VERTIGINI fitoterapia
giovedì 27 novembre 2014
vertigini. Fitoterapia
VERTIGINI fitoterapia
VERTIGINI fitoterapia
ho parlato molto dettagliatamente delle vertigini qui, al “capitolo 24” nell’indice di questo blog:
http://olisticaedintorni.blogspot.it/2009/05/vertigini.html
Ora voglio aggiungere riguardo a questo argomento un prezioso aiuto che può venire dalla fitoterapia.
RIBES NIGRUM 50ml, AESCULUS HIPOCASTANUM 50ml, e VALERIANA 50 ml. Posologia= 10 ml il poca acqua ogni 4h, agitare prima dell’uso.
Poi CIMICIFUGA esratto secco 350 mg capsule 2 cps ogni 6h.
ATROPA BELLADONNA 10 gtt x 3 volte al dì oppure 2-4 gtt 3-4 volte al dì.
CRATAEGUS e TARAXACUM ana g, dose 5 ml in acqua prima dei tre pasti e coricandosi. Durata = 20 gg. Agitare prima dell’uso. Quando è possibile conviene associare una terapia eziologica, o ripetere ciclicamente la preparazione sopra descritta.
Vertigini da sindrome di Meniere
per la terapia di mantenimento sono indicate piante che agiscono sui vari fattori patogenetici quali IPPOCASTANO, e PERVINCA. Per la prevenzione delle recidive invece è opportuna una fitoterapia di terreno, protratta nel tempo e personalizzata.
Terapia consigliata per le vertigini in fase acuta: ORTHOSIPHON250 mg+ CIMICIFUGA 150 mg cps 2 ogni 6h.
Altra miscela consigliata è VINCA MINOR TM 80 ml RUSCUS ACULEATUS TM 70 ml 70 gtt in acqua ogni 6 h.
Mantenimento= va fatto per i primi 2 mesi dalla fase acuta AESCULUS 200 ml+ CRATAEGUS 100 ml 5 ml prima dei 3 pasti principali e coricandosi. Agitare prima dell’uso. VINCA MINOR estratto secco 150 mg+ ANTHEMIS NOBILIS 200 mg 1 cps prima dei pasti principali e coricandosi.
OENOTERA BIENNIS olio 1 dose di 3-4g al dì.
Sindromi menieriformi
in questi casi i sintomi tipici della Meniere sono variamente combinati tra di loro e di minore intensità. Le crisi vertiginose sono lievi e transitorie, quasi mai accompagnate da nausea e vomito; l’ipoacusia può anche mancare. Le prove caloriche vestibolari dimostrano spesso una normoreflettività labirintica o una modesta iporeflettività, mono- o bi-laterale. La prognosi è benigna , anche se possibili sono le recidive. In questi casi il meccanismo patogenetico è comune (microvasale e/o dismetabolico), ma l’eziologia è varia, e spesso esistono fattori scatenani aspecifici come certi cibi (fragole, crostacei, cioccolata), brusche variazioni di microclima, stress, sostanze allergizzanti, intossicazioni endogene (affezionigastrointestinali, insufficienza epatica o renale, diabete) o esogene (tabacco, alcool, salicilati, streptomicina), mestruazioni, menopausa, sforzi fisici, turbe endocrine ecc ecc. Spesso si tratta di soggetti cefalgici o allergici.
Nella sindrome di Lermoyez l’ipoacusia e gli acufeni sono dovuti ad uno spasmo dell’arteria uditiva interna, e quando lo spasmo si risolve, insorge una sensazione vertiginosa che si accompagna al ripristino della funzione uditiva (detta “la vertigine che fa udire”). Quando è possibile , si devono eliminare i fattori scatenanti, farmaci e tabacco, certi alimenti, stress oppure curare la malattia di base substrato della sindrome vertiginosa.
FITOTERAPIA
Miscela di OE di: CIPRESSO; TIMO e ROSMARINO + IPPOCASTANO MG 30-50 gtt in acqua prima dei pasti e coricandosi.
Altra miscela= MELILOTUS 100 ml+ RIBES NIGRUM 100 ml 5 ml in acqua prima dei pasti e coricandosi; agitare prima dell’uso.
ANTHEMIS NOBILIS 200 mg cps 1-2 cps prima dei pasti e di coricarsi.
POLLINE 1 cps da 400 mg prima dei 3 pasti principali.
