- Sul piano biochimico i meccanismi di fame e sazietà sono regolati da complessi feed-back e da un gran numero di sostanze. Nel 1994 è stato scoperto il gene che regola la produzione della LEPTINA; la leptina è una proteina prodotta nel tessuto adiposo con funzioni di messaggio ormonale con cui l’organismo informa il cervello del suo stato di nutrizione. Poiché la leptina è dotata di un’azione anoressizzante e che stimola il dispendio di energia, essa indurrà sazietà in un individuo ben nutrito, mentre accenderà il senso di fame in caso contrario. Ci sono anche altre sostanze che regolano il senso di fame e sazietà: ad effetto anoressizzante sono il Crh, la melanocortina e la Cart; tra gli stimolanti l’appetito la Npy, che nell’animale da esperimento induce una fame addirittura aggressiva e un ingrassamento a vista d’occhio. Le oressine e la proteina agouti inducono obesità. Le Ucp aumentano la dispersione di energia.
- Nelle culture primitive si riteneva che il grasso fosse una sorta di serbatoio di energia ancestrale da cui attingere per costruire il corpo (esempio Arapesh della Nuova Guinea durante l’isolamento della pubertà =2-3 mesi fanno ingrassare i giovani che poi , finito l’isolamento, tornano alla normale alimentazione). Oggi la scienza ha confermato che l’adipocita può trasformarsi in cellula nervosa. Possiamo immaginare che chi ingrassa di continuo sia calato in una situazione simil-letargica; come gli animali nel sonno invernale. Ma mentre questi ultimi accumulano per poi smaltire, l’uomo non è poi più capace di trasformare il grasso in vita, creatività ecc. quindi entra in un circolo vizioso in cui si innesca un’alterazione dei meccanismi di fame e sazietà.
sabato 16 novembre 2013
CHILI DI TROPPO
Che si tratti di molti o pochi, o solo di una pancetta ostinata che non riusciamo ad eliminare nemmeno con il digiuno di due settimane...è sempre un argomento e un tormento ricorrente per molti di noi!!!
Introduco qui l’argomento riguardante gli aspetti emotivi e biochimici del nostro rapporto col cibo per parlare la prossima volta, in base a quale di questi aspetti predomina in un soggetto, degli integratori e dei rimedi corrispondenti.
ASPETTI EMOTIVI
La fame non commisurata alle reali esigenze nutrizionali è indice di un disagio emotivo. Si tratta di una “dipendenza” come quella che si osserva per varie sostanze come alcol, tabacco, droghe ecc.
Prima di prendere i vari provvedimenti per dimagrire, vi invito a riflettere su quale possa essere il vostro rapporto con il cibo in modo da poter scegliere in seguito un protocollo di rimedi commisurato alla vostra modalità di fame. I tipi di rapporto col cibo li schematizzo in quattro per comodità... ovviamente ognuno ha una sua storia con delle sue caratteristiche personalissime. Tuttavia questo schema può servire per fare una prima scrematura del tipo di disagio:
ANESTESIA
AGGRESSIVITA’
E’ il tipo più diffuso di rapporto col cibo, specialmente quando si tende a fare degli spuntini fuori orario o di notte.
Anestesia perché il cibo non è solo nutrimento fisico ma anche un grande conforto psichico:
-- Quando eravamo neonati, la poppata costituiva uno dei momenti più felici in cui insieme al cibo ci veniva dato un contatto corporeo. Potevamo materialmente percepire questo “amore”.
-- Inoltre il cibo produce sensazioni di piacere, questo è un dato accertato. Se dovessimo mangiare quel tanto che basta per le esigenze nutritive del corpo, tutti noi adulti, dal momento in cui cessa la crescita (e se non svolgiamo un lavoro di fatica o sport agonistico... che è la stessa cosa) potremmo mangiare circa un terzo della quantità di cibo che un soggetto medio assume nell’arco della giornata. Quindi il piacere ricavato dal cibo ci serve a controbilanciare il dolore provocato dagli eventi stressanti
ZAVORRA O ALIBI
Zavorra significa che utilizzo il mio sovrappeso per rimanere ancorata ad una situazione che non gradisco, ma dalla quale non ho il coraggio di uscire. Utilizzo inoltre la scusa di non riuscire in nessun modo a calare come alibi per continuare a mantenere le mie abitudini errate
CORAZZA
Corazza per allontanare gli altri, le persone con cui abbiamo paura di entrare in un coinvolgimento emotivo profondo.
Il grasso diventa una sorta di barriera di gomma piuma contro cui le emozioni ed anche le sensazioni rimbalzano, penetrano in modo meno traumatico oppure non penetrano affatto.
I nostri muscoli masticatori esercitano una forza per centimetro quadrato superiore a quella di qualsiasi altro muscolo. Il muscolo più potente che abbiamo è proprio il massetere.
