giovedì 28 maggio 2015
Le emozioni depositate sui denti
Ecco una utilissima mappa dei denti abbinati ai fiori di Bach.
Quando abbiamo un disturbo ad un dente o alle sue strutture di supporto, posto che non voglio assolutamente tralasciare l'indagine sulle cause squisitamente fisiche, che consiglio di curare come accennato nell'apposito post (v. Indice) , possiamo aggiungere dei fiori di Bach sulla base del fatto che ad ogni dente corrisponde anche una fragilità somatica di una determinata zona del corpo e un disturbo emotivo. Queste corrispondenze sono state studiate e descritte da molti autori. Ho così pescato un interessante brano da un articolo della rivista La medicina biologica. Non ricordo il numero della rivista, ma chi volesse approfondire può consultare il sito della rivista.
La mappa denti-emozioni è la seguente:
--- incisivi-------> paura = mimulus, impatients, clematis per la paura del distacco
--- canini------>rabbia= agrimony, chicory, vervain per la sensazione di abbandono
--- premolari (“quarti” )------>se stesso= centaury, cerato, scleranthus per l’evoluzione della crescita
--- molari------>genitori= water violet, gentian, rock rose per la dipendenza dai genitori,se si tratta di bambini e ragazzi; per la dipendenza dal partner o dai figli se si tratta di adulti.
In particolare
mimulus= paura del mondo;
impatients= irritabilità;
clematis= sognatore;
chicory= soggetto possessivo;
agrimony= pensieri che tormentano;
vervain= rabbia per l’ingiustizia;
centaury= volontà debole;
cerato= soggetto che non ha fiducia;
scleranthus=indecisione;
water violet= orgoglio;
gentian=pessimismo;
rock rose= terrore, angoscia.
martedì 19 maggio 2015
PANNOLINI PER BAMBINI
Una condizione alla quale di solito non pensiamo affatto è quella del bambino che nei primissimi anni di vita porta il pannolino. Certo, tutti siamo pronti a immaginarci il bambino con il pannolino! Anzi probabilmente siamo incapaci di immaginarlo senza!!!
L’articolo che segue, dunque, mi ha sorpresa e mi affatto riflettere su aspetti che non avevo mai preso in considerazione. Tratto dalla rivista Informarsi n1 del 2012: autore Marco Benedetti.
NOTA
L'immagine è un'opera di Giovanni Ambrosioni che ringrazio!
Potete visitare le sue pagine su Flickr
mercoledì 13 maggio 2015
CLORURO DI MAGNESIO
Da molti anni alcune persone usano il Cloruro di magnesio per curare diversi tipi di dolore cronico a livello osteo-articolare. Io sono sempre stata una grande estimatrice di questo sale così efficace ed economico. Ecco dunque un articolo pubblicato su Andromeda n 15 nel lontano 1992 che riporto testualmente. Voglio tuttavia sottolineare che come per tutti i farmaci bisogna prima accertarsi che sia adatto al singolo individuo , tenendo conto di altri farmaci che assume, della sua funzionalità renale e altri parametri. Inoltre non va usato a tempo indeterminato, ma facendo le dovute pause.
