dove vuole, o spostarlo a suo piacere. In ogni caso rinuncia a qualcosa e guadagna qualcosa.
Quando il cursore si sposta verso lo stato di massimo controllo, infatti, il rischio di rispondere con sintomi acuti a ciò che accade si riduce molto. E così quello di dover modificare i propri piani -- per esempio quello di uscire con gli amici-- a causa di un disturbo acuto come l’influenza.
Il controllo sull’organismo si paga in termini di vitalità, di sensibilità, di interazioni con l’ambiente e, non ultimo, con la dissociazione dal proprio corpo, che viene vissuto come estraneo.
Quando il cursore si sposta verso lo stato di massimo ascolto, la situazione è ribaltata: le probabilità di avere di tanto in tanto un sintomo acuto aumentano, ma con esse aumenta anche la vitalità di tutto il sistema. D’altra parte, oltre ad avere un controllo più ridotto sui processi dell’organismo, in una situazione culturale contrassegnata da scarpe strette, edifici malati, inquinamento ambientale a mille e cibi raffinati su tutte le tavole, la vita sociale può diventare un inferno. Più ci si allontana dalla cultura in cui si vive, più alto è il prezzo che si paga in termini di difficoltà e isolamento sociale. Così, se zia Evelina è un caso clinico perfettamente naturale -- benché viva molto lontana da se stessa--, anche Tarzan si ritrova suo malgrado in balia di qualcosa di incontrollabile e subisce la sua sensibilità invece che usarla a proprio vantaggio.
DALL’ACUTO AL CRONICO
Un sintomo, per esempio il mal di testa, può presentarsi identico in persone diverse pur essendo l’espressione di situazioni opposte e, quando si interviene direttamente sul sintomo invece che sulla situazione che lo provoca, le malattie acute sembrano rispondere assai meglio di quelle croniche o degenerative. Non appare casuale quindi che le curve relative alla diffusione delle malattie acute e croniche nell’ultimo secolo abbiano un andamento esattamente inverso. Vale a dire, rispetto al passato, la diffusione delle prime è diminuita tanto quanto è cresciuta la diffusione delle seconde. Cosa succede quando si elimina indiscriminatamente un sintomo? consideriamo un problema comune come l’influenza. E’ questo uno dei modi -- acuti e raramente pericolosi-- a disposizione dell’organismo per ripulirsi in profondità e riorganizzarsi dopo una fase di adattamento a condizioni impegnative per il sistema immunitario come ad esempio il freddo, cibo pesante o poco riposo. Ascoltando ciò che succede nel corpo prima e nel decorso della malattia, si scopre che l’organismo partecipa a un processo molto interessante. Nel periodo che precede l’influenza, di norma si accumula una certa quantità di stress; a livello degli organi si verifica un progressivo aumento di tensione, processo che si inverte naturalmente con il riposo e patologicamente con l’influenza, ovvero con un riposo coatto, a marce forzate, attraverso il quale l’organismo ristabilisce l’equilibrio precedente. L’influenza pareggia i conti con gli arretrati e, con ognuno dei suoi sintomi, rivela ciò che sta facendo. Si può pensare alla febbre come a un modo di eliminare le tossine accumulate bruciandole, mentre la sensazione di ossa rotte e di debolezza muscolare segnala la messa in ombra temporanea del sistema osteomuscolare-- normalmente impegnatissimo nei periodi di stress -- per portare in primo piano gli organi, che hanno una fondamentale funzione di disintossicazione, di recupero e di ricarica. Il digiuno, o quasi, spesso attuato spontaneamente, mette l’organismo in condizione di non accumulare altre tossine, mentre la diarrea, che sovente accompagna gli altri sintomi, fa piazza pulita di quelle eventualmente presenti. Il mal di testa, poi, evidenzia come le strutture connettivali del cranio vadano riorganizzandosi in profondità e molto in fretta, dopo che la stanchezza accumulata in precedenza ha “spremuto “ le meningi e costretto le strutture craniali ad asciugarsi, a irrigidirsi e a organizzarsi diversamente. Il dolore testimonia quanto rapidamente avvengano questi micro-stiramenti, necessari a ristabilire una situazione di equilibrio. Nonostante tutti questi vantaggi, chi non considera l’influenza un’informazione disturbante -- con 5 giorni a casa dal lavoro, 4 ore di tennis perdute, 3 lezioni mancate e 2 cene addio-- se può sopprimerla con una pillola?
