giovedì 23 aprile 2015
PRANOTERAPIA
Riporto un articolo datato ma sempre validissimo di Giovanni Iannuzzo su NATOM maggio 1990:
L’evoluzione nei secoli del senso del mistero e di quello del sacro nella pratica pranoterapica
“La terapia per imposizione delle mani a volte può essere efficace. Non certo per l’esistenza di misteriosi fluidi o di arcani poteri, ma per il fatto che si stabilisce un contatto terapeutico, fondato su un sistema omogeneo di credenze, che potenzia le aspettative del paziente e può quindi rendere autenticamente terapeutico un gesto antico forse quanto la stessa arte medica.
(…) menzionata nella bibbia, l’imposizione delle mani è una delle pratiche più antiche di quel complesso di ritualità e credenze che costituisce la storia della medicina in qualunque parte del mondo. L’esploratore spagnolo Cabeza de Vaca, ad esempio, si stupiva di avere rinvenuto presso oscure e sconosciute popolazioni indigene americane una pratica che consisteva, assai semplicemente, nell’imporre le mani sul corpo del malato, anche toccandolo, e nel soffiare su di esso. In questo modo, con suo sommo stupore, essi pretendevano di guarire gli infermi. La cura per imposizione delle mani è quindi profondamente radicata nel tessuto culturale di vari tipi di società, secondo un ordine decisamente atemporale. Da Asclepio a Cabeza de Vaca, passa molto tempo e spazio, eppure la stessa identica pratica era nota a popoli e culture che sicuramente non avevano avuto alcun contatto tra loro. Eppure questo tipo di terapia è una delle poche che ha resistito nel corso del tempo. Oggi si chiama in maniera diversa, pranoterapia è il termine più in uso, e vorrebbe ammantarsi di un alone di scientificità fatto di misteriose quanto indimostrabili energie, detectors per le stesse, e chi più ne ha più ne metta, ma in realtà, nella sostanza, questo tipo di terapia non ha nulla di diverso da quella rappresentata nel bassorilievo del museo del Pireo ad Atene (raffigura Asclepio, nume tutelare della medicina, che stende le mani sul corpo di un malato)
IL GESTO COME RITUALE
Proprio per queste sue caratteristiche conviene esaminare un po’ più attentamente questa pratica medica. Una caratteristica sostanziale di essa è che l’azione terapeutica non è ottenuta per mezzo delle mani. Il tocco del paziente non è uno strumento di terapia in sé: non appartengono quindi, perlomeno direttamente, a questa prassi tutte le strategie basate sul massaggio, il tocco più o meno profondo, la manipolazione. Queste sono strategie per così dire naturalistiche, mentre nell’imposizione delle mani non vi è nulla di naturalistico. La mano del guaritore non è in se stessa uno strumento di terapia in virtù cioè, di quello che fa: è solo un mezzo mediante il quale il vero agente terapeutico può espletare la propria azione. E’ la stessa differenza che passa tra la siringa e la terapia parenterale: la siringa in sé non è la terapia, ma solo lo strumento attraverso il quale il mezzo terapeutico espleta la propria azione. Bisogna comunque considerare che questa correlazione puramente meccanicistica tra uno strumento tecnico e una azione specifica da esso mediata è decisamente occidentale. In questa prospettiva il gesto è puramente funzionale a un obiettivo razionale, per cui il medico occidentale considera la siringa solo un particolare mezzo tecnico per immettere nell’organismo malato una sostanza della quale, in genere, sa quali saranno gli effetti su specifici organi e funzioni. Ne consegue che il gesto dell’iniettare ha un senso puramente strumentale, e il potere terapeutico si sposta dall’operatore al farmaco. In altri termini, è del tutto irrilevante chi faccia l’iniezione e come la faccia. La cosa che importa è la natura del farmaco e la dinamica della sua azione. Questo è il modo di procedere razionale, frutto della filosofia scientifica occidentale moderna. Nelle medicine tradizionali invece, compresa la medicina occidentale pre-moderna, i termini di questa equazione sono spesso invertiti. Il gesto è di per se stesso un momento terapeutico ritualizzato. Anche oggi, in alcune culture tradizionali, per esempio, l’utilizzazione della siringa è mediata da una specifica ritualità e non da presupposti razionali. Questo tipo di atteggiamento, noto agli studiosi di etnomedicina, ha assunto una rilevanza sanitaria pubblica in tempi recenti. Da quando la pandemia AIDS ha polarizzato l’attenzione del mondo scientifico occidentale, si è infatti rilevato che uno dei probabili motivi della diffusione della malattia in alcune zone africane sembra essere dovuta proprio a questo uso della siringa che travalica ampiamente la sua funzione strettamente medica, nel nostro senso del termine. Gli uomini della medicina di alcuni gruppi di cultura tradizionale, utilizzano la siringa ritualmente, senza nessuna asepsi, contribuendo sembra a una involontaria diffusione in certe zone della malattia. D’altra parte non è la prima volta che strumenti della medicina occidentale vengono utilizzati da gruppi di diversa acculturazione, con obiettivi e metodi totalmente diversi. Un discorso simile si adatta perfettamente alla terapia per imposizione delle mani. In essa ciò che è importante è il gesto, in quanto esso veicola principi profondi che si originano da una visione della realtà che rende possibile un modello di guarigione che attribuisca a esso valore terapeutico.
UNA TERAPIA SACRA
Il modello tradizionale che sottende la plausibilità dell’imposizione delle mani come mezzo di terapia, è quello sacro. Il terapeuta, cioè, è depositario di un potere del quale egli non è in alcun modo artefice, né per apprendimento, né per virtù naturali, e che possiede solo in quanto prescelto da un’entità superiore di natura divina o comunque appartenente alla sera della sacralità. E’ così che per esempio si comprende perché la guarigione per imposizione delle mani fosse prerogativa dei re. L’attributo della regalità è infatti intimamente connesso, nella storia, a quello della sacralità della funzione che discende da Dio o comunque dalle divinità. Così l’imperatore Adriano aveva il potere di guarire gli idropici col tocco delle dita, Pirro, re dell’Epiro guariva la milza semplicemente toccando l’ipocondrio sinistro del malato con l’alluce destro, e la scrofola era chiamata in Francia, male del re perché i re francesi e d’Inghilterra avevano il potere di guarirla. Né si tratta di tradizioni necessariamente antiche, se si pensa che, sino al 1828, Carlo X di Francia trattò 121 malati semplicemente toccandoli (e poi lavandoli, in chiesa, dopo digiuni e preghiere). Se si pensa che nel 1828 si avvertivano in europa e proprio in Francia(!) le prime avvisaglie del positivismo (Compte avrebbe pubblicato il suo Corso di filosofia positiva solo nel 1830, si comprende bene come mai certe pratiche tradizionali posseggano una forza del tutto indifferente al progresso scientifico occidentale moderno.
LA SIMBIOSI GUARITORE PAZIENTE
Se la sacralità è una caratteristica fondamentale della terapia per imposizione delle mani (discenda essa da Dio, dal Mana, o dagli spiriti degli antenati), un’altra sua specificità è quella di essere assolutamente olistica. L’attribuzione di olistico è in genere, specifica delle medicine tradizionali, in contrapposizione all’atomismo della medicina occidentale moderna. Le medicine tradizionali, infatti, indipendentemente dalla loro efficacia scientifica, vedono il malato, la malattia e la guarigione come un tutt’uno, pienamente inserito in un tessuto culturale che è specifico del medico, quanto del malato. La medicina scientifica tende invece a distinguere non solo tra medico e malato, evitando qualunque coinvolgimento emotivo e/o culturale (di cui anzi enfatizza la mancanza), ma anche separando all’interno del processo di malattia e di guarigione le entità che sembrano distinguerlo (così si ha una malattia di un organo o di un apparato, non tanto di una persona). Nel caso della terapia per imposizione delle mani l’attribuzione di olistico è assolutamente necessaria per la sua comprensione. Infatti, per rendere tale terapia culturalmente efficace, è necessario stabilire uno specifico quadro di riferimento. Anzitutto il medico e il malato devono credere nella stessa origine del potere che viene emanato dal guaritore: esso deve essere sacro, e sul concetto di sacralità occorre una notevole concordanza, perché è solo così che il malato, o il gruppo, possono per così dire autorizzare l’uomo della medicina a fungere da delegato di un superiore potere. La concordanza che necessita è di gran lunga maggiore di quella necessaria ad altri tipi di terapia, per esempio di natura magica o di natura empirica. Nel caso della magia, infatti, è sempre possibile ipotizzare che il sortilegio sia più forte dei poteri di quello stregone, o che lo stregone non sia abile; nel caso della terapia empirica naturale (erbe, massaggi o prescrizione di qualche tipo) esiste un margine di errore che è noto sia al medico che al paziente. Nella terapia sacra questo non può essere accettato. Essa deriva da un potere del quale il guaritore è solo il tramite. Essa quindi non può essere discussa, non può fallire e se fallisce il motivo è ancora una volta sacro, legato al rituale, non al potere. In questo senso esiste la necessità imprescindibile di una concordanza culturale assoluta. Per fare un esempio, è come se un repubblicano accanito, si rivolgesse al re per guarire la scrofola. Se il nostro soggetto è repubblicano, è evidente che non conferisce al re alcuna sacralità. E se manca tale sacralità, il potere reale diventa una superstizione. Nella terapia per imposizione delle mani si assiste allo stesso tipo di fenomeno. La natura della pratica non viene messa in discussione, né, tantomeno, viene spiegata, come tutto ciò che attiene al sacro. E’ un dato di fatto culturale che non necessita di ulteriori spiegazioni. In questo si assiste a una insospettata correlazione con quanto avviene, oggi, nel mondo industrializzato.
L’ADATTAMENTO CULTURALE
è infatti probabilmente per i motivi che abbiamo più sopra visto, che la terapia per imposizione delle mani mantiene certe sue caratteristiche anche ai nostri giorni, costituendo forse la più diffusa sacca di medicine tradizionali nel mondo moderno, industrializzato. In questo senso, comunque, bisogna riconoscere che nella pratica di tale terapia si sono verificati enormi mutamenti al punto che tra le modalità in uso nelle culture tradizionali, e quelle in uso oggi in occidente esistono differenze abissali. diciamo pure che la pratica della pranoterapia moderna, resta connessa alle modalità originarie solo dallo stesso tipo di gestualità e dal presupposto che il guaritore è solo tramite di qualcosa. Le differenze sostanziali riguardano proprio il concetto di sacralità, la concordanza culturale tra guaritore e paziente, il consenso comunitario fondato sulla stessa trama culturale. Poiché una medicina tradizionale è sempre specifica di una cultura, della quale accoglie il sistema di valori e le conoscenze di base, la terapia per imposizione delle mani così come viene praticata nel moderno occidente industrializzato ha dovuto adattarsi al paradigma culturale ivi imperante. Per cui si parla di pranoterapia, di energie, fluidi, macchine per la loro rilevazione, studi in doppio cieco e risultati clinici.