Insufficienza vertebro-basilare si accompagna spesso ad una sindrome vertiginosa. Può trattarsi di una sensazione di sbandamento, di mancanza di equilibrio durante la deambulazione, o di una vertigine scatenata da certi movimenti di rotazione o di estensione della testa, ma senza le caratteristiche delle vertigini parossistiche benigne. La vertigine è sicuramente il sintomo più frequente, tra i vari presenti, nell’insufficienza vertebro-basilare. Gli altri segni e sintomi sono disturbi visivi come scotomi, diturbi del campo visivo, dipolopia ecc, deficit motori ad un lato degli arti inferiori ecc, disturbi sensitivi, atassia, disartria e/o disfagia, drops-attaks (= caduta a terra subitanea senza perdita di coscienza, per perdita improvvisa del tono muscolare), amnesia globale transitoria. Il fattore scatenante sembra essere una transitoria ischemia dei nuclei vestibolari, per aterosclerosi delle vertebrali e/o del tronco basilare, o per compressione di una o l’altra arteria vertebrale per osteofitosi cervicale. In caso di ischemia prolungata la vertigine può essere associata a una sindrome neurologica deficitaria tipo Wallenberg, cioè una sindrome cerebellare con paralisi faringo-laringea, disestesie e sindrome di Bernard-Horner omolaterali alla lesione, ed emianestesia termo-dolorifica degli arti controlateralmente. L’esame otoneurologico comprende ovviamente la ricerca dei segni spontanei e rilevati vestibolari (caratteristico è il nistagmo in posizione asimmetrica della testa) e cerebellari, caloriche vestibolari, co o senza elettromiografia. Solo in casi particolari saranno indicati i potenziali evocati del tronco, la TAC e la RMN o addirittura esami invasivi come la rachicentesi o l’angiografia digitale. Utili e talvolta indispensabili sono gli accertamenti di laboratorio e strumentali. Tra questi ricordiamo le indagini su eventuali dismetabolismi glicidici e lipidici, sulla emocoagulazione, l’aggregabilità piastrinica e la viscosità ematica. Indispensabile una visita cardiologica con ECG e una radiografia del rachide cervicale. L’indagine sarà completata da un esame doppler delle carotidi e vertebrali e dall’esame del fondo dell’occhio. Se necessari, Holter ed EEG. La terapia è quella specifica per le cerebrovasculopatie acute o croniche.
FITOTERAPIA
per la sindrome vertebro-basilare:
miscela dei seguenti estratti secchi in cps: CRISANTELLUM 150 mg+ GINGKO BILOBA 250 mg + ALLIUM SATIVUM 70 mg 1-2 cps 3-4 olte al dì. VINCA MINOR TM 40-70 gtt in acqua prima dei 3 pasi. Miscela di SIPF d CYNARA SCOLYMUS 50 ml + MELILOTUS OFFICINALIS 100 ml 10 ml in acqua mattina e ser, agitare prima dell’uso.
Vertigine cervicale
E’ frequentemente un postumo dei traumi distorsivi del rachide cervicale, come ad esempio in seguito a colpo di frusta. La vertigine spesso viene scatenata da movimenti di lateralità della testa, ed è associata a dolorabilità dei muscoli del collo.
FITOTERAPIA
HARPAGOPHITUM PROCUMBENS cps da 450 mg 1 cps prima dei pasti principali. ANTHEMIS NOBILIS perle da 200 mg 2 perle prima di pranzo e cena. Questa terapia, integrata eventualmente da trazioni e massaggi sul rachide cervicale va effettuata per circa 1 mese.
Vertigine psicogena
Si calcola che circa il 30-50% delle vertigini sia di natura psicogena. Il soggetto riferisce informazioni poco specifiche, lamenta un senso di barcollamento associato a debolezza, testa vuota, mal di testa, dispnea e nervosismo. Generalmente il disturbo è di breve durata e non è accompagnato da nausea o vomito. Vi possono essere invece associate turbe apparentemente neurologiche, quali cadute a terra improvvise, sensazioni di irrealtà o irritabilità generalizzata.
FITOTERAPIA
CAMOMILLA ROMANA , cioè anthemis nobilis, per le caratteristiche già citate: 2 perle prima dei 3 pasti. ELEUTEROCOCCUS SENTICOSUS 250 mg cps 1 cs ai tre pasti.
STOP
venerdì 21 novembre 2014
ALLUCE VALGO
in verde ho evidenziato come aumenta l'angolo che forma l'alluce rispetto ad una retta tangenziale all'articolazione.