Inoltre quante volte sentiamo l’espressione “mostrare i denti” oppure come dicono i romani “guarda che io me te magno” ed altre simili per indicare di voler far valere le nostre ragioni in modo forte ed aggressivo? Il cibo viene frantumato e ridotto in poltiglia con l’atto della masticazione. Se mastichiamo con particolare veemenza questo dato può indicarci che il nostro rapporto psichico col cibo è una metafora di quello che vorremmo avere con il nostro antagonista, colui o coloro che ci causano un intenso stress e disagio. Questa aggressività può essere rivolta contro noi stessi ma la sostanza è la stessa: si tratta di una reazione rabbiosa al nostro dolore.
Ed ecco uno stralcio di un articolo (apparso sulla rivista Anno Zero pubblicata dal Centro di Kinesiologia transazionale) di F. Gandolfi che si intitola “L’emozione del cibo”
Capire a quale parola si lega il nostro bisogno di cibo è il primo passo per fare spazio al bisogno di cambiare e alla possibilità di avere un corretto rapporto col cibo.
Il cibo, con le sue componenti fondamentali ed energetiche, non solo ci fornisce i mattoni per la costruzione del corpo, ma determina anche il modo con cui interagiamo e ci adattiamo all’ambiente che ci circonda. Il nostro modo di essere genera i nostri desideri alimentari; le nostre emozioni condizionano le nostre scelte nutrizionali.
Certi tipi di carne, grazie al loro elevato contenuto di fenilalanina o tirosina, possono accentuare l’aggressività, poiché questi aminoacidi sono i precursori della tiroxina e dell’adrenalina; la cioccolata può avere un effetto rasserenante ed antidepressivo grazie al suo contenuto in serotonina.La ricerca ossessiva di determinati alimenti, il bisogno di sfamarsi in base ad un gusto che nasce da una insoddisfazione e non dall’opportunità di un nutrimento anche essenziale, trasforma il “mangiare per vivere” in “vivere per mangiare”, rinforzando i nostri schemi comportamentali. Il bisogno di alimenti acidi per spezzare la legnosità della nostra vita; di cibi aromatici e tostati per ritrovare un’energia che ci viene a mancare; la ricerca di un gusto dolciastro per rendere più gradevole la nostra vita; l’esigenza di spezie per rendere più piccante la nostra vita; il bisogno di rinnovare in noi quel sale che costituisce l’elemento primario delle nostre lacrime. L’amaro che denota il riconoscere la realtà e accettarla per quello che è, rifuggendo dall’illusione. Le parole sapere e sapore hanno la stessa radice etimologica; capire vuol dire assumere dentro sé, contenere. L’alimento viene vissuto come strumento per la capacità di assaporare la vita. Siamo dunque ciò che mangiamo o mangiamo perchè non siamo più capaci di essere? Per quanto riguarda la simbologia psicosomatica, un corpo obeso può essere interpretato come un tentativo del soggetto di proteggersi dal contatto con gli altri (come costruirsi una corazza per non essere ferito); una ingordigia biologica può svolgere il duplice ruolo di protezione dalla paura del non avere e dal terrore dell’essere. Grasso come difesa dalla mancanza di riserve, grasso come protezione dal confronto con la sessualità sterile di cui sono gravidi i modelli sociali imperanti; grasso come giustificazione al non fare e, contemporaneamente, come accreditamento della propria diversità, come gratificazione dell’aver fatto nonostante l’handicap e quindi essere potenzialmente migliore, se solo non si fosse imprigionati in un corpo “frenante”, come dire “troppo facile avere successo se si è magri e belli!” Il cibo per colmare un vuoto senza fine.
Infine il cavernicolo che è tuttora in noi ci porta ad accumulare riserve energetiche in vista dei tempi duri: il corpo ha imparato dalla notte dei tempi che i magri soccombevano per primi alle carestie. Oggi la troppa abbondanza e la incapacità di moderarsi hanno portato a una sorta di cupidigia biologica che invece, paradossalmente, porta alla carenza. Carenza nutrizionale; carenza emozionale. Come se un meccanismo perverso spingesse a cercare giustificazione e approvazione dagli altri per poi doverle respingere; come se inducesse a limitarsi per poi trasgredire”.
ASPETTI BIOCHIMICI E METABOLICI
La maggior parte delle persone a 40 anni non ha lo stesso peso che aveva alla pubertà o ce l’ha distribuito in modo meno equilibrato.L’aumento avviene lentamente, impercettibilmente ed inesorabilmente per i soggetti di costituzione media e robusta. Può avvenire anche in alcuni soggetti longilinei, ma in tal caso si tratta di una reazione maggiormente squilibrata perché essendo il loro metabolismo più rapido vuol dire che per ingrassare si sono proprio impegnati a dovere!
Durante questo processo di aumento di peso, questa massa in più viene trasformata in parte integrante fissa della struttura corporea, sviluppando tutti i sistemi enzimatici, i capillari, le terminazioni nervose periferiche, il sangue supplementare e i muscoli necessari al mantenimento del tessuto adiposo. Persino le ossa subiscono un processo di rimodellamento. Nell’ipotalamo c’è una sorta di termostato del livello di grasso definito “fat point”.