E’ difficile dire se questo abbia un senso scientifico o meno. Quello che qui importa precisare è invece che questo tipo di approccio terapeutico, aderendo così strettamente al sistema di valori della cultura nella quale opera, ha perso gran parte delle sue caratteristiche originarie, e del proprio tessuto concettuale. E’ insomma una forma riveduta e corretta di un processo di terapia olistica che è ben più antico e ben diversamente strutturato. La terapia per imposizione delle mani, comunque, continua a esistere anche in zone ancora legate a una antica tradizione di medicina popolare. Non esistono tecniche specifiche. Né, come nel caso delle culture tradizionali non occidentali, esiste spiegazione: la spiegazione è implicita nel gesto stesso. In taluni altri casi il gesto è accompagnato da un rituale la cui natura sacra è indiscutibile (preghiere, gesti o movimenti particolari) che conferiscono al rituale stesso la cornice più adeguata per il suo svolgimento.
DAL SACRO AL PARASCIENTIFICO
è abbastanza sorprendente che anche nelle sue forme più moderne e commercializzate, la terapia per imposizione delle mani conservi delle antiche connessioni con le culture tradizionali. Il senso del sacro è stato sostituito da una sorta di senso parascientifico. basta guardare con quanta forza, e ingenuità al contempo, viene propagandata l’idea di un fluido che passa dalle mani del terapeuta a quelle del paziente.
Ora, l’idea stessa di fluido ha in sé qualcosa di sacro, e altrettanto sacro è per esempio il termine “prana” con il quale questo fluido viene spesso indicato, e che designa appunto la pranoterapia. Il prana è qualcosa che corrisponderebbe, nella filosofia e nella religione indiana, a un principio vitale dell’universo, indefinibile e sottile, qualcosa in qualche modo di assimilabile al pneuma dei greci. Il senso del mistero e del sacro viene rispettato anche nelle moderne evoluzioni della terapia per imposizione delle mani.
Certo è solo un residuo, e per di più modificato, nel senso del sacro originario, ma conferma la sua derivazione da un modello arcaico specifico che sembra essere presente in tutte le culture. E’ ovvio che la sua espressione attuale è perfettamente concordante con il modello culturale moderno. L’esistenza di fenomeni misteriosi è messa difficilmente in discussione. E’ all’interno di questa possibilità di fenomeni misteriosi che si inserisce la stessa possibilità teorica di una terapia per imposizione delle mani.
Il problema della concordanza, infine, introduce all’argomento della efficacia reale della terapia per imposizione delle mani. L’accettazione culturale comune di un presupposto o di un modello, infatti, lo rende credibile. E se lo rende credibile lo può anche rendere efficace per un effetto placebo, che tutto sommato è basato sulla credibilità di una sostanza o di una pratica come strumento di terapia. E’ per questo che non stupisce il fatto che la terapia per imposizione delle mani, nel paleolitico, o attualmente, possa realmente essere efficace. Non certo per l’esistenza di misteriosi fluidi o di arcani poteri, ma per il fatto di stabilire un contatto terapeutico fondato su un sistema omogeneo di credenze che potenzia le aspettative e che può rendere autenticamente terapeutico un gesto antico quanto la stessa arte medica”.
NOTA
per l’illustrazione ho pensato di ricordare anche i famosi poteri di guarigione di Rasputin che curò il piccolo Romanov dall’emofilia. Un personaggio forse enigmatico… o forse è enigmatico solo il modo in cui ci è stata raccontata la sua storia.
venerdì 17 aprile 2015
FERMENTI INTESTINALI
I fermenti si erano riuniti in assemblea. Il tema da discutere era urgente: si trattava di numerosi morti in tutto il territorio ad opera di un pericoloso esercito di killer definito “il distruttore” (era un comune antibiotico).
Il presidente, Acidophilus enunciò i dati statistici e sottolineò come tutti fossero in pericolo. Quindi si aprì il dibattito.
Jensenii, che rappresentava un popolo di filosofi disse: Signori, il nemico viene da fuori. Noi supponiamo che ci sia una porta inter-dimensionale da dove si introduce, per cui il nostro compito è quello di capire perché sta cercando di sterminarci, oppure cosa c’è nel nostro comportamento che crea le condizioni che gli permettono di entrare.
Plantarum, intervenne in senso contrario, ricordando che quelle appena pronunciate erano solo supposizioni mentre bisognava aumentare e intensificare i lavori di ristrutturazione alla parete del mondo, e che solo in seguito, se il nemico fosse ancora riuscito ad entrare si sarebbe pensato alla metafisica.
A questo punto insorge il rappresentante dei Paracasei urlando verso Plantarum: “ ma bravi i furbetti!!! e come mai quando eravate al governo voi non avete mai fatto questi lavori e ora pretendete che in poche ore li facciamo noi?”
“Questo non è esatto…” prese a rispondere Plantarum, ma non riuscì a finire la sua frase venendo immediatamente falciato da un liquido corrosivo, una piccola infiltrazione della soluzione antibiotica era riuscita a penetrare nel compartimento stagno dove i fermenti stavano discutendo. La scena suscitò sconcerto, ma poco dopo riprese sempre più animatamente la discussione.
Reuteri disse: “ la nostra visione del problema è quella più aderente alla realtà: se questo nemico entra, ciò accade per il troppo lassismo di questi ultimi tempi…basti vedere come abbiamo sempre tollerato gli Escherichia e ora sono diventati tutti dei pericolosi teppisti che vanno ad esplorare altri mondi ai confini del nostro…non mi sorprenderebbe che siano loro a creare aperture dove meglio credono, in cambio di cibo e droga!!!
Un escherichia cominciò a gridare insulti dal fondo della sala a fu ben presto allontanato dalla sicurezza.
Bifidus, tuttavia, appoggiava con modi educati i concetti espressi dall’escherichia estromesso e così ben presto Infantis, Longum e Breve gli furono addosso tempestandolo di pugni.
Intanto Lactis cremoris e Johnsonii in un angolo della sala bisbigliavano sul loro amore impossibile e ostacolato da quella assurda società. Cara, disse John, in un mondo civile tu non saresti considerata straniera…
Dietro di loro alcuni Subtilis esprimevano il massimo sdegno per il comportamento violento ai danni del Bifidus. Uno di essi emise un lungo grido di allarme “Smettetelaaaaa con le vostre liti provocherete un’altra scossa sismica!!!”.
Scossa che prontamente li fece tutti ondeggiare in preda al terrore e li spinse in un compartimento non protetto dove miliardi di loro simili transitavano tristemente.
“Bella civiltà abbiamo costruito!”, disse amaro Bifidus longum. “Anche questo problema del transito lento non è da poco” aggiunse Acidophilus.
Contemporaneamente, in un altro mondo che conteneva quello appena osservato, il paziente faceva una smorfia di dolore mentre il dottore premeva sulla zona del colon ascendente: “proprio qui mi fa male” disse.
“Le prescrivo, in aggiunta ai rimedi omotossicologici, dei fermenti intestinali per ricostruire la flora batterica” disse il medico.
ANCORA UN VIAGGIO NEL MONDO DEI FERMENTI
Ancora un viaggio nel mondo dei fermenti.
Normalmente siamo portati ad assumere integratori a base di fermenti e probiotici quando abbiamo l’intestino “in disordine” oppure quando abbiamo appena completato una terapia antibiotica, per “ripristinare” la flora batterica.
La loro normale attività è quella di favorire le attività enzimatiche di trasformazione delle macromolecole degli amidi e dei derivati vegetali in molecole via via più piccole. Grazie a una buona fermentazione si evitano i problemi di gonfiore , flatulenza e stipsi. Inoltre, ad esempio, l’acido
L+lattico prodotto dai batteri acidofili-bifidi promuove la peristalsi (movimenti che permettono la propulsione del bolo fecale verso l’uscita).
Alcuni Lattobacilli, infine, producono ossido di azoto (NO) che, oltre ad esercitare un’attività batteriostatica, è in grado di svolgere funzioni regolatrici sulla secrezione e sulla motilità dell’intestino. D’altra parte, una condizione di prolungata stasi intestinale, con evacuazioni poco frequenti e irregolari (stipsi cronica), può condurre ad alterazioni della microflora con incremento della produzione di tossine (in particolare ad opera della flora putrefattiva su residui proteici mal digeriti), creando i presupposti per un’intossicazione intestinale cronica. E’ per questo motivo per cui una condizione di stipsi si accompagna spesso a disbiosi intestinale.
CATEGORIE DI FERMENTI
—batteri lattici autoctoni (cioè nativi, permanenti, stanziali)
Lactobacillus acidophilus,L. jensenii,L. johnsonii,L. plantarum, L.paracasei,L. casei subs casei,L. reuteri, L.bifidus o Bifidobacterium bifidum, Bifidobacterium infantis,B. lactis,B. longum, B.breve.
—batteri lattici alloctoni (stranieri) che introdotti con i cibi possono essere di passaggio nell’intestino, con effetti circoscritti e temporanei o destinati alla demolizione digestiva come alimenti.
Lactococcus lactis subspecie lactis, L. lactis subspecie cremoris, L. lactis subspecie lactis biovar diacetylactis, Streptococcus thermophilus, Lactonacillus dulbrueckii subspecie bulgaricus, Lactobacillus gasseri, L. dulbrueckii subspecie lactis, L. rhamnosus, L. plantarum, L. reuteri, Saccaromyces cerevisiae, Bacillus subtilis.
E’ preferibile associare più ceppi batterici diversi, sia per l’instaurarsi di favorevoli rapporti associativi tra le differenti specie/ceppi sia per beneficiare delle diverse azioni metaboliche tipiche di ogni singola specie, tutte utili per assicurare un’efficace azione equilibratrice sul microsistema intestinale. Una conseguenza di queste interazioni positive tra specie batteriche è, ad esempio, la comparsa di anaerobiosi a livello colico per l’azione dei coliformi e degli enterococchi (che sono avidi utilizzatori di O2), tale da permettere la crescita dei Bacterioides ed altri anaerobi che favoriscono la comparsa di sali biliari deconiugati dotati di effetto battericida e capaci, pertanto, di esercitare un autocontrollo sulla crescita batterica stessa.
Una volta raggiunto l’intestino i batteri devono avere la capacità di proliferare con la possibilità di attaccarsi fermamente alla mucosa intestinale resistendo ai movimenti peristaltici. L.acidophilus e molti bifidobatteri si sono dimostrati i più forti, ma il Lactobacillus sporogenes è in assoluto la specie più resistente essendo l’unica in grado di formare spore, strutture che, immuni dall’aggressione degli acidi gastrici e degli enzimi digestivi, giungono indenni a livello del primo tratto dell’intestino dove sono in grado di germinare e proliferare in tutte le sue porzioni. Inoltre le spore sono eliminate molto lentamente dall’organismo, tanto che in seguito all’assunzione protratta per alcuni giorni, diventano semi-residenti e si possono trovare fino a circa 7 giorni dopo l’ultima somministrazione.
EFFETTI AVVERSI
I fermenti sono assolutamente innocui. Gli unici rischi potenziali possono essere la somministrazione a bambini con flora intestinale insufficientemente sviluppata (neonati) o a pazienti con malattie autoimmuni, ed inoltre l’eventuale possibilità del trasferimento della antibiotico-resistenza ai microrganismi patogeni.
venerdì 10 aprile 2015
DISTURBI DELLA PROSTATA
L’ ipertrofia prostatica benigna (IPB) colpisce più del 50% degli uomini dopo i 50 anni, e quasi il 100% dopo gli 80 anni.
Dato che il volume della prostata aumenta, si crea un certo grado di strozzatura nella parte dell’uretra circondata dalla prostata stessa. L’effetto maggiormente evidente è costituito dai disturbi della minzione cioè del “fare la pipì” . La vescica, dovendo sopportare un maggior peso di urina, andrà a rinforzare la sua parete muscolare. In un primo tempo, questo aumentato sviluppo della muscolatura, permette lo svuotamento completo della vescica durante la minzione, ma se la prostata continua a crescere nelle sue dimensioni, l’aumentato tono vescicale può non bastare più a vincere la resistenza uretrale. Lo svuotamento vescicale non sarà più completo e, tra una minzione e l’altra persiste nella vescica un residuo urinario che alimenta la possibilità di infezioni batteriche delle vie urinarie. Inoltre, secondo alcuni autori, questo può rappresentare un fattore di rischio aggiuntivo per il carcinoma prostatico. Ecco perché si tratta di un disturbo che vale la pena di curare fin dai primi sintomi.
SINTOMI DELL’IPERTROFIA PROSTATICA
— Il soggetto percepisce un senso di ostruzione: vorrebbe urinare ma c’è un impedimento.
—Durante la notte va ad urinare diverse volte e poco per volta
—dopo un certo tempo il soggetto arriva ad urinare molte volte anche durante il giorno
—urgenze di urinare con la sensazione di non poter trattenersi: questo crea un certo grado di imbarazzo e preoccupazione. Ad un certo stadio il disturbo può diventare in un certo senso invalidante, se rende difficile presenziare ad eventi pubblici o costringe il soggetto all’uso del pannolone (per fortuna oggi esistono in commercio pannoloni per uomo che assorbono molto e non si notano sotto i vestiti).
— Ogni volta, comunque, il soggetto non riesce ad eliminare tutta l’urina. Man mano che aumenta l’entità del residuo post-minzionale, che ristagna nella vescica, il paziente può andare incontro ad episodi infettivi sia della vescica che dell’uretra e nei casi più gravi l’infezione può spingersi a livello renale.
FITOTERAPIA
Usando la fitoterapia la guarigione a volte è più lenta ma molto meno invasiva di quella ottenuta con i farmaci chimici: sicuramente la salute generale ci guadagna e l’effetto della cura sarà più stabile.
SERENOA REPENS
è una palma nana conosciuta anche con il nome di Sabal Serrulata (volgarmente Saw palmetto) La parte della pianta che viene usata sono i frutti maturi essiccati. Nella Commissione E ( che vale come farmacopea europea) gli estratti dei frutti vengono definiti come dotati di effetti
anti-androgeni e antiflogistici e come efficaci nei disturbi della minzione nell’IPB di 1° e 2° livello senza avere effetto sull’ingrossamento della ghiandola. Il principio attivo è l’intera frazione lipido-sterolica, che costituisce il 15% circa della droga.
Meccanismi di azione:
—una inibizione della 5-alfa-reduttasi nelle cellule epiteliali prostatiche con ridotta produzione di DHT a partire dal testosterone;
—inibizione competitiva del legame del DHT ai recettori citosolici e nucleari degli androgeni con riduzione della crescita delle cellule epiteliali prostatiche;
—moderata inibizione dei recettori nucleari degli estrogeni che può contribuire a ridurre l’iperplasia della muscolatura liscia;
—inibizione della ciclossigenasi ed una ridotta permeabilità capillare che contribuiscono a ridurre l’edema interstiziale della prostata.
Serenoa ha un’efficacia pari alla finasteride, a fronte di una incidenza più bassa di effetti collaterali. Infine Serenoa non sembra alterare il quadro ormonale sistemico né avere effetti negativi sulla libido. In uno studio recente somministrata alla dose di 320 mg/die x 12-36 mesi si sono ottenuti miglioramenti notevoli su tutti i sintomi ; la tollerabilità è stata del 98%. Ulteriori osservazioni per un periodo di 5 anni hanno dimostrato che i sintomi dell’IPB possono migliorare spontaneamente in 1/3 dei casi. In sintesi l’azione è antiedemigena, antinfiammatoria e spasmolitica + un effetto tonico sul collo vescicale e sulla prostata; ma il fitocomplesso non riduce il volume dell’adenoma ( ma questo vale anche per la finasteride). Rispetto alla finasteride, l’estratto di Serenoa è in grado di assicurare migliori risultati in un periodo più breve di tempo. Piante ad effetto sinergico della Serenoa sono: zenzero, echinacea, uncaria, cucurbita, pygeum e damiana. Serenoa ha anche un effetto spasmolitico per cui è utile anche per i calcoli delle vie urinarie; infine ha anche un effetto afrodisiaco.
PYGEUM AFRICANUM
è un albero sempreverde diffuso in diverse zone dell’Africa equatoriale. E’ caratterizzato da una notevole altezza, che in alcuni esemplari può raggiungere i 30 metri. La droga è la corteccia di colore rossastro e fessurata longitudinalmente. I principi attivi della corteccia sono lo 0,5% della droga. E’ per questo che alla droga è preferibile l’estratto liofilizzato che contiene il 30% di frazione lipidica, titolata in N-docosanolo totale allo 0,4%. Meccanismi d’azione : (1) effetto inibitorio sulla aromatasi e sulla sintesi di estrogeni, che risulta sinergico a quello esercitato da Urtica dioica e che sembra determinare una ridotta proliferazione e iperplasia dei fibroblasti e delle fibrocellule muscolari lisce della prostata; (2) una azione antinfiammatoria e antiedematosa riferibile ai fitosteroli e ai triterpeni pentaciclici. L’estratto di Pygeum riduce la produzione di leucotrieni da parte della 5-alfa-lipossigenasi.