L’alluce valgo è una deformità, non esente da periodici dolori, dell’articolazione che collega la falange al metatarso.
Statisticamente sono colpite più le donne che gli uomini.
A livello fisiologico, a causa della diversa inclinazione del bacino e delle gambe, il piede femminile è per così dire più sinuoso di quello maschile: una leggera sporgenza di questa articolazione può essere considerata fisiologica sempre che la direzione dell’alluce sia rettilinea.
In una prima fase di questa condizione si comincia a formare un angolo tra il metatarso e l’alluce che in tal caso si dirige verso il secondo dito: si tratta di una sublussazione in valgismo.
Per valgismo (vi capiterà di trovare l’aggettivo “valgo” riferito al piede o al ginocchio ad esempio) si intende “rivolto verso l’esterno” e per varismo si intende “rivolto verso l’interno”. In questo caso l’alluce viene definito valgo perché la punta si dirige verso l’interno dell’asse centrale del piede, ma la sua “radice” la falange prossimale, è al contrario orientata verso l’esterno formando la cosiddetta “cipolla” del piede.
l’alluce slitterà verso l’esterno nel suo punto di contatto con il metatarso corrispondente e per bilanciare questo spostamento, si piegherà leggermente in direzione del secondo dito.
in una seconda fase si addosserà per pochi millimetri al secondo dito.
COME AVVIENE IL PROCESSO DI DEFORMAZIONE
Da un punto di vista biomeccanico il piede predisposto all'alluce valgo sopporta un eccessivo carico mediale in fase dinamica: questo significa che la persona quando cammina tende a concentrare il peso nella zona interna e quindi, per “sopportare meglio questo peso” il primo metatarso si sposta verso l’interno, come a volersi concentrare insieme alle altre ossa metatarsali ; l’alluce, a sua volta, per compensare questa sorta di restrizione dell’area di appoggio, tenderà a slittare verso l’esterno rispetto alla superficie di articolazione con il metatarso
Qui incomincia il danno dell'articolazione che può arrivare nei casi estremi ad una perdita dei rapporti tra i due capi articolari (lussazione) .
L'alluce valgo, almeno in una prima fase, può non essere doloroso.
La sindrome infiammatoria si scatena in modo acuto allorquando la borsa sierosa mediale in corrispondenza della testa metatarsale si gonfia. In questi casi la cute si arrossa con turgore
e calore locale: il semplice contatto con la tomaia della calzatura può scatenare un dolore violento.
L'alluce valgo condiziona negativamente le altre dita del piede creando problemi di ingombro anatomico per una sorta di affollamento centrale.
In una terza fase (la condizione più grave del fenomeno) il secondo dito non trova più uno spazio naturale per l'appoggio e viene a ritrovarsi sollevato oltre che mal posizionato; nel tempo può deformarsi (dito a martello) e costituire a sua volta un elemento doloroso.
L'alluce valgo è spesso associato ad una metatarsalgia ovvero una sofferenza delle articolazioni metatarso-falangee: questo succede in seguito all'anomalo allineamento delle teste metatarsali.
CONSIGLI E RIMEDI
Per ritardare il più possibile nel tempo la comparsa di questo disturbo, è importante:
(1) indossare scarpe comode, non a punta e preferibilmente senza tacco o con un tacco al massimo di 3-4 cm.
(2) evitare il sovrappeso che farebbe ancor più precipitare gli eventi proprio per la questione della distribuzione del carico a livello posturale.
(3) dopo un pediluvio freddo di pochi minuti, mettere i piedi avvolti in una coperta secondo le regole dell’idroterapia con l’acqua fredda viste al capitolo “epicondilite”. Dopo aver atteso 5 minuti lasciando sviluppare la reazione di calore, togliere la coperta e massaggiare i piedi uno alla volta, in particolare afferrando delicatamente il polpastrello dell’alluce e facendolo muovere in varie direzioni.