Ciò significa che il nostro organismo preso ad esempio atto (grazie a questa zona dell’ipotalamo che sorveglia l’omeostasi) che io da dieci anni peso 70 chili, definisce quello come nuovo targhet del mio peso. Quindi che io digiuni 40 giorni nel deserto o che invece per una settimana partecipi ad un banchetto di matrimonio al giorno, nei giorni successivi al sacrificio oppure alla bisboccia, il mio organismo metterà in funzione tutti i mezzi che ha a disposizione per ritornare urgentemente al target dei 70 chili. Se avevo digiunato o fatto una dieta di quelle che fanno calare subito in modo miracolosamente losco, appena raggiunto il peso forma, metterò in atto meccanismi di ritenzione idrica, secrezione di determinati neurotrasmettitori e quant’altro per tornare ai 70 chili perchè l’informazione del mio ipotalamo non è che ho fatto una prodezza bensì che sono in un pericoloso stato di denutrizione. E nell’agire così non ha affatto torto. Dei danni del dimagrimento ultrarapido ho parlato molte volte e non mi dilungherò oltre adesso.
Con un calo di peso quasi altrettanto lento del processo che si è svolto nell’aumento, l’ipotalamo calibrerà il nuovo fat point e le strutture si ridimensioneranno tutte di pari passo in armonia. Quando l’obesità si instaura nell’infanzia, spesso si determina anche un’accelerazione della crescita, finendo con l’anticipare la pubertà. Ricordiamo che l’obesità coincide con una ridotta attività del simpatico, cioè quella parte del sistema nervoso autonomo o vegetativo che presiede ai meccanismi di fuga-attacco ed agli aspetti catabolici (in parole povere al consumo dell’energia) e con una aumentata produzione di ormoni sessuali. Insomma man mano che si ingrassa si diventa più pigri e man mano che ci si muove di meno, si ingrassa: è un classico circolo vizioso. Nell’obesità da cause endocrine il soggetto spesso si sente frustrato in quanto ha la coscienza pulita; sa per certo di non aver non fatto intemperanze alimentari. La causa in quest’ultimo caso può essere dovuta a una particolare predisposizione ad accumulare le calorie ingerite sotto forma di grasso e/o a un’alterazione dei meccanismi che regolano il dispendio energetico.
TERMOGENESI è il processo metabolico attraverso il quale l’organismo è in grado di produrre calore. Tale processo ha luogo soprattutto nei muscoli e nel tessuto adiposo. L’entità della termogenesi varia da soggetto a soggetto perché è strettamente legata anche a fattori genetici, i quali determinano la quantità di tessuto molto particolare, il tessuto adiposo bruno. Questo tessuto, molto abbondante alla nascita e in diminuzione nell’arco della vita, è un tessuto metabolicamente attivo perché produce calore a partire dai grassi e loro derivati più di ogni altro distretto dell’organismo: in parole povere brucia le calorie.
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E’ consolidato il concetto che meno si mangia, più si rallenta il metabolismo basale. Pur restando vero questo meccanismo di compenso, ciò non deve indurre chi fa una dieta a mangiare spesso, bensì la situazione varia da caso a caso. Da una ricerca ( 2005 ) è emerso che quando l’organismo è meno ingolfato di cibo, il metabolismo cellulare, invece di ridursi, aumenta la sua efficienza . In particolare, la riduzione dell’apporto calorico del 30-40% , con l’incremento di eNos (un enzima che favorisce la produzione di ossido nitrico , NO) e quindi di ossido nitrico, accende anche il gene che porta ad una maggiore espressione della proteina “sirtuina 1 ” la quale, a sua volta, stimola la distruzione delle cellule di grasso.
APPROFONDIMENTO DI ALCUNI ASPETTI
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Informazioni personali
- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com
interessantissimo!!!! Aspetto il seguito con impazienza! :-) Lina
RispondiEliminaCiao Lina!!!!! La prossima settimana il seguito…intanto sono molto affaccendata..confusa e felice :-)
RispondiEliminaAnch'io aspetto il seguito,è molto interessante, io sono esattamente in questa situazione...devo cercare di calibrare il fat point...a presto!Francesca.
RispondiEliminaa presto cara!!!!
RispondiEliminaciaoo Mar....ma sai che non mi ritrovo in questi casi?
RispondiEliminaIo sono in esubero di peso ma associo la cosa all'età ed alla menopausa.
Esatto: se non ti ritrovi nele categorie emotive puoi ritrovarti in quelle biochimiche in cui il metabolismo è rallentato e il peso non scende anche se si mangia moderatamente… anch'io mi riconosco in quest'ultima categoria. Al prossimo post voglio inserire appunto anche i rimedi per questa situazione. Io in tre anni sono calata (quindi su di me funzionano) di cinque chili. Cinque chili in 3 anni sono un procedimento lentissimo ma di sicuro si sta meglio e poi si spera di continuare con un leggero calo ancora :-) Quelli che promettono miracoli sono truffatori in buona o cattiva fede!!!
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