domenica 22 luglio 2012
SCLERODERMIA
SCLERODERMIA La Sclerodermia è una malattia rara, cronica, autoimmune, che colpisce in prevalenza le donne dai 30 ai 50 anni. Essa attacca il tessuto connettivo: e ciò significa in pratica tutti i distretti dell’organismo. Ma prima di descrivere questa malattia voglio sottolineare due concetti: (1) non pretendo di regalare illusioni come spesso la medicina ufficiale accusa i sostenitori della medicina alternativa (2) Tuttavia non accetto la definizione di “patologia inguaribile”. Esistono certo molte patologie inguaribili ma esistono anche molte patologie guaribilissime per le quali molta gente continua a morire. Ma non è questo il punto. Il ragionamento ed il rationale di impostazione di cura che voglio esporre parte dal concetto: cosa farei per me dal momento in cui mi venisse diagnosticata una malattia incurabile (ed in alcuni casi--non nella sclerodermia-- mi venisse detto addirittura che ho pochi mesi di vita) ? Dal momento in cui ho ricevuto questa notizia che risuona come un timbro di condanna io mi direi: dato che le cure sono solo palliative, tanto vale fare quelle che scelgo tra le meno invasive e contemporaneamente attuo un radicale cambiamento nell’alimentazione e nello stile di vita. In pratica metto in atto tutti, ma proprio tutti a 360° i rimedi ed i comportamenti di carattere generale per purificarmi da ogni tossina e rinforzare le mie difese. Contemporaneamente tengo conto del fatto che probabilmente la situazione avrà esito negativo, tuttavia sarà comunque un esito più giusto e dignitoso di quello che otterrei se entrassi in un tunnel di immunosoppressori e altri veleni. Ho voluto fare questa premessa perché c’è un ragionamento che ognuno può fare per se stesso ed un altro che può fare per gli altri. Se mi venisse un tumore (anche se le ipotesi sono sempre facili quando uno sta bene) rifiuterei la chemioterapia ed anche la radioterapia ma non me la sentirei di consigliare a nessuno di fare altrettanto. Lo stesso vale quando si deve fare un ragionamento per i figli o per i propri cari: in questi casi occorre un intero team di medici di fiducia.
LA SCLERODERMIA
si manifesta con l’indurimento e l’ispessimento della pelle e degli organi in seguito a un deposito eccessivo di collagene, con un attacco ai vasi, una degenerazione dei muscoli e delle articolazioni, visceri, cuore, polmoni e reni. Nelle sclerodermie localizzate è colpita solo la cute, non si rilevano autoanticorpi e l’evoluzione verso attacchi sistemici è un fatto eccezionale. Nella forma diffusa, o sistemica, la sclerosi colpisce gli arti, il tronco e il viso; è frequente anche l’attacco ai polmoni. Nella forma limitata, che associa attacco cutaneo, all’esofago, alle dita delle mani e dei piedi e anche una dilatazione dei capillari del derma, la complicazione principale è l’ipertensione arteriosa polmonare. Inoltre, oltre il 90% dei soggetti presenta una sindrome di Raynaud, ossia una disfunzione vascolare. Questa sintomatologia precede di parecchi anni le altre e non è circoscritta alla sclerodermia. Si tratta di un fenomeno comune, dal momento che in certe aree arriva a colpire il 20% delle donne. La Sclerodermia sistemica è dovuta a una rarefazione dei capillari all’estremità delle dita, che rende bianca la punta delle dita esposte al freddo. Talvolta la sindrome riguarda anche i piedi, il mento, le orecchie o la lingua. La diagnosi di sclerodermia si basa essenzialmente sull’aspetto della pelle, che si presenta indurita, liscia e distesa, dal momento che le rughe scompaiono e i peli cadono. Spesso, dopo una prima fase, le dita si affusolano