mercoledì 13 gennaio 2016
Cicoria
“Il dieci settembre ho sognato che mangiavo cicoria e dal giorno dopo— non a caso è notoriamente un giorno sciagurato— sono cominciati tutti i miei guai” disse l’uomo dal colorito grigio che stava seduto all’estremità della poltrona come se dovesse alzarsi da un momento all’altro. Tumis ascoltava e intanto osservava questa sua postura che suo marito, lo psichiatra, avrebbe definito “da preso in prestito”.
“Vede, dottoressa, la tradizione popolare dice che sognare di mangiare erbe amare annuncia sventura! Io non ci credevo, ma ho dovuto prenderne atto. I miei dolori alle ossa sono iniziati da quel giorno e restano inspiegabili in base a tutti gli accertamenti fatti”
E con queste parole concluse il suo breve resoconto e le porse la cartellina con l’anamnesi.
Come al solito, Tumis eseguì il test kinesiologico ed il corretto trattamento per risolvere il problema del paziente.
Ma perché c’è questa simbologia negativa sulle erbe amare e in particolare sulla cicoria? A quanto ne so da sempre il “dolce” viene associato a idee di tenerezza e gentilezza, e, in particolare, all’idea dei periodi festivi dell’anno quindi contiene implicito il concetto di qualcosa per cui poter gioire. Al contrario l’amaro ci indica l’amarezza e anche la povertà, dal momento che nei tempi antichi la verdura era il cibo dei poveri come la carne quello dei ricchi.
Ma la nostra cicoria è invece una pianta meravigliosa, oltre che dal punto di vista fitoterapeutico anche da quello alimentare. A questo proposito aggiungo testualmente un articolo di Alessandro Formenti risalente al lontano 1997 pubblicato sulla rivista Farmacia naturale.
Cichorium inthibus
Tutte le cicorie e i radicchi coltivati derivano dalla specie spontanea di cicoria che cresce, quale pianta erbacea o perenne, nei luoghi erbosi e incolti di tutta Europa, dell’africa settentrionale e dell’Asia occidentale e centrale temperata. Essa presenta una rosetta di foglie basali spesso simili a quelle del tarassaco, e un fusto sottile, eretto che può anche superare il metro di altezza, il quale porta numerosi fiori a capolini grandi e stellari da giugno all’autunno, che si chiudono di notte e col tempo piovoso, di un caratteristico colore azzurro insieme intenso e delicato. Da tale pianta selvatica sono derivate attraverso pazienti selezioni e sapienti tecniche colturali la ben nota catalogna, molto coltivata nell’Italia meridionale e che nella stagione invernale è presente su tutti i mercati, la piccola cicoria da taglio, la cicoria di Bruxelles, a radice grossa e cuore bianco e i celebri radicchi veneti come il rosso di Verona a foglie corte e cuore tondeggiante, il rosso di Treviso, a foglie lunghe e occhio affusolato, il variegato di Castelfranco, globoso e con le foglie di un verde pallido vivacemente screziato di strie e macchie rosso-vinose.
Oltre alla polimorfa cicoria selvatica, una specie con foglie dentate simili a quelle del tarassaco, ma più arricciate e spruzzate di macchioline color marrone, molto caratteristica è la cicoria a grumolo, una lombarda varietà a forma di rosetta tondeggiante, di consistenza particolarmente elastica e dal gusto amarognolo.
L’endivia, a foglie frastagliatissime, arricciate e un po’ coriacee, e la scarola, a foglie ondulate, dentate e croccanti, apparterrebbero entrambe alla specie cichorium endivia, una pianta originaria dell’India. Non sicuramente noto ai greci e romani, il cichorium endivia venne usato in Francia fino al 1500 come pianta medicinale, e solo in seguito passò a far parte degli alimenti dei popoli transalpini.
ASPETTI NUTRIZIONALI
tutte le cicorie e i radicchi, anche se di foggia e colore assai multiforme, hanno gusto generalmente amaro, come si conviene a dei discendenti di cichorium inthibus, una pianta decisamente medicinale e dall’aione farmacologica molto simile a quella del tarassaco. Dispongono di pochi macronutrienti, ma come la cicoria selvatica, il tarassaco e alcune altre composite, sono ricche di sali minerali, vitamine e di inulina (polisaccaride che per idrolisi enzimatica si trasforma in fruttosio).
ASPETTI FARMACOLOGICI
i radicchi e le cicorie sono amari tonici dello stomaco a effetto epato-protettivo, coleretico e ipocolesterolemizzante.