L’esperienza più comune per chi si cura con la medicina classica è che il sintomo, eliminato indiscriminatamente, in genere si trasforma in qualcosa d’altro. In termini più generali, il tentativo di soppressione finisce per operare una trasformazione dei sintomi acuti a cronici oppure a spostarne la localizzazione. La diarrea, per esempio, ha in genere il nobile ancorché sgradevole scopo di eliminare dall’organismo tossine o veleni: impedirle di esercitare la sua funzione significa ingolfare con queste sostanze di scarto gli organi vitali e quindi produrre sintomi, magari meno evidenti ma certo non meno gravi, in localizzazioni diverse. Quanto all’influenza è pur vero che, anche chi non riesce a vederla come un evento utile e come una preziosa informazione sul proprio stato generale di affaticamento, potrebbe ancora considerarla disturbante in modo inaccettabile -- soprattutto se colpisce proprio quando c’è il concerto degli U2 atteso da anni, il saggio di pianoforte del piccolo o la festa di compleanno della migliore amica -- e quindi scegliere di sopprimerla. Ma da un’attenta considerazione potrebbe comunque ricavare un’indicazione credibile che ciò di cui ha bisogno in quel momento è fare una pausa, stare al caldo, rimanere passivo, concedersi una regressione, leggere, prendere tempo per sentire gli amici al telefono, ricevere le cure di una persona cara. E rispondere a questi bisogni anche in assenza della malattia. Accettando i sintomi come segnali e curandosi con il riposo e la dieta, tuttavia, dopo un’influenza ci si sente in genere puliti e rinnovati come dopo un digiuno o un ritiro in meditazione.
Pur considerato che ogni situazione di malattia rappresenta un caso a sé e la decisione di intervenire farmacologicamente o chirurgicamente va valutata in relazione alla realtà e alla pericolosità del processo in corso -- e infatti avrebbe ben poco senso, di fronte ad una meningite o ad uno shock emorragico, fermarsi a riflettere sul messaggio implicito nel problema prima di intervenire d’urgenza--, è ormai un dato acquisito che la società moderna è malata di medicina. Sono molti, infatti, i farmaci, le operazioni e persino gli interventi di profilassi che barattano la presenza -- o il rischio spesso remoto-- di situazioni patologiche blande con una riduzione della vitalità, e quindi anche della capacità di difesa dell’organismo. La vitalità di un individuo viene misurata al momento della nascita e poi più. Come cambierebbe la prospettiva se fosse considerata tra i parametri delle sperimentazioni scientifiche? E’ aumentata o diminuita dopo una terapia antibiotica, dopo un intervento chirurgico, è così via? Purtroppo non siamo abituati a dare attenzione a segnali sottili come la limpidezza degli occhi, la riduzione dell’energia, l’elasticità o la luminosità della pelle: sono parametri estranei alla nostra cultura, non considerati nel mondo scientifico e dalla medicina allopatica. E così per patologie che potrebbero essere curate altrettanto bene in altri modi o non essere curate affatto, l’organismo rischia di diventare più vecchio e appassito a ogni scatola di medicinali, a ogni anestesia, operazione, mentre il corpo diventa progressivamente più intossicato, opaco, stanco. Ma quasi mai in modo conclamato, ovvero non in un modo che consenta di attribuire alla sua risposta il nome di malattia cronica. E’ sufficiente che l’esordio di una cronicizzazione non sia clamoroso perché la sua causa non venga neppure ipoteticamente associata a una precedente terapia. Ciò che avviene nell’organismo a un livello sottile non è sempre evidente, tuttavia può essere percepito prestando a se stessi -- e ad alcuni meccanismi interni dei quali non si è normalmente consapevoli-- un’attenzione diversa. Come già affermava Marcel Proust “sembra che la natura sia in grado di darci solo malattie piuttosto brevi. La medicina ha inventato l’arte di prolungarle”.
DAL CRONICO ALL’ACUTO
Parametri come la condizione della circolazione energetica nei meridiani, la vivacità, lo scintillare degli occhi, la luminosità della pelle, la qualità della voce, l’integrazione e la grazia di un movimento non sono dunque classificati dalla medicina ufficiale, ma forse non sfuggono a un operatore olistico. Che cosa succede quando una persona che si è sempre curata con la medicina classica prova una terapia alternativa? il primo effetto -- a volte sgradevole e addirittura spaventoso se non se ne conosce il motivo-- consiste nell’acutizzarsi del sintomo. Seneca affermava: “la medicina comincia a far profitto quando toccando la parte del corpo che era divenuta insensibile si provoca dolore”. Può trattarsi di un forte mal di schiena dopo aver preso un rimedio omeopatico per i reumatismi, di un’influenza con febbre alta dopo un lavoro sul corpo che è andato in profondità, di una diarrea o di un’herpes labiale che da anni sembrava definitivamente cancellato dal proprio vocabolario dei malanni dopo una seduta di Shiatsu. Se il riacutizzarsi di un sintomo precedente è addirittura teorizzato dall’omeopatia come un segno che il rimedio scelto è quello giusto, questa tendenza a trasformare in acuto ciò che è cronico fa comunque parte, con varie modalità, del processo di risveglio dell’organismo. Un vantaggio delle terapie alternative è infatti quello di non spegnere la vitalità, semmai il contrario.
