FERMENTI INTESTINALI parte seconda
Nella figura ho tracciato la cavità intestinale. I batteri patogeni sono raffigurati in azzurro chiaro: in evidenza il tipo di attacco a tre piedi ( che non è reale, ma schematico per rendere chiaro il concetto), analogo a quello dei batteri amici, per aderire alla parete intestinale. In un intestino normale i batteri amici hanno la netta maggioranza e vincono la competizione per attaccarsi alla parete.
Come accennato nella prima parte, i microrganismi della flora intestinale lavorano anche ai processi di assimilazione di nutrienti. Essi agiscono supportando il processo digestivo attraverso un contributo enzimatico nella degradazione dei componenti del cibo, aumentandone la biodisponibilità e migliorandone l’assimilazione. Questo effetto è dovuto alla capacità dei lattobacilli di produrre nel colon una serie di enzimi costitutivi ed inducibili come proteinasi, polipeptidasi, lipasi e glicosidasi che, nel loro insieme, idrolizzano sia la frazione dei carboidrati sia quella proteica. In particolare, “lavorano” scomponendo proteine e grassi in molecole più semplici (proteolisi e lipolisi) e convertendo il lattosio in glucosio e galattosio ed infine in acido lattico; in questo modo gli enzimi batterici operano una sorta di predigestione degli alimenti, alleggerendo il compito agli enzimi digestivi umani.
Alla mancanza dell’azione benefica di questi enzimi batterici sono legati molti disturbi della digestione con conseguente malassorbimento di nutrienti, meteorismo ed intolleranze alimentari.
COMPETIZIONE PER NUTRIENTI E SPAZI VITALI
Una volta pervenuti nell’intestino, i batteri amici aderiscono alle cellule della mucosa sottraendo il posto agli eventuali patogeni. Esiste infatti, da parte dei batteri utili, un’inibizione competitiva nei confronti dell’adesione dei patogeni agli specifici recettori di membrana delle cellule epiteliali dell’intestino. Questo fatto, accanto ad una competizione per il consumo di substrati nutritivi a scapito dei patogeni, riduce le possibilità di insediamento e di proliferazione delle specie dannose. Infatti, l’impiego di probiotici si è dimostrato efficace nella terapia di mantenimento della colite ulcerosa.
REGOLARIZZAZIONE DELLA FUNZIONALITA’ INTESTINALE
I fermenti, compresi lattobacilli e bifidobatteri, che comunemente si credono più versati contro la diarrea, stimolando i processi enzimatici di digestione contrastano il ristagno della massa fecale (costipazione); inoltre, una completa fermentazione dei nutrienti da parte dei batteri riduce notevolmente la formazione di flatulenza e gonfiore postprandiale. Inoltre, lo stesso acido lattico, prodotto dai batteri acidofili-bifidi in seguito al processo di fermentazione, agendo direttamente sulla mucosa del colon, promuove a sua volta la fisiologica peristalsi intestinale. Alcuni Lattobacilli, infine, producono ossido di azoto (NO) che, oltre ad esercitare un’attività batteriostatica, è in grado di svolgere funzioni regolatrici sulla secrezione e sulla motilità dell’intestino. D’altra parte, una condizione di prolungata stasi intestinale, con evacuazioni poco frequenti e irregolari (stipsi cronica), può condurre ad alterazioni della microflora con incremento della produzione di tossine (in particolare ad opera della flora putrefattiva su residui proteici maldigeriti), creando i presupposti per un’intossicazione intestinale cronica. In pratica una stipsi cronica causerà disbiosi, e, allo stesso modo, una disbiosi può causare stipsi. Quindi nella stipsi è sempre indicata l’integrazione con probiotici.
DISBIOSI
Fattori che causano disbiosi, oltre quelli citati nella parte prima sono: Un’alimentazione non bilanciata, dovuta a diete drastiche oppure caratterizzata da un eccesso di proteine animali e zuccheri semplici e da un consumo elevato di cibi ricchi di conservanti; l’eccessivo consumo di bevande alcoliche; la cattiva masticazione correlata a pasti ingeriti in fretta; l’assunzione di farmaci; l’ingestione di sostanze nocive che possono essere contenute negli alimenti (pesticidi, coloranti ecc); i repentini cambiamenti climatici; condizioni prolungate di stress e ansia (che alterando lo stato ormonale influiscono sulla produzione di muco, habitat di crescita di alcune specie batteriche) e malattie (lo stato di salute dell’ospite condiziona profondamente l’equilibrio dell’ecosistema intestinale).