Contengono principi amari, un glucoside (cicorina) che per idrolisi libera cicorigetina e glucosio; acido dicaffeiltartarico, zuccheri, aminoacidi, tannini, resine, colina, inulina. Buoni depurativi dell’organismo attraverso l’azione antiepatotossica e diuretica, questi ortaggi svolgono pure un delicato effetto ipoglicemizzante, stimolante della digestione e della peristalsi intestinale. A volte sono blandamente febbrifughi e vermifughi. Utili alimenti quindi in caso di atonia gastrica, anoressia, astenia, anemia, tossicosi, dermatosi, insufficienza biliare, ipercolesterolemia, iperglicemia, oliguria ed edema, stipsi, febbri soprattutto di origine intestinale, parassiti del tubo digerente.
Cicoria selvatica e coltivata, radicchio di Verona e di Treviso, indivia, scarola, sono tutti ricchi di minerali ed hanno sapore amaro. favoriscono la depurazione del sangue e sono utili contro la stitichezza
PREPARAZIONI
—Le piante mangiate tal quali anche con un pezzettino di radice, crude prima dei pasti, o cotte a vapore come secondo piatto, in abbondanza.
—Decotto al 4% della radice 1 tazza prima dei pasti principali, oppure 2 tazze la mattina a digiuno (stipsi).
—Infuso al 3% delle foglie, stessa posologia.
—Estratto fluido 1 grammo 2-3 volte al dì prima dei pasti. —Tintura vinosa al 5% in vino bianco, un bicchierino 2-3 volte al giorno prima dei pasti.
SCORZOBIANCA E SCORZONERA (Scorzonera hispanicaL.)
sono le varietà più note di cicoria da radice, esemplari in cui un grosso e carnoso fittone costituisce la parte più saporita e voluminosa da degustare. Sono più note come radici amare, e la scorzobianca è il prodotto di speciali cultivars, che hanno selezionato varietà a radice estremamente ingrossata e ricca di riserve. Il gusto è amaro ma aromatico e gradevole, e l’alto contenuto di inulina conferisce alla scorzobianca una naturale predisposizione alla dieta del diabetico. In genere queste radici vengono lessate e condite con olio e limone, oppure lessate in padella. La scorzobianca ripercorre, anche se in modo più blando, le caratteristiche farmacodinamiche del chicorium inthibus, e in campo nutrizionale ha le stesse indicazioni del topinambour (ipoglicemizzante). Pianta erbacea perenne dei luoghi erbosi fertili e boschivi collinari e montani dell’Europa centrale e meridionale, del Caucaso , Crimea e Asia centrale. Si presenta come un’erba perenne o bienne alta 30-90 cm con radice fusiforme carnosa a tegumento nero fibroso all’esterno, e bianca succulenta al’interno. Il fusto eretto e solcato porta foglie alterne lanceolate larghe e dentate. I fiori sono capolini gialli e solitari in giugno-luglio, i frutti un achenio costolato sormontato da un pappo piumoso. Dal XVII secolo e fino a pochi decenni fa era coltivata in tutta l’europa meridionale, ora è sempre più rara, benché sia ricca di proteine (4,9 %), di zuccheri (10%), di vitamine , di minerali e di fibre. Si utilizza la radice, dal sapore dolce, lessata ed eventualmente passata in padella. Ha un gusto particolare che ricorda le ostriche (alcuni la chiamano ostrica vegetale), e anch’essa contiene molta inulina, zucchero particolarmente utile ai diabetici. Tagliata cruda a fette molto sottili è gradevole insieme ad altre crudité, ma piace anche bollita e condita all’agro o con formaggio grattugiato o con salse.
Aspetti farmacologici
contiene inulina ( 8,2 % nella pianta fresca e 31% nella pianta essiccata), gomme, mucillagini, asparagina, colina, arginina, levulina, mannite, inositolo, cellulosa. Ha proprietà ipoglicemizzanti, diuretiche, emollienti, pettorali, sudorifere, depurative e antiuriche. E’ dunque adatta in caso di diabete, oliguria ed edemi, bronchiti croniche e ricorrenti, forme influenzali e febbrili, epatosi, gotta, dermatosi da intossicazioni.
preparazioni e dosi
—Le radici cotte a vapore e poi lessate a volontà.
—Decotto delle radici essiccate al 3-5%, da 2 a 6 tazze al giorno.
—Sciroppo ottenuto infondendo miele nel decotto in rapporto 1:1, 3-5 cucchiai al giorno come espettorante.
—Succo delle radici fresche bevuto subito dopo la torchiatura o la centrifugazione, 50 g 2-3 volte al giorno a stomaco vuoto.
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Informazioni personali
- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com
Pur non essendo vegetariana mi piacciono molto le verdure, in particolar modo quelle di gusto spiccatamente amarognolo come la cicoria e sono (o meglio ero, fin quando mi è stato possibile chinarmi fino a terra) una accanita raccoglitrice di erbe spontanee mangerecce, che conosco bene grazie agli insegnamenti della nonna e del papà.
RispondiEliminaGrazie Marina per l' interessante post e complimenti per questa tua fresca illustrazione.
Un abbraccio e buon weekend.