“Fino ad oggi si è cercato di supplire alla carenza di Magnesio utilizzando soprattutto la dolomite, che, purtroppo, però, può contenere tracce di metalli tossici (piombo, mercurio e cadmio), il che la rende sconsigliabile. L’uso del cloruro di magnesio risulta invece consigliabile sia come integratore, che come vera e propria terapia in un ampio spettro di patologie. Esso ha inoltre iil vantaggio di essere economico e facilmente assimilabile; ha inoltre la capacità (unico tra i sali di magnesio) di essere efficace nella terapia delle malattie infettive, capacità dovuta al suo effetto stimolante sui globuli bianchi ed in generale su tutto il sistema immunitario. Questo effetto, detto citofilassi, venne scoperto nel 1915 dal prof Pierre Delbet, dell’accademia di medicina di Parigi, allorché, avendo iniziato ad utilizzare una soluzione di cloruro di magnesio alla concentrazione del 12,1 per 1000 per il lavaggio delle ferite, constatò che non solo questa non danneggiava i tessuti, ma facilitava addirittura la guarigione della ferita stessa, evitando inoltre pericolose complicazioni come le sovrainfezioni batteriche (assai frequenti a quei tempi) grazie appunto alla sua azione di stimolo sull’attività dei globuli bianchi. Tale azione non è limitata ai globuli bianchi, ma è generale ed aspecifica: agisce cioè a livello di tutte le cellule dell’organismo e non solo di quelle coinvolte nei meccanismi di difesa. Delbet iniziò quindi a utilizzare la soluzione anche per via orale e si accorse che questa procurava spesso ai pazienti una sensazione di benessere generale, di energia, una maggiore resistenza alla fatica e una maggiore stabilità emotiva. In seguito lo studioso poté confermare la positiva azione di questo sale nei confronti di numerose patologie:
—apparato digerente: coliti, colecistiti, angiocoliti
—sistema nervoso: tremore senile, morbo di parkinson, crampi muscolari
—pelle: acne giovanile, eczema, psoriasi, verruche, geloni, prurito.
Delbet dimostrò inoltre come il cloruro di magnesio migliorasse lo stato di unghie e capelli, aumentasse la resistenza alla tossicità degli anestetici, e come potesse migliorare diverse patologie legate allo stato allergico quali raffreddore da fieno, orticaria, pruriti di vario genere (anche emorroidi) e persino edema di Quincke.
Il cloruro di Mg sembrò avere anche un buon effetto anti-invecchiamento poiché si dimostrò in grado di migliorare (o addirittura di prevenire) diversi disturbi tipici dell’età senile (ipertrofia prostatica, impotenza, disturbi cerebrali e circolatori ecc).
Inoltre, applicato localmente sotto forma di pomata, riuscì a fare inscurire (anche se non completamente) capelli e peli di barba oramai sbiancati da anni, come pure riuscì a scolorire le macchie cutanee color ocra bruna, molto frequenti negli anziani.
Delbet concentrò poi le sue energie nello studio dei rapporti tra magnesio e cancro e, dopo molte esperienze cliniche e di laboratorio, concluse che il magnesio sotto forma di cloruro esercitava un effetto preventivo nei confronti del cancro. Tale effetto riusciva anche a impedire che lesioni già precancerose degenerassero in cancro vero e proprio.
Questa sua ipotesi fu confermata da studi geologici ed epidemiologici eseguiti da altri ricercatori che stabilirono l’esistenza di un rapporto inverso tra ricchezza del terreno (e quindi del cibo su di esso coltivato) in magnesio e casi di cancro in quella determinata zona; vale a dire più magnesio= meno cancro e viceversa. Lo stesso si poteva dire per il tenore di magnesio del sale marino utilizzato in diverse zone. Delbet dimostrò quindi che era possibile ridurre l’incidenza dei tumori con l’uso regolare del cloruro di magnesio e sostenne che questo sale poteva essere d’aiuto anche dal punto di vista terapeutico, dato che si era rivelato in grado di rallentare l’evoluzione dei tumori negli animali da laboratorio. Delbet vedeva nel depauperamento in magnesio del nostro cibo la causa principale dell’aumento dei casi di tumore e sosteneva che le cause di tale carenza nella nostra dieta fossero l’eccessivo abburattamento delle farine, l’abbandono dell’uso del sale marino integrale e, soprattutto, gli errori dell’agricoltura, in particolare l’uso di concimi che alterano profondamente e pericolosamente l’equilibrio minerale del terreno (e quindi dei vegetali che vi vengono coltivati). Nei suoi due libri Politique preventive du cancer (1944) e L’agricolture et la santè (1945), egli auspicava che venissero corretti al più presto questi errori, ma sapendo benissimo che purtroppo l’attesa sarebbe stata lunga, consigliava nel frattempo l’assunzione regolare del cloruro di magnesio per cercare di ridurre al minimo i rischi di cancro e di altre malattie degenerative.
