giovedì 26 febbraio 2015
Fitoterapia per l'emicrania
Esaminiamo alcune piante particolarmente utili per trattare l’emicrania, alcune delle quali sono efficaci nel diradarne le crisi fino al punto, in alcuni casi, di eliminarla completamente come disturbo cronico.
TANACETO
(Crisantellum Partenium). Il principio attivo estratto dal tanaceto è il partenolide. Questa sostanza si rivela particolarmente utile nel prevenire l’emicrania. Nella medicina popolare era usato per la gotta, le vertigini, l’isteria, la dismenorrea. Il meccanismo d’azione è dovuto ad una inibizione della ditribuzione di serotonina da parte degli eritrociti e dei leucociti polimorfonucleati. La dose della TM è 15-30 gocce 3 volte al dì. Esso è controindicato in gravidanza (può provocare contrazioni all’utero) e per la scarsità di dati sulla tossicità nei confronti del feto. La pianta non deve essere confusa con Tanacetum vulgaris (Crisantellum tanacetum) che ha azione contro i parassiti intestinali ed il cui utilizzo è stato abbandonato in quanto il coefficiente tossico risulta troppo elevato per l’uso terapeutico.
questo è il "parthenium"
e questo il "vulgaris"
ROSA CANINA
Macerato glicerico (MG) 50 gocce 1 volta al dì, come preventivo e 50 gocce 3 volte al dì durante la crisi. Essa favorisce la neutralizzazione della tiramina, quindi è indicata nelle emicranie da causa alimentare.
NIGELLA SATIVA
Tintura madre (TM) 30-90 gocce /die per la sua doppia azione antistaminica e vasoregolatrice. Può anche essere assunta alla dose di 5-10 gocce ogni 5 minuti: in tal modo stronca l’attacco emicranico se somministrata in fase iniziale; nel 60% dei casi si ha la guarigione definitiva dal disturbo.
§§§
OLIO ESSENZIALE (OE) di MENTA giapponese
applicazioni sulla nuca e sulle tempie; l’alto contenuto di mentolo provoca l’azione anestetica locale; allo stesso modo sono utili:
— SPIRITUS JUNIPERI,
—SPIRITUS ROSMARINII,
—SPIRITUS CALAMI
—SPIRITUS MELISSAE
Si possono fare inalazioni con OE di:
—MAGGIORANA,
— LAVANDA,
—MENTA,
—MELISSA
5-8 gocce in un fazzolettino: inalare almeno 3 volte al dì.
OE di BASILICO
per la cefalea di origine nervosa.
BETULLA e ROSMARINUS OFFICINALIS
La Betulla in Macerato glicerico (MG)perché grazie al particolare tropismo per il sistema reticolo-endoteliale, potenzia l’azione antinfiammatoria e quella disintossicante. Il Rosmarino macerato glicerico nelle cefalee che possono essere legate ad una alterata motilità delle vie biliari;
30 gocce di ognuno la sera per almeno 3 settimane.
CHAMOMILLA RECUTITA
Tintura madre (TM) 30 gocce 2-3 volte al dì.
MELISSA OFFICINALIS
l’olio essenziale è utile come analgesico in odontalgie, otalgie, dolori gastrointestinali, dismenorrea e anche cefalea. E’ stato segnalato, tuttavia, il rischio di un’attività antitiroidea sostenuta da un’inibizione a livello ipofisario sulla secrezione di TSH, probabilmente a causa dell’acido rosmarinico o meglio dei prodotti di ossidazione degli acidi fenoli. Queste attività si manifestano per dosaggi elevati e prolungati nel tempo. La pianta non va usata per periodi prolungati e va valutata la funzionalità tiroidea prima della sua prescrizione.
Per uso esterno l’essenza di melissa si usa in frizioni nell’emicrania e nelle nevralgie. La tintura madre è consigliata alla dose di 40 gocce 3 volte al dì; l’infuso 2g/tazza in infusione per 5minuti: bere 1-3 tazze al dì.
Il mal di testa a volte può essere l’unico sintomo manifesto di una depressione: in questo caso è utile l’ IPERICO.
Ecco una buona combinazione:
melissa TM,
valeriana TM
e Hypericum TM ana parti
30 gocce diluite in acqua per 3 volte al dì.