Un sintomo acuto è un segnale che l’energia del sistema è attiva. Dice che il corpo sta reagendo con forza, magari addirittura con violenza, a qualcosa che non gli va bene e che in molti casi è rimasto sepolto per anni grazie all’intenso lavoro di soppressione, di spostamento e di cronicizzazione operato dalle cure alle quali ci si è sottoposti. Spostare il cursore da uno stato cronico a uno acuto (in altre parole da una posizione di massimo controllo a una di massimo ascolto) significa offrire all’organismo un’occasione di riportare in primo piano le sue difese, di riorganizzarle in un modo più naturale perché siano capaci, un domani, di combattere anche una malattia completamente diversa. Significa inoltre mantenere vitale, attivo ed energetico l’individuo quando malato non è”.
NOTA: l’immagine iniziale è un’opera di Thomas Reis tratta dalla pagina “Musica pittura e dintorni” su Facebook. Ringrazio questo appassionato collezionista virtuale di opere d’arte!
sabato 18 maggio 2013
SCUOLA SALERNITANA parte terza
In quest’ultima parte è interessante notare che vengono citati i quattro umori principali e i quattro tipi principali di costituzione fisica. Da queste basi (che risalgono ad Ippocrate), derivano poi i numerosi studi sia in fisiognomica che in omeopatia.
I QUATTRO UMORI DEL CORPO
Nel corpo umano quattro sono gli umori,
sangue, collera, flemma ed atrabile;
all’atrabile la terra corrisponde,
l’acqua alla flemma, e l’aer puro al sangue,
e la forza del fuoco alla bil flava.
Di fiacche e infermi forze è l’uom flemmatico
largo bensì, ma di statura breve,
pingue la flemma il fa, mediocre il sangue,
poco allo studio, e assai dato all’ozio,
tardo di moto, e in un di poco ingegno,
e pigro, e sonnolento, e sputacchioso,
e d’un color quasi di neve il volto.
Pessimo e invidioso è il malinconico,
di poche ciance, e in un di poco sonno,
pronto ad apprender facilmente i studi,
costante, timoroso, invido assai,
cupido, avaro e tristo, e frodolento,
e di un terreo color sempre coperto.
L’uomo sanguigno di natura è pingue,
faceto, allegro, e di novelle vago,
cui piace assai venere, e i cibi, e il vino,
sempre loquace, ilare e ridente,
atto ad apprender ogni studio, ed arte,
che non si muove facilmente all’ira,
amante liberale e rubicondo,
benigno, audace, e di be’ canti amico.
La collera è un umore che conviene
all’uomo impetuoso, il qual desidera
nudrido da superbia, avanzar tutti,
che facilmente apprende, e molto mangia,
che presto cresce, e che uno spirto nutre
liberale, e magnanimo, e d’onori,
e di grandezze sempre mai fornito,
di natura fallace, ed iracondo,
prodigo, irsuto, audace, astuto, e gracile,
e secco, e di color pallido in volto.
IL COLORITO
Il color nostro dagli umor nasce,
la flemma rende per li più l’uom bianco,
il sangue rosso e la bil flava rufo.
ABBONDANZA DI SANGUE
Rosseggia il volto, allorchè il sangue è in auge,
fansi gonfie le gote, e gli occhi tumidi,
tutto diviene il corpo grave, e il polso
rendesi in un frequente, e pieno, e molle,
nasce un grave dolor principalmente
in su la fronte, e si costipa il ventre,
arsiccia vien la lingua, e sitibonda,
l’acre par dolce, e dolci sono i sputi,
e i sogni non sono che di sangue.
LA BILE ECCESSIVA
Il dolor della testa, e l’aspra lingua
il suon d’orecchi, ed il frequente vomito,
la vigilia, la fame, e in un la sete,
del cuore i morsi, il vuotamento, il duolo
di ventre, il duro, gracile e veloce
e caldo polso, l’amarezza, e l’arido,
la nausea, e i sogni d’alti incendj, sono
segni che in noi la flava bile abbonda.
L’ECCESSIVA FLEMMA
Se la flemma nel corpo umano eccede,
fa insipida la bocca, e spesse noie,
e scialive, e dolori in noi cagiona,
e di costa, e di stomaco, e di nuca,
fa raro il polso, e tardo, e molle, e vano
e con fantasmi d’acqua il sonno assale.
