sabato 20 settembre 2014
PARACELSO
PARACELSO
Questa settimana voglio aprire una parentesi sul mondo antico e magico della medicina e della farmacia, quando il medico era egli stesso lo speziale e lo spagiro.
La vita di questo eminente studioso è molto interessante soprattutto perché fu lui ad aprire la strada a diverse discipline olistiche ancora oggi in vigore.
( Per i lettori più frettolosi: Se trovate troppo lungo questo post, potete saltare direttamente alla seconda parte intitolata “Vediamo ora i termini da lui usati e/o coniati per descrivere le sue teorie” )
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‟Paracelso nasce il 10 novembre 1493 a Einsiedeln, nei dintorni di Zurigo.
Il suo nome per esteso è Filippo Teofrasto Von Hohenheim (che vuol dire dall’alta dimora). Egli stesso poi latinizzò, secondo l’uso dell’epoca, il suo cognome in Paracelsus. Ancora ragazzo si trasferì con il padre a Villach, in Carinzia (e più tardi nello Swatz) dove visitò le miniere e dove seguì gli insegnamenti del vescovo alchimista Erhart Baumgarten, che influenzò profondamente la sua ricerca orientandola sull’impiego terapeutico dei metalli.
“il corpo è come una miniera che produce il combustibile (zolfo) il quale a sua volta conduce al mutevole (mercurio) e questo al solido (sale)”.
Frequentò tutte le università dell’epoca attive in Europa e fu sempre critico, impulsivo e ribelle. Fautore dell’esperienza pratica appresa nelle taverne e sulla strada dagli zingari, i maniscalchi, le vecchie guaritrici. A Colonia ancora adolescente (1509-11) conobbe le opere dell’alchimista Basilio Valentino. A Würzburg, dopo aver abbandonato gli studi presso la facoltà di Basilea, si occupò di Cabala e di magia sotto la guida del famoso abate Tritemio. Giunto in Italia studiò a Padova, dove lesse Pietro D’Abano e a Bologna, con Berengario di Carpi, il portavoce dell’uso del mercurio nella cura della sifilide. Qui venne a contatto con l’Acerba di Cecco D’Ascoli e con gli insegnamenti di Michele Savonarola circa le correlazioni tra organi ed astri. In seguito passò a Ferrara dove si laureò, affiancando il maestro Lonicero negli attacchi a Plinio e ad Avicenna e si avvicinò al neoplatonismo che culminerà poco più tardi nel pensiero di Marsilio Ficino. Salerno invece non gli piacque, come del resto Parigi e Montpellier, Granada e Lisbona, da dove si imbarcò per l’Inghilterra, resa più attraente al suo gusto per le miniere di Cornovaglia e Cumberlandia. Tra mille altre cose Paracelso fu chirurgo militare sia sotto l’esercito olandese che svedese e veneziano, cosa che gli permise di viaggiare anche verso oriente, fino a Rodi e Costantinopoli, mettendo in pratica le sue teorie innovative circa la disinfezione e la cura delle ferite, che cospargeva di uova di rana (contengono Iodio) e, contrariamente all’uso del tempo, preferiva non fasciare. Passato e futuro, cultura medievale e spirito moderno si incontrano in questo individuo grassoccio e piccolino, quasi sempre trasandato, mago, veggente, naturalista, guaritore, alchimista, astrologo e predicatore. Praticò i diversi aspetti dell’arte magica e talismanica; mise a punto un sistema terapeutico che se da un lato precorre l’omeopatia, dall’altro, con l’utilizzo della Mumia ricorda gli arcaici rituali di guarigione sciamanica, avvezzi a trasferire la malattia su animali o piante. Questo non gli impedì di precorrere i tempi anticipando il magnetismo di Mesmer e l’interpretazione dei sogni di Freud, l’azione antibiotica di muschi e muffe e i dosaggi omeopatici di Hahnemann perché “il veleno può essere un rimedio e il rimedio un veleno: tutto dipende dalla quantità”. Ai contemporanei non piaceva la sua aggressività, la sua presunzione, il ribellismo, la durezza del linguaggio troppo disinibito. Divenuto docente alla facoltà di Basilea grazie alla raccomandazione dell’editore Frobenius, che aveva salvato da un’amputazione, tenne un atteggiamento rivoluzionario, scandalizzando i colleghi con le lezioni tenute in tedesco invece che in latino e le frequenti bisbocce nelle taverne insieme agli studenti. Fu nemico del sapere accademico al punto che affermando “le fibbie delle mie scarpe sono più dotte di Galeno e di Avicenna” gettò le opere di questi due nei falò di S. Giovanni che gli studenti accendevano ogni anno davanti all’università di Basilea, così alla fine si giocò il posto. Teneva in grande considerazione gli insegnamenti avuti dalle guaritrici seguaci della dea nordica della salute Volupsa, depositaria di una sapienza millenaria.
