sabato 3 agosto 2013
OBESITA’ INFANTILE
Come evitare l’instaurarsi dell’obesità infantile praticando alcune semplici regole fin dalla gravidanza e dal periodo neonatale
Le cellule di grasso (adipociti) del nostro corpo sono un numero ben preciso che si stabilisce nella primissima infanzia. Nei soggetti che sono stati obesi fin da piccoli c’è un numero notevolmente maggiore di adipociti rispetto a coloro che da piccoli erano di peso normale. Poi, queste cellule hanno la possibilità di riempirsi di grasso (e questa è una protezione diffusa nel mondo animale per accumulare una “riserva” in caso di carestia o stagioni particolarmente fredde). Ecco perché è più facile dimagrire per coloro che sono ingrassati in età adulta piuttosto che per coloro che sono sempre stati grassi. Tuttavia, raggiungere il peso normale è un obiettivo prioritario per la salute e che occorra uno sforzo maggiore o minore, usando molte strategie combinate o riducendo solo la quantità di cibo, quest’obiettivo può sempre essere raggiunto.
La formazione dei centri ipotalamici responsabili della regolazione della fame inizia nel feto nel 1°-2° trimestre di gravidanza. Nel 3° trimestre il numero degli adipociti aumenta. L’evoluzione embrionale è quindi significativamente influenzata dalla situazione nutrizionale ed endocrino-metabolica della madre entrambi associati alla comparsa di obesità nel bambino.
La correzione degli errori alimentari materni durante la gravidanza è il primo passo necessario per prevenire l’obesità infantile.
Nella donna normopeso in gravidanza un aumento di 9-11 Kg rispetto al peso iniziale è fisiologico e giusto. Viceversa, l’incremento di peso oltre questo valore e l’ipernutrizione nel 3° trimestre di gravidanza sono adipogenetici.
E’ opportuno programmare una dieta ipocalorica bilanciata durante l’intera gravidanza delle donne obese e prescrivere una dieta normocalorica nel 3° trimestre di gestazione delle donne normopeso.
Ulteriori fattori di rischio in gravidanza sono i tossici assunti con gli alimenti. L’ ipotesi di molti studiosi è che il feto subisca effetti disregolativi da carico tossico alimentare e da carenze qualitative presenti nella dieta materna (cibo manipolato industrialmente).
Ulteriori fattori materni di rischio sono rappresentati dai disturbi flogistici cronici intestinali, in particolare da disbiosi putrefattiva, stipsi e intolleranze alimentari.
Riassumendo i fattori di rischio causati dalla madre sono: (a) aumento di oltre 11 Kg di peso in gravidanza;
a obesità materna già prima della gravidanza
b diabete tipo II;
c nutrizione ipercalorica dal 3° trimestre della gravidanza in poi.
Ecco le misure che deve prendere la donna in gravidanza per prevenire l’obesità del figlio:
-- abolizione di cibi industriali;
-- uso di cibi biologici;
-- aumento della quota di frutta (2 volte al dì) e verdura
( 4 volte al dì);
-- abolizione di farine raffinate;
-- aumento del consumo di legumi;
-- abolizione di zucchero e uso del miele;
-- abolizione del sale raffinato e uso del sale marino integrale.
Allattamento Ovviamente ogni latte di mammifero è specifico per il cucciolo della stessa specie. Il colostro contiene proteine, minerali, vitamina A, E, B12, enzimi antimicrobici, linfociti, leucociti, lattoferrina, anticorpi che svolgono azione protettiva sull’intestino; il colostro favorisce l’eliminazione del meconio (cioè le prime feci del neonato); il colostro dura per 5-7 giorni dopo il parto.
Il latte materno è ricco in acqua e ridotto in grassi e proteine. Contiene 1/3 di colesterolo in più rispetto al latte vaccino e 6-7 volte in più rispetto alle formule commerciali. Sembra che l’elevato contenuto in colesterolo sia necessario per lo sviluppo del neonato. L’assenza di colesterolo riduce la capacità del bambino di sintetizzare ormoni steroidei e acidi biliari. Inoltre il colesterolo è indispensabile per sviluppare gli enzimi che ne controlleranno i livelli più tardi.
Quindi il neonato ha sufficiente alimentazione nel latte materno. Il neonato deve essere attaccato al seno dopo mezz’ora dalla nascita.
Non alternare l’allattamento al seno con quello artificiale: se il bambino si sazia poi non chiede di succhiare.
