domenica 17 marzo 2013
Quanto siamo acidelli
QUANTO SIAMO ACIDELLI
Il pH
è la misura del grado di acidità o alcalinità di una soluzione. Ovviamente i liquidi dell’organismo sono tutti soluzioni piuttosto complesse.
Il pH sanguigno viene mantenuto sempre costante.
Lo è di meno quello di altri sistemi corporei.
Sia il pH tissutale (che comprende i liquidi extracellulari e le cellule, nei quali è vicino a 7) che quello urinario e salivare, subiscono delle variazioni maggiori, secondo il tipo di alimentazione e secondo ritmi circadiani.
Il pH urinario è uno degli indicatori più affidabili per verificare la presenza o meno di un’iperacidosi tissutale.
Le cause più importanti di un’iperacidosi sono:
-- metabolica
--respiratoria (ipoventilazione)
--alimentare
--diarrea
--vomito
--uso di alcuni diuretici
--malattie come ad esempio diabete, morbo di Addison ed altre
La causa più comune di acidosi, in assenza di malattie, è l’acidosi derivante dall’alimentazione.
Sull’importanza del cibo come causa o cura dell’iper-acidosi, si sono soffermati diversi medici tra i quali la più famosa è la Dr. Kousmine.
Bisogna innanzitutto distinguere tra cibi acidi ed acidificanti.
Molti cibi e bevande che risultano acide al pH neutro, nell’organismo portano invece alla formazione di sali alcalini.
Questo si verifica quando nei cibi sono presenti degli acidi deboli, come quelli della frutta (citrico, malico, tartarico) che nella digestione vengono ossidati, formando dei carbonati di potassio, sodio e calcio. Un succo di arancia commerciale può avere un pH di 4,5, mentre una spremuta fresca può arrivare facilmente a 3,60. Tali valori sono considerati alcalinizzanti.
Va però detto che alcuni soggetti metabolizzano male questi acidi deboli, in particolare al mattino e nella stagione fredda. In Francia vengono definiti neuro-artritici e corrispondono grosso modo alla costituzione fluorica e fosforica. Tali soggetti, non riuscendo a metabolizzare correttamente gli acidi deboli della frutta vanno incontro ad un aggravamento dell’acidosi. Meglio quindi per loro assumere frutta acida al pomeriggio, riducendone l’uso nei mesi freddi. Per combattere l’iperacidosi si devono consumare quindi soprattutto alimenti alcalinizzanti.
Se volete fare una scelta di questi alimenti potete consultare la tabella riportata qui:
La maggior parte dei cibi ha una reazione acidificante, tanto che anche vegetariani e macrobiotici possono andare incontro ad iperacidosi. Per essere sicuri di avere una alimentazione non acidificante bisogna introdurre notevoli quantità di frutta e verdura più volte al giorno.
Un’iper-acidosi tissutale e urinaria può coinvolgere più o meno direttamente tutti gli apparati con:
MANIFESTAZIONI NERVOSE:
irritabilità, palpitazioni, ansia, cefalee ed emicrania, aggressività, ipercinesia, risvegli notturni frequenti.
MANIFESTAZIONI CUTANEE:
seborrea, iperidrosi, eczemi, micosi frequenti, mucose arrossate, unghie e capelli fragili.
MANIFESTAZIONI GASTRO-INTESTINALI:
pirosi, iperacidità, dispepsia, gastrite, litiasi biliare, sonnolenza postprandiale.
MANIFESTAZIONI OSTEO-ARTICOLARI:
artrosi, osteoporosi, dolori migranti, mialgie, crampi.
MANIFESTAZIONI ENDOCRINE E DISMETABOLICHE: ipertiroidismo, diabete, irregolarità mestruali, sterilità, candidosi, ipercolesterolemia, gotta, iperuricemia.
MANIFESTAZIONI VARIE:
deficit immunitari, facili infiammazioni oculari, genitali, ORL, carie, alitosi, parodontosi, varici, stipsi, freddolosità marcata.
L’iper-acidosi potrebbe ad esempio spiegare perché alcune terapie, anche se ben condotte, non portino ai risultati sperati o perché molte persone pur mangiando normalmente non riescono a perdere peso. La maggior parte delle reazioni enzimatiche necessita infatti di un pH ben preciso, tanto più questo è lontano dai giusti valori, tanto meno efficiente sarà il rendimento ottenibile.
CORREZIONE DEL PH
i meccanismi fisiologici funzionano perfettamente se esistono sufficienti basi per tamponare la formazione di scarti metabolici acidi; in caso di ridotta disponibilità di bicarbonati, l’organismo deve far ricorso a sali che normalmente hanno altre funzioni, in particolar modo ai fosfati ed al calcio presente nelle ossa. Da notare che il fosfato calcico, un componente fondamentale dello scheletro, si rende maggiormente solubile a pH acido. L’acidosi quindi facilita l’impiego d’emergenza di questi sali: il risultato, facilmente intuibile, è la demineralizzazione ossea.