Il cloruro di magnesio non è certo in grado, da solo, di guarire il cancro, ma può certamente dare il suo contributo se inserito in una corretta strategia terapeutica.
Il professor Delbet trovò un degno successore nel dottor Neveu, il quale ampliò ulteriormente il campo d’azione del cloruro di magnesio, aumentandone le dosi e sperimentandolo nelle due terribili malattie di quegli anni: la difterite e la poliomielite, ottenendo dei risultati straordinari: praticamente il 100% di guarigioni (se il trattamento veniva iniziato tempestivamente) e tempi rapidi di perfetta guarigione (soli 2-3 giorni) delle malattie che, inoltre, non lasciavano sequele.
Visti i risultati, Neveu cercò di diffondere questo metodo, ma si scontrò con un muro di ostruzionismo da parte della medicina ufficiale. Neppure il vecchio Delbet, che pure era membro dell’accademia di medicina, riuscì a rompere questo isolamento e a diffondere i risultati di Neveu. I più celebri medici ufficiali dell’epoca (primo tra tutti il prof Lepine, responsabile del reparto di virologia dell’istituto Pasteur) ignorarono volutamente i resoconti di Neveu, negarono l’efficacia del metodo e si rifiutarono di sperimentarlo in maniera corretta ed alla luce del sole. Perché tutto questo? semplicemente perché un trattamento efficace della poliomielite o della difterite avrebbe reso inutili le relative vaccinazioni, mentre l’interesse comune era di generalizzarle. Sottolineiamo come questa non sia una nostra illazione, ma la motivazione ufficiale con la quale l’accademia di medicina rifiutò la pubblicazione sul proprio bollettino delle comunicazioni, che Delbet, dopo lungo penare, era riuscito a fare sulla terapia di Neveu. Ma il dr Neveu non si diede per vinto e continuò a sperimentare il cloruro di magnesio nelle affezioni più diverse, ottenendo ottimi risultati nelle tonsilliti e nelle faringiti, nella raucedine, nel raffreddore comune, nell’influenza, nell’asma, nella bronchite, nella broncopolmonite, nell’enfisema polmonare, nelle malattie esantematiche, nelle intossicazioni alimentari e professionali, nella gastroenterite neurotossica dei lattanti, negli ascessi e nei foruncoli, nell’eczema, nell’erisipela, nel giradito, nelle punture settiche, nei morsi di vipera, nella febbre puerperale e nell’osteomielite.
Ma le indicazioni del cloruro di magnesio non finiscono qui.
Negli anni seguenti altri medici hanno verificato molte delle precedenti indicazioni, aggiungendone delle nuove quali le crisi di asma, gli stati di shock e il tetano (terapia per via endovenosa) l’herpes zoster, le congiuntiviti acute e croniche, le neuriti ottiche, molte forme allergiche, le malattie reumatiche, le astenie primaverili e da ultima la sindrome da stanchezza cronica”.
PROTOCOLLO DI USO
POSOLOGIA ATTUATA DA ME IN SEGUITO A UN ARTICOLO SU FARMACIA NATURALE:
30 grammi in un litro di acqua. Di questa soluzione bere una tazzina da caffè 3 volte al giorno immediatamente prima dei 3 pasti principali.
