venerdì 29 agosto 2014

INQUINAMENTO ACUSTICO


 ACUSTICA
Le nostre percezioni acustiche, che si tratti di rumori o musica, sono generate da  vibrazioni che attraversano il mezzo (l’ambiente) interposto tra la fonte del suono e l’orecchio che lo riceve: queste vibrazioni sono dette onde sonore e si propagano nei mezzi elastici come aria, acqua ecc. Queste onde sono caratterizzate da:
 (1) altezza, determinata alla frequenza della vibrazione, misurata in cicli al secondo ed espressa in Herz. Più alta è la frequenza e più acuto è il suono, e viceversa. L’intervallo di frequenze in cui un suono può essere percepito dall’uomo è compreso tra 15 e 20000 Herz, variabile con l’età. 
(2) Intensità, determinata dall’ampiezza della vibrazione  misurata in decibel. Più ampia è la vibrazione e più forte è il suono, come volume. 
(3) Timbro è determinato dal numero e dall’intensità degli stimoli armonici che si sovrappongono alla frequenza fondamentale.

L’udibilità è legata a frequenza e intensità. Una comoda udibilità si colloca attorno ai 60 dB come il livello della voce di conversazione.
Un’intensità di 120 dB, come ad esempio può essere il rumore di un martello pneumatico, rappresenta l’intensità massima sopportabile, oltre la quale si ha una sensazione di sofferenza; per questo motivo tale valore viene definito soglia del dolore.

IMPEDENZA è la resistenza che il sistema timpano-ossiculare oppone al passaggio dell’onda acustica da un mezzo  aereo a bassa impedenza a un mezzo liquido ad alta impedenza.


STRESS ACUSTICO


L’inquinamento acustico è il fenomeno cui siamo ormai abituati al punto da non tenerlo quasi in considerazione. Eppure si tratta di un fenomeno piuttosto logorante.
I rumori a cui più frequentemente ci troviamo esposti sono quelli del traffico, quelli creati da attrezzature  particolari come appunto il martello pneumatico, il trapano, la motosega, il tagliaerba etc etc; e la musica ad altissimo volume (esempio in discoteca, ma anche in cuffia se il soggetto ama ascoltare i suoi brani preferiti a tutto volume) che spesso disturba in modo permanente l’udito di chi vi si espone anche se in quella fase non ne è consapevole.
Infine più o meno occasionalmente le urla di altre persone e i continui squilli di telefono.

Si distinguono due tipi di effetti:
- effetti uditivi;
- effetti extrauditivi.

Altri fattori, ritenuti accessori, ma che sembrano influenzare gli effetti del rumore sull'uomo sono:
la sensibilità e la reattività individuale, la saturazione sensoriale, il timbro del rumore, la possibilità di controllo dell'emissione sonora, l'atteggiamento motivazionale del soggetto esposto, il numero e la distribuzione spaziale delle sorgenti, l'identificabilità della natura del rumore e della localizzazione della sorgente, l'età, l'acuità uditiva e, secondo alcuni studi, anche il sesso dei soggetti esposti (Cosa et al., 1990).
In certe condizioni di stress e particolarmente in stati di intossicazione cronica oppure in condizioni di  meridiano del Rene disturbato, o semplicemente in certi soggetti predisposti (il fenomeno denota comunque  un disturbo di sottofondo, come per coloro che sono ipersensibili alla luce o agli odori), un suono o un rumore comunemente accettabile risulta già molto fastidioso e causa di irritazione. In questo caso ecco due rimedi omeopatici ottimi: Nux vomica e Veratrum viride.

Ecco come rovinarsi l'udito
Articolo di di Gary Stix
“Un solo concerto rock o un'unica partita allo stadio potrebbero bastare per provocare danni permanenti all'udito. Lo sostiene una nuova linea di studi secondo i quali una singola esposizione a rumori forti - ma non necessariamente assordanti - può provocare la morte di alcune terminazioni non isolate delle fibre nervose che connettono l'orecchio interno al cervello.
Un'unica esposizione a rumori forti ma non assordanti potrebbe essere sufficiente a provocare un danno irreparabile ai nervi del sistema uditivo. Questo è il messaggio di una nuova linea di ricerca che potrebbe spiegare perché molte persone, specialmente con il passar degli anni, fanno fatica a isolare una conversazione dalla barriera del rumore di fondo, che è una costante di qualsiasi incontro di football o pranzo in un ristorante affollato.

Uno studio condotto negli ultimi cinque anni sugli animali  -  e alcuni nuovi dati provenienti dalla ricerca sull'uomo  -  stanno ribaltando storiche convinzioni sulla perdita dell'udito. In precedenza si credeva che l'unico effetto indesiderato dell'esposizione a rumori come quelli di una partita di calcio fosse la fastidiosa sensazione temporanea di avere le orecchie tappate, ma che in seguito le funzioni uditive tornassero quasi o del tutto normali.
L'idