martedì 4 ottobre 2016
Disturbi mentali
Un argomento tanto vasto quanto spinoso. Spinoso perché nell’ambito di una stessa diagnosi o classificazione del disturbo (che sia depressione o schizofrenia o semplice ansia) esistono impostazioni di cura diverse e spesso assolutamente antagoniste tra loro. Tutto dipende da come viene interpretato il problema dal medico o dall’operatore sanitario che si prende cura del soggetto.
Vi propongo qui un interessante articolo:
LA GUARIGIONE DELL’ANIMA ATTRAVERSO IL CORPO
Il cranio-sacral repatterning, uno degli indirizzi presenti nell’ambito della terapia cranio-sacrale, lavora al confine tra il sistema fisico ed energetico del soggetto: permette di affrontare problemi apparentemente fisici quali, ad esempio, cefalee o mal di schiena, ma è anche in grado di interagire con i piani più profondi legati all’emotività, spesso alla base dei nostri disagi mentali. Se per psicoterapia intendiamo quello che un dizionario riporta, e cioè il complesso di mezzi per la cura delle malattie mentali che utilizza accorgimenti psicologici quali l’ipnosi, la suggestione, la rieducazione, la persuasione, la psicanalisi, allora la terapia craniosacrale decisamente non è una psicoterapia. L’azione della craniosacrale non si basa sull’interazione verbale, né il suo scopo è quello di curare le malattie mentali. Le tecniche del sistema craniosacrale trovano la loro base cognitiva in una conoscenza approfondita del corpo e del suo funzionamento. Le mani, attente a ciò che si mostra, possono realmente vedere le disarmonie ed agire consapevolmente su di esse. L’esplorazione della relazione tra mente e corpo avviene usando il tocco e il tatto, che porta il corpo stesso alla possibilità di esprimere le proprie emozioni, che sono state trattenute, soppresse o isolate nel tentativo di contenere il malessere. Carl Gustav Jung nel suo libro “ the integration of the personality” scrive: “Tutti i tratti peculiari di un uomo divengono evidenti sotto la spinta di un’emozione... sotto il suo influsso una persona è fuori di sé e l’inconscio ha modo di mettersi in primo piano... quando le persone non sono nelle condizioni migliori, queste incrinature si fanno più evidenti.” Jung chiama questa parte l’ombra, anche se l’ombra non è sufficiente a spiegare quella sensazione che talvolta proviamo: di essere fuori di noi, di non essere più noi stessi. Quando stiamo bene è molto difficile che la nostra parte più recondita e nascosta si mostri, ma quando le nostre difese sono sbaragliate dal nostro malessere, allora emerge una persona differente, l’altra faccia di noi, cioè del nostro animus/anima. Se l’anima rappresenta l’insieme delle forze generatrici tipicamente femminili e l’animus incarna l’organizzazione maschile di queste forze, solamente la capacità di integrazione ed accettazione dei propri lati oscuri ci permette di completare le esperienze nel fluire della vita. Cosa accade quando, anzicché accedere alle nostre risorse per arricchirci con le situazioni che ci si presentano nel vivere quotidiano, disapproviamo quelle parti di noi che consideriamo oscure? La repressione delle nostre emozioni, come strumento di rimozione del malessere, ci spinge ad esaltare le caratteristiche negative del binomio anima-animus, del nostro doppio oscuro: queste forze ossessive inducono il nostro corpo a chiudersi, ad attorcigliarsi su se stesso, in preda al bisogno di protezione. Ci nascondiamo dietro la nostra presunta consapevolezza razionale, quella convinzione di sapere qual’è il male oscuro che ci impedisce di lasciar fluire la nostra gioia di vivere. Quella falsa convinzione che, in fondo, non è così importante permettere alla nostra energia creatrice, alle forze vitali incarnate dal nostro animus-anima, di potersi esprimere. L’energia vitale che blocchiamo in noi diventa soma, prende sede nel nostro corpo, avviluppandosi su se stessa e divenendo tensione, costrizione, malessere. Come se una forza oscura ci privasse delle nostre energie, perdiamo