(4) Controllare il pH delle urine e se acido, correggerlo con le apposite metodiche illustrate nel post “ma quanto siamo aciduli”
(5) Cloruro di magnesio a cicli di due mesi continuativi e uno di pausa, sempre se per il soggetto non ci sono controindicazioni specifiche verso questo sale (esempio soggetto con insufficienza renale o addirittura in dialisi)
(6) Fitoterapia: ARTIGLIO DEL DIAVOLO da assumere nella fase in cui si ha dolore per brevi periodi (del resto il dolore dura alcuni giorni consecutivi e poi si calma da solo per ricomparire alla prima occasione di stanchezza o sforzo del piede stesso); LINFA DI BETULLA oppure CASTANEA VESCA da assumere a cicli per colorio che sono solo nelle prime due fasi: in questo caso è molto utile con l’aiuto di queste piante, facilitare il drenaggio linfatico per poter mantenere “pulita” la zona sinoviale dell’articolazione e ridare una certa vitalità al periostio stesso.
(7) OMEOPATIA : BRYONIA e RHUS TOX: alla 9CH a giorni alterni; APIS quando l’articolazione è rossa e gonfia; STICTA 5 CH– 5 granuli, 3 volte al di’, se alluce valgo doloroso ( anche insieme a bryonia )
STOP
venerdì 14 novembre 2014
IPERTENSIONE parte settima
ALCUNI RIMEDI OMEOPATICI
SULFUR, AURUM METALLICUM, NUX VOMICA, GELSEMIUM, BARITA CARBONICA, ACIDUM CIANIDRICUM, AESCULUS, CACTUS, PLUMBUM METALLICUM, JUNIPERUS, SABINA.
Le situazioni più frequenti sono rappresentate da soggetti che rispondono molto bene ai seguenti tre rimedi che quindi indico come “prima scelta”, tenendo presente che in omeopatia il termine “prima scelta” ha un significato solo schematico perché la scelta del rimedio è sempre personalizzata:
Sulfur, Aurum, Nux vomica
utili sono spesso anche Baryta carbonica e Plumbum
… a seconda della modalità dei sintomi e dello “status” del soggetto (come già detto in altri post, se, ad esempio il soggetto ha colorito molto rosso salta all’occhio Aurum; ma attenzione non è l’unico: i due terzi degli ipertesi hanno facilità a manifestare un colorito rosso e un aspetto congestionato e molti sono i rimedi “con colorito rosso o paonazzo”!… quindi guardare sempre tutte le modalità dei sintomi ).
SULFUR E’ il rimedio più rappresentativo della psora. La psora è all’origine della maggior parte delle malattie croniche. Il “sulfur grasso” è un soggetto pletorico, dal colorito rubicondo; il fegato è ingrossato, l’addome dilatato. Il “sulfur magro” è curvo, dal colorito terreo e l’aspetto invecchiato e può essere un ex sulfur grasso dopo una malattia, un invecchiamento rapido o una dieta drastica. E’ caratterizzato da continui tentativi di eliminazione di scorie: trasuda da tutti gli orifizi, ha pruriti vari ed eczemi, bruciori. Un forte calore alla pianta dei piedi, specialmente la notte; questa è una delle sue note caratteristiche .E’ stanco al mattino, e quando è stanco è depresso mentre verso sera sta meglio; quando è euforico sentenzia su ogni cosa; ha il timore di puzzare; i suoi sintomi sono alternanti e metastatizzano rapidamente (esempio: donna guarita troppo rapidamente da un’ulcera flebologica ad una gamba grazie a terapia farmacologica, 3 mesi dopo muore di infarto: l’interpretazione omeopatica di ciò è che non aveva drenato a sufficienza le sue tossine e così ha avuto una metastasi cardiovascolare). Prima di somministrare sulfur va fatto un drenaggio ed in particolare quello richiesto dal caso specifico: se per curare un eczema si drena l’emuntorio cutaneo,
per l’ipertensione si drenano fegato e rene.
Alle basse diluizioni si aumentano le eliminazioni alle alte si sopprimono perciò occorre particolare attenzione nel valutare il soggetto, ed attenersi alle basse finché possibile.
AURUM METALLICUM
la faccia è rossa e violacea; palpitazioni violentissime accompagnate da vampate di calore e pulsazioni alle carotidi e alle arterie temporali; sensazione che il cuore smetta di pulsare per ricominciare in seguito con battiti di estrema violenza; dispnea che costringe il soggetto a stare seduto per poter respirare. E’ particolarmente indicato nell’ipertrofia ventricolare sinistra; si notano la dislipidemia e l’aumento della viscosità ematica: tutti segni di aterosclerosi. Ecco uno schema di trattamento (Bergeret e Tetau):
—al mattino 4 granuli di aurum metallicum 4ch
—alla sera 4 di baryta carbonica 4ch ;
—ai pasti 50 gocce di MG di olea
— a sere alterne una supposta di Artére 7 ch e Veine 7ch.