Nella seconda infanzia le esigenze sono diverse. Dopo lo svezzamento nessun mammifero continua a bere latte, neppure quello della propria specie. Il latte vaccino contiene una quantità eccessiva di proteine, utilizzate solo al 50% dal neonato, costretto a eliminare l’eccesso attraverso la funzione renale ancora immatura. Contiene in prevalenza caseina piuttosto che lattoglobuline. La caseina, in presenza di succhi gastrici può formare, nello stomaco, grossi coaguli (latte cagliato) che inducono sazietà per circa 4 ore dopo la poppata. I lipidi sono in maggioranza grassi saturi. La diminuita efficienza metabolica del latte vaccino deriva dalla carenza del pool vitaminico essenziale che è pari al 50-80% in meno rispetto al fabbisogno. Il maggior apporto calorico, l’eccesso di proteine e grassi saturi, le difficoltà digestive indotte dallo stress immunitario da intolleranza squilibrano l’asse neuroimmunoendocrino di regolazione dell’adipogenesi normalmente presente fino a 2 anni di vita.
Il latte vaccino contiene troppo calcio rispetto al fabbisogno umano, quindi, tra l’altro, può causare chiusura prematura delle fontanelle; contiene troppo sodio. L’eccesso di Ca e Na può sovraffaticare reni e cuore.
L’uso del biberon provoca una riduzione del dispendio energetico neonatale rappresentando un ulteriore fattore di rischio adipogenetico.
L’intolleranza al latte vaccino può essere una causa comune di stitichezza cronica nei bambini; i test immunologici hanno rivelato una ipersensibilità nella maggior parte dei bambini. Si consiglia di eliminare sempre il latte vaccino nei bambini con stipsi cronica.
Latte adattato. Sebbene l’alimentazione dei neonati con latte arricchito con ferro (Fe) serva a prevenirne la carenza, l’assunzione di dosi elevate di ferro può influire negativamente con l’assorbimento di rame (Cu) e zinco (Zn). E’ ragionevole diminuire la concentrazione di Fe nel latte artificiale per neonati, fino alla stessa concentrazione di Fe presente nel latte materno, che è molto bassa o assente. Per capire se il fabbisogno di latte è soddisfatto basta pesare ogni settimana il bimbo sapendo che la sua crescita settimanale deve aggirarsi intorno ai 150-200g.
Il fabbisogno giornaliero del neonato nei primi 4 mesi è: peso del bimbo per 165 ml.
Per quanto riguarda il latte di soia è stato osservato che i fitoestrogeni in esso presenti potrebbero essere nocivi per il neonato.
Latte materno. La maggior presenza di lattosio, facilmente digeribile, migliora l’utilizzazione proteica e l’assorbimento del calcio. Il ridotto contenuto in lipidi modula, invece, la durata della poppata. Mentre il latte vaccino è caratterizzato da una composizione fissa di nutrienti, la composizione del latte materno cambia in progressione con la crescita del neonato, adattandosi alle sue esigenze.
E’ ovvio che solo con l’allattamento a richiesta e non ad orari fissi il bambino può autoregolarsi, imparando a modulare il meccanismo fame-sazietà.
L’allattamento a richiesta e lo sforzo della suzione sono protettivi nei confronti dell’insorgenza dell’obesità infantile.
Colostro e latte materno hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo del sistema immunitario intestinale (GALT). Durante lo svezzamento la mucosa intestinale del neonato, mantenutasi integra grazie a queste preziose componenti, consente la graduale introduzione di antigeni alimentari diversi senza indurre manifestazioni precoci di intolleranza.
Per quanto riguarda la mamma che allatta ricordiamo che ci sono alimenti che rendono il latte sgradevole: aglio, asparagi, carciofi ecc; con un’alimentazione errata si possono anche causare disturbi al bambino.
Alimenti che favoriscono la produzione di latte sono: carote, ortiche, topinambours, verdure a foglia verde, verdure selvatiche, avena, alfa-alfa ecc.
In caso di mancanza di latte accompagnata da debolezza si può ricorrere alla zuppa di carpa o di salmone; altro aiuto si ha dalle tisane di finocchio, anice, latte di mandorle e latte di avena, e una piccola quantità di birra.
Se ci sono difficoltà ad allattare 48h dopo il parto (cioè il tempo massimo da aspettare se non esce niente, neanche colostro) si può ricorrere all’agopuntura (o altri metodi che agiscono sempre su certi punti, come ad esempio la moxa) Ren Mai 17 = fossetta al centro del petto, S18= al centro del 5° spazio intercostale, C1= al centro dell’ascella sulla parte mediale dell’arteria ascellare, IT1= lato ulnare del mignolo, 1/2 pollice posteriormente all’angolo dell’unghia (inferiormente e lateralmente).
Un eccesso di muco nel bambino può derivare da un eccesso di consumo di olio, farina, frutta, dolci, miele da parte della mamma; ancora peggiori sono i latticini; irritazioni cutanee e arrossamenti derivano dall’uso di zuccheri. Foruncoli e crosta lattea da un eccesso di grassi e proteine.
STOP
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Informazioni personali
- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com
ecco un altro argomento utile a tanti....un bacione Mar e lieta vacanza. ciaooo
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