e rimangono sempre più fisse in posizione flessa, con dolorose ulcerazioni. L’attacco al viso limita l’apertura della bocca e cancella le labbra. Circa l’80% dei soggetti soffre di sintomi digestivi soprattutto di origine esofagea. La sclerosi infiltra l’esofago, che diviene incapace di trasportare gli alimenti verso lo stomaco e lascia rifluire le secrezioni acide dello stomaco verso la bocca. Questa acidità rischia di ledere la mucosa esofagea. Allo stesso modo, la fibrosi infiltra l’intestino tenue, e ciò interferisce con l’assorbimento degli alimenti. Infine, l’assenza di movimenti normali nell’intestino favorisce la moltiplicazione nel tubo digerente dei batteri che disturbano l’assorbimento degli zuccheri. Nel 10-20% dei casi, la crisi renale, appannaggio delle sclerodermie sistemiche complica la malattia nei primi anni di evoluzione. I piccoli vasi sanguigni dei reni sono colpiti, e ciò conduce in qualche caso a un’insufficienza renale fatale. Nelle forme diffuse si ammalano anche i polmoni. Le aree situate tra gli alveoli polmonari sono invase da tessuto fibroso, gli scambi gassosi sono insufficienti e la concentrazione di O2 nei globuli rossi diminuisce. Nelle forme limitate si osserva anche un’ipertensione dell’arteria polmonare, che trasporta il sangue dal ventricolo destro verso i polmoni. Di fatto tutti gli organi sono colpiti in grado diverso: il cuore ( la capacità delle cavità cardiache diminuisce in ragione della fibrosi che interessa il muscolo cardiaco), le articolazioni, i muscoli e anche certi componenti del SNC. Alcuni fattori ambientali, come il cloruro di vinile, il tricloroetilene o la silice, sembrano in grado di favorire la malattia. E’ stato osservato che la sclerodermia sistemica compare più frequentemente dopo una gravidanza, periodo molto particolare dal punto di vista immunitario, dal momento che la metà dei geni del feto proviene dal padre. Nel corso della gravidanza, la madre dispone di meccanismi di regolazione del sistema immunitario che evitano il rigetto del feto. Ora è noto che i globuli bianchi fetali, che esprimono gli antigeni HLA, possono penetrare nel sangue materno. Cellule ematiche di feti maschili possono essere rilevate nel sangue materno fino a 27 anni dopo la nascita.
E’ stato ipotizzato che la Sclerodermia sistemica sia scatenata dalla presenza di cellule fetali persistenti nell’organismo materno; queste cellule resterebbero dapprima nascoste nel sistema immunitario materno per via della compatibilità parziale delle molecole del complesso maggiore di istocompatibilità di classe II. Tuttavia, le cellule fetali e materne non hanno in comune che la metà delle molecole del sé, di modo che le cellule fetali finiscono per riconoscere le molecole HLA della madre. Nel sangue di certe donne malate di sclerodermia si ritrova più DNA maschile che nelle donne non malate. Un avvenimento esterno come un’infezione virale o un agente chimico, attiverebbe le cellule fetali nascoste scatenando la malattia. Questa ipotesi, che deve ancora trovare conferma, non risponde comunque a tutte le domande: -- come spiegare la malattia nei soggetti maschi? -- Come spiegare la malattia nelle pazienti che hanno avuto solo figlie femmine? L’evoluzione della malattia è imprevedibile: si valutano all’80% le probabilità di sopravvivenza a 10 anni dall’esordio della malattia. La prognosi non è buona quando la sclerosi è diffusa e ne sono toccati il tronco, i polmoni e i reni. La terapia è basata su tutti quei farmaci che possono attenuare i vari sintomi in modo palliativo. Non esistono terapie in grado di fare regredire le fibrosi.
