IL SISTEMA IMMUNITARIO CEREBRALE
sabato 10 settembre 2011
Sistema immunitario cerebrale
IL SISTEMA IMMUNITARIO CEREBRALE
Questo è un brano puramente descrittivo.
Ma allora a che serve?
Perché mi faccio sempre le domande che può farsi il visitatore occasionale di questo spazio?
Si vede che sono fatta così;-)
Come ormai i miei lettori abituali sanno, i brani descrittivi ci servono a meditare sul nostro organismo e a trarne una fantasia.
Quest’ultima, a sua volta, serve in molti modi da “interprete” tra la nostra mente e le cellule che compongono il nostro corpo in modo da contribuire ad ottenere un maggior grado di “unità” tra due parti che culturalmente abbiamo (di proposito o meno) tenuto divise.
Raramente nel tessuto nervoso si trovano globuli bianchi. Essi, pur avendo un’azione difensiva contro le infezioni e il cancro, secernono anche sostanze in grado di uccidere i neuroni, che non sono sostituibili.
L’organismo minimizza il danno impedendo la fuoriuscita delle cellule immunitarie dai vasi sanguigni e il loro ingresso nel sistema nervoso centrale (SNC).
In genere i globuli bianchi riescono a entrare nel tessuto nervoso solo in caso di lesione dei suddetti vasi, avvenuta in seguito a traumi o malattie.
CELLULE DI QUESTO SISTEMA
Astrociti
Gli astrociti esercitano un’azione protettiva sui neuroni, fagocitando ( in pratica mangiando) le molecole neurotrasmettitrici in eccesso e impedendo così una stimolazione troppo intensa. Gli astrociti sono le cellule più voluminose.
Su queste cellule apro una parentesi o uno spunto di dibattito con un breve articolo trovato in rete
http://www.galileonet.it/articles/4e3a75ca72b7ab49cc000126
(la fonte è : Neuropsychopharmacology doi:10.1038/npp.2011.154):
“Gli studiosi hanno prelevato post-mortem dieci campioni di cellule della materia bianca (dette astrociti fibrosi) e grigia (dette astrociti protoplasmici) cerebrale provenienti da soggetti affetti da depressione e li hanno confrontati con campioni provenienti da soggetti sani. I risultati hanno mostrato che, mentre non erano presenti differenze significative tra soggetti sani e malati nella materia grigia, gli astrociti fibrosi della materia bianca erano ipertrofici, occupavano un volume maggiore, si estendevano di più e avevano maggiori ramificazioni rispetto agli astrociti protoplasmici.
Secondo i ricercatori queste modificazioni rappresenterebbero una prova a favore della teoria neuroinfiammatoria della depressione, secondo la quale gli astrociti fibrosi ipertrofici riflettono uno stato di infiammazione locale della materia bianca. Inoltre, queste alterazioni potrebbero influenzare la comunicazione tra le diverse aree cerebrali coinvolte nella depressione”.
Secondo me il fatto che gli astrociti siano così iperattivi è un dato che ci deve far riflettere. Dal mio punto di vista è come se il sistema immunitario cerebrale stesse cercando di difendere i neuroni che sono sottoposti al continuo martellante stress dei pensieri ripetitivi-negativi tipico della depressione.
Quindi io...
(un io piccolo come una pulce, sia chiaro, dato che non sono neurologa...
e tuttavia sono pur sempre un essere umano dotato di facoltà critica)
... interpreto questa diversità degli astrociti come risultato dell’evidente sforzo difensivo e giammai come la causa che ha scatenato il disturbo.
Del resto ragionamenti analoghi sono stati fatti sia per la depressione che per altri disturbi psico-affettivi e addirittura mentali come la schizofrenia, chiamando in causa determinate sostanze chimiche trovate carenti o in eccesso, nell’organismo del paziente.
Al contrario ciò non toglie che possa trattarsi di sostanze prodotte in conseguenza del disturbo e non come causa.
Oligodendrociti
Gli oligodendrociti producono la guaina mielinica.
Microglia
(Questa volta non ho resistito: non potevo trattenermi dall’inserire queste stupende immagini! Resto comunque disponibile a toglierle nel caso gli autori lo richiedessero)
La microglia forma nel SNC una estesa rete con funzione difensiva.
Le cellule microgliali svolgono il loro compito senza danneggiare i neuroni, ma talora possono perdere il loro carattere benefico. Sembra che la microglia contribuisca a determinare o esacerbare molte patologie come l’Alzheimer, la sclerosi multipla e altre malattie degenerative.