SECONDO QUESTO ARTICOLO apparso su Andromeda, invece, la dose da assumere (per i bambini fino a 10 anni io però lo escluderei) è: 3.125 mg (cioè 3 grammi e 125 mg) di cloruro di magnesio cristallizzato sciolto in circa 125 ml di acqua
utilizzo:
—adulti e bambini dai 5 anni in sù 125 ml
—bambini di 4 anni 100 ml
bambini di 3 anni 80 ml
bambini di 1 e 2 anni 60 ml
SOMMINISTRAZIONE
—nei casi acuti (malattie febbrili e acute in generale) una dose ogni 6 ore
le dosi verranno progressivamente spaziate: prima ogni 8 ore, poi ogni 12 man mano che i sintomi migliorano. dopo la guarigione è preferibile continuare il trattamento ogni 12 ore per qualche giorno, per evitare ricadute.
—nei casi cronici: ogni 12 ore per minimo 40-60 giorni.
—a scopo preventivo e come fonte supplementare di magnesio una dose al giorno
ELENCO ALFABETICO DELLE INDICAZIONI
—acne giovanile
—allergie in generale
—angiocoliti
— anti-invecchiamento poiché si dimostrò in grado di migliorare (o addirittura di prevenire) diversi disturbi tipici dell’età senile (ipertrofia prostatica, impotenza, disturbi cerebrali e circolatori ecc). Applicato localmente sotto forma di pomata, riuscì a fare inscurire (anche se non completamente) capelli e peli di barba oramai sbiancati da anni, come pure riuscì a scolorire le macchie cutanee color ocra bruna, molto frequenti negli anziani.
— ascessi
—asma
— astenie primaverili
—benessere generale
—bronchite
— broncopolmonite
— capelli
—colecistiti
—coliti
—congiuntiviti acute e croniche
—crampi muscolari
—eczema
—edema di Quincke
—effetto preventivo nei confronti del cancro; aiuto anche dal punto di vista terapeutico, dato che si era rivelato in grado di rallentare l’evoluzione dei tumori negli animali da laboratorio
— effetto stimolante sui globuli bianchi ed in generale su tutto il sistema immunitario
—emorroidi
— energia
—enfisema polmonare
—erisipela
— facilita la guarigione delle ferite, evitando inoltre pericolose complicazioni come le sovrainfezioni batteriche
—faringiti
— febbre puerperale
—foruncoli
—gastroenterite neurotossica dei lattanti
—geloni
—giradito
—herpes zoster
—influenza
—intossicazioni alimentari e professionali
—malattie esantematiche
—malattie infettive. In particolare per la difterite e la poliomielite, il Dr Neveu lo sperimentò ottenendo dei risultati straordinari: praticamente il 100% di guarigioni (se il trattamento veniva iniziato tempestivamente) e tempi rapidi di perfetta guarigione (soli 2-3 giorni) delle malattie che, inoltre, non lasciavano sequele.
—malattie reumatiche
—morbo di parkinson
—morsi di vipera
—neuriti ottiche
—orticaria
—osteomielite
—prurito
—psoriasi
—punture settiche
—raffreddore comune
—raffreddore da fieno
—raucedine
— resistenza alla fatica
—resistenza alla tossicità degli anestetici
—sindrome da stanchezza cronica.
—stabilità emotiva
— stati di shock
— tetano (terapia x via endovenosa)
—tonsilliti
—tremore senile
— unghie
—verruche
STOP
mercoledì 6 maggio 2015
Parole difficili della medicina FISTOLE
Definizione: Passaggio o comunicazione anomala generalmente tra due organi interni o che va da un organo interno alla superficie corporea esterna (Dorland)
Per quanto riguarda le fistole con sbocco all’interno del corpo, come appunto quelle ossee, oppure tra due organi o arterie e vene, è di rigore l’intervento medico.
Per quanto riguarda le fistole che sboccano all’esterno, anche lo stesso paziente ha modo di osservare l’andamento della cicatrizzazione. Come nel primo caso, occorre che il problema sia tenuto sotto controllo medico, ma si possono, con il consenso del medico stesso, aggiungere trattamenti da fare a casa propria.
