- 3 anni di logica;
- 5 anni di medicina (comprese chirurgia e anatomia);
- 1 anno di pratica con un medico anziano;
Scrive: Se vuoi tua sanità perfetta
Ed immune serbar da tutti i mali,
Scaccia le gravi cure, e non dar luogo
All’ira passion truce, e profana,
A’ calici di Bacco il labbro accosta
Sobrio, e di rado, ad una parca cena
Siediti, e sorgi in piè dopo la mensa,
Su l’ore del meriggio al pigro sonno
Non ti donar, non ritener l’orina,
E la parte ne men posteriore
Comprimere tu dei, nè farle forza.
Così osservando ben questi precetti
Lungamente godrai vita felice.
sorto dal letto all’acqua fresca e pura;
indi le membra in un legger passeggio
muovi e distendi, e l’incomposto crine
col pettine rassetta, e purga i denti.
Il celabro da ciò sia confortato,
e ogni altro membro prenderà vigore.
Difenditi dal freddo allor che uscito
sarai dal caldo bagno; e dopo il pranzo
alzati, o stando in piedi, o a lento passo
movendoti pian piano, e sempre avverti
di star lontano dal soverchio freddo.
Saran grati , e del par utili oggetti,
alle pupille tue del chiaro fonte,
la pura cristallina onda cadente,
il terso specchio, e del giardin, del prato
le piante amene, e l’erbe verdeggianti;
sul mattino pertanto il piede, e il guardo
rivolgi ai monti, e su la sera a i fonti.
il sonno meridiano è la sorgente
onde nascon la febbre, e la pigrezza,
e la doglia di capo, ed il catarro.
che da’ flati nel ventre trattenuti,
quattro sogliono uscir acerbi mali:
l’impetuoso moto convulsivo,
l’acquosa stitibonda idropisia,
la dolorosa colica, e la sempre
ne’ giri suoi vertigine incostante.
a stomaco indigesto, assai di pena:
se la notte dormir sonno soave
tu brami, usa frugale, e parca cena.
prima non hai lo stomaco purgato,
e libero dal cibo antecedente;
di ciò ti accorgerai dall’appetito,
che col suo salivar acqueo sottile
ti stimoli al desio di nutrimento.
e la carne salata, e la cervina,
e la caprina esaltan l’atrabile.
Ed agli infermi son di nocumento.
misto col più bel fior della farina
del miglior grano, sono un alimento
profittevol di molto alla natura.
il bianco pane di frumento eletto,
il pero fresco, latte appena uscito
dalle poppe di capra ben pasciuta,
e quello che del provido Pastore,
unì l’arte maestra, e in cerchio strinse,
recente, che di sal non anco è sparso,
e quella parte senza cui è inetto
al generar ogn’Animal, la carne
del giovane dimestico majale,
e il celabro sucoso, e la midolla,
il dolce amabil vino, e ogn’altro gusto
più grato cibo, e l’uova atte a sorbirsi,
e i fichi ben maturi, e l’uva fresca.
e dal sapore, e dalla limpidezza,
e dal colore, e sono i più perfetti,
che tu possa bramar, que’ che potenti
trovi, e belli, e fragranti, e freddi, e lievi,
sicchè lo spirto in lor si riconosca.
il ventre si ristringe, e si conturba
la voce chiusa tra le rauche fauci.
facoltà d’impinguare il nostro corpo.
efficaci saran l’aglio, la ruta,
la pera agreste, il rafano, le noci,
la di tanti composta ingredienti
teriaca d’Andromaco famosa.
lucido, non di nebbia oscuro intorno,
non di vapori impuro, e non infetto
da pestiferi effluvj, e da mal nati
aliti di materie adre, e fetenti.
ti nocquero talor le numerose
tazze lennee di preto vin ripiene,
ritorna nel mattino susseguente
a bere, e quel liquor fia medicina.
migliori in te genererà gli umori,
schiva di bere il negro, egli è ripieno
di terree particelle, onde più pigro
il corpo rende, e non ben atto al moto:
tu solo pregierai quello ch’è chiaro,
di molt’anni, sottile, e ben maturo,
temprato, e co i minuti suoi zampilli
spruzzante gli occhi, e sovra tutto poi
moderato nel beverlo tu dei.
ch’acido in sè non abbia, e sia ben chiara,
e fermentata bene, e di buon grano,
e purgata col tempo dalle feccie.
Con tal sobrietà tu la berrai,
che non ti sia lo stomaco gravato.
fa che i tuoi prandi sien parchi, e frugali,
e sappi ancor, che nella calda state,
nocivi sono i cibi immoderati,
ma più nocivi ti saran que’ frutti
co’ quali ti lusinga autunno adulto;
allora poi, che giunge il pigro verno,
siedi senza timore a lauta mensa.
e la salvia, e la ruta in esse infuse,
e se a questi aggiugnerai le rose,
a Venere porrai freno potente.
l’onda salsa berrà mista col vino,
fra le procelle ancor del nauseante
vomito impetuoso andrà sicuro.
della tua mensa ai tempi accomodate,
saran la salvia, il sale, e l’acetoso
vino, e il pepe mordace, l’aglio, e l’appio.
e ne conseguirai due beneficj,
le monderai, e in tergerti con quelle
gli occhi, la vista renderai più acuta.
qual’è dal forno di recente estratto,
e di troppo nè men sia vecchio, e duro,
ma fermentato, e a guisa d’una spugna,
ed occhiuto, e leggero, e sia ben cotto
con poco sal, di gran matyro eletto,
di tal sorta, e non d’altra è sano il pane,
di cui la crosta lasciar dei, che genera
malinconici umori, adusta collera.
la prima è un’opera di Ivan Slavinsky
la seconda di Rumen NikolovdimitrovI
Ciao Marina, un blog assai interessante il tuo..
RispondiEliminaHo assai gradito quanto hai scritto riguardo al post su mio padre, da Carla. Mi ha fatto molto piacere scoprire che hai provato certe emozioni.
Di tanto in tanto verrò a leggerti....sto poco al computer,ma tornerò.
Cari saluti e buona serata
grazie carissima...a presto!!!
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