A ciò si aggiunge il fatto che la flora batterica intestinale varia la sua composizione qualitativa in relazione all’età del soggetto; in particolare l’invecchiamento sembra associarsi ad una significativa diminuzione del numero di bifidobatteri accanto ad un aumento di Clostridium, miceti e coliformi nella flora fecale.
LATTOBACILLI e BIFIDOBATTERI , entrambi gram+, costituiscono gran parte della microflora . Acidophilus è il più frequente nel tubo digerente dell’uomo. Sia i lattobacilli che i bifidobatteri sono molto esigenti dal punto di vista nutritivo, e per la loro crescita necessitano di substrati ricchi di glucosio, aminoacidi, acidi grassi, vitamine (soprattutto gruppo B) e sali minerali, soprattutto sali di Fe, Mg e Mn. Si sviluppano in modo ottimale in ambiente leggermente acido e sono sensibili alla maggior parte degli antibiotici, in particolare quelli a largo spettro e quelli utilizzati per le infezioni da gram+.
CATEGORIE DI FERMENTI
autoctoni=Lactobacillus acidophilus,L. jensenii,L. johnsonii,L. plantarum, L.paracasei,L. casei subs casei,L. reuteri, L.bifidus o Bifidobacterium bifidum, Bifidobacterium infantis,B. lactis,B. longum, B.breve.
Alloctoni= Lactococcus lactis subs lactis, L. lactis subsp cremoris, L. lactis subsp lactis biovar diacetylactis, Streptococcus thermophilus, Lactonacillus dulbrueckii subs bulgaricus, Lactobacillus gasseri, L. dulbrueckii subs lactis, L. rhamnosus, L. plantarum, L. reuteri, Saccaromyces cerevisiae, Bacillus subtilis.
E’ preferibile associare più ceppi batterici diversi, sia per l’instaurarsi di favorevoli rapporti associativi tra le differenti specie/ceppi sia per beneficiare delle diverse azioni metaboliche tipiche di ogni singola specie, tutte utili per assicurare un’efficace azione equilibratrice sul microsistema intestinale. Una conseguenza di queste interazioni positive tra specie batteriche è, ad esempio, la comparsa di anaerobiosi a livello colico per l’azione dei coliformi e degli enterococchi (che sono avidi utilizzatori di O2), tale da permettere la crescita dei Bacterioides ed altri anaerobi che favoriscono la comparsa di sali biliari deconiugati dotati di effetto battericida e capaci, pertanto, di esercitare un autocontrollo sulla crescita batterica stessa.
Una volta raggiunto l’intestino i batteri devono avere la capacità di proliferare con la possibilità di attaccarsi fermamente alla mucosa intestinale resistendo ai movimenti peristaltici. Lactobacillus acidophilus e molti bifidobatteri si sono dimostrati i più forti, ma il Lactobacillus sporogenes è in assoluto la specie più resistente essendo l’unica in grado di formare spore, strutture che, immuni dall’aggressione degli acidi gastrici e degli enzimi digestivi, giungono indenni a livello del primo tratto dell’intestino dove sono in grado di germinare e proliferare in tutte le sue porzioni. Inoltre le spore sono eliminate molto lentamente dall’organismo, tanto che in seguito all’assunzione protratta per alcuni giorni, diventano semi-residenti e si possono trovare fino a circa 7 giorni dopo l’ultima somministrazione. Recentemente è stato studiato il BIFIDOBACTERIUM ACTIREGULARIS: esso sembra avere ottimi effetti sulla flora batterica nel migliorare il transito e i problemi di meteorismo, inoltre sembra avere un ruolo efficace nel prevenire le allergie ai pollini.... ma per quest’ultimo dato si attendono studi più ampi.