ECCO ALLORA QUALCHE TERAPIA... nel caso utile se non altro per rallentare l’evoluzione ed attenuare i sintomi... (in qualche caso “miracoloso”... infatti anche una malattia definita inguaribile può guarire, dato che le reazioni e le potenzialità dell’organismo sono troppo complesse ed imprevedibili perché un soggetto debba essere bollato come malato inguaribile)
OMEOPATIA
Ecco una serie di rimedi GUNA: -- aesculus compositum; -- arnica compositum heel; -- galium heel, che io indico sempre per lunghi periodi e come prima scelta; -- graphites homaccord; -- thuja compositum. A proposito dell’approccio omotossicologico, per chi volesse approfondire, ho trovato molto ben esposto l’argomento qui: http://www.procaduceo.org/it_schede/autoimmuni/0_autoimmuni.htm
Il silicio organico è un elemento nutritivo essenziale della materia vivente, presente nei tessuti dell’organismo, nelle ghiandole endocrine, nel fegato, nelle pareti dei vasi sanguigni ed in modo particolare nei capelli difficilmente l'alimentazione abituale delle persone garantisce il corretto apporto di silicio organico, la cui perdita favorisce l’invecchiamento precoce. Per questo rimedio potete guardare qui:
http://cure-rimedi-naturali.blogspot.it/2009/04/il-silicio-organico-o-silice-organica.html
medicina cinese e terapia craniosacrale sono ovviamente consigliate e per lunghissimi periodi. Non posso elencare qui i trattamenti specifici perché vanno senza dubbio personalizzati.
NOTA Le opere esposte ad inizio capitolo sono Antichi ricordi e In bella mostra di Carla Colombo. Le foto di mani con sclerodermia prese dalla rete.
domenica 15 luglio 2012
Malattie autoimmuni
PATOLOGIE AUTOIMMUNI Il corpo come organismo possiede una complessa organizzazione che si è sviluppata nel corso di migliaia e migliaia di anni in base all’interagire con l’ambiente. L’omeostasi è proprio la capacità di mantenere costanti certi parametri vitali (ad esempio la temperatura, il volume ed il pH del sangue ecc ecc) al variare delle condizioni sia esterne che interne: come esempio basti pensare a come è difficile calare di peso una volta che si sia cresciuti e si sia mantenuto un sovrappeso per qualche anno: il sistema endocrino ha ri-tarato il fat-point; l’organismo “crede” che quello attuale sia il peso giusto da mantenere per cui, anche in seguito a digiuno o uso continuo di lassativi, attua diverse strategie -- prime tra tutte l’abbassamento del metabolismo basale e la ritenzione idrica-- per mantenere quel peso. Solo con una prolungatissima disciplina si può tornare al peso forma. Posso affermare che un sistema così complesso come il corpo umano, è certamente in grado di mantenere un proprio equilibrio. Se per intelligenza intendiamo la capacità di risolvere problemi al minor prezzo in termini di rapporto beneficio/danno e la capacità di capire, comprendere ed apprendere, possiamo dedurre che il corpo è più intelligente della mente. Negli antichi testi di chiromanzia la linea del cuore era detta anche linea “mentale”: infatti, per gli antichi l’intelligenza aveva sede nel cuore mentre nella testa albergava solo l’abilità che è una facoltà diversa. Nel momento in cui l’uomo interviene con un farmaco allo scopo di eliminare un dato sintomo, non fa altro che mettere un blocco o una variabile nuova nella catena degli eventi che il corpo avrebbe attuato per mantenere il proprio equilibrio. Ecco perché molte volte, quando si è di fronte ad un determinato disturbo (come ad esempio la febbre) la prima scelta è non intervenire. Nel corso del periodo neonatale o fetale il sistema immunitario impara a riconoscere il proprio ambiente, quale che sia la sua origine, genetica o importata: il riconoscimento è dunque una funzione acquisita. Ciò è stato visto con un esperimento di Medawar: quando un topo di ceppo B riceve, alla nascita, cellule della milza di un topo di ceppo A, diventa capace, da adulto, di accettare un trapianto (ad esempio di cute) proveniente da un donatore di ceppo