L’ECCESSIVA MALINCONIA
L’uomo che abbonda di malinconia
ha nera cute, duro polso, e orina
tenue, sempre da sollecitudine
invaso, e da timore, e da tristezza,
cui l’orecchia sinistra, e suona, e sibila,
i di cui rutti son acidi e acquosi,
i sputi sempre, e i sogni son di terra.
LE CIPOLLE
Differente de’ medici è il parere
intorno alle cipolle, poichè buone
non essere al colerico
Galeno lo disse,
ed a’ flemmatici salubre
per lo stomaco sane il disse Asclepio,
e aumentatrice del color del volto,
che dan al nudo capo i suoi capelli.
LA SENAPE
La senape è un granello e secco, e caldo,
che purga il capo, e provoca le lacrime,
del veleno mortal farmaco valido.
LA VIOLA
Scaccia la crapula, e il dolor di testa
la viola purpurea e il mal caduco.
L’ORTICA
Concilia il sonno agli egri, e toglie il vomito
la pungitrice urtica, e i di lei semi
giovan misti col mele a’ dolor colici:
frena bevuta poi l’antica tosse,
il freddo de’ polmoni, ed il tumore
del ventre scaccia, e sempre ella sovviene
a tutti i gravi articolar dolori.
L’ISSOPO
Purga l’isopo delle flemme il petto,
cotto col mele il polmone asterge,
dona un esimio, e bel colore al volto.
IL CERFOGLIO
Trito col mele il cherefolio i cancri
cura; col vin bevuto il duol de’ lati
toglie. Il vomito spesso, e il ventre fluido,
se l’erba pesta unisci a lui raffrena.
L’ENULA CAMPANA
Sana i precordj l’enula campana,
e col sugo di ruta il di lei sugo
misto, e bevuto alfin l’ernia guarisce.
IL PULEGGIO (SPECIE D’ERBA ODOROSA)
Col vin bevuto l’atrabile espurga
pulegio, e toglie la podagra antica.
IL CRESCIONE
Il sugo di nasturzio il corso frena
a i crini, e toglie il duol de’ denti, e purga
col mele ugnendo le cutanee squame.
LA CELIDONIA
A’ ciechi figli suoi la rondinella
dona la vista colla celidonia,
ancorchè sien senz’occhi, il disse Plinio.
IL SALICE
Di salce il sugo posto nelle orecchie
uccide i vermi, e la di lui corteccia
cotta in aceto le verruche scioglie.
Talmente il di lui fiore infrigidisce
preso coll’acqua, che seccando venere
toglie affatto il creare, e il concepire.
LO ZAFFERANO
Ricreando conforta il croco, e i membri
fiacchi ristora e il fegato ripara.
IL PORRO
Rende feconde le fanciulle il porro;
con lui ugnendo dentro le narici
facilmente potrai fermare il sangue.
IL PEPE
Il pepe nero non è a scioglier pigro,
purga le flemme, e per concuocer vale,
ai dolori, allo stomaco, alla tosse
giova di molto, e previen anco, e toglie
dell’aspra febbre l’accessione, e il freddo.
MALESSERE DELL’UDITO
L’ebrietadi, e il dormir troppo, e il muoversi
dopo del cibo gravan l’udito.
IL RONZIO ALLE ORECCHIE
Il suono sento spesso nell’orecchie
e per il moto, e per la lunga fame,
per freddo, per caduta e per percosse,
e per l’ebrietade, e per il vomito.
DANNI ALLA VISTA
il fumo, e l’aglio, e colla cepe il porro,la fava, il pianto, il senape e la lente,
il sole, il coito, la fatica e il fuoco,
il vigilar, la polve, e l’acre cose,
ahi quanto recan danno agli occhi nostri.
Assai giova il finocchio, e la verbena,
la celidonia, la ruta, e la rosa
distillandone l’acqua al mal degli occhi.
Abbrucierai col jusquiamo il grano
del porro, e il fumo poi ne’ guasti denti
di ricever procura, e sarai sano.
La noce, l’olio, e della testa il freddo
l’anguilla, il pomo crudo, e il troppo bere,
in noi son cagion della raucedine.
Il digiun, la vigilia, e i cibi calidi
lo spirar l’aer caldo, e il poco bere
il comprimere i flati, per depellere
al reuma giova;che se al petto portasi,
egli col nome di catarro appellasi,
bronco alle fauci, ed alle nari coriza.
E solfo, e calce, e arsenico, e sapone
unisci, se guarir brami le fistole.
Se il duol di capo dal ber troppo vino
nasce,si bevi l’acqua; e il bever troppo
spesso cagiona in noi le febbri acute:
se la cima del capo, e pur la fronte
da calore eccessivo è travagliata, si freghi spesso, e moderatamente,
indi con acqua calda di mortella
si lavi, e ciò dicon che giovi assai.