NUX VOMICA
Fa parte dei policresti e quindi può andare bene per tutti se sono presenti le caratteristiche dei sintomi; inoltre si riferisce pure ad un “tipo nux vomica”.…ricordate? Soggetto ipersensibile agli odori, ai rumori e alla luce, in genere prende molti farmaci per poter essere efficiente anche quando sta male e dovrebbe invece riposarsi.
Nux vomica migliora con un breve sonno; per combattere l’astenia (cioè la debolezza) “si droga” con alcool, farmaci, stimolanti o veri e propri stupefacenti. E’ il rimedio chiave dell’ateromatosi; il soggetto presenta alle analisi del sangue: iperuricemia, ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia; sul piano epatico iper-a-b-globulinemia e un aumento della fosfatasi alcalina.
Sul piano digestivo ha problemi di insufficienza epatica e gastrite; è sempre aggravato dopo i pasti, si sente pesante e sonnolento; migliora quando riesce a vomitare; sul piano intestinale è sempre costipato. E’ indicato nell’ipertensione dell’adulto, specie se fumatore.
GELSEMIUM
caratteristica principale è il tremore in tutte le sue forme; congestione cerebrale: viso rosso e caldo; le cefalee congestizie cominciano alla nuca per installarsi al di sopra degli occhi dando la sensazione di un cerchio alla testa; da sdraiato, migliora tenendo la testa alta rispetto al corpo e peggiora tenendola bassa; la cefalea finisce dopo un’abbondante emissione d’urina. Assenza di sete. L’emozione lo rende muto. Nell’ipertensione è un buon coadiuvante dei tre citati come “prima scelta” .
La cefalea congestizia con dolore occipitale spesso provoca un’innalzamento di pressione; il polso lento a riposo ma molto accelerato con il movimento indica una cattiva adattabilità del miocardio allo sforzo, senza dubbio per aterosclerosi delle coronarie. Sensazione che il cuore cesserà di battere se non ci si muove (simile a digitalis dove il soggetto ha la sensazione che il cuore cesserà di battere al minimo movimento)
BARYTA CARBONICA
E’ estremamente freddoloso; facoltà cognitive ridotte; sclerosi vascolare. Particolarmente indicata nell’ipertensione del soggetto ultracinquantenne ateromasico; si associa ad aurum metallicum per il paziente congestionato e pletorico e a plumbum per il paziente pallido e dimagrito.
Alle analisi si trova spesso dislipidemia e disturbi epatici, stato pre-diabetico.
ACIDUM CIANIDRICUM
battito cardiaco aritmico, pressione differenziale ineguale, polso piccolo, morbido, frequente; particolarmente indicato nelle crisi e nei casi acuti.
AESCULUS HIPPOCASTANUS E’ un rimedio di pletora vascolare conseguente ad una circolazione venosa difettosa. Il soggetto si sente pesante fisicamente e intellettualmente al risveglio e al mattino mentre migliora durante la giornata: è l’epatico pletorico. Varici abbondanti. Non è descritto come rimedio per l’ipertensione, anzi sarebbe controindicato per i suoi effetti astringenti e proliferativi dell’endotelio: quindi lo daremo quando l’ipertensione è giovanile, causata da una pletora venosa, e si presenta occasionalmente.
CACTUS
E’ rimedio non solo degli stati acuti ma anche di quelli cronici per soggetti pletorici, simpaticotonici, ipertesi, con aterosclerosi; il sonno è disturbato da pulsazioni che si percepiscono fino alle orecchie; senso di costrizione cardiaca (è prima scelta nell’angina pectoris); l’azione è poco profonda e di breve durata per cui si abbina bene nel trattamento drenante che precede aurum.
PLUMBUM
E’ un aterosclerotico magro, secco, pallido, taciturno, freddoloso viso giallastro spesso con macchie; incapacità di trovare la parola appropriata per esprimersi, come baryta carbonica; aumento di urea e creatinina che denotano insufficienza renale. E’ consigliato usarlo alternato a baryta carbonica e associando arteria 4ch e vena 4ch.
Infine JUNIPERUS e SABINA sono particolarmente indicati per l’ipertensione in menopausa
NOTA
le immagini sono opere di Giovanni Ambrosioni: uno dei miei artisti preferiti, che potete visitare su flickr
sabato 8 novembre 2014
LE PAROLE DIFFICILI Metastasi
Questa settimana torniamo ad occuparci delle parole “difficili” in medicina.Sono certa che conoscete già il significato di questa parola, ma voglio proporvi qui alcune riflessioni che presumo vi possano interessare.