A. Questa situazione di tolleranza si mantiene per tutta la vita. Durante la fase di differenziazione la maggior parte dei linfociti che arrivano a maturazione esprimono immunoglobuline di forte affinità per gli antigeni estranei che potranno prima o poi essere incontrati (o che non saranno mai incontrati). Ma si conservano anche dei linfociti che hanno una certa affinità per gli antigeni del sé: debole, certo, ma non nulla. Questo implica l’esistenza di uno stato di autoimmunità fisiologica, non dannoso per l’organismo, ma che sembra indispensabile per il mantenimento di uno stato permanente di vigilanza: un sistema in stato di veglia è più veloce da attivare di uno totalmente a riposo. Ma ecco una spiegazione olistica delle patologie autoimmuni che ho tratto da qui : (((http://www.mednat.org/cure_natur/malattie_autoimmuni.htm))) “E’ stato osservato che le malattie autoimmuni sono in netto aumento statistico e che sono caratterizzate da sintomi importanti e spesso molto gravi. Artrite Reumatoide, Lupus, Sclerodermia, Periarterite Nodosa, Rettocolite, Morbo di Crohn, Tiroiditi Autoimmuni, Psoriasi, Sclerosi Multipla, ecc., sono termini che sentiamo sempre più spesso e che allarmano perché indicano malattie ritenute incurabili. Inoltre, la medicina ufficiale non riesce a spiegarne l’origine, ma solo il meccanismo d’azione che, come è noto, consiste nell’aggressione da parte del sistema immunitario del paziente verso strutture proprie dell’organismo (autoimmunità). COSA E’ IL MESENCHIMA O CONNETTIVO La moderna Omotossicologia, disciplina medica di cui stiamo per parlare, ha, fra i tanti meriti, anche quello di aver dato la spiegazione scientifica del meccanismo alla base dell’autoimmunità. L’Omotossicologia è la scienza che studia i “fattori tossici” dell’organismo; è stata codificata dal Dr. Reckeweg, medico tedesco, che per primo ha evidenziato l’importanza del mesenchima (che chiameremo connettivo) come substrato fondamentale delle cellule. Il connettivo è il tessuto più esteso e grande dell’intero organismo (rappresenta il 20% del peso corporeo) ed è costituito da una matrice intercellulare che costituisce l’ambiente, l’habitat dove sono immerse e vivono le cellule del nostro organismo: la cellula sta al connettivo come l’uomo sta all’aria che respira. Secondo questa prospettiva il connettivo è l’organo più importante che esista: infatti svolge svariate funzioni fondamentali per il nostro organismo. Per citarne solo alcune, diremo che tutte le reazioni immunitarie avvengono nel connettivo (che, dunque, da questo punto di vista rappresenta e viene indicato come il ”campo di battaglia”, la sede dove avvengono tutte le reazioni di difesa del nostro organismo). Inoltre svolge la funzione di nutrizione per le cellule, di immagazzinamento di sostanze di rifiuto prodotte dalle cellule (scorie metaboliche e tossine), di sostegno strutturale e molte altre. FISIOLOGIA DEL CONNETTIVO Una delle funzioni del connettivo è, come già detto, quella di essere ricettacolo di tossine che vengono convogliate dal sangue ed immagazzinate nel connettivo stesso. Queste tossine provengono principalmente dal metabolismo cellulare (tossine endogene) ed anche dall’esterno, per esempio i virus, i batteri, i farmaci, i metalli pesanti, varie sostanze chimiche, ecc. (tossine esogene). Sia le tossine endogene che quelle esogene ogni giorno devono essere smaltite e tale lavoro viene effettuato dal sistema linfatico che, proprio come un operatore ecologico, porta via giornalmente i rifiuti che si sono accumulati. Per consentire ciò il connettivo, nell’arco delle 24 ore, attraversa due fasi di circa 12 ore ciascuna: una fase di smaltimento di scorie metaboliche e sostanze estranee, ed una fase di ricostruzione della matrice connettivale e delle sostanze indispensabili alla vita delle cellule. In ogni fase (vedi schema) il connettivo cambia la sua struttura. Nella prima fase della giornata, che va dalle 3 alle 15 circa, esso appare