METAFISICA, simboli...archetipi...miti
Avremo modo di parlare ancora di questo aspetto e di come sia parte integrante della vita dell’uomo.
Il titolo l’ho scelto in senso lato: mi riferisco con questo termine non solo alla spiritualità e alla religione, ma anche agli aspetti mitologici e simbolici. Miti collettivi e miti personali. Mondo del “paranormale” e così via.
Dato che vado via qualche giorno preferisco lasciarvi delle citazioni di autori importanti su cui riflettere. Molti di voi certo li conoscono... ma credo sia sempre un piacere e uno stimolo all’approfondimento.
Inoltre, lanciando questo argomento spero di sentire le vostre opinioni... così al mio ritorno avrò di che riflettere pure io ;-)
CITAZIONI DA JUNG
Dal bellissimo libro ci Carl Gustav Jung , pubblicato postumo per sua volontà, dal titolo “ Ricordi, sogni, riflessioni”. Si tratta di un diario della vita interiore.
(1) A proposito dell’ “aldilà” : “ Mentre colui che nega va incontro al nulla, colui che crede nell’archetipo segue i sentieri della vita e vive realmente fino alla morte. Entrambi , naturalmente, restano nell’incertezza; ma l’uno vive in contrasto con l’istinto, l’altro in accordo con esso, e la differenza è notevole ed è a favore del secondo.
(2) Il medico che non conosce per sua diretta esperienza l’effetto “ numinoso” degli archetipi, difficilmente saprà sfuggire ai loro effetti negativi, trovandoseli di fronte nella sua clientela; sarà indotto a sopravvalutarli o a sottovalutarli, avendone solo un concetto intellettuale, ma non un termine di paragone empirico. Da qui derivano, e non solo per il medico, quelle pericolose aberrazioni, la prima delle quali consiste nel tentativo di dominare tutto con l’intelletto. Ciò serve allo scopo inconfessato di sottrarre sia il medico che il paziente dall’effetto degli archetipi, e con ciò ad una esperienza reale, a beneficio di un artificioso mondo concettuale, apparentemente sicuro ma soltanto bidimensionale che vorrebbe nascondere la realtà della vita sotto cosiddetti concetti chiari. L’esperienza è privata della sua sostanza, e al suo posto vi sono dei puri nomi, che sostituiscono la realtà. Nessuno ha degli obblighi verso un concetto, e ciò lo rende gradito e fa sentire al sicuro dall’esperienza. Lo spirito non dimora nei concetti, ma nelle azioni e nei fatti. Con le sole parole non si ottiene nulla, eppure tale procedimento viene ripetuto all’infinito. Perciò, secondo la mia esperienza, i pazienti più difficili e più ingrati sono i cosiddetti intellettuali. Essi coltivano una psicologia a compartimenti stagni. Tutto può essere sistemato da un intelletto che non sia sottoposto al controllo del sentimento: ma si ha lo stesso una nevrosi.
(3) “Gli archetipi, che sono preesistenti alla coscienza e la condizionano, appaiono nella parte che essi in realtà rappresentano, cioè forme strutturali aprioristiche del fondamento istintivo della coscienza. Esse non rappresentano in alcun modo le cose come sono in sè, ma piuttosto le forme in cui le cose possono essere percepite e concepite. (...) Se chiamiamo Dio un archetipo, non diciamo nulla della sua vera natura, con questo riconosciamo soltanto che Dio ha già un posto in quella parte della nostra anima che è preesistente alla coscienza, e che quindi Egli non può essere considerato un’invenzione della coscienza. In tal modo non lo respingiamo nè lo eliminiamo, ma lo rendiamo più accessibile alla nostra esperienza: cosa non priva di importanza, perché facilmente si può credere inesistente una cosa della quale non si possa fare esperienza. (...)
Sebbene non sia consentito, da un punto di vista oggettivo, fare delle affermazioni a caso - e cioè senza una ragione sufficiente- tuttavia ve ne sono alcune che sembra debbano esser fatte senza ragioni obiettive.
In tal caso la motivazione è psicodinamica, che di solito si considera soggettiva e puramente personale.
Ma così si commette l’errore di non riuscire a distinguere se l’affermazione provenga soltanto da un soggetto singolo, e sia provocata da motivi esclusivamente personali, o se avvenga generalmente e derivi da un pattern dinamico presente nella collettività. In questo caso non dovrebbe essere classificata come soggettiva, ma psicologicamente oggettiva, dal momento che un imprecisato numero di individui sono indotti, da un impulso interno, a fare una dichiarazione identica, ovvero sentono che una certa concezione è una necessità vitale.
Dal momento che l’archetipo non è affatto una forma inattiva, ma è una forza reale carica di energia specifica, può ben essere considerato come causa efficiens di simili affermazioni, ed essere inteso come il loro soggetto: In altri termini non è l’individuo in quanto tale che fa quella affermazione, ma è l’archetipo che in essa si esprime. Se le affermazioni sono impedite, o non vengono prese in considerazione, ne derivano disturbi psichici. (...) Le affermazioni archetipiche si basano su presupposti istintivi e non hanno nulla a che fare con la ragione; non solo non sono fondate razionalmente, ma neanche possono essere confutate con argomenti razionali.
(...) Certamente l’io e la sua volontà hanno una parte di primo piano nella vita; ma ciò che l’io vuole è soggetto al massimo a interferenze, in modi dei quali di solito non è cosciente, dipendenti dalla autonomia e dalla numinosità dei processi archetipici. La considerazione pratica di questi processi è l’essenza della religione, almeno nei limiti in cui essa può essere soggetta a speculazione psicologica.
(4) Le resistenze, specie quando sono ostinate, meritano considerazione, perché spesso rappresentano avvertimenti che non devono essere trascurati. La medicina risanatrice può essere un veleno che non tutti sopportano, o una operazione che, se controindicata, può risultare fatale.
DA CAMPBELL
La mitologia ti aiuta a identificare i misteri delle energie che scorrono dentro di te. Là sta la tua eternità.
una delle cose straordinarie di queste antiche intuizioni che costellano le immagini mitiche è che permettono di capire le esperienze che si stanno vivendo.
la mitologia è un’organizzazione di immagini metaforiche dell’esperienza, dell’azione e delle realizzazioni dello spirito umano nel campo di una data cultura in un dato periodo.
MIE CONSIDERAZIONI SUI “MIRACOLI”
A proposito dei MIRACOLI di guarigione, questi avvengono in tutte le religioni. Ora le religioni organizzate non sono altro che sistemi gerarchici che pretendono di dire alla gente in che modo deve vivere la sua spiritualità.
Per religione con la erre maiuscola, io intendo tutt’altro: cioè esperienza del sacro, atteggiamento vòlto a cogliere il sacro, spiritualità.
I miracoli avvengono per tutti perché sono una caratteristica delle potenzialità umane (per ora non sufficientemente compresa... e, forse per sua natura, non riproducibile nemmeno nella stessa persona).
Anche ammettendo che si trattasse di opera divina, non sono opera di quel patriarca con barba che ci sbandiera il cattolicesimo, ma di una forza misteriosa che agisce su tutti... la miglior definizione di Dio la danno a mio parere i “nativi americani” nel chiamarlo “il grande mistero” e nel dire che la creazione non è mai finita e continua sempre.
STOP
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