Come supporto dell’ansia o dell’insonnia che spesso accompagnano la cefalea cronica potremo consigliare TILIA CORDATA (Miller), TILIA PLATIPHILLOS, VALERIANA, PASSIFLORA, ESCOLZIA.
Variazioni climatiche possono rivestire un ruolo scatenante nella genesi della cefalea: in questi casi l’ ARTIGLIO DEL DIAVOLO in 3 somministrazioni al dì è utile; oppure si potrà dare in tintura madre ana parti con camomilla e crysantellum partenium 50 gocce 2-3 volte al dì per 40 giorni per tre cicli all’anno.
SPIREA ULMARIA
40 gocce 3 volte al dì; l’infuso al 5% preparato a freddo o con acqua calda non bollente, va assunto in diverse tazze fino a un massimo di 500 ml al giorno.
NIGELLA
diversi studi hanno segnalato come l’olio dei semi di Nigella eserciti un’azione analgesica da attribuire alla presenza di un principio oppioide. La presenza nel fitocomplesso di melantina, una saponina tossica, ne sconsiglia, in misura prudenziale, l’uso in gravidanza e situazioni di rischio. Dosaggi elevati possono indurre il vomito.
Come ho detto a proposito del rosmarino, variazioni del flusso biliare possono essere fonte di cefalea. In questi casi è particolarmente efficace la FUMARIA OFFICINALIS.
Il Dornier (1968) ne consiglia l’uso in tutti i tipi di emicrania a prescindere dalle condizioni della vescica biliare. Quindi fumaria TM 40 gocce /3 volte al dì; infuso al 2-5% 3 tazze al dì prima dei pasti.
I semi di ANICE sono consigliati per combattere l’astenia accompagnata da cefalea e affaticamento cerebrale; infuso 1-5 grammi di semi triturati per tazza d’infuso caldo, diverse volte al dì; TM 35 gocce x 3 volte al dì.
RIBES NIGRUM + ROSA CANINA+ALNUS GLUTINOSA ana parti
Questa miscela è consigliata per la cefalea vasomotoria; dose: 50 gocce di ognuno una volta al dì; oppure ribes prima di colazione, alnus a pranzo e rosa canina prima di andare a letto.
OE di LAVANDA
per via orale: 2-5 gocce in un cucchiaino di miele o in soluzione idroalcolica 2-3 volte al dì; è consigliato anche l’infuso: 1 cucchiaio di fiori per tazza d’acqua bollente; infondere per 10 minuti e bere 3 tazze al dì ai pasti.
CHELIDONIUM
per la sua azione papaverinica; sarà utile nelle manifestazioni di tipo epatobiliare 30-90 gocce al dì.
PRIMULA
30-90 gocce al dì: per idrolisi dei suoi principi attivi nell’organismo si ottiene salicilato di metile: ecco perché è stato “demonizzato” l’olio di enotera.
PETASITES
75 mg di estratto purificato ( privato cioè degli alcaloidi pirrozolidinici, epatotossici) sembrano diminuire notevolmente la frequenza delle crisi di emicrania.
Nel caso di cefalee gravi, quando il paziente sta attuando una profilassi con i vari farmaci (esempio beta bloccanti), affiancare una terapia di drenaggio con piante medicinali aiuterà a diminuire gli effetti collaterali dei farmaci e a migliorare l’adesione alla terapia.
mercoledì 18 febbraio 2015
Litoterapia
Ecco le immagini di alcuni minerali usati in questo repertorio:
tormalina, fluorite, bornite, cinabro e orpimento.
La Litoterapia si basa su rimedi costituiti da alcuni minerali che vengono disciolti o sospesi in diluizione omeopatica decimale (in genere la 8DH, in alcuni casi diluizioni diverse ma sempre decimali) e opportunamente dinamizzati come si procede normalmente nella preparazione dei rimedi omeopatici. Spesso trovate la denominazione “litoterapia dechelatrice” che vuol dire? Partiamo da un concetto importante che la medicina ufficiale di solito non tiene in considerazione.
Spesso nell’organismo si formano molecole complesse, in pratica composti che “chelano” alcuni enzimi o co-enzimi o metalli in forma ionica non permettendo quindi ad essi di svolgere il loro normale lavoro nei processi metabolici.
Il termine “chelare” è stato adottato in chimica proprio per richiamare l’immagine delle chele del granchio che afferrano saldamente la “vittima”.