EFFETTI AVVERSI
I fermenti sono assolutamente innocui. Gli unici rischi potenziali possono essere la somministrazione a bambini con flora intestinale insufficientemente sviluppata (neonati) o a pazienti con malattie autoimmuni, ed inoltre l’eventuale possibilità del trasferimento della resistenza agli antibiotici (ovviamente solo da parte di ceppi di fermenti antibiotico-resistenti) ai microrganismi patogeni.
CIBI APPORTATORI DI FERMENTI i fermenti lattici sono naturalmente contenuti anche nei cibi. Ne sono ricchi in particolare quasi tutti i latticini e anche alcune verdure come ad esempio cipolle, cavolo, spinaci.
CIBI CHE VENGONO USATI COME INTEGRATORI...DA SECOLI:
(1) Kefir ( zona del Caucaso)= latte acido-alcolico contenente, oltre all’acido lattico, anidride carbonica e alcool.
(2) Koumys (Russia)
(3) Leban (egiziano)
(4) Dadhi (indiano)
(5) Matzoon (armeno)
(6) le antiche bevande a base di latte cagliato originarie delle isole britanniche e dell’Irlanda
(7) Gioddu (italiano: è un latte fermentato tipico in Sardegna)
(8) Yogurt, che ha origine sempre dall’alimentazione orientale e che oggi (piuttosto edulcorato) costituisce l’alimento fermentato più diffuso nei paesi occidentali. Nonostante l’accertata azione salutare di tutti questi alimenti apportatori di fermenti è tuttavia opportuno effettuare alcune puntualizzazioni. In primo luogo si tratta di alimenti che contengono principalmente batteri cosiddetti transeunti, soprattutto le specie Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus termophilus, che, pur essendo molto utili alla salute non hanno la capacità di formare colonie stabili nell’intestino e quindi non sono sufficienti, da soli, a garantire il ripristino di un equilibrio batterico alterato. In secondo luogo, le probabilità che una quota utile di fermenti raggiunga l’intestino in condizioni vitali sono piuttosto ridotte a causa del passaggio attraverso i succhi gastrici e le secrezioni biliari, che uccidono gran parte dei microrganismi introdotti con l’alimentazione. Un fattore determinante nello stabilire la data di scadenza di uno yogurt, ad esempio, è il progressivo accumulo di acido lattico (elaborato dagli stessi fermenti a partire dal lattosio), dal momento che un ambiente eccessivamente acido provoca rapidamente la morte dei batteri. Un altro è la stessa sovrappopolazione: quando i batteri si sono riprodotti fino ad un livello accettabile, convivono per un certo tempo. Ad un certo momento la popolazione aumenta a dismisura ed allora, per proteggere il proprio spazio vitale, i microrganismi cominciano a morire ( su questo punto ci sono diverse interpretazioni: alcuni autori dicono che si uccidono tra loro, ma questa mi sembra una visione quasi antropomorfica della situazione. Altri autori descrivono il fenomeno come una morte di alcuni individui per la semplice mancanza di substrati nutritivi e spazio vitale ove muoversi...a questa morte consegue che le loro parti costitutive vengono assimilate, mangiate, dai batteri circostanti, come avviene con le nostre cellule morte da parte degli anticorpi).
A livello organolettico possiamo riconoscere che uno yogurt è scaduto dal sapore più acido del solito e/o dal gusto “come di muffa”...ovviamente se le formazioni di muffa sono già visibili va gettato!!!
INULINA
Ed ecco un probiotico di capitale importanza: l’inulina.
