domenica 29 gennaio 2012
FEBBRE
FEBBRE
Esiste una gran varietà di opinioni su quale sia la temperatura normale.
Si possono considerare normali in maniera orientativa
36,1-37,1°C misurati su ascella o inguine.
37-37,5 in bocca;
37,1-37,6 a livello rettale.
Livelli di poco superiori non denotano comunque anormalità.
In pratica si può parlare di febbre solo quando:
-- la temperatura ascellare o inguinale raggiunge o supera i 37,5°C
-- la temperatura orale raggiunge o supera i 37,8°C
-- la temperatura rettale i 38°C.
Il modo in cui ogni soggetto vive i sintomi della febbre è poi abbastanza variabile. Oltre che dai vari fattori psico-emotivi, ciò dipende anche dal rapporto che ha quel valore di temperatura rispetto alla nostra temperatura basale.
La temperatura basale è appunto quella che ha un soggetto in condizioni di salute normale, a riposo e a digiuno.
Questa varia nel range di circa 1,5°C, non solo tra una persona e l’altra, ma anche, se si tratta della donna, in rapporto al tempo. Infatti, nella donna in età fertile la temperatura basale varia secondo la fase del ciclo in cui si trova (durante l’ovulazione è più alta).
Per esempio se io ho una temperatura basale di 36°C, con una temperatura di 37,5°C mi sembrerà di avere la febbre; mentre se ho una temperatura basale di 37°C, quando il termometro segna 37,5°C non noto alcun segno di disagio!
UTILITA’ DELLA FEBBRE
meccanismo= i globuli bianchi e altre cellule producono una proteina particolare (il pirogeno: che è interleuchina1); questa agisce sul centro termoregolatore spostandone il termostato su un valore più elevato. Da qui partono gli ordini al SNC per far produrre al corpo più calore. Un transitorio aumento della temperatura può essere determinato anche da eccitazione, giochi movimentati e aumenti in generale dell’attività fisica.
E’ bene quindi misurare la temperatura quando il soggetto è tranquillo ed evitare misurazioni se è appena rientrato da un ambiente a temperatura più bassa.
La febbre è uno dei più efficaci meccanismi di difesa che l’organismo mette in atto contro le infezioni.
Essa agisce sia direttamente, sia attivando altre importanti difese. Per i virus un aumento della temperatura da 37°C a 38°C può provocare una diminuzione della loro moltiplicazione di oltre il 90% , e per la maggior parte di questi virus un ulteriore aumento può comportare l’arresto completo della moltiplicazione. Anche i virus più attivi sono bloccati da temperature superiori ai 39°C che persistono sufficientemente a lungo. L’abbassamento artificiale della temperatura fa addirittura aumentare la mortalità nell’animale da esperimento. Nei bambini infettati dalla poliomielite, la frequenza e la gravità delle paralisi sono risultate molto più elevate nei soggetti trattati con farmaci contro la febbre. E’ verosimile che lo stesso accada anche per i virus come quelli del morbillo, della rosolia, della parotite ecc, che in condizioni sperimentali vengono drasticamente bloccati da aumenti della temperatura.
Durante il raffreddore la congestione fa cessare la respirazione nasale, di conseguenza la temperatura del naso sale e da questo momento la quantità di virus diminuisce bruscamente e la guarigione è accelerata.
Altro fondamentale meccanismo di difesa è il fenomeno dell’infiammazione.
La febbre facilita la guarigione anche nella maggior parte delle infezioni da batteri, perché riduce i livelli di Ferro nel sangue, essenziali per la crescita di gran parte dei microrganismi, e perché esalta l’efficienza di tutti i componenti del sistema immunitario, dall’attivazione dei globuli bianchi alla produzione di anticorpi.
L’entità del rialzo febbrile dipende sia dalla forza dell’aggressione infettiva sia dalla capacità di reazione dell’organismo. Se i meccanismi difensivi sono forti e vitali, l’organismo debellerà la malattia più veocemente, anche se, probabilmente la febbre raggiungerà punte piuttosto alte.
PER STRONCARE SUL NASCERE UN PRINCIPIO DI RAFFREDDORE O INFLUENZA
Dopo tutto questo discorso la conclusione è che se non ci sono temperature “allarmanti” cioè dai 40° in poi, in linea di massima non dovremmo cercare di abbassare la febbre.
Tuttavia per coloro che non vogliono essere così disciplinati perché non sopportano i sintomi della febbre anche a 38°, ecco che vi presento una pianta, spesso sottovalutata o mal-giudicata, che rappresenta una risorsa preziosa:
BORRAGINE
nell’Europa Centrale è stata chiamata pianta del buonumore perché combatte l’angoscia e la depressione.
lo aveva già affermato la Scuola Salernitana (800 dC) :
“ La borragine può dire,
e ciò non sia bugia,
io ti conforto il cuore
e genero allegria”
le sommità fiorite della Borragine sono un eccellente sudorifero da usare quando, tornati a casa dopo l’esposizione al freddo e all’umido, si teme un attacco di raffreddore o influenza. Subito un infuso caldo di borragine e poi a letto.
l’infuso si fa con un cucchiaio di fiori per tazza d’acqua, infondere per 10 minuti e, dopo aver filtrato aggiungere un cucchiaino di miele.