Naturalmente, se questi fattori coinvolti in una serie di processi metabolici concatenati vengono bloccati, i processi stessi vengono interrotti o funzionano in modo assai ridotto. In pratica pur assumendo i minerali (oligoelementi) con un’alimentazione ricca e varia, ci possiamo trovare in uno stato di carenza proprio perché questi ultimi non vengono utilizzati ma restano intrappolati (chelati) da queste perniciose molecole chelanti.
Quindi grazie all’azione dechelatrice della litoterapia, vengono rotti questi complessi legami chimici e vengono messi più o meno velocemente in libertà gli enzimi e i metalli che erano intrappolati in modo che l’organismo possa riprendere adeguatamente le sue normali funzioni.
Nella litoterapia si distinguono tre costituzioni simili a quelle dell’omeopatia:
(1) il granitico= soggetto brevilineo, in cui prevale lo sviluppo del tronco rispetto a quello degli arti. Ha la tendenza ad avere disturbi del metabolismo.
(2) il magnesiaco= longilineo, in cui prevale lo sviluppo degli arti rispetto a quello del tronco. Soggetto spesso ansioso, allergico, con problemi a carico di ossa ed articolazioni.
(3) il mercuriale= di taglia variabile, con evidente asimmetria del viso e del corpo. Spesso è presente una debolezza delle articolazioni (lassità legamentosa). Frequente è la tendenza a slogature e distorsioni.
I prodotti litoterapici vanno assunti a digiuno, tenuti in bocca per circa un minuto e poi deglutiti. Posologia media 1 fiala x 3 volte a settimana.
Patologie in cui la litoterapia è certamente utile sono: artrosi, alcune artriti, osteoporosi, stomatiti, comuni afte, disturbi digestivi, stitichezza, colon irritabile, alcune parassitosi intestinali, ipertrofia della prostata, dismenorrea, infezioni da escherichia coli, tosse convulsa e stizzosa, faringiti, bronchiti, dermatiti croniche come psoriasi ed eczema atopico, alcune forme di herpes.
I 4 PERCORSI DELLA LITOTERAPIA
presentiamo qui le principali strutture patologiche della litoterapia e i minerali che vengono utilizzati per curarle.
patologia epato-renale e digestiva
Caratteristiche=deficit di vario grado della funzioalità di fegato, rene, pancreas, tendenza ad ipocolesterolemia, iperazotemia, iperglicemia.
minerali indicati = pyrolusite e blende.
patologia neuro-allergo-respiratoria
Fenomeni allergici. Alternanza di disturbi tipo mal di testa, asma bronchiale, eczema
minerali indicati=chalcopyrite, glaucoite, or natif, argent natif
patologia reumatica
Fenomeni innfiammatori. Fenomeni degenerativi a carico delle articolazioni
minerali indicati = chalcopyrite, or natif, argent natif, silica nativa, pyrolusite
patologia vascolare
Disturbi vascolari. Ipertensione arteriosa. Arteriosclerosi.
minerali indicati= erythrite, pyrolusite, cynabre
patologia cancerinica
Predisposizione a problemi ereditari o esposizone a rischio di tumori (esempio in particolari categorie lavorative)
minerali indicati= monazite, galene, erytrite, pyrolusite
PIETRE DIVERSE PER MALATTIE DIVERSE
adularia= silicato di potassio --> ipertrofia prostatica
apatite= fosfato di calcio --> artrosi , soprattutto lombare.
argent natif= argento --> infezioni di varia natura
azzurrite= carbonato di rame --> ipertensione arteriosa
baritina= solfato di bario --> ipertensione arteriosa
betafite= niobato e tantalato di calcio, cerio, ittrio, uranio e piombo
--> parassitosi, pre-diabete
blende= solfuro di zinco--> pre-diabete, varici
bornite= solfuro di rame e ferro --> infezioni recidivanti
calcare di Versailles= carbonato di calcio --> osteoporosi
chalcopyrite= solfuro di rame e ferro --> infiammazioni e allergie
conglomerato=roccia sedimentaria --> alcune forme di eczema
cynabre= solfuro di mercurio --> arteriosclerosi
diaspro verde= quarzo cristallino --> discinesie biliari
diopside= silicato di calccio e magnesio --> spasmofilia
dolomite = carbonato doppio di calcio e magnesio --> allergie ed infezioni
ematite= sesquiossido di ferro --> anemie da carenza di ferro
erythrite=arseniato di cobalto --> disturbi vascolari, predisposizione ai tumori
feldspato quadratico = silicato di alluminio --> artrosi
fluorite= fluoruro di calcio --> varici, acne
galene= solfuro di piombo --> predisposizione ai tumori
garnierite= silicato idrato di nichel e magnesio --> dispepsia da insufficienza pancreatica
glauconite= siicato di calcio, alluminio, ferro e magnesio -->disturbi neurovegetativi (nausea, vomito, palpitazioni, cefalea).