Ne’ tempi estivi dissecca il digiuno:
in ogni mese qualche volta il vomito
giova, poichè gli umor nocivi purga,
che lo stomaco in sè tiene racchiusi.
Inverno,autunno, primavera e state
regolan l’anno; un aer caldo, ed umido
porta la primavera, e questo tempo
per la flebotomia meglio è d’ogni altro,
in cui la soluzion del ventre, e il moto
e venere e il sudore, e i bagni denno
essere moderati, e in cui pur deesi
purgare i corpi colla medicina.
La state poi assai riscalda, e dissecca,
e fa che in noi la flava bile domini;
il cibo in un tal tempo umido, e freddo
esser dee, e da noi venere lontana
starsi, nè allora a noi giovano bagni,
ma sol la quiete, e il moderato bere.
Si dice che l’acetosella stringa ogni specie di flusso;
lo scorpione non pungerà chi con sé la porta.
Scioglie il flemmatico petto, ed espelle il veleno:
giova ai polmoni, e toglie il gonfiore alla milza,
offre aiuto nelle febbri, ed è efficace contro i veleni.
L’agrimonia cura gli umori degli sciatici e degli occhi:
il suo unguento sana gli scrofolosi segni del collo.
L’aneto allontana la ventosità, e riduce i tumori;
ai fanciulli svuota il ventre ripieno.
L’aniso rischiara la vista, rafforza lo stomaco;
il migliore aniso è quello assai dolce.
L’artemisia bevuta facilita l’orina, e toglie la pietra;
se si beve soltanto o la verde erba pestata si applica
alle parti pudendi e si pone sul ventre, espelle l’aborto.
Il carvo provoca l’urina, ed espelle le ventosità:
uccide i lombrichi, aiuta la digestione.
Da quando il carvo abbandonai non fui senza febbre.
Alla fetida bocca, allo stomaco, e al cuore sofferente,
ai cardiaci, la cassia arreca molti vantaggi.
Ristora i nervi e il petto, espelle la seconda,
guarisce le ferite, rende la vista più acuta;
la radice pestata rimargina la carne incisa.
bevuto col vino il dolore ai fianchi spesso è solito
lenire; se l’erba di cerefoglio pestata tu poni sul ventre,
spesso suol frenare il vomito, e le sciolte visceri.
Si dice che il croco conforta e arreca letizia,
rafforza le membra indebolite, dando ristoro al fegato.
Il croco conferisce al cibo sempre grato profumo,
toglie ogni fetido odore, e allontana il desiderio dell’amore.
Lo zenzero zuccherato toglie la frigidità dello stomaco,
del torace, dei reni, e arreca sollievo;
mangiato al mattino, efficacemente purga il petto,
lo addolcisce e scaccia la flemma dai reni;
chiarifica la vista mangiandolo spesso, essicca
gli umori e allontana l’afflusso del sangue dal cuore,
aumenta il calore dello stomaco e facilita la digestione.
Lo zenzero purga lo stomaco e ristora il cervello;
allontana la sete , e spinge i giovani all’amore.
L’acaristo sana la tosse, l’asma, il catarro,
l’artritico flusso di ventre prodotto dal freddo;
l’emottisi, i dolori delle articolazioni e le malattie
prodotte da eccessivo freddo fugarono l’acaristo.
L’apostolico estrae le scheggie di ferro,
mitiga le sofferenze dei reni,
fuga il dolore prodotto dall’essudato della ferita,
e restringe la larga cicatrice.
L’atanasia stringe i flussi del ventre, frena i mestrui,
allontana le cause dello sputo sanguigno
e i flussi di sangue,
fortemente frena le emorragie nasali;
per i flussi di sangue, la gotta, il dolor di capo,
il diabete, la gonorrea, l’atanasia è salutare;
la sua bevanda giova nella dissenteria.
La dirai candida, perchè purga i bianchi umori;
sana l’invecchiato dolore del capo e degli occhi;
guarisce la lippa, la paralisi e il morbo caduco;
l’idropisia, la tigna, la tisi, la milza, la cefalea,
i nervi indeboliti, gli occhi cisposi, l’epilessia,
questi mali cura un moderato uso della blanca.
Riferite rispettivamente:
Al tipo flemmatico: un mio scherzo su una mia precedente opera intitolata Anoressia
Al tipo malinconico (bile nera): una mirabile opera di Nuur Mo.