E’ indicato nel combattere la sintomatologia irritativa e ostruttiva dell’IPB. Non sono stati osservati effetti negativi sull’attività sessuale, che secondo alcuni autori risulterebbe anche aumentata.Il Pygeum (presente nel tadenan: un farmaco abbastanza antico che era già presente sul mercato quando iniziai a lavorare e oggi forse non più in commercio) è efficace nel ridurre la pollachiuria e la disuria e sul residuo vescicale; dose: 2 cps/die per periodi prolungati. Secondo uno studio del 2001, Pygeum Africanum ha dato risultati inadeguati che limitano l’opportunità di consigliarlo definitivamente (in alcuni casi è stato efficace ma non nella maggioranza per cui è da consigliare solo a soggetti “responders”).
Con le piante medicinali possiamo ottenere buoni risultati nei primi 2 stadi. Secondo Weiss : “ i preparati erboristici non sono in grado di ridurre realmente la grandezza di un adenoma prostatico; si tratta di una decongestione transitoria e non di una riduzione della massa. Il principale effetto consiste nel miglioramento delle condizioni funzionali, soprattutto dei disturbi della minzione. L’urina può essere meglio trattenuta, gli intervalli della minzione si allungano. Vi sono numerosi anziani che alla fine della vita non arrivano affatto al 2° o 3° stadio e che perciò si possono sempre aiutare con i preparati erboristici”
CUCURBITA (zucca) in molte varietà; si usano i semi secchi, non cotti al forno e non salati. Essi contengono sostanze liposolubili: fitosterine, due tocoferoli, selenio, un complesso Zn-Cu-Mg con azioni antiradicaliche. E’ presente anche un olio grasso (35-40%). Questo fitocomplesso eleva il tono muscolare della vescica e, contemporaneamente, rilassa il tono dello sfintere. Le dosi di semi di zucca da assumere vanno da 10 a 30g/die divise in 2 somministrazioni per settimana, ma anche per mesi o anni, anche negli operati e nella terapia di mantenimento dell’IPB. La tossicità è inesistente.
EPILOBIO molte varietà.
Contiene flavonoidi derivati del kempferolo, quercitina, miricetina, beta-sitosterolo, tannini, acido ursolico, oleandico ed elevate quantità di acido gallico. Si usa in tisane: 1 cucchiaio da té di infuso bevuto al mattino e prima di cena. L’azione è spiccatamente antiflogistica e risulta assai rapida. Secondo altri autori, in uno studio del 2001 non è emersa evidenza sull’efficacia di Cucurbita.
URTICA DIOICA
è una pianta erbacea spontanea in tutto il mondo; fornisce due tipi di droga: le foglie e la radice. Quest’ultima è costituita da pezzi di radici irregolarmente ripiegate di circa 5 mm di spessore, di colore grigio bruno, con scanalature longitudinali.
Meccanismi di azione:
— inibizione dell’enzima aromatasi con un meccanismo sinergico a quello del Pygeum;
—interferenza con le SHBG (= globuline leganti gli ormoni sessualii). Quest’ultimo meccanismo, non del tutto chiarito, ribadisce il ruolo di queste proteine nello squilibrio del rapporto androgeni/estrogeni che si osserva durante la malattia. Uno studio ha suggerito la presenza sulla membrana di recettori specifici per le SHBG, tuttavia non è stato individuato il principio attivo responsabile di tale attività.
Dell’ortica si usano foglie e radici per ottenere una valida azione diuretica e depurativa renale (normalmente è antireumatico e antigottoso). Si può associare l’ortica ai semi di zucca perché in ambedue abbiamo una notevole quota minerale, una presenza di flavonoidi e una parte lipidica data dagli steroli, sia pure di natura diversa. Interessanti sono i semi di ortica, che in realtà sono dei frutti. Contengono un’essenza ricca di carotenoidi, acido linoleico, tocoferoli e prodotti di degradazione della clorofilla. Vengono usati come olio o veicolati in vino; per l’azione tonica sono bio-stimolanti e utili a incrementare i processi vitali. Anche qui: secondo alcuni autori di uno studio sui fitoterapici per l’IPB, svolto da loro nel 2001, non è emersa evidenza alcuna sull’efficacia di Urtica Dioica. Secondo uno studio, svolto nel 2006 su 620 pazienti, non sono state osservate differenze del volume prostatico nei trattati rispetto ai controlli, ma è stato osservato un netto miglioramento di tutti i sintomi del basso tratto urinario legati ad IPB.
ECHINACEA
la droga è tutta la pianta. La radice contiene fitosteroli, terpenoidi, echinacoside, flavonoidi, OE. L’estratto liofilizzato è titolato in echinacoside al 2%. E’ indicata in quanto induce miglioramenti nella sintomatologia della vescica irritabile, associata a disordini funzionali e neurormonali, e nelle infezioni batteriche della vescica. E’ utile nelle affezioni urologiche in generale, per le sue proprietà immunostimolanti, antisettiche e antinfiammatorie.
UVA URSINA
Tintura madre 20 gocce 2-3 volte al dì
SEQUOIA
Macerato glicerico 100 gocce al mattino in unica somministrazione.
Le foglie di Uva ursina sono note e usate per la loro attività disinfettante urinaria, principalmente legata all’azione antimicrobica dell’idrochinone.