grafite= carbonio --> disturbi del metabolismo (gotta, ipercolesterolemia, obesità)
gres rosa=miscela di argilla ed ossidi metallici -->stitichezza
iodargirite=minerale di iodio e argento --> infezioni, alterata attività della tiroide
lazulite= allumosilicato di sodio e calcio --> disturbi digestivi tipo dispepsia
lepidolite=silicato di potassio, litio e alluminio --> stati depressivi lievi
marmo saccaroide= quarzo calcite --> difficoltà digestive
monazite= fosfato di cerio, torio, lantanio, itterbio e ittrio --> leucopenia
or natif= oro --> infezioni di varia natura
orpimento= solfuro di arsenico --> artrosi dell’anca
ossidiana= lava non cristallizzata --> artrosi cervicale
pirite di ferro= solfuro di ferro --> infezioni da Escherichia coli
pyrolusite= biossido di manganese --> stomatiti (afte)
rodonite= silicato di manganese e calcio --> insonnia
silica nativa= silicio --> artrosi
stibina= solfuro di antimonio --> bronchite cronica
tormalina= silicato borato di alluminio --> stati depressivi lievi
trachyte= roccia vulcanica --> tosse ad accessi , simile alla pertosse
ulexite= borato di sodio e calcio --> stomatiti (afte)
uranite= fosfato di uranio --> parassitosi.
giovedì 12 febbraio 2015
Possibile prevenire il tumore al fegato con il Chelidonium
Nel finale del grande classico della letteratura Mastro don Gesualdo non viene definita esplicitamente la malattia del protagonista. In questo post, che contiene solo una notizia flash sul tumore del fegato…non fresca di giornata ma ancora spunto di numerosi studi, mi è sembrato comunque particolarmente opportuno usare come introduzione un brevissimo stralcio che offre diversi motivi di riflessione sulla malattia, sulla medicina ufficiale di quell’epoca e su quella attuale. Per coloro che non hanno mai letto il romanzo ecco il link dove si trova l’opera completa:
DA MASTRO DON GESUALDO DI GIOVANNI VERGA, capitolo quarto.
“Ma siccome il malato soffriva tutti i tormenti dell'inferno, nella lusinga che qualcheduno trovasse il rimedio che ci voleva, per non far parlare anche i vicini che li accusavano di avarizia, dovettero chinare il capo a codesto, chinare il capo a medici e medicamenti. Il figlio di Tavuso, Bomma quanti barbassori c'erano in paese, tutti sfilarono dinanzi al letto di don Gesualdo. Arrivavano, guardavano, tastavano, scambiavano fra di loro certe parolacce turche che facevano accapponar la pelle, e lasciavano detto ciascuno la sua su di un pezzo di carta - degli sgorbi come sanguisughe. Don Gesualdo, sbigottito, non diceva nulla, cercava di cogliere le parole a volo; guardava sospettoso le mani che scrivevano. Soltanto, per non buttare via il denaro malamente, prima di spedire la ricetta, prese a parte don Margheritino, e gli fece osservare che aveva un armadio pieno di vasetti e boccettine, comperati per la buon'anima di sua moglie. - Non ho guardato a spesa, signor dottore. Li ho ancora lì, tali e quali. Se vi pare che possano giovare adesso...