L’inulina è un carboidrato di riserva contenuto in circa 40.000 piante. Per le sue proprietà di fibra indigeribile è utilizzata, nell’alimentazione come integratore e prebiotico. L’inulina, una volta ingerita, è scarsamente degradata dagli enzimi del tratto gastrointestinale e giunge pressoché immodificata nel colon, dove i bifidobatteri la utilizzano come alimento. Ciò comporta un notevole incremento della massa microbica buona
(i bifidobatteri aumentano di 10 volte), la riduzione di quella aggressiva, un miglioramento delle condizioni ecologiche del colon ed un intestino meno pigro. I fermenti lattici intestinali che si nutrono di inulina producono sostanze ( acido acetico, propionico, butirrico) che hanno effetti positivi sul fegato, concorrono a mantenere bassi i livelli di zuccheri e di grassi nel sangue riducendo la formazione di sostanze cancerogene. l’inulina, peraltro, non interferisce col normale assorbimento intestinale di Mg, Zn e Ca. Nel caso del calcio, l’assorbimento sarebbe addirittura aumentato grazie all’ambiente acido prodotto dai batteri. A livello industriale, l’inulina è estratta dalla radice di cicoria coltivata. Altre piante ricche di inulina sono : TOPINAMBOUR, TARASSACO, AGLIO, ASPARAGO, BARDANA e GIRASOLE.
Riporto qui la descrizione dell’inulina dall’opuscolo monografico della GUNA sul suo integratore INUVITAL:
“L’inulina è una fibra vegetale non digeribile ed idrosolubile. E’ composta da unità fruttosio tra loro legate per mezzo di atomi di ossigeno, in modo da costituire una corta struttura polisaccaridica di 30-40 unità, nota anche come dahlina o alantina. Essa ha un alto potere di rigonfiamento in presenza di acqua. In questo modo, provvedendo ad un aumento della massa fecale, assicura un ridotto tempo di transito intestinale , dato che esiste una precisa correlazione tra peso delle feci e tempo di ingombro delle medesime. Contemporaneamente, l’inulina serve da alimento preferenziale per i batteri intestinali, in special modo per i bifidobatteri. Con l’aumentata presenza dei bifidobatteri si innesca una cascata di effetti positivi che va ben oltre il semplice aumento della peristalsi cui si è accennato. Precisamente si ha un aumento della produzione dell’enzima beta-D- galattosidasi ( la cui carenza è stata osservata nei pazienti con morbo di Crohn), una aumentata capacità di eliminazione delle scorie azotate, un aumento della presenza, nel lume intestinale, di acidi carbossilici a corta catena nonché di peptidi ad attività batteriocinico-simile aventi la capacità di inibire la crescita di ceppi batterici indesiderati in eccessiva quantità (come ad esempio Clostridia) ed, infine, un riequilibrio del valore del pH endoluminale. Le fibre inuliniche sono anche in grado di favorire l’assorbimento del Fe e Ca, di inibire il riassorbimento colesterolico e di ridurre l’induzione infiammatoria e degenerativa della mucosa intestinale proprio perché in grado di diminuire il tempo di contatto di questa con le scorie metaboliche circolanti. Ricordiamo che secondo molti Autori il prolungato tempo di permanenza del chimo nell’intestino (dipendente da un’alimentazione povera di fibre) è uno dei più importanti fattori di rischio per lo sviluppo del carcinoma del colon”.
STOP
Non ci crederai Marina...ma come ho un problema di salute, corro a vedere se hai inserito qualcosa al riguardo.
RispondiEliminaAnche questo tuo ultimo argomento è interessante.
Grazie Carla, a presto!!!
RispondiEliminainfatti...ora che so che cosa è il mio dolore che ritorna spesso al gomito destro...sono tornata a ...
RispondiEliminaEpitrocleite , così mi è stato diagnoticato..accidenti...ma vedo che non ne parli.
... allora il prossimo articolo lo dedico a questo argomento...ogni tuo desiderio è un ordine (si fa per dire) ;-)))
RispondiEliminaIn effetti è un argomento interessante per molti lettori
...il mio dolore persiste, nonostante "una siringata di cortisone" .L'ortopedico mi sta dicendo che devo ormai conviverci....MAH
RispondiElimina...Carla, secondo me il problema invece si può risolvere. La cura può durare anche 2-3 mesi, ma non è detto che il disturbo debba rimanere per sempre!!! Così come ho visto tanti clienti della farmacia guarire di tunnel carpale con l'uso di rimedi omeopatici, mi sembra plausibile anche che si possa risolvere un'epitrocleite...orsù, un po' di ottimismo!!!! Sto lvoranto al prossimo post proprio su questo argomento
RispondiEliminaa presto e buon sabato!!!
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