Questo composto si libera in seguito all’idrolisi dell’arbutina e della metilarbutina, viene coniugato nel fegato a glicuronide e solfato e, successivamente, liberato di nuovo nelle urine per saponificazione a pH alcalino. L’attività della droga è quindi favorita dalla alcalinità dell’urina che può essere ottenuta con dieta a base di verdure o con ingestione di bicarbonato. Ricordiamo che il pH urinario tende a salire in corso di infezioni delle vie urinarie. L’idrochinone possiede una buona attività antimicrobica nei confronti di numerosi ceppi batterici frequentemente responsabili delle infezioni del tratto urogenitale, quali l’E. coli, S. aureus, Streptococcus, Klebsiella, Enterobacter e Pseudomonas aeruginosa. E’ stata dimostrata per le foglie di uva ursina un’attività antinfiammatoria nei confronti di diversi agenti irritanti. Uva ursina è indicata in soggetti che manifestano incontinenza e minzione dolorosa; non sono segnalati effetti collaterali.
La Sequoia MG viene prescritta anche da sola alla dose di 50-150 gocce/die. Essa ha un’azione elettiva sulla prostata; è più efficace se associata a Ribes Nigrum MG come antinfiammatorio.
GINGKO BILOBA
TM 50-150 gocce/ die viene indicato in aggiunta ad altri fitoterapici in quanto da solo esplica una modesta attività.
POLYGONUM HYDROPIPER (pepe acquatico) TM ha un’azione decongestionante sul bacinetto: 50-150 gocce /die.
AESCULUS HIPPOCASTANUM, per l’azione decongestionante locale.
ANANAS , la cui droga sono i gambi;
CALLUNA VULGARIS (erica);
ERIGEROON CANADENSIS
HYPOXIS ROOPERI e SECALE CEREALE
sono tutte piante che migliorano l’attività del detrusore e riducono edema e infiammazione. Attenzione, invece, all’indicazione errata che spesso viene fornita, di usare piante diuretiche, per il rischio di ritenzione acuta di urine e perché causano certamente un aumento del ristagno vescicale, peggiorando i disturbi.
INTEGRATORI-ALIMENTAZIONE
—Ridurre il colesterolo, che sembra essere una concausa della IPB.
—Eliminare la birra, in quanto essa può aumentare il livello di PRL, che è collegata a un aumento dei disturbi dell’IPB.
— Zinco in alcuni casi riduce le dimensioni della prostata e quindi i sintomi; inoltre, una carenza di Zinco è stata associata al cancro della prostata.
—ACIDI GRASSI ESSENZIALI sono caldamente consigliati, in quanto una loro carenza è stata associata a IPB.
—Vitamina B6 interviene nel metabolismo degli ormoni e agisce sinergicamente allo Zn per ridurre i livelli di PRL.
—Come succhi freschi consigliamo succhi di ZENZERO , PREZZEMOLO e CAROTE come fonte di Zn; CAVOLO A FOGLIA, SPINACI, CIME DI RAPA come fonte di Vitamina B6.
—SELENIO i supplementi a base di Se determinano un beneficio solo in coloro che alla baseline presentavano bassi livelli plasmatici di Se; mentre coloro che presentavano livelli normali non ottenevano risultati e talvolta aumentavano il loro rischio. Questo non è un fatto nuovo. —VITAMINA E in 4 studi prospettici la vitamina E ha ridotto il rischio di cancro alla prostata in pazienti con storia di fumo e bassi livelli di vitaminaE. Diversamente, la supplementazione con elevate dosi di vitamina E è stata associata ad un elevato rischio di forme aggressive o fatali di cancro della prostata nei non fumatori. La vitamina E dietetica riduce in maniera maggiore il rischio di tumore alla prostata rispetto a quella assunta come integratore o farmaco. Nel corso di uno studio svolto nel 2001 su un vasto campione di soggetti è emerso che la supplementazione con alfa-tocoferolo riduce significativamente il rischio di tumore della prostata. ((( studio parallelo a quello prima citato, ma che non tiene conto di eventuali effetti proossidanti con la vitamina sintetica e/o sui fumatori))) Si ritiene che gli ormoni sessuali siano coinvolti nell’eziologia di questo tumore; i ricercatori concludono sottolineando che questi risultati suggeriscono che la supplementazione con alfa-tocoferolo a lungo termine diminuisce le concentrazioni ematiche di androgeni e che questo potrebbe essere stato uno dei fattori che contribuivano alla riduzione di incidenza e mortalità per cancro della prostata osservata nel gruppo trattato.
—POLLINE si è dimostrato efficace nel ridurre i sintomi dell’IPB. La terapia dura un minimo di 6 mesi. E’ necessario un trattamento di 3 mesi prima che si manifestino dei miglioramenti. Dose= 2 cpr di 63 mg x 3 volte al dì. In uno studio su 100 pazienti, dopo 12 settimane non si è registrata una riduzione significativa del volume della prostata ma 28 pazienti che hanno spontaneamente proseguito per poco più di 1 anno hanno avuto una diminuzione del volume pari al 50% rispetto al volume di partenza. Il volume dell’urina residua è diminuito da una media di 55 ml a 10 ml e il punteggio dei sintomi si è ridotto di un ulteriore 50%.
OMEOPATIA
Secondo alcuni autori, i rimedi omeopatici servono a trattare i disturbi funzionali della prostata, mentre non sono adatti per gli adenomi conclamati.
SABAL SERRULATA 6DH per la nicturia con senso di pesantezza al perineo 20 gtt /2 volte al dì.