Altre piante utili sono AGLIO e FINOCCHIO
Meccanismi termoregolatori.
La temperatura corporea è data dall’equilibrio tra produzione e dispersione del calore.
In condizioni di riposo, gran parte del calore corporeo è prodotto dal fegato e dal cuore; l’incremento nella produzione di calore che deriva da un’attività fisica è invece dovuto alla muscolatura scheletrica.
La dispersione del calore si verifica attraverso varie superfici corporee, in particolare la pelle, che disperde circa il 90% del calore, e il polmone.
In condizioni basali, circa il 70% del carico termico si disperde per irradiazione e circa il 30% per evaporazione della traspirazione. Se la temperatura ambientale o la produzione di calore aumentano, la termodispersione risulta assicurata principalmente dall’evaporazione.
Il centro della termoregolazione è situato nel nucleo preottico dell’ipotalamo anteriore.
In risposta ad un aumento della temperatura del sangue che lo perfonde (temperatura centrale), l’ipotalamo stimola il SNV a produrre vasodilatazione cutanea e sudorazione. In risposta ad una diminuzione della temperatura centrale o della temperatura cutanea, l’ipotalamo determina una ritenzione di calore mediante una vasocostrizione cutanea. Se lo stress da freddo aumenta, l’ipotalamo determina un aumento della produzione di calore mediante un’attività muscolare che si manifesta sotto forma di brividi; il brivido è mediato da vie nervose somatiche, ma è automatico e involontario.
La temperatura corporea varia abitualmente nel corso della giornata, passando da 36°C circa delle prime ore del mattino a 37,5 circa del pomeriggio avanzato.
I meccanismi omeostatici mantengono la temperatura all’interno di questa gamma di valori, nonostante le ampie variazioni della temperatura ambientale.
Tuttavia la temperatura corporea può aumentare fino a valori superiori al normale secondo due procedimenti molto diversi: quando il livello di regolazione termica dell’ipotalamo è aumentato, si ha febbre. Le endotossine ed altri prodotti d’origine microbica ed immunitaria stimolano i fagociti mononucleati a produrre e a liberare IL1 (che un tempo era chiamata pirogeno endogeno). L’IL1 è trasportata dal focolaio d’infiammazione all’ipotalamo, dove induce una sintesi di prostaglandine (PG), innalzando il livello di regolazione termica. L’ipotalamo attiva quindi il SNV determinando un blocco della traspirazione ed una diminuzione del flusso ematico nella cute e stimola il sistema nervoso somatico producendo un aumento del tono muscolare. Il risultato finale è rappresentato da un’aumentata produzione di calore, da una diminuita termodispersione e dalla febbre.
Quando il livello di regolazione termica dell’ipotalamo resta normale, ma i meccanismi termoregolatori risultano insufficienti, si ha ipertermia.
Quindi, mentre secondo la visione olistica sarebbe bene non abbassare una febbre fino a 39,5, ma solo per valori superiori a questo, tranne nel caso in cui il soggetto può avere convulsioni o già soffre di epilessia, secondo la visione allopatica è opportuno cercare di abbassarla già dai 38° in poi, in quanto il soggetto manifesta sofferenza.
Ovviamente è opportuno consultare il medico quando la febbre è decisamente alta!
IPERPIRESSIA E IPERTERMIA
Nella febbre dovuta ad infezioni o ad altre condizioni infiammatorie, l’iperpiressia è causata da un aumento del livello di regolazione ipotalamica, per ridure il quale dovrebbe essere fatto uso di antipiretici. Se si ricorre solo a metodi fisici di raffreddamento senza impiegare antipiretici, i meccanismi dell’omeostasi termica continuano a cercare di produrre un innalzamento della temperatura corporea, con conseguente comparsa di brividi e di un’intensa vasocostrizione cutanea. Al contrario, nei pazienti nei quali l’iperpiressia è dovuta ad un’insufficienza dei meccanismi termoregolatori, il livello di regolazione ipotalamica della temperatura resta normale. Questi pazienti richiedono pertanto l’adozione di mezzi fisici di raffreddamento più che la somministrazione di antipiretici: spugnature con acqua, materasso ipotermico o, in caso di urgenza, impacchi freddi o ghiacciati. Questi provvedimenti vanno fatti solo se l’iperpiressia è tale da risultare pericolosa. Inoltre bisogna fare attenzione a evitare un’esagerata ipotermia.