Secondo la medicina del suo tempo gli squilibri degli umori venivano curati con umori opposti. Ad esempio il freddo con il caldo, il secco con l’umido etc. non c’era un criterio unitario ma in maggioranza era così. Paracelso, come i primi Spagiri, seguiva il criterio delle Signature e cioè metteva la malattia in risonanza col suo simile nel macrocosmo: il pianeta, il segno zodiacale, il simbolo, le proprietà caratteristiche del rimedio. Come idea filosofica prepara la strada all’omeopatia. Inoltre, al contrario delle correnti filosofico-religiose dell’epoca, che separavano spirito e materia, egli le considerava tutt’uno. le tre forze primordiali erano : Zolfo-maschile, Mercurio-femminile e
Sale-neutro. Si narra che Paracelso tenesse sempre con sé uno spadone spuntato (chiamato Azoth) nella cui elsa teneva nascosto del laudano. Secondo Paracelso il vero medico deve essere anche alchimista, astrologo, filosofo, deve conoscere i ritmi del cielo e le segnature dei pianeti, le corrispondenze cosmiche e l’arte della trasmutazione. Il paziente per guarire deve credere nell’armonia del cosmo, fidarsi del medico e, soprattutto, deve desiderare davvero di vivere, perché questa è la medicina più potente. Quando tutto questo non basta, Paracelso fabbrica talismani e sigilli per catturare e potenziare la forza delle stelle e poi convogliarla sull’uomo, nei suoi speciali gamehau ( pietre incise), il tutto secondo i binari dell’analogia. La filosofia orientale riecheggia spesso nelle parole di Paracelso. Forse per l’influsso degli zingari provenienti dall’india o di contatti con molti stranieri quando lavorava nella repubblica di Venezia, egli sfodera concetti vicini al Prana degli indù e alla Chi dei cinesi. Da Basilea fu esiliato e proseguì per l’Alsazia, per il Wüttemberg e poi per San Gallo dove rimase 3 anni a predicare, invasato di furore religioso. Nel 1534 è di nuovo in Italia, a Vipiteno dove studia gli effetti del mal di montagna, dove lascia dietro di sé leggende di miniere, nani, anguille magiche che, mangiate, permettono di comprendere il linguaggio degli animali e delle piante. Dalla Valtellina, che definisce “terra di salute”, passa poi in Engadina a Saint Moritz, dove diede l’avvio alla moderna Idrologia, mettendo in evidenza le proprietà delle acque sorgive. Di nuovo a Villach dove il padre muore e poi a Lubiana, Monaco, Graz, Vienna, fino al maggio del 1541, che coincide col suo arrivo a Salisburgo. Qui apre laboratorio e trova un po’ di tranquillità. Ma dura poco. Muore il 24 settembre del 1541 forse di avvelenamento, forse di tumore.
Vediamo ora i termini da lui usati e/o coniati per descrivere le sue teorie
YLIASTER è materia+costellazione; il potere segreto della natura da cui tutte le cose si sviluppano e si moltiplicano.
KAGASTER è costellazione cattiva; aspetto dissolutivo; opposto e complementare a Yliaster.
ARCHEO è la forza vitale attribuibile al Prana e al Chi. Si connette con le influenze magnetiche e magiche che colpiscono, prima del fisico, il piano immateriale dell’uomo.
EVESTRUM è il termine con cui Paracelso definisce il corpo astrale, in diretta corrispondenza con le stelle. E’ su di esso, prima che sul corpo materiale, che gli astri esercitano i loro influssi, tuttavia controllabili per mezzo della ragione. Durante il sonno è in grado di staccarsi e allontanarsi oltre che di comunicare con altre persone vive o defunte. La sua connessione col fisico si spezza nell’istante della morte.
MUMIA è il veicolo dell’energia vitale. Grazie a questo principio di simpatia che continua temporaneamente a collegarli agendo su una piccola parte di esso, si può influire sul corpo intero, sempre a partire dal piano astrale per finire sul fisico. Così mettendo a contatto un rimedio (metallo, pietra, piante, di natura astrologicamente corrispondente all’organo malato) con il corpo del paziente e lasciandovelo fino a che non se ne sia impregnato, avviene un duplice scambio: la malattia estratta dal corpo si trasferisce sul rimedio che agisce come una spugna, mentre la forza vitale di questo, attratta dal corpo che ne avverte la mancanza, interviene a ripristinare l’equilibrio energetico perduto.
HOMUNCULUS
è la leggendaria creatura alchemica nata dallo sperma e dal sangue dell’uomo, ovvero dalla sua energia vitale e ottenuta ponendo i suddetti elementi nel ventre di un cavallo e mantenendoveli a temperatura costante per un determinato lasso di tempo
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Ed ecco lo schema che riassume alcune principali signature di Paracelso, da me adattato allo schema dell’Albero della vita di cui Paracelso era certamente un sostenitore. I numeri corrispondono a quelli dell’albero della vita.
“Ovviamente lo schema delle Signature comprende una serie INFINITA di piante, metalli, animali, simboli, stati emotivi etc etc. Riconoscere questa similitudine è una questione di intuito ed esperienza. Paracelso enumera 5 sfere di esistenza, gli “enti” e 5 tipi di malattia che ricordano le minuziose classificazioni dei medici tibetani. Secondo questi, infatti, vi sono sia malattie prodotte da cattiva alimentazione e cattive abitudini, sia malattie ereditarie, cioè connesse all’esaurimento dell’energia ancestrale. A queste Paracelso aggiunge le malattie prodotte dall’influenza degli astri, quelle innescate dalla mente e dalle emozioni (psicosomatiche) e quelle volute da Dio per permetterci di scontare un errore commesso in questa o altre vite. ”
Infine, dato che ho voluto spaziare in un terreno magico, voglio aggiungere una nota di numerologia: Paracelso aveva numero di espressione 5 ( personalità che tra le altre caratteristiche ha quella di attuare continui cambiamenti e impulso costante —come filo conduttore— a fare numerosi viaggi e trasferimenti di residenza) e numero del destino 11
( in sintesi un destino che non conosce mezze misure: grande fama o grande disonore).
NOTA
Ho riportato lo stralcio di un articolo di
Laura Tuan pubblicato niente-di-meno-che su Astra novembre 1993!!!
Laura Tuan è un’autrice che apprezzo moltissimo e della quale conservo diversi articoli di quegli anni.
NOTA 2 : l'invito espresso nel post precedente è sempre valido fino al 2 ottobre... vi aspetto a braccia aperte :-)
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Informazioni personali
- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com
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