Questo fenomeno si può verificare per cause diverse. In medicina olistica è interpretato non solo come un segno di patologia (come lo giudica la medicina ufficiale) ma anche come un segno che l’organismo ha creato un nuovo canale per eliminare qualcosa che non riesce a eliminare attraverso le vie emuntoriali fisiologiche.
Per portare alla guarigione una fistolizzazione, quindi, non basta “metterci un tappo” che sia chirurgico o farmacologico. Bisogna in un primo momento favorire l’eliminazione del materiale (pus, sangue, scorie) e parallelamente fornire all’organismo tutti i rimedi che possono aumentare le sue difese e fortificare il connettivo. Infine sarà importante favorire il naturale processo di chiusura e cicatrizzazione.
Torno a sottolineare che il problema comunque richiede un attento monitoraggio del medico. Secondo la nostra preferenza ovviamente un medico “olistico”.
Per quanto riguarda le fistole che sboccano alla superficie del corpo, è facile per il malato stesso controllarne l’evoluzione e in aggiunta e osservanza delle cure fornitegli dal medico, trattarle o farle trattare da un congiunto.
Le più diffuse sono quelle del cavo orale, quelle auricolari sul viso, vicino all’orecchio o dietro l’orecchio; quelle dermatologiche di certi foruncoli e quelle anali.
Riporto qui di seguito due ricette tratte dal libro di Piergiorgio Chiereghin Fitoterapia per il farmacista :
LAVAGGI E SEMICUPI
Equisetum arvense planta
Quercus robur cortex ana 100
fare decotto in 2 litri di acqua portata all’ebollizione e poi mantenuta per 10 minuti . Filtrare e usare appena tiepida
COMPRESSE LOCALI
Lavanda deterpenata OE 15 gocce
olio di mandorle dolci qb a 100 ml.
Ed ecco i rimedi omeopatici più frequentemente indicati ed efficaci:
—Berberis vulgaris e silicea per tutte le fistole in generale, associati ad altri rimedi specifici per il soggetto.
—per le fistole anali= acidum nitricum , alumina, calcarea phosphorica, peonia officinalis, thuya
—fistola anale nei malati di tbc= silicea
—medorrhinum ad una diluizione scelta dall’omeopata a seconda della fase della cura.
venerdì 1 maggio 2015
MENINGITE
Le meningi sono delle pellicole che rivestono il cervello e il midollo spinale.
La più esterna si chiama “dura madre” ed è formata da due foglietti: uno che aderisce alle ossa del cranio e uno più interno che avvolge il cervello e il midollo spinale. Al di sotto di questo strato interno c’è la “Aracnoide” e ancora al di sotto la “pia madre” che riveste il cervello e il midollo spinale fino ai solchi più piccoli. Nell’ambito di queste tre pellicole si svolgono tutti gli scambi tra sangue e liquido cefalo-rachidiano (detto Liquor): il liquido dove è immerso tutto il sistema nervoso centrale.
La meningite è una infiammazione delle meningi.
Oltre ai casi gravi, che sono quelli comunemente definiti come meningiti (sostenuti da diversi germi), esiste tutta una gradualità di forme meno gravi e perciò misconosciute, trattate come influenza o altra patologia. Si tratta di forme sub-cliniche e infiammazioni localizzate ad aree o distretti del tessuto meningeo.
Tralascio qui le meningiti vere e proprie da causa infettiva il cui trattamento è di pertinenza medica.
Nelle meningiti subcliniche o meningismi si può avere una reazione di irrigidimento della muscolatura posteriore del corpo che interessa in particolar modo il collo. Persino alcuni generici ed aspecifici mal di schiena, o problemi cervicali con contrazione irritativa della muscolatura, possono essere ricondotte talvolta a forme di meningismo.
Disturbi visivi, fotofobia, nausea, difficoltà di concentrazione, scarsa memoria. Un senso generale di malessere.