Al tipo sanguigno: Dino (ritratto di Din Martin) di Alvaro T. Hidalgo
Al tipo collerico (bile gialla): Venus un’opera di Damián Alquichire
Ringrazio particolarmente questi tre artisti che potete visitare su Flickr
Al paragrafo DANNI ALA VISTA, la locuzione “venere” sta per eccessiva attività sessuale ed allora ho scelto una bella opera d’arte in cui l’eros è molto spiccato, seppure in tono poetico e non certo “piccante”. L’opera è un quadro di Vincente Romero che ho tratto da facebook nella pagina “Musica,pittura e dintorni”. Questa pagina è una fonte inesauribile di arte e quindi invito tutti a visitarla!!!
sabato 11 maggio 2013
SCUOLA SALERNITANA parte seconda
Qui troviamo delle asserzioni abbastanza strane e a volte assolutamente prive di riscontro come nel caso delle noci. E’ corretto il dato che non sono particolarmente compatibili con la carne, ma non certo al punto da causare la morte !!!
Dopo i pesci le noci, e il cacio prendo,
dopo la carne una sol noce è buona,
due son nocive, e tre danno la morte.
E se come avvien spesso, io prendo l’uova
il ber del miglior vin assai mi giova.
I PISELLI
Biasimo e lode si dee al pisello
che se lo mangerai colla corteccia
ti gonfierà, e ti sarà nocivo;
ma della pelle se lo spoglierai,
dannoso non sarà, ma buono assai.
IL SIERO
Monda,penetra, e lava, e incide il siero.
IL LATTE
poscia quel di cammello, e nutritivo
più d’amendue è quello di giumenta,
e più di questo nutre quel di vacca,
e il pecorino; e se febbre vi sia,
e il capo dolga, fuggir tutti dovrai.
IL BURRO
sempre il butirro, e mitiga le doglie.
IL CIBO E IL VINO SIANO ALTERNATI
Fa che il vino, che bei, sia mescolato
in poca quantità con la vivanda,
e fa che l’uovo sia tenero e fresco.
IL CACIO
Freddo, crasso, e stipante, e duro è il cacio,
e unito al pane è un’ottima vivanda,
non agl’infermi, ma a’ robusti e sani.
PROPRIETA’ DEL CACIO
Penso d’essere assai comodo a i dotti,
poichè accresco vigore a i fiacchi stomachi,
e giovo molto pria del tempo quando
lubrico è il ventre, che, se è poi restio
dopo ogni cibo allor utile sono,
e di tanto da fede il saggio fisico.
MODERAZIONE NEL BERE
E poco, e spesso tu berrai nel pranzo,
ma nulla poi berrai da pranzo a cena.
Tu nel cenar pria di mangiar berrai,
se brami sano mantenerti assai.
DELLE PERE
Son farmaco al velen sempre le noci:
però non mangerai se poi non bevi;
poichè senza del bere egli assai nuoce.
Crudo è veleno, e medicina è cotto,
cotto solleva, e crudo aggrava i stomaci;
e il pomo a far fluido il ventre è ottimo.
DELLE CILIEGE
La cerasa assai purga il grave stomaco.
E i nocciuoli di lei scaccia la pietra,
e ancor fa nelle vene ottimo il sangue.
DELLE PRUGNE
Giovan le prugne rilassanti e fredde.
DEL PERSICO, DELL’UVA E DELL’UVA PASSA
Il persico col mosto è molto buono,
e i grappoli dell’uva colle noci.
Alla milza è contraria l’uva passa,
giova alla tosse, e per le reni è ottima.
I FICHI
Le scrofole, le glandule, e i tumori,
cogli empiastri di fico si guariscono;
e il papavero unito estrae fuori
dell’ossa infrante le minute schegge.
LE NESPOLE
Cresce le orine, e il ventre stringe il nespolo,
che piace duro, e ch’è miglior se tenero.
IL MOSTO
Il mosto impelle, e provoca le orine,
presto discioglie il ventre e i flati genera.
LA CERVOGIA (birra) e L’ACETO
Nutre gli umori crassi, e forza accresce,
dona aumento alla carne, e il sangue genera,
le orine muove, e il ventre molle, e gonfio
rende, e raffredda alquanto la cervogia.
Più dissecca l’aceto e infrigidisce,
fomenta il malinconico, ed emacera,
sminuisce lo sperma, e i secchi nervi
molto travaglia, e i pingui corpi dissecca.
IL SALE
Fa che nella tua mensa il sal vi sia,
poichè scaccia il veleno, ed assapora
le insipide vivande; e i salsi cibi
minoran però il seme, e il viso accendono,
sono cagion di scabie, e di prurito.
IL PANE INZUPPATO NEL VINO
Acuisce la vista, e monda i denti
il pane in vino, e assai nudrisce il corpo,
e gli umori peccanti sminuisce.