Non gli davano retta neppur quando tornava a balbettare, spaventato da quelle facce serie: - Mi sento meglio. Domani mi alzo. Mandatemi in campagna che guarirò in ventiquattr'ore. - Gli dicevano di sì, per contentarlo, come a un bambino. - Domani, doman l'altro. - Ma lo tenevano lì, per smungerlo, per succhiargli il sangue, medici, parenti e speziali. Lo voltavano, lo rivoltavano, gli picchiavano sul ventre con due dita, gli facevano bere mille porcherie, lo ungevano di certa roba che gli apriva dei vescicanti sullo stomaco. C'era di nuovo sul cassettone un arsenale di rimedi, come negli ultimi giorni di Bianca, buon'anima. Egli borbottava, tentennando il capo. - Siamo già ai medicamenti che costano cari! Vuol dire che non c'è più rimedio. - Il denaro a fiumi, un va e vieni, una baraonda per la casa, tavola imbandita da mattina a sera. Burgio, che non c'era avvezzo, correva a mostrare la lingua ai medici, come venivano pel cognato; Santo non usciva più nemmeno per andare all'osteria; e i nipoti, quando tornavano dai poderi, si pigliavano pei capelli: liti e quistioni fra di loro che facevano a chi più arraffa, degli strepiti che arrivavano fin nella camera dell'infermo, il quale tendeva l'orecchio, smanioso di sapere quello che facevano della sua roba, e anche lui si metteva a strillare dal letto:
- Lasciatemi andare a Mangalavite. Ci ho tutti i miei interessi alla malora. Qui mi mangio il fegato. Lasciatemi andare, se no crepo!
Ci aveva come una palla di piombo nello stomaco, che gli pesava, voleva uscir fuori, con un senso di pena continuo; di tratto in tratto, si contraeva, s'arroventava e martellava, e gli balzava alla gola, e lo faceva urlare come un dannato, e gli faceva mordere tutto ciò che capitava. Egli rimaneva sfinito, anelante, col terrore vago di un altro accesso negli occhi stralunati. Tutto ciò che ingoiava per forza, per aggrapparsi alla vita, i bocconi più rari, senza chiedere quel che costassero, gli si mutavano in veleno; tornava a rigettarli come roba scomunicata, più nera dell'inchiostro, amara, maledetta da Dio. E intanto i dolori e la gonfiezza crescevano: una pancia che le gambe non la reggevano più. Bomma, picchiandovi sopra, una volta disse: - Qui c'è roba.
- Che volete dire, vossignoria? - balbettò don Gesualdo, balzando a sedere sul letto, coi sudori freddi addosso.
Bomma lo guardò bene in faccia, accostò la seggiola, si voltò di qua e di là per vedere s'erano soli.
- Don Gesualdo, siete un uomo... Non siete più un ragazzo, eh?
- Sissignore, - rispose lui con voce ferma, calmatosi a un tratto, col coraggio che aveva sempre avuto al bisogno. - Sissignore, parlate.
- Bene, qui ci vuole un consulto. Non avete mica una spina di fico d'India nel ventre! E' un affare serio, capite! Non è cosa per la barba di don Margheritino o di qualcun altro... sia detto senza offenderli, qui in confidenza. Chiamate i migliori medici forestieri, don Vincenzo Capra, il dottor Muscio di Caltagirone, chi volete... Denari non ve ne mancano...
A quelle parole don Gesualdo montò in furia: - I denari!... Vi stanno a tutti sugli occhi i denari che ho guadagnato!... A che mi servono... se non posso comprare neanche la salute?... Tanti bocconi amari m'hanno dato... sempre!...
Ma però volle stare a sentire la conclusione del discorso di Bomma. Alle volte non si sa mai... Lo lasciò finire, stando zitto, tenendosi il mento, pensando ai casi suoi. Infine volle sapere:
- Il consulto? Che mi fa il consulto?
Bomma perse le staffe: - Che vi fa? Caspita! Quello che vi può fare... Almeno non si dirà che vi lasciate morire senza aiuto. Io parlo nel vostro interesse. Non me ne viene nulla in tasca... Io fo lo speziale... Non è affar mio... Non me ne intendo. Vi ho curato per amicizia... - Come l'altro tentennava il capo, diffidente, col sorriso furbo sulle labbra smorte, il farmacista mise da banda ogni riguardo. - Morto siete, don minchione! A voi dico!
Allora don Gesualdo volse un'occhiata lenta e tenace in giro, si soffiò il naso, e si lasciò andar giù sul letto supino. Di lì a un po', guardando il soffitto, aggiunse con un sospiro:
- Va bene. Facciamo il consulto.