come una gelatina sciolta, solubilizzata (stato di sol) ed in questa prima parte della giornata avviene la demolizione e lo smaltimento di scorie e proteine (fase di smaltimento). Nella seconda fase, che va dalle 15 alle 3 circa, il connettivo appare, invece, come una gelatina che si ricondensa (stato di gel) ed in questa seconda parte della giornata avviene la ricostituzione della matrice connettivale e delle proteine (fase di ricostruzione). STATO DI SOL Corrisponde a: 1. Fase dell'attività 2. Simpaticotonia 3. Idrolisi proteica 4. Degradazione 5. Smaltimento STATO DEL GEL Corrisponde a: 1. Fase della Stasi 2. Vagotonia 3. Ricostruzione proteica In sintesi, ad ogni demolizione segue una ricostruzione e viceversa. Questo equilibrio, però, può rompersi per una serie di ragioni: ad esempio, per un trauma, infezioni virali o batteriche, insufficienza funzionale del sistema linfatico, eccessiva produzione di tossine dovuta ad errata alimentazione o all’assunzione di sostanze chimiche, ecc. Tutti questi eventi portano ad un aumento di scorie nel connettivo. Quando l’organismo è particolarmente sovraccaricato da questo punto di vista, si mettono in moto meccanismi di detossicazione e drenaggio supplettivi, grazie alla produzione di alcuni enzimi (per es. la ialuronidasi) che producono uno stato continuativo di sol del connettivo (fase di smaltimento): questa fase, però, non dura più solo 12 ore, ma continua fino a quando non viene ottenuta una pulizia profonda e completa. Tale meccanismo supplettivo prende il nome di INFIAMMAZIONE ! Quindi la gelatina disciolta (stato di sol) della matrice connettivale rigelificherà (stato di gel) solo quando sarà fatta completa pulizia del connettivo stesso. Solo allora, dopo aver svolto la sua funzione di drenaggio supplettivo, l’infiammazione finirà e verrà ripristinato il normale bioritmo giornaliero tra fase di sol e fase di gel del connettivo. Da questa prospettiva l’infiammazione e, ovviamente, la febbre che ne costituisce il sintomo più generale, rappresentano un meccanismo biologicamente opportuno e non una malattia da combattere come, invece, vengono normalmente considerate. La scienza, negli ultimi anni, ha dimostrato che il nostro sistema immunitario inizia a funzionare in maniera ottimale a partire da una temperatura di 38,4° C. Inoltre, nei centri più all’avanguardia nella cura dei tumori viene usata l’ipertermia, cioè l’induzione di un’infiammazione molto alta prodotta artificialmente nella zona da trattare, proprio perché si produce un forte stimolo immunitario. IL PROBLEMA Se l’infiammazione e la febbre non vengono considerate correttamente, cioè come meccanismi biologicamente opportuni, bensì come malattia da combattere, si cercherà, ovviamente, di combatterle con anti-infiammatori, antibiotici, cortisonici, ecc. Tutti questi farmaci hanno una caratteristica comune, quella di produrre un immediato viraggio dalla fase di sol (fase in cui agisce l’infiammazione) a quella di gel (stasi), senza prima aspettare che sia stata fatta “pulizia”. Di conseguenza, si produrrà una gelificazione forzata del connettivo e quindi l’infiammazione passerà, così che medico e paziente saranno apparentemente soddisfatti del risultato ottenuto, convinti di aver ottenuto la guarigione eliminando i sintomi. In realtà tale guarigione è solo apparente perché il fine ultimo, la causa per cui si era accesa l’infiammazione, non è stato raggiunto: le tossine rimangono nel connettivo ed il problema è solo rimandato. Infatti, una volta passato l’effetto dei farmaci gli stessi stimoli che avevano provocato il primo episodio di infiammazione ne faranno riaccendere un altro. Purtroppo medico e paziente tenderanno a riprodurre lo stesso meccanismo ogni qual volta si ripresenti un’infiammazione, accorgendosi però che gli effetti ottenuti non sono più quelli attesi in quanto, nel corso del tempo, le infiammazioni si riaccendono sempre più frequentemente e non sono più facilmente gestibili.