LA DIETA
Consiglio a tutti l’osservar dieta,
il lor serbando consueto vivere,
purché necessità non sia mutarlo;
la mutazion repente al dir d’ Ippocrate
in noi cagiona repentini mali:
la dieta poi del medicar è mèta,
e chi lei non apprezza, ancorché sano,
mal regge, e infermo poi non ben si cura.
COME SI AMMINISTRA LA DIETA
Nel cibo acciò non erri il dotto fisico
ciò attento osservar dee, quanto e qual sia,
di che sostanza, e quando deesi prendere,
e quante volte il giorno, e in che luogo.
IL CAULE
Purga il decotto, e la sostagna strigne
del caulo; ma se l’uno, e l’altro è dato
tosto dispone il ventre a rilasciarsi.
LA MALVA
Che la malva ammollisca il ventre, il dissero
gli antichi, le di lei rase radici
sciolgon le fecci, e il mestrual flusso muovono.
LA MENTA
Ad uccidere i vermi non è lenta
del ventre, e dello stomaco, la menta.
LA SALVIA
Morir non dovria l’uom, ch’ave la salvia
balsamo a i mali, ognor nell’orticello;
ella i nervi conforta, ed il tremore
toglie alle mani, e le più acute febbri
fuga, ed ella, il castoreo, e la lavanda,
l’atanasia, il nasturzio, e primavera
sanan tremuli membri; e infin la salvia
dalla fecondità della salute,
che dona alla natura, il nome trae.
LA RUTA
Giova la ruta agli occhi, e fa la vista
assai acuta, e scaccia la caligine.
Nell’uom venere affredda, e nella donna
assai l’accende, e fa l’ingegno astuto.
E acciò, che non vi dian le pulci tedio
ella, o donne, è un ottimo rimedio.
LE CARNI SUINE
Della carne di pecora è peggiore
la porcina, qualor senza ber vino
la mangi, ma divien, se la correggi
con esso, ottimo cibo, e medicina.
Miglior son del porco gl’intestini
in paragon di quei d’altri animali.
IL MOSTO
Impedisce l’orina il mosto, e presto
scioglie il ventre, del fegato è nocivo
al buon temperamento, e della milza,
e i calcoli, e la pietra ancor produce.
L’ACQUA
L’acqua è di pregiudizio alla salute
in mangiando bevuta, e quindi nasce
frigidezza allo stomaco, e ogni male,
che ivi suol cagionar cibo incondotto.
LA CARNE DI VITELLO
assai nudrisce
Buon cibo è la gallina, ed il cappone,
la tortora, lo storno, e la colomba,
la quaglia, il merlo,e il raro augel di Faso,
la coturnice, la pernice, il tordo.
DEI PESCI
Sceglierai il maggior de’ pesci molli,
ma de i duri il maggior non ti satolli.
L’ANGUILLA
Se mangerai le anguille, proverai
alla voce non piccola lesione
per testimonio de’ fisici dotti.
Son dannose le anguille, ed il formaggio,
se nel mangiarli non bevi e ribevi.
La seconda, di Giovanni Ambrosioni, si intitola Prima colazione
La terza l’ho tratta da saporiericette.blogosfere.it
La quarta , sempre di Giovanni Ambrosioni (Flickr) si intitola Riposino.
Alcune invece sono particolarmente valide come ad esempio il consiglio di non bere acqua durante i pasti: infatti, bevendo, si innalza il pH del contenuto gastrico rendendo più difficile la digestione
Dopo i pesci le noci, e il cacio prendo,
dopo la carne una sol noce è buona,
due son nocive, e tre danno la morte.
E se come avvien spesso, io prendo l’uova
il ber del miglior vin assai mi giova.
Biasimo e lode si dee al pisello
che se lo mangerai colla corteccia
ti gonfierà, e ti sarà nocivo;
ma della pelle se lo spoglierai,
dannoso non sarà, ma buono assai.
Monda,penetra, e lava, e incide il siero.
poscia quel di cammello, e nutritivo
più d’amendue è quello di giumenta,
e più di questo nutre quel di vacca,
e il pecorino; e se febbre vi sia,
e il capo dolga, fuggir tutti dovrai.
Fa che il vino, che bei, sia mescolato
in poca quantità con la vivanda,
e fa che l’uovo sia tenero e fresco.
e unito al pane è un’ottima vivanda,
non agl’infermi, ma a’ robusti e sani.
Penso d’essere assai comodo a i dotti,
poichè accresco vigore a i fiacchi stomachi,
e giovo molto pria del tempo quando
lubrico è il ventre, che, se è poi restio
dopo ogni cibo allor utile sono,
e di tanto da fede il saggio fisico.
E poco, e spesso tu berrai nel pranzo,
ma nulla poi berrai da pranzo a cena.
Tu nel cenar pria di mangiar berrai,
se brami sano mantenerti assai.