Se l’aumento della produzione di calore o la riduzione della termodispersione hanno il sopravvento sui meccanismi omeostatici, si ha infatti un aumento della temperatura corporea, nonostante il livello di regolazione termica dell’ipotalamo si mantenga normale. Questa distinzione tra febbre e ipertermia non è solo accademica; la febbre può essere infatti trattata con aspirina, paracetamolo o altri farmaci capaci di determinare una diminuzione del livello di regolazione termica dell’ipotalamo, mentre l’ipertermia deve essere trattata mediante provvedimenti che promuovano la termodispersione.
Iperpiressia
Un’iperpiressia può essere indotta tanto da febbre quanto da ipertermia. Le infezioni che producono una febbre di 41°C o più sono generalmente gravi.
Nell’indagine effettuata sugli adulti con iperpiressia (= febbre da 41 in sù), le cause infettive sono risultate rappresentate da batteriemie, pielonefriti, polmoniti, malaria, TBC miliare, encefalite, mediastinite. L’80% di queste infezioni è risultato sostenuto da batteri gram-negativi. Nella casistica pediatrica le cause infettive sono risultate da meningiti batteriche, polmoniti ed otiti medie.
Aumentata produzione di calore. Durante uno sforzo, l’attività metabolica della muscolatura scheletrica può aumentare di 20 volte; se il calore prodotto è superiore alle possibilità di termodispersione, la temperatura corporea aumenta. In certi casi, e specialmente in presenza di disidratazione, un’ipertermia da calore può portare ad un crollo delle energie fisiche o anche ad un colpo di calore.
Ridotta dispersione di calore
Il colpo di calore è espressione di una insufficienza acuta della termoregolazione. Anche se questo problema si verifica invariabilmente in presenza di temperatura ed umidità ambientale elevate, il difetto che ne è all’origine sembra essere rappresentato da una compromissione della termodispersione. I colpi di calore si osservano per lo più in soggetti anziani e/o debilitati. La prima alterazione rilevabile è l’arresto della sudorazione. Anche se la temperatura corporea aumenta notevolmente, la pelle resta tiepida ed asciutta.
Tolleranza termica
Un’iperpiressia è giustamente considerata come una condizione d’urgenza medica, ma le sue conseguenze dipendono, più che dai valori della temperatura, dalla causa dell’ipertermia e dalle condizioni generali del paziente.
Gli aumenti della temperatura corporea sono più dannosi negli individui molto giovani o molto vecchi.
Nei bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni vi è il rischio di comparsa di convulsioni da febbre. Pur essendo generalmente benigne, queste convulsioni sono allarmanti ed impongono sempre l’esecuzione degli esami necessari per escludere la presenza di una condizione neuropatologica primitiva, come una meningite. Negli individui adulti non si verificano convulsioni febbrili, ma, con le alte temperature, sono comuni alterazioni del sensorio; i soggetti adulti con iperpiressia possono presentare stupore o delirio. Nei soggetti anziani ed in quelli con cardiovasculopatie o pneumopatie, l’ipertermia può scatenare ipotensione, aritmia, ischemia o insufficienza cardiaca congestizia; il consumo di O2 aumenta del 12% per ogni grado di aumento della temperatura corporea, ed un apparato cardiovascolare compromesso può non essere in grado di sopperire a questo aumento del fabbisogno di O2.
Con queste eccezioni, l’iperpiressia in genere può risultare ben tollerabile.
NOTA INTERESSANTE
Nel lontano 1986 sono state effettuate indagini sulla piretoterapia, quale aggiunta sperimentale alla chemioterapia antiblastica. In un’indagine effettuata su 14 pazienti, un’ipertermia dell’ordine dei 41,5°C è stata mantenuta fino ad un massimo di 4h. In utti i pazienti è stata osservata tachicardia ed aumento della portata cardiaca, ma in nessuno sono state osservate manifestazioni di grave ipotensione o di ischemia, mentre sono stati rilevati in numerosi casi leucocitosi, alcalosi respiratoria, diminuzione delle concentrazioni seriche di Mg e di fosfati e aumento degli enzimi epatici e muscolari nel sangue. La maggioranza dei pazienti ha accusato sensazioni di disagio, ma le sole manifestazioni tossiche importanti, osservate in questi soggetti già gravemente debilitati, sono state alcune note di neuropatia periferica, che si sono verificate nel 30% dei casi.
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Informazioni personali
- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com
Un post che ho letto con grande interesse, considerando anche che d'inverno siamo tutti più esposti ai virus influenzali. Ho imparato, grazie a te, diverse cose che non sapevo, anche sulle varie fluttazioni della temperatura corporea. In genere quando ho la febbre, cerco di non ostacolare subito il lavoro prezioso del mio organismo...ma quando il termometro arriva verso i 38° allora cedo all'aspirina. Bisogna dire che sono di quelle che già a 37° si sentono "malate". Ciao Marina, buona domenica!
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