CONIUM MACULATUM quando aumenta la consistenza dei tessuti ghiandolari che diventano quasi lignei. I pazienti hanno difficoltà a svuotare completamente la vescica e presentano un getto intermittente. Assumere 5 granuli 2 volte al dì alla 7 o alla 9 CH.
EQUISETUM HIEMALE quando siano presenti dolori, specie dopo aver urinato, con persistente senso di pesantezza; dose alla 5CH 5 granuli x 2 volte al dì.
STAPHYSAGRIA nel caso opposto al precedente, quando siano presenti dolori nell’intervallo tra una minzione e l’altra, oppure sensazioni di 1 goccia di urina che defluisce dopo la minzione; dose 7-9 CH 5 granuli x 2 volte al dì. CAUSTICUM utile in soggetti che hanno minzioni involontarie anche ridendo o tossendo. Rimedio della paresi vescicale; assumere alla 7-9CH 5 gran x 2 volte al dì. In più vanno assunti i rimedi di fondo.
R25 indicato per prostatite acuta e cronica e sue conseguenze.
NOTA
le immagini sono opere di Giovanni Ambrosioni cui va il mio ripetuto ringraziamento :-)
Potete trovare su flickr il suo voluminoso album di
foto-manipolazioni e disegni.
giovedì 2 aprile 2015
RUGHE
RUGHE
“…io amo le sue rughe, ma lei non lo capisce
…ha un cuore da fornaio
e forse mi tradisce
ma se i tuoi occhi fossero ciliege
io non ci troverei niente da dire
…e non c’è niente da capire”
Come la maggior parte delle persone della mia generazione, ho sempre proclamato ai quattro venti la mia età. Un tempo era considerato “carino” —chissà poi perché— non rivelare l’età di una signora…come se poi non si potesse intuire, anno più anno meno!
Oggi, tuttavia, ad onta della minor quantità di formalismi da galateo, si ha un maggiore attaccamento riguardo al mantenimento di un aspetto giovane e bello molto più che in qualsiasi epoca del passato.
Il mio primo consiglio quindi è di igiene mentale: se uno ama se stesso (requisito indispensabile per amare gli altri) può ben essere affezionato al suo aspetto che cambia dinamicamente con il tempo. Quindi il primo requisito per emanare il proprio fascino è quello di avere rispetto e affetto per la propria immagine non quello di sottoporsi a torture di vario tipo e costo per cambiarla o ingessarla ad una determinata età. A parte tutti i motivi di ordine sanitario per i quali mi sono sempre dichiarata contraria a questo abuso di chirurgia estetica cui assistiamo da diversi anni, il motivo principale per il quale non vorrei mai cambiare una parte di me è la certezza che avrei una grande e persistente nostalgia di quella parte che non avrò più (esempio naso, zigomi, labbra e sopracciglia) perché sarà stata cambiata definitivamente nella sua forma.
Tuttavia se vogliamo cercare di mantenere un buon aspetto concedendoci il diritto di invecchiare serenamente e senza per questo sentirci avviliti dal passare del tempo, ecco alcuni rimedi naturali già noti e usati nella composizione di diversi cosmetici.
FITOTERAPIA
HAMAMELIS Test compiuti da un gruppo di ricerca giapponese hanno messo in evidenza un effetto di inibizione, da parte di questa pianta, nei confronti dell’invecchiamento della pelle.
ALOE VERA e altre specie di aloe (V. su indice articolo intitolato Aloe)
EQUISETO il silicio organico presente nell’equiseto, aumenta il potere di cicatrizzazione e rinforza la resistenza del tessuto connettivo. Può essere assimilato per via orale o per via percutanea.
CENTELLA il suo fitocomplesso migliora la produzione e la distribuzione delle fibre collagene stimolando la sintesi delle proteine connettivali. E’ utilizzato in medicina per la cicatrizzazione delle ulcere varicose. Per via locale può essere ad esempio associata all’equiseto e alla salvia.
VITAMINA F (o acidi grassi essenziali) la loro importanza si deduce dai sintomi che si manifestano in caso di carenza: disturbi della cheratinizzazione, secchezza, perdita della funzione di barriera, diminuzione dell’elasticità. Si utilizzano soprattutto l’acido linoleico e il gamma-linoleico (enotera e borragine). Per la loro buona penetrazione cutanea vengono impiegati in formulazioni cosmetiche antirughe: sono presenti anche nell’olio di semi di cartamo.
KARITE’ e AVOCADO Gli insaponificabili attraversano la cute, stimolano i fibroblasti, fissano l’acqua e i lipidi, proteggono dagli UV, rendono la pelle più soffice.
vitamina A e vitamina E (GERME DI GRANO E CAROTA)
Il primo regolarizza la cheratinizzazione, la seconda migliora il trofismo del connettivo dermico. La frazione insaponificabile dell’OLIO DI GERME DI GRANO contiene molta vitamina E, mentre la CAROTA è ricca di vitamina A.
Piante ad attività ormonale: SALVIA, LUPPOLO, CALENDULA, GINSENG, ELEUTEROCOCCO.
Molte altre sono le piante con effetti estetici degni di nota…oggi ho solo voluto ricordare queste, cui non avevo dato spazio nelle puntate precedenti :-)
E per chiudere, una combinazione utile per i problemi del contorno-occhi:
BORSE OCCHI ALCHEMILLA+EDERA+EQUISETO+CAMOMILLA
RUGHE OCCHI ALCHEMILLA+EDERA+SUSINO+CALENDULA
OCCHIAIE ARNICA+RUSCO+VITAMINA E
NOTA
il dipinto dell'immagine è un'opera di Giovanni Ambrosioni che ringrazio sempre! (Flickr)
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Informazioni personali

- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com