domenica 6 dicembre 2015
Ibisco
l’ibisco è quella bellissima pianta dai grandi fiori rossi, almeno questa è la varietà più conosciuta ma ne esistono tipi con fiori di altri colori, che sicuramente tutti avete visto molte volte. Si tratta di un genere diffuso soprattutto ai tropici e se ne contano circa 200 specie, quasi tutte coltivate come piante ornamentali da giardino. Una graziosa tradizione in vigore nelle isole polinesiane è quella secondo cui le ragazze tengono un fiore di ibisco sull’orecchio destro per indicare un fidanzamento, sul sinistro per indicare che sono single e disponibili a una nuova frequentazione. Nel linguaggio amoroso dei fiori, poi, donare un ibisco significa dire all’amata “tu sei bella”.
Hibiscus sabdariffa è l’unico considerato officinale; in Egitto, India, Antille e Africa lo si usa come bevanda: il famoso e squisito karcadè.
Appartiene alla famiglia delle malvacee. La droga è costituita dai calici fiorali, ad alto contenuto di acidi organici (ibiscico, citrico, malico, ossalico), che gli conferiscono un gradevole sapore acidulo. Fino alla pubblicazione di uno studio finalizzato alla valutazione dell’efficacia antipertensiva del karcadè, erano note soltanto le proprietà diuretiche, rinfrescanti, lenitive e leggermente lassative. La commissione E tedesca ( in pratica la farmacopea europea) inserisce l’hibiscus nella lista negativa delle droghe, quelle cioè carenti di documentazione scientifica che ne attesti l’efficacia. Da notare comunque che non esistono obiezioni al suo impiego come correttore del sapore in tisane. Già nel luglio del 2005, sulla rivista Phytomedicine, è stato pubblicato un interessante studio, controllato e randomizzato, che paragonava dal punto di vista dell’efficacia e sicurezza, l’infuso al 10% di hibiscus sabdariffa una volta al giorno a 25 mg di captopril due volte al giorno. La ricerca, durata 4 settimane, ha coinvolto circa 100 pazienti in età compresa tra i 30 e gli 80 anni. I risultati non hanno evidenziato differenze statisticamente significative tra i due trattamenti né come efficacia terapeutica né come tollerabilità e sicurezza. Un’ipotesi che apre la strada alla possibilità di somministrare agli ipertesi una tazza di profumato karcadè in luogo di ace-inibitori e similari.
Secondo il mio abituale costume, quando un rimedio risulta adatto ai miei sintomi, ho quindi voluto provare di personaggi effetti della tisana: nel mio caso la pressione sistoli a è diminuita di ben venti punti, mentre la diastolica in modo variabile e di dieci punti.
L'effetto è, invece, migliorato aggiungendo il succo di bacche di gogji due volte al giorno.
Ovviamente, il fatto che i valori pressori sono variabili, sia da un soggetto all'altro sia nello stesso soggetto, porta a dover stabilire una dose e un tempo di somministrazione da decidere in base alla situazione e sotto il controllo del medico o dell'operatore sanitario (farmacista, naturopata ecc) che vi segue.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Informazioni personali
- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com
Ne ho due bellissime piante, dono di un'amica la scorsa estate. Ora le ho riparate sotto una montagnola di foglie secche....spero superino l'inverno.
RispondiEliminaMi piace molto l'ibisco e ho anche una foto in cui tengo un fiore dietro un orecchio come da tradizione polinesiana...ma non ricordo se il destro o sinistro. E' anche molto buona come bevanda: in estate, fredda con un po' di limone è veramente dissetante. Non sapevo invece delle sue proprietà medicinali, sicuramente meglio una tazza di karkadè piuttosto che un farmaco!
RispondiElimina