la capacità di essere noi stessi. Costrizione come repressione. Ogni volta che una parte di noi si perde nell’ombra, presi dal bisogno di sopravvivere, imprigioniamo queste energie nei muscoli, nei tessuti fasciali che ci sostengono e permettono ai nostri organi di essere nutriti. Ogni volta che la nostra anima ed il nostro animus rimangono imprigionati e repressi, perdiamo parte delle forze vitali, creando una lacerazione nella nostra armonia: la logica si contrappone alla vita. La nota dominante di questa repressione delle energie vitali è la costrizione, come tentativo di respingere l’invasione delle forze emotive che si manifestano in noi. La rabbia, la paura, il senso di colpa si annidano in noi, alimentando quel lato oscuro che ci spaventa, che potrebbe prendere il sopravvento sulle nostre capacità di controllo e farci “uscire” da noi stessi. La somatizzazione di queste tensioni, altera il nostro corpo, le nostre posture, facendoci assumere atteggiamenti grotteschi, che mascherano la sofferenza che permane in noi, oltre i traumi e le razionalizzazioni. Esiste un’area chiaro-scuro, di malessere, di disagio, che precede o accompagna la malattia stessa, che spesso ne diventa la causa che può e deve essere presa in considerazione. Un’area in cui diagnosticare significa comprendere e curare. Un’area dove la patologia non trova un riscontro perché il male nasce dalla limitazione delle risorse vitali che inconsapevolmente ognuno di noi crea. La guarigione dell’anima attraverso il corpo. L’operatore craniosacrale possiede gli strumenti per accedere alle energie ed alle memorie emozionali trattenute nel corpo. Il corpo, verità più vera di tutte le verità che siamo abituati a raccontarci, narra la nostra storia, fatta di quotidianità. Le tensioni lasciano un segno nella nostra capacità di essere, limitando la forza vitale, limitando l’espressione della vita. Come un archeologo, l’operatore craniosacrale è in grado di liberare le stratificazioni che si dono depositate sulla nostra anima, come polvere nel tempo. Già un normale trattamento craniosacrale permette di liberare i flussi della vitalità, influenzare e rinforzare i sistemi immunitario, nervoso, endocrino, cardiovascolare, muscolare. Il cranio-sacral repatterning pone una particolare attenzione alla creazione delle possibilità e delle condizioni favorenti l’emancipazione dagli schemi di tensione (patterns) presenti nel corpo. Permettere, tramite la riattivazione della percezione dei propri paradigmi di percezione, di elaborare i propri schemi corporei acquisiti nel tempo come risposta ai disagi e traumi della vita. Poiché ogni situazione tensiva induce in noi una risposta adattativa, basata sulla creazione di schemi posturali antalgici, è possibile permettere, attraverso l’ascolto attivo delle dinamiche corporee, il cambiamento degli schemi. Se, infatti, consideriamo che ogni tensione deve essere organizzata per poter essere gestita, la creazione di barriere al libero fluire delle energie vitali e la formazione di fulcri inerziali all’interno del sistema corporeo, comporta distorsioni che condizionano l’equilibrio e l’economicità del vivere. Quindi, nel repatterning l’operatore permette al corpo di riconoscere tali nodi attorno a cui l’io si organizza: nodi che, se da un lato spesso si sono resi necessari per sopravvivere, dall’altro diventano fonti di dispersione della nostra energia vitale o, addirittura, sorgenti dei nostri malesseri. Attraverso la liberazione di tali energie bloccate, il riappropriarsi della percezione del sé e l’attivazione o creazione di risorse è possibile permettere al corpo stesso di ritrovare il corretto sentiero verso il benessere.
NOTA
Non ho la bibliografia di questo articolo perché tratto da appunti che avevo scritto a mano, ma con molta probabilità l’autore è Francesco Gandolfi e la rivista Anno zero.
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Informazioni personali
- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com