Son farmaco al velen sempre le noci:
però non mangerai se poi non bevi;
poichè senza del bere egli assai nuoce.
Crudo è veleno, e medicina è cotto,
cotto solleva, e crudo aggrava i stomaci;
e il pomo a far fluido il ventre è ottimo.
La cerasa assai purga il grave stomaco.
E i nocciuoli di lei scaccia la pietra,
e ancor fa nelle vene ottimo il sangue.
Giovan le prugne rilassanti e fredde.
Il persico col mosto è molto buono,
e i grappoli dell’uva colle noci.
Alla milza è contraria l’uva passa,
giova alla tosse, e per le reni è ottima.
Le scrofole, le glandule, e i tumori,
cogli empiastri di fico si guariscono;
e il papavero unito estrae fuori
dell’ossa infrante le minute schegge.
Cresce le orine, e il ventre stringe il nespolo,
che piace duro, e ch’è miglior se tenero.
Il mosto impelle, e provoca le orine,
presto discioglie il ventre e i flati genera.
Nutre gli umori crassi, e forza accresce,
dona aumento alla carne, e il sangue genera,
le orine muove, e il ventre molle, e gonfio
rende, e raffredda alquanto la cervogia.
Più dissecca l’aceto e infrigidisce,
fomenta il malinconico, ed emacera,
sminuisce lo sperma, e i secchi nervi
molto travaglia, e i pingui corpi dissecca.
Fa che nella tua mensa il sal vi sia,
poichè scaccia il veleno, ed assapora
le insipide vivande; e i salsi cibi
minoran però il seme, e il viso accendono,
sono cagion di scabie, e di prurito.
Acuisce la vista, e monda i denti
il pane in vino, e assai nudrisce il corpo,
e gli umori peccanti sminuisce.
Consiglio a tutti l’osservar dieta,
il lor serbando consueto vivere,
purché necessità non sia mutarlo;
la mutazion repente al dir d’ Ippocrate
in noi cagiona repentini mali:
la dieta poi del medicar è mèta,
e chi lei non apprezza, ancorché sano,
mal regge, e infermo poi non ben si cura.
Nel cibo acciò non erri il dotto fisico
ciò attento osservar dee, quanto e qual sia,
di che sostanza, e quando deesi prendere,
e quante volte il giorno, e in che luogo.
Purga il decotto, e la sostagna strigne
del caulo; ma se l’uno, e l’altro è dato
tosto dispone il ventre a rilasciarsi.
gli antichi, le di lei rase radici
sciolgon le fecci, e il mestrual flusso muovono.
Ad uccidere i vermi non è lenta
del ventre, e dello stomaco, la menta.
Morir non dovria l’uom, ch’ave la salvia
balsamo a i mali, ognor nell’orticello;
ella i nervi conforta, ed il tremore
toglie alle mani, e le più acute febbri
fuga, ed ella, il castoreo, e la lavanda,
l’atanasia, il nasturzio, e primavera
sanan tremuli membri; e infin la salvia
dalla fecondità della salute,
che dona alla natura, il nome trae.
Giova la ruta agli occhi, e fa la vista
assai acuta, e scaccia la caligine.
Nell’uom venere affredda, e nella donna
assai l’accende, e fa l’ingegno astuto.
E acciò, che non vi dian le pulci tedio
ella, o donne, è un ottimo rimedio.
Della carne di pecora è peggiore
la porcina, qualor senza ber vino
la mangi, ma divien, se la correggi
con esso, ottimo cibo, e medicina.
Miglior son del porco gl’intestini
in paragon di quei d’altri animali.
Impedisce l’orina il mosto, e presto
scioglie il ventre, del fegato è nocivo
al buon temperamento, e della milza,
e i calcoli, e la pietra ancor produce.
L’acqua è di pregiudizio alla salute
in mangiando bevuta, e quindi nasce
frigidezza allo stomaco, e ogni male,
che ivi suol cagionar cibo incondotto.
assai nudrisce
la tortora, lo storno, e la colomba,
la quaglia, il merlo,e il raro augel di Faso,
la coturnice, la pernice, il tordo.
Sceglierai il maggior de’ pesci molli,
ma de i duri il maggior non ti satolli.
Se mangerai le anguille, proverai
alla voce non piccola lesione
per testimonio de’ fisici dotti.
Son dannose le anguille, ed il formaggio,
se nel mangiarli non bevi e ribevi.
NOTA SULLE IMMAGINI
La prima è solo un mio veloce disegno. La seconda, di Giovanni Ambrosioni, si intitola Prima colazione
La terza l’ho tratta da saporiericette.blogosfere.it
La quarta , sempre di Giovanni Ambrosioni (Flickr) si intitola Riposino.
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Informazioni personali
- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com