La MALATTIA AUTOIMMUNE Sopprimendo sistematicamente le infiammazioni abbiamo visto che si produce un accumulo sempre maggiore di tossine in quanto se ne impedisce il drenaggio per lunghi periodi. In tal modo il connettivo si “impregna” sempre più profondamente di tossine ed è sempre più intasato di sostanze estranee (proteine batteriche, virus, sostanze chimiche, ecc.). L’uso dei farmaci (anti-infiammatori, antibiotici, cortisonici, ecc.) provoca, come già detto, un viraggio forzato verso la fase di gel senza che si sia prima pulito il connettivo. Ma noi sappiamo anche che la fase di gel è caratterizzata dalle nuove sintesi proteiche che dovrebbero essere attuate in un connettivo “pulito”. Se, invece, si verificano sintesi proteiche in un connettivo sempre più contaminato, “impregnato di materiale estraneo” (ripetiamolo, proteine batteriche, virus, molecole chimiche e farmacologiche) si produrranno nuove proteine che, purtroppo, includeranno nella loro struttura anche materiale estraneo all’organismo, cioè non proprio (non self). Detto in altri termini, si produrranno delle “proteine anomale” in quanto formate non solo da materiale proprio (self) ma anche da “pezzi” estranei (non self). Verranno sintetizzate quindi quelle strutture abnormi che i tedeschi hanno chiamato “proteine selvagge”. Queste proteine anomale saranno considerate estranee (non self) dal nostro sistema immunitario che, quindi, le attaccherà. Infatti, nonostante le proteine selvagge siano costituite quasi totalmente da molecole proprie dell’organismo contengono nella loro struttura anche piccole parti estranee sufficienti a far considerare queste proteine “non opportune” e quindi da combattere da parte del sistema immunitario: si creano così le basi della malattia autoimmune. Per essendo state classificate svariate malattie autoimmuni abbiamo volutamente parlato di malattia autoimmune al singolare in quanto essa è la malattia del connettivo e, poiché il connettivo è ubiquitario (in quanto è presente ovunque nell’organismo) la classificazione delle malattie autoimmuni dipende solo da quale zona connettivale viene colpita (per esempio, la Sclerodermia al livello del derma, il Morbo di Crohn e la Rettocolite a livello intestinale, l’Artrite Reumatoide a livello delle articolazioni, la Sclerosi Multipla a livello della guaina mielinica, la Glomerulonefrite a livello renale, la Tiroidite al livello della tiroide, ecc.).
CONCLUSIONI
Quando compare la malattia autoimmune, il destino sembra segnato. Ma non è così: dalla malattia autoimmune si può guarire. Occorre conoscere tutti i possibili meccanismi che facilitano e creano le basi della malattia: qui abbiamo esposti quelli che, a nostro parere, sono i fondamentali.
Tratto da: kousmine.it
Ricordarsi che le alterazioni degli enzimi, della flora, del pH digestivo e della mucosa intestinale influenzano la salute, non soltanto a livello intestinale, ma anche a distanza in qualsiasi parte dell'organismo.