La notte non chiuse occhio. Tormentato da un'ansietà nuova, con dei brividi che lo assalivano di tratto in tratto, dei sudori freddi, delle inquietudini che lo facevano rizzare all'improvviso sul letto coi capelli irti, guardando intorno nelle tenebre, vedendo sempre la faccia minacciosa di Bomma, tastandosi, soffocando i dolori, cercando d'illudersi. Parevagli di sentirsi meglio infatti. Voleva curarsi, giacché era un affar serio. Voleva guarire. Ripeteva le parole stesse dello speziale: denari ne aveva; s'era logorata la vita apposta; non li aveva guadagnati per far la barba al signor genero; perché se li godessero degli ingrati che lo lasciavano crepare lontano: Lontano dagli occhi, lontan dal cuore! Il mondo è fatto così, che ciascuno tira l'acqua al suo mulino. Il mulino suo, di lui, era di riacquistare la salute, coi suoi denari. C'erano al mondo dei buoni medici che l'avrebbero fatto guarire, pagandoli bene. Allora asciugavasi quel sudore d'agonia, e cercava di dormire. Voleva che i medici forestieri che aspettava il giorno dopo gli trovassero miglior cera; contava le ore; gli pareva mill'anni che fossero lì dinanzi al suo letto. La stessa luce dell'alba gli faceva animo. Poi, allorché udì le campanelle della lettiga che portava il Muscio e don Vincenzo Capra si sentì slargare il cuore tanto fatto. Si tirò su svelto a sedere sul letto come uno che si senta proprio meglio. Salutò quella brava gente con un bel sorriso che doveva rassicurare anche loro, appena li vide entrare.
Essi invece gli badarono appena. Erano tutti orecchi per don Margheritino che narrava la storia della malattia con gran prosopopea; approvavano coi cenni del capo di tanto in tanto; volgevano solo qualche occhiata distratta sull'ammalato che andavasi scomponendo in volto, alla vista di quelle facce serie, al torcer dei musi, alla lunga cicalata del mediconzolo che sembrava recitasse l'orazione funebre. Dopo che colui ebbe terminato di ciarlare s'alzarono l'uno dopo l'altro, e tornarono a palpare e a interrogare il malato, scrollando il capo, con certo ammiccare sentenzioso, certe occhiate fra di loro che vi mozzavano il fiato addirittura. Ce n'era uno specialmente, dei forestieri, che stava accigliato e pensieroso, e faceva a ogni momento uhm! uhm! senza aprir bocca. I parenti, la gente di casa, dei vicini anche, per curiosità, si affollavano all'uscio, aspettando la sentenza, mentre i dottori confabulavano a bassa voce fra di loro in un canto. A un cenno dello speziale, Burgio e sua moglie andarono a sentire anch'essi, in punta di piedi.
- Parlate, signori miei! - esclamò allora il pover'uomo pallido come un morto. - Sono io il malato, infine! Voglio sapere a che punto sono.
Il Muscio abbozzò un sorriso che lo fece più brutto. E don Vincenzo Capra, in bel modo, cominciò a spiegare la diagnosi della malattia: Pylori cancer, il pyrosis dei greci. Non s'avevano ancora indizii d'ulcerazione; l'adesione stessa del tumore agli organi essenziali non era certa; ma la degenerescenza dei tessuti accusavasi già per diversi sintomi patologici. Don Gesualdo, dopo avere ascoltato attentamente, riprese:
- Tutto questo va benone. Però ditemi se potete guarirmi, vossignoria. Senza interesse... pagandovi secondo il vostro merito...
Capra ammutolì da prima e si strinse nelle spalle.
- Eh, eh... guarire... certo... siamo qui per cercar di guarirvi... - Il Muscio, più brutale, spifferò chiaro e tondo il solo rimedio che si potesse tentare: l'estirpazione del tumore, un bel caso, un'operazione chirurgica che avrebbe fatto onore a chiunque. Dimostrava il modo e la maniera, accalorandosi nella proposta, accompagnando la parola coi gesti, fiutando già il sangue cogli occhi accesi nel faccione che gli s'imporporava tutto, quasi stesse per rimboccarsi le maniche e incominciare; tanto che il paziente spalancava gli occhi e la bocca, e tiravasi indietro per istinto; e le donne, atterrite, scapparono a gemere e a singhiozzare.
- Madonna del Pericolo! - cominciò a strillare Speranza. - Vogliono ammazzarmi il fratello... squartarlo vivo come un maiale!