Il mantenimento del corretto pH è di importanza primaria per l’organismo, che per questo scopo è disposto a sacrificare apparati o organi relativamente meno importanti, privandoli dei sali necessari per tamponare l’iperacidosi. Tanto più questa si cronicizza e diventa importante, tanto più si impoverisce il tessuto osseo dei suoi componenti essenziali. La migliore cura, o meglio prevenzione, delle patologie degenerative dello scheletro risiede dunque nel mantenere intatte le riserve alcaline dell’organismo. La misurazione ripetuta nel tempo del pH ci può dare tutte le informazioni necessarie per controllare lo stato di queste scorte. Aumentare l’assunzione di verdura e frutta è importante, ma lo è altrettanto la riduzione degli alimenti iperacidificanti, in primis le proteine animali, come ad esempio la carne. Solo riducendo gli alimenti acidificanti e aumentando quelli alcalinizzanti è possibile ridurre o arrestare i fenomeni di impoverimento tissutale. Sia per questioni psicologiche che fisiologiche -- un radicale cambiamento potrebbe rimuovere eccessive quantità di tossine in breve tempo, potendo portare ad un peggioramento temporaneo-- è consigliato un passaggio graduale a un’alimentazione alcalinizzante e quindi prevalentemente vegetariana. Particolare attenzione andrà posta nel valutare l’alimentazione nella sua globalità, per non incorrere in altre carenze o errori, come ad esempio l’impiego di verdure ricche di acido ossalico o l’eccessivo uso di frutta acida in soggetti fosfo-fluorici.
Altro sistema interessante, e dai risultati più rapidi, è l’impiego di centrifugati. Tale soluzione apporta notevoli vantaggi per i soggetti che non possono permettersi di sovraccaricare l’organismo con le fibre ( gonfiori, irritazioni del colon, flatulenza, intestino atonico). Il centrifugato va preparato e bevuto all’istante.
Il centrifugato di carota e mela ha mostrato di portare miglioramenti fin dal primo giorno di uso e dopo una settimana il pH è arrivato al range ottimale.
In caso di pH urinario=5
i tempi di ripresa necessari possono variare da molti mesi a un paio di anni.
Ulteriore scelta disponibile, la supplementazione tramite polveri (tipo Basenpulver) da sciogliere in acqua.
I risultati migliori si ottengono con i citrati e i bicarbonati.
Io consiglio un limone spremuto con l’aggiunta di pari quantità di acqua da bere al mattino 15 minuti prima di colazione, oppure un cucchiaio di aceto di mele in mezzo bicchier d’acqua sempre al mattino;
un noto prodotto economico e gustoso è la classica Citrosodina.
Si assume l’alcalinizzante una volta al giorno con una dose di circa 5-6 g (un cucchiaino da te in poca acqua tiepida).
il pH ritenuto ottimale da noi è tra 6,4 e 6,8 nell’urina del mattino
Nel corso della giornata può arrivare alla neutralità (7,28 max). Il vantaggio dell’impiego dei citrati rispetto ai centrifugati risiede nella semplicità e velocità, nel fatto che è assumibile anche da chi ha molte intolleranze alimentari (esempio la mela è una delle fonti più comuni di intolleranza tra i vari frutti).
Nelle iperacidosi croniche, con pH urinario mattutino attorno a 5, una supplementazione di citrati per diverso tempo (almeno 1 mese), consente una importante ricarica per i sistemi tampone dell’organismo, apportando numerosi benefici alla persona. Tra gli effetti più comunemente riscontrati:
--miglioramento di sfoghi cutanei ribelli alle cure
--diminuzione dell’aggressività o irritabilità
--miglior rendimento fisico
--miglioramento di alcuni parametri di laboratorio, come ad esempio l’acido urico
--sparizione di alcune cistalgie abatteriche sine causa.
Tale correzione è probabilmente il fattore più importante per controllare e prevenire le patologie degenerative dello scheletro.
Le controindicazioni assolute sono poche e cioè:
--insufficienza renale
--scompenso cardiaco grave.
Quelle relative sono :
--cistiti in corso
--assunzione di determinati farmaci (per esempio con una alcalinizzazione eccessiva si può ridurre la distribuzione di fenobarbital nel cervello)
-- alcune malattie metaboliche come ad esempio l’iperaldosteronismo.
NOTA 1
ringrazio il Dr Luca Pennisi per l’articolo su Farmacia News del 1995 che descrive particolarmente bene la regolazione del pH secondo i principi del metodo Kousmine.
NOTA 2
Ringrazio Mario Piana per l’opera Interno con natura morta.
Potete visitare il suo ricchissimo blog Watercolor ma non solo a questo link:
http://mariopiana.blogspot.it/
NOTA 3
Nella prima immagine ho “osato” manipolare la foto, trovata in rete, di un’opera del grande pittore HERBERT DAVIS RICHTE
... per mostrare due classici piatti acidificanti: carne e pancetta con cipolle :-)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Informazioni personali
- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com
Leggere questo interessante post mi ha fatto molto riflettere sulla complessità dei meccanismi che regolano l'organismo umano, in cui anche l'alimentazione ha grande importanza.
RispondiEliminagrazie cara e buona settimana!
RispondiElimina