Commento NdR: la definizione impropria di "malattie autoimmuni" pare essere una definizione che autorizzi all'uso di semplici cure palliative (destinate cioè a sopprimere i sintomi, presumendo che è impossibile rimuovere la causa). In realtà si tratta SEMPRE e comunque di: intossicazione, infezioni da parassiti, infiammazioni, con conseguente alterazione di: enzimi, flora batterica, pH dei liquidi extra ed intra cellulari e del sistema enzimatico, i quali fanno impazzire ovvero malfunzionare il sistema immunitario, e generano stress ossidativo cellulare e tissutale!
NOTA Un ringraziamento speciale agli autori di queste immagini: Figure preistoriche di Zef che potete visitare sul blog La vostra arte di Carla Colombo Il sole dei miei giorni di Carla Colombo l’artista da cui pesco sempre a piene mani immagini e consigli!!!
sabato 7 luglio 2012
SCLEROSI MULTIPLA
SCLEROSI MULTIPLA Sulla sclerosi multipla il dibattito è ancora acceso e la “guerra” infuria da più parti! Neurologi contro specialisti dell’apparato cardiovascolare con il famoso metodo Zamboni; sostenitori di metodi estremi come il trapianto di midollo e sostenitori della vitamina D3.
Gli integratori sono pure usati come supporto ma per lo più si tratta di prodotti a base di vitamina D, olio di pesce (all’uso di questo sono certamente favorevole) e nutrienti vari. Molto importante è continuare a studiare questo disturbo e come fare prevenzione. La miglior prevenzione è quella che vale per tutto: alimentazione sana ed equilibrio psicologico nel gestire lo stress. Dopo una breve premessa per descrivere questo invalidante disturbo aggiungo invece l’approccio omeopatico e fitoterapico: inutile ripetere che bisogna farsi seguire dal medico e non giocare a provare rimedi vari per una malattia così importante. Tuttavia è altrettanto importante farsi un’idea ed un’opinione della situazione per decidere che cura seguire: in pratica è questo il motivo fondamentale per cui si divulgano in rete il più possibile le basi terapeutiche !!! LA PATOLOGIA Si manifesta per lo più in età giovanile tra i 20 e i 30 anni, più nelle donne che negli uomini (rapporto 2:1). Viene scatenata presumibilmente da un’infezione virale che innesca una reazione autoimmune ai danni della mielina. Ciò determina nel tempo la comparsa di cicatrici (placche) che rallentano o bloccano la trasmissione degli impulsi nervosi. La conseguenza sono deficit motori, dell’equilibrio, della vista, della parola. Inoltre può colpire le sensazioni, il controllo intestinale, le prestazioni sessuali, l’equilibrio, delle funzioni cognitive, e tante altre funzioni fino a renderle impossibili. Il decorso varia da un soggetto all’altro. Circa 1/3 dei casi rientra nelle forme benigne con disabilità lieve o assente. In un altro terzo dei casi i pazienti possono invece raggiungere una disabilità grave con un andamento progressivo che può portare a un’invalidità permanente. La malattia è cronica e progressiva. Viene definita autoimmune (ma su questo concetto non sono d'accordo per nessuna malattia e mi propongo di fare un post specifico sul concetto di “ patologia autoimmune”. Se la malattia evolve per circa 10 anni senza terapia, circa la metà dei soggetti cessa di essere autosufficiente. Per molto tempo la demielinizzazione delle fibre nervose è stata considerata l’elemento più caratteristico della malattia. Tuttavia esistono anche, fin dall’inizio della formazione delle placche, lesioni assonali (cioè del neurone e non solo della guaina) irreversibili che evolvono verso una perdita neuronale. Le differenti forme cliniche presentano particolarità fisiopatologiche. Per esempio, le forme remittenti sono caratterizzate dalla formazione a ondate di nuove placche infiammatorie: linfociti e macrofagi del sangue attraversano la parete dei capillari