- Chetatevi! - balbettò lui passandosi un lembo del lenzuolo sulla faccia che grondava goccioloni. Gli altri medici tacevano e approvavano più o meno la proposta del dottor Muscio per cortesia. Don Gesualdo, visto che nessuno fiatava, ripigliò a dire:
- Chetatevi!... Si tratta della mia pelle... devo dir la mia anch'io... Signori miei... sono un uomo... Non sono un ragazzo... Se dite ch'è necessaria... questa operazione... Se dite che è necessaria... Sissignore... si farà... Però, lasciatemi dir la mia...
- E' giusto. Parlate.
- Ecco... Una cosa sola.. Voglio sapere prima se mi garantite la pelle... Siamo galantuomini... Mi fido di voi... Non è un negozio da farsi a occhi chiusi. Voglio vederci chiaro nel mio affare...
- Che discorsi son questi! - interruppe il Muscio dimenandosi sulla seggiola. - Io fo il chirurgo, amico mio. Io fo il mio mestiere, e non m'impiccio a far scommesse da ciarlatano! Credete di trattare col Zanni, alla fiera?
- Allora non ne facciamo nulla, - rispose don Gesualdo. E gli voltò le spalle.”
EPATOCARCINOMA
I sintomi possono apparire anche dopo 20 anni. Dolore nella parte superiore destra dell’addome, a volte ittero e aumento delle dimensioni del fegato. Per scoprirlo va fatto il dosaggio nel sangue dell’alfa-feto-proteina (AFP), un’ecografia che consente di scoprire un tumore anche di pochi millimetri e una Tac. Esistono due tipi di carcinoma. Un tumore primitivo e il colangiocarcinoma che parte dalle cellule biliari e colpisce i giovani: in questo caso il trapianto non è efficace perché il tumore si ripresenta generalmente dopo pochi mesi. Esistono poi tumori benigni come adenomi, iperplasie nodulari, emangiomi che colpiscono le donne che usano estrogeni. Questi non richiedono terapia se non l’intervento quando le dimensioni sono elevate.
La notizia flash riguarda l’omeopatia come utile cura nella prevenzione.
OMEOPATIA
Una lettrice riferisce di un interessante articolo sugli effetti preventivi sul cancro epatico da parte di Chelidonium e chiede un parere al professor Milani su questo articolo. Si tratta di uno studio svolto da S. Biswas e coll BMC compl altern med aprile 2002
Ecco la risposta del prof. Leonello Milani nella rubrica di Fitoterapia pubblicata sulla rivista La medicina biologica gennaio-marzo 2003:
“ CHELIDONIUM MAIUS o Celidonia o Chelidonia è una pianta della famiglia delle papaveracee che cresce in Europa, Asia e America del Nord. I principi attivi tossici si trovano soprattutto nelle radici, che contengono il maggior numero di alcaloidi. Anche l’ingestione delle parti aeree provoca nausea, vomito, diarrea sanguinolenta, dispnea e coma. Quindi gli estratti omeopatici hanno proprietà antibiotiche, antivirali, antiflogistiche ed antineoplastiche. E’ un tipico rimedio epatobiliare, indicato nelle colangiti, colecistiti, e colelitiasi. Interessante è anche l’indicazione nelle nevriti sovra e retro-orbitarie di destra e nell’emicrania del lato destro. Chelidonium è complementare a Lycopodium e Belladonna. L’articolo da lei citato è molto interessante. Se i dati verranno confermati, sarà una grande scoperta. I risultati sperimentali sono straordinari: tutti gli animali del gruppo A hanno, come da previsioni, sviluppato epatocarcinoma; nessuno di quelli inclusi nei gruppi B e C hanno sviluppato il tumore; il 40% di quelli appartenenti ai gruppi D ed E non hanno sviluppato il tumore . Nonostante i topi di questi due gruppi fossero stati alimentati con l’epatocarcinogeno, Chelidonium ha svolto potente attività citoprotettiva ed antineoplastica. Gli autori concludono che l’uso di Chelidonium omeopatico riduce l’incidenza di neoplasie epatiche e può essere considerato efficace rimedio contro gli epatocarcinomi”.
NOTA
l’immagine è un famoso dipinto della grande pittrice surrealista Aurora-Remedios Varo.
giovedì 5 febbraio 2015
FISIOGNOMICA APPLICATA AI RIMEDI OMEOPATICI
Elucubrazioni che si dipanano per proprio conto nella mia mente in una delle mie pause—fumo in balcone. Per qualche ora ho tenuto questo scritto in sospeso non decidendomi a pubblicarlo.