Durante lo sviluppo embrionale le cellule della microglia compaiono come corpi amorfi, i quali in seguito si differenziano in forme ampiamente ramificate che occupano ogni zona del cervello ed entrano in contatto con i neuroni e gli astrociti. Le cellule della microglia reagiscono in maniera molto vistosa quando il cervello subisce una lesione: per esempio in risposta ad una ferita da taglio, le cellule microgliali ritraggono le delicate ramificazioni e sembrano riassumere la conformazione immatura arrotondata. Le cellule microgliali in questo stato assomigliano ai macrofagi (che sono un tipo di anticorpi del sistema immunitario dell’organismo escluso quello in oggetto).
E’ stato dimostrato negli anni ‘80 che, in effetti, esse si comportano come i macrofagi, cioè presentano l’antigene (quando trovano delle cellule infettive o comunque estranee). Le cellule della microglia, inoltre, migrano verso i neuroni morti, proliferano e li eliminano. In breve, esse sono i macrofagi specifici del sistema nervoso (SN).
Si tratta di elementi molto mobili.
E’ stato anche chiarito il ruolo della microglia nel SN integro. La microglia ha un ruolo essenziale per il corretto sviluppo dell’embrione. Secerne fattori di crescita importanti per la formazione del sistema nervoso centrale (SNC).
Il feto che cresce genera un numero di neuroni e di cellule gliali di gran lunga eccedenti le sue reali necessità. Con il tempo le cellule non utilizzate muoiono e vengono eliminate dalla microglia.
Allorché la formazione del SN è completata, cessa la necessità di degradare grandi quantità di cellule e la microglia si differenzia, assumendo la conformazione a riposo, ampiamente ramificata, la quale consente a queste cellule di mantenere uno stretto controllo sulle condizioni delle vicine. Non si sa ancora molto sulle altre funzioni della microglia a riposo, ma prove indirette fanno pensare che esse liberino bassi livelli di fattori di crescita, i quali in questo stadio favorirebbero la sopravvivenza dei neuroni maturi e della glia.
Pare che la conformazione delle cellule microgliali appena attivate dipenda dalla struttura della zona in cui si trovano. Se questa è principalmente occupata da assoni, le cellule tendono a diventare lunghe e sottili, in modo da potersi inserire tra un filamento e l’altro; se invece c’è spazio sufficiente, le cellule assumono un aspetto cespuglioso.
Le cellule microgliali attivate non svolgono automaticamente un’azione fagocitaria: possono ritornare allo stato di riposo se la lesione che hanno scoperto è di breve entità o reversibile. Se, invece, la lesione è grave e provoca la morte dei neuroni, le cellule microgliali funzionano come macrofagi.
Il destino ultimo dei fagociti non è chiaro, ma ricerche compiute su cellule microgliali fanno pensare che talvolta essi danneggiano i neuroni che dovrebbero invece proteggere.
E’ stato osservato (Rita Levi Montalcini) che quando vengono messe in presenza di particolari componenti batterici in vitro, le cellule microgliali attivate generano, analogamente ai macrofagi, specie ossigenate reattive quali l’anione superossido, il radicale ossidrile e il perossido di idrogeno. Queste, com’è noto, possono danneggiare le membrane, le proteine e il DNA nei neuroni e in altre cellule. Inoltre, come i macrofagi, producono enzimi che digeriscono le proteine (e possono quindi perforare le membrane cellulari) e almeno due citochine.
Le citochine contribuiscono spesso a reclutare altre componenti del sistema immunitario verso la sede di una lesione. L’infiammazione può avere un ruolo importante nell’eliminazione di infezioni e di tumori incipienti, ma può anche avere gravi effetti collaterali e danneggiare cellule non infettate. Le citochine possono anche arrecare un danno diretto ai neuroni, e il fattore di necrosi tumorale può uccidere gli oligodendrociti.
In condizioni normali il SNC tiene la microglia sotto controllo, costringendola a produrre un livello minimo di secrezioni anche in caso di lesione o malattia. Tuttavia, in alcuni casi questo controllo potrebbe essere ridotto o per un difetto nelle cellule microgliali stesse o perché qualche altro processo patologico vanifica i normali controlli.
Per sistema immunitario centrale (SIC ) si intende il sistema immunitario localizzato nel SNC e costituito da cellule immunocompetenti specifiche interagenti tra di loro e con le cellule del sistema immunitario periferico (SIP).
Siffatte interazioni intercellulari si realizzano sia mediante contatto diretto, sia tramite produzione di citochine che si legano a recettori superficiali localizzati sulla membrana cellulare ed a livello della matrice extracellulare.
NOTA: il fotocollage di Giovanni Ambrosioni (che sempre ringrazio) si intitola “Galleggiare nei rimpianti”... a me piace molto.
Come al solito vi propongo i miei artisti preferiti!
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Informazioni personali
- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com
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