cerebrali, penetrano in quantità inusuale nel tessuto nervoso e si concentrano attorno ai vasi. Qui le cellule liberano diverse sostanze, in particolare citochine, e alcune di queste attirano altre cellule infiammatorie nel cervello. Alcune delle sostanze liberate sono tossiche per i costituenti del tessuto nervoso, in particolare per la mielina, per gli oligodendrociti che fabbricano la mielina e per i neuroni stessi. Diversi meccanismi sono all’origine delle lesioni: la mielina sembra essere distrutta da sostanze tossiche liberate dal sistema immunitario ma anche dai linfociti citotossici. Linfociti T reattivi a un antigene (per esempio virale) possono sbagliare obiettivo e attaccare la mielina. I macrofagi ripuliscono i detriti cellulari e presentano al sistema immunitario frammenti di mielina. I linfociti B producono allora anticorpi diretti contro i costituenti della mielina. Qualche settimana dopo la comparsa di una placca, gli elementi infiammatori scompaiono e lasciano al loro posto una cicatrice, costituita da cellule del tessuto di sostegno (le cellule gliali), da zone demielinizzate e da assoni interrotti. A lungo termine, queste lesioni conducono a un’atrofia del SNC, cioè ad una diminuzione del volume del cervello e del midollo spinale più rapida di quella causata dal normale processo di invecchiamento.
Fitoterapia
GINGKO BILOBA è in grado di rallentare il declino cognitivo. La dose usata è 250 mg /die. In questo studio la cura è durata 6 mesi. Circa il 50% dei pazienti hanno deficit cognitivi: difficoltà di concentrazione, di ragionamento astratto, di memorizzazione. In alcuni soggetti il declino si verifica già negli stadi precoci della malattia, quando gli altri sintomi sono ancora lievi. Occorrono ulteriori studi su Gingko biloba, dato che questo è stato incoraggiante.
CANNABIS ha dimostrato di avere un effetto analgesico ed un’efficacia terapeutica nel trattamento della sclerosi multipla. L’annuncio iniziale è partito dalla Società Farmaceutica Britannica, che ha effettuato test su 300 volontari già nel lontano 1999. Nel 2004 è stato fatto uno studio con un estratto standardizzato di cannabis sativa in pazienti con sclerosi multipla con difficoltà di controllo della spasticità. I pazienti hanno assunto capsule contenenti 2,5 mg di tetraidrocannabinolo e 0,9 mg di cannabidiolo per capsula. E’ risultato che i soggetti trattati hanno ottenuto una riduzione della spasticità e un miglioramento della mobilità e ciò è stato ottenuto in pazienti che non avevano avuto nessun miglioramento con tutti i trattamenti classici già effettuati in precedenza.
OMEOPATIA
agaricus, gelsemium, strychninum nitricum, acidum picricum, causticum, cuprum, manganum aceticum, mercurius solubilis, nux vomica, plumbum aceticum, zincum metallicum.
Ed ecco un interessante protocollo preso da qui:
http://consigliperilweb.it/come-fare-a/omeopatia/364-come-trattare-la-sclerosi-multipla-con-l-omeopatia.html
(1)Prendere Causticum alla 36CH se si soffre di intorpidimento delle mani e dei piedi.
(2)Prendere Agaricus alla 30CH se si soffre di spasmi muscolari o contratture o movimenti incontrollati dell'occhio.
(3)Prendere Arsenicum album alla 30CH se si soffre di sintomi di paralisi o gambe pesanti.
(4)Prendere Argentum Nitricum sempre alla 30CH se si soffre di perdita di equilibrio e scarso coordinazione. NOTA le opere qui raffigurate sono sculture del professor Carmelo Cozzo che potete visitare sia sul suo personale blog (indicato nel mio profilo tra i blog che seguo) sia nella vetrina riportata sul blog di Carla Colombo La vostra arte. Ringrazio sempre l'autore ed in questo caso con un inchino dato che si tratta del mio professore!
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Informazioni personali

- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com