E che cavolo mi sono detta alla fine….un po’ di
leggerezza ogni tanto non guasta!!! La fisiognomica (e cioè l’osservazione della costituzione di un soggetto) è uno strumento importante per la scelta dei rimedi omeopatici di fondo.
Per farlo ho scelto un noto gruppo musicale della mia gioventù: i Commodores. Gruppo che è stato per anni primo nelle classifiche con diversi dischi e che, naturalmente, io apprezzavo ed apprezzo molto, dato che un brano musicale come un’opera d’arte non muore mai.
Questo gruppo mantenne una buona coesione per 14 anni quindi è facile dedurre che tra questi musicisti c’era un ottimo feeling.
Ho notato che vi è rappresentato un rimedio di costituzione diverso per ognuno e che questo si rifletteva, verosimilmente, in una certa complementarietà dei loro caratteri.
Naturalmente si tratta solo di una mia intuizione senza nessuna base (a parte le poche notizie viste in rete) sulla conoscenza biografica dei personaggi.
Un veloce esame dei 6 componenti del gruppo dal 1968 al 1982.
Dopo quel periodo, infatti un paio di membri lasciano il gruppo e vengono sostituiti da altri…in seguito mi pare se ne aggiungono ancora fino ad arrivare a circa 10 componenti. Ma i “veri” Commodores a cui io mi riferisco, sono i 6 che hanno formato il gruppo fino alla permanenza di Lionel Richie.
Partendo dal centro in basso e procedendo in senso orario ecco i componenti del gruppo:
Walter Orange
Batteria, voce. In molti brani (specie tutti quelli a ritmo funky ) è proprio il cantante e interprete principale, mentre Lionel Richie si esprime con il sax. E’ quello con il curriculum maggiore per gli studi musicali svolti. Soggetto brevilineo; umore flemmatico, tipo omeopatico CARBONICO
William King
tastiera e tromba; soggetto normolineo, umore flemmatico, tipo omeopatico CARBO—NITRICO
Milan Williams
tastiera (e occasionalmente batteria). Sembra un soggetto taciturno e comunque introverso; ha contribuito molto alle creazioni musicali anche se nelle esibizioni si mantiene sullo sfondo e non sembra tenerci ad essere visto. Unico componente del gruppo che purtroppo è deceduto alcuni anni fa. Come tipo omeopatico al momento mi risulta difficile da classificare sulla sola base fisiognomica ma dato l’aspetto “sottile” direi FOSFORICO oppure SILICEA
Lionel Richie
Innanzitutto nella maggior parte dei brani è il cantante del gruppo, anche se tutti contribuiscono con la voce sia coralmente che in duetto con lui. Poi è anche pianista e sassofonista. Come soggetto omeopatico ha una componente FOSFORICA ma anche una notevole percentuale FLUORICA come si può osservare dall’assetto diseguale dei denti che ho notato nel primo video di Easy e che successivamente avrà corretto con terapia ortodontica. Inoltre possiamo notare alcuni tratti un po’ esagerati come le labbra troppo voluminose in rapporto al viso…la componente fluorica è poi quella che ne determina la “follia creativa” e il fascino insieme.
Thomas Mc Clary
Chitarra elettrica. E’ sempre sorridente ed entusiasta. Le proporzioni del suo aspetto sono perfette: un temperamento sanguigno e un tipico SULFUR
Ronald La Pread
Basso elettrico. Bella voce. Un soggetto piuttosto slanciato che possiamo definire FOSFORICO. Anche lui, sebbene molto spesso sotto i riflettori, non sembra tenerci particolarmente ad essere protagonista.
aggiungo quindi due link di you tube che vi permetteranno di osservare molto meglio i personaggi in movimento con le loro tipiche espressioni mentre eseguono un paio di successi ancora oggi piuttosto conosciuti:
NOTA DI AUTO—PROMOZIONE
chi volesse approfondire l’argomento può venire a visitare il corso di fisiognomica sul sito
oppure addirittura, se mooolto interessato, se proprio non resiste… può acquistare l’e-book L’immagine e l’essenza autopromosso sempre sul sito e già presente nelle più note librerie (Giochidimagia, Macrolibrarsi, ecc) della rete.
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Informazioni personali

- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com