Metastasi
Secondo ciò che siamo abituati a sentire nei termini della medicina ufficiale allopatica, la metastasi è “un frammento di tumore che entra nel circolo ematico o linfatico”. Quindi quando veniamo informati della presenza di metastasi in un soggetto che ha un tumore, questa è una parola dal significato piuttosto drammatico.
In realtà la parola deriva dal greco e vuol dire TRASPOSIZIONE e letteralmente “collocamento da un’altra parte: cambiamento di sede”.
In omeopatia e medicina olistica in generale, si usa questo termine quindi non solo per i tumori ma per qualsiasi patologia. Si tratta del trasporto di materiale morboso dalla sede che occupava verso una nuova sede.
La medicina allopatica è abituata a raffigurare l’organismo come una macchina divisa in tanti compartimenti a tenuta stagna. Quindi la medicina ufficiale non parla mai di metastasi e trasporto di tossine da una sede all’altra del corpo tranne che nell’unico caso dei tumori.
Gli studiosi sono perfettamente consapevoli che le cose non stanno così, ma questo è l’equivoco che hanno trasmesso e continuano a trasmettere alla gente comune almeno per due motivi:
1 quando spiegano le patologie ai pazienti, per semplificare, usano metafore che paragonano l’uomo ad una macchina
2 l’esistenza stessa delle molte specializzazioni mediche e il preponderante atteggiamento di “non interferenza” tra un medico e lo specialista o tra uno specialista e l’altro per motivi concordati nella deontologia.
In medicina olistica si osserva questo fenomeno continuamente. Basti considerare che se noi blocchiamo l’escrezione delle tossine da una sede, il risultato sarà che quelle tossine si andranno a localizzare in un’altra sede.
Il caso più frequente ed evidente di metastasi è quello che si verifica tra la pelle e l’apparato respiratorio nel caso delle dermatiti allergiche e dell’asma.
Il dermatologo prescrive una pomata a base di cortisone, l’eczema passa e poco dopo il bambino soffre di asma bronchiale!
NOTA
Le immagini usate per gentile concessione sono di Giovanni Ambrosioni che potete visitare su Flickr
sabato 1 novembre 2014
SISTEMA NERVOSO DUE NOTE
(1) MEDIATORI NEUROLOGICI E NUTRIZIONE
La nostra alimentazione influenza il cervello e il sistema nervoso sia nell’immediato che nel volgere del tempo.
Nel breve periodo viene modulata o alterata la neurotrasmissione; nel lungo periodo viene modificato l’assetto della membrana delle cellule nervose. Sfruttando la scelta dei cibi, è possibile aumentare o diminuire la disponibilità degli aminoacidi che funzionano da precursori per la sintesi dei principali neurotrasmettitori e modificarne così la concentrazione nel nostro organismo.
Acido glutammico --> glutammato e GABA
triptofano ---> serotonina (5-HT)
tirosina ---> Adrenalina, nor-adrenalina, dopamina (A, NA,DA)
Un pasto di carboidrati fa aumentare la 5-HT a livello cerebrale, mentre un pasto misto o solo proteico, se pure la fa aumentare nel sangue, non la fa aumentare nel cervello, in quanto il triptofano e gli altri aminoacidi competono per gli stessi recettori nella barriera emato-encefalica e gli altri aminoacidi hanno la precedenza sul triptofano. Anche come integratore deve essere assunto lontano dagli altri aminoacidi. L’acetilcolina (Ach), invece, non deriva da un aminoacido ma dalla colina, che è diffusa in molti alimenti e che in piccola parte può essere sintetizzata dal nostro organismo. Gli alimenti più ricchi di colina sono: fegato di bue, arachidi, lattuga tipo iceberg, cavolfiore, pane integrale. La colina, combinandosi con il complesso enzimatico Acetil-Co-A dà origine all’acetilcolina. Ingerendo Ach insieme alla fosfatidilcolina (cioè il fosfolipide che la contiene, di cui è ricca la membrana del neurone), l’incremento della sintesi di Ach cerebrale è maggiore rispetto alla sola ingestione di colina.
Un deficit di colina nella gestante e in chi allatta può provocare danni allo sviluppo cerebrale del feto e del neonato.