L’infiammazione genera la formazione di alterazioni del tessuto, portando alla formazione di cicatrici o degenerazioni sclerotiche. Tale processo, vista la capacità del sistema meningeo di “diluire” il problema su superfici più ampie, può portare a retroazioni o tensioni che si esercitano sulle strutture interne al sistema craniosacrale: la rigidità e la ridotta mobilità accentuata dall’intima relazione con le strutture ossee, può indurre trazioni o compressioni su nervi con alterazioni della trasmissione delle informazioni; può comprimere vasi, riducendo l’afflusso sanguigno o rallentando il deflusso, o i vasi linfatici influendo sullo stesso flusso del liquor. Il fatto che la dura madre è attaccata saldamente alla base del cranio e alla seconda e terza vertebra cervicale, favorisce il manifestarsi di situazioni compressive o irritative che spiegano la rigidità nucale. La trazione o le tensioni locali provocano un interessamento delle radici dei primi nervi cranici che, a loro volta, inducono dolore e contrazione muscolare “antalgica” della muscolatura suboccipitale e limitazioni articolari a livello della giunzione atlanto-occipitale.
Questo, vista la contiguità con i fori di uscita di alcuni nervi cranici e importanti vasi, provocherà conseguenze sistemiche quali: spasmo del trapezio superiore e del muscolo sternocleidomastoideo (quel grosso muscolo bilaterale che ci permette di girare e flettere il collo) con conseguente contrazione del collo e compressione della sutura occipito-mastoidea (per la compressione dell’XI paio di nervi cranici). Interessamento del nervo vago con conseguenti nausea, mal di testa, secchezza delle fauci, malesseri viscerali, manifestazioni cardiache. Interessamento del ganglio cervicale superiore dell’ortosimpatico, posto in quest’area e responsabile dell’innervazione ortosimpatica del cranio, potrebbe generare disturbi alla circolazione arteriosa delle meningi, o fotofobia, o disturbi dell’accomodazione. Se le radici dei primi nervi spinali sono interessate il diaframma respiratorio può subire conseguenze funzionali, favorendo un senso di fame d’aria, difficoltà respiratorie e disturbi vari. La compressione anche modica della vena giugulare favorirà un rallentamento del deflusso venoso dalla testa, generando un aumento della pressione endocranica, un rallentato flusso del liquor e fenomeni congestizi con mal di testa da ristagno venoso, giramenti di testa, difficoltà di concentrazione, senso di stordimento; la compressione sull’arteria vertebrale incrementerà questi sintomi, riducendo l’afflusso arterioso del cervello. Poiché qualunque radice nervosa (lungo la spina dorsale) può essere interessata, si potranno avere sintomi in ogni parte del corpo. La riduzione di mobilità dell’intero sistema membranoso può influenzare il corretto funzionamento del SNC generando alterazioni sensoriali, distorsioni della percezione, senso di tensione generalizzata, iperreflessia. Nei casi più gravi, i fenomeni sclerotici delle meningi possono gravemente interessare il flusso ematico o la libera circolazione del liquor, riducendone la capacità nutritiva e protettiva. La ridotta circolazione del liquor non permetterebbe il drenaggio delle sostanze tossiche, essendo il liquor (tra le altre sue funzioni) un equivalente del sistema linfatico corporeo. Nel tempo i sintomi anziché scomparire tendono a peggiorare perché si instaura un circolo vizioso: i sintomi scatenati dalla meningite continuano a generare tensioni che mantengono lo stato irritativo. L’atteggiamento difensivo che il corpo instaura comporta la formazione di (1) contrazioni antalgiche o spasmi muscolari che conducono ad un peggioramento dei problemi locali, riducendo la circolazione di sangue e linfa. (2) La formazione di cisti energetiche , cioè aree che vengono parzialmente o totalmente escluse dall’integrità funzionale corporea, creando una spirale negativa che porta ad un peggioramento dei sintomi.
Tutti questi problemi possono essere curati e risolti con il trattamento cranio-sacrale
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Informazioni personali

- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com