Per il soggetto normale il fabbisogno è di 425 mg/die; per la gestante e la donna che allatta è di 450-550 mg/die.
Non è facile andare in carenza di colina, ma può accadere se la dieta non è bilanciata o se è vegetariana stretta senza integratori.
Un modesto incremento del glucosio circolante ha l’effetto di aumentare il rilascio di Ach: ecco perché il glucosio agisce sulla performance intellettuale.
(2) LA MICROGLIA
Per spiegare in modo facile facile questo astruso nome riporto la definizione di wikipedia:
“Le cellule della microglia sono un tipo di cellule della glia che si occupano della prima e principale difesa immunitaria attiva nel sistema nervoso centrale (SNC). Le microglia costituiscono il 20% della popolazione totale di cellule gliali all'interno del cervello. A differenza degli astrociti, le singole cellule della microglia sono distribuite, nel cervello e nel midollo spinale, in larghe regioni che non si sovrappongono tra di loro.[1] Le microglia si muovono costantemente e analizzano il SNC in cerca di neuroni danneggiati, placche e agenti infettivi.[2] Il cervello e il midollo spinale sono considerati organi “immuno-privilegiati” in quanto sono separati dal resto del corpo da una serie di cellule endoteliali conosciute come la Barriera Emato-Encefalica. Questa barriera impedisce alla maggior parte delle infezioni di raggiungere il vulnerabile tessuto nervoso. Quando gli agenti infettivi sono introdotti direttamente nel cervello o riescono ad attraversare la barriera emato-encefalica, spetta alle cellule della microglia reagire rapidamente per incrementare l'infiammazione e distruggere gli agenti infettivi prima che danneggino il tessuto. A causa della mancanza di anticorpi (sono troppo larghi per passare attraverso la barriera), le microglia devono essere in grado di riconoscere corpi estranei, fagocitarli, e fungere da cellule APC, cioè da cellule che presentano gli antigeni ai linfociti T attivandoli. Dato che questo processo deve necessariamente svolgersi rapidamente, per prevenire un danno potenzialmente fatale, le microglia sono estremamente sensibili anche ai più piccoli cambiamenti patologici che hanno luogo nel SNC”
Un’attività eccessiva delle cellule della microglia è stata chiamata in causa per spiegare la demenza che talvolta insorge nei pazienti con AIDS. L’HIV non attacca i neuroni ma la microglia. E’ stato dimostrato che l’invasione virale stimola le cellule microgliali a produrre elevati livelli di citochine infiammatorie e altre molecole tossiche per i neuroni. Un’alterazione dei meccanismi regolatori della microglia potrebbe intervenire anche nella malattia di Alzheimer. Anche i soggetti Down presentano molte placche senili, ma queste si formano prima che nell’Alzheimer. Poiché nelle due patologie i cambiamenti a carico del cervello sono simili, è stata esaminata la possibilità che in questi soggetti la microglia danneggi il tessuto cerebrale. Anche le persone colpite da ischemia cerebrale potrebbero perdere neuroni a causa di una microglia troppo attiva e questo vale anche per coloro che sono usciti da un lungo stato di coma. Quando un vaso importante che irrora l’encefalo viene ostruito, il tessuto cerebrale che dipende da esso degenera rapidamente; successivamente muoiono anche i neuroni molto vulnerabili di una parte dell’area circostante, la regione CA1 dell’ippocampo. Streit ha scoperto che la microglia si attiva entro pochi minuti dall’instaurarsi dell’ictus, cioè molto prima che muoiano i neuroni dell’ippocampo. Si può immaginare che la microglia, avvertendo il pericolo, tenti di proteggere i neuroni, forse incrementando la secrezione di fattori di crescita in grado di riparare le lesioni. E’ ugualmente probabile, tuttavia, che il chimismo alterato che si instaura nella zona finisca per allentare i normali freni sul comportamento della microglia, portandone le cellule in uno stato in cui diventano pericolose. Dati preliminari indicano anche un possibile contributo della microglia alla sclerosi multipla, al morbo di Parkinson e alla malattia di Lou Gehrig. Inoltre la microglia si moltiplica con l’età; ciò potrebbe indicare che con il tempo si ha un allentamento dei meccanismi che si oppongono a uno stato di elevata attività. La diminuzione di questi controlli promuoverebbe la distruzione dei neuroni, contribuendo a un declino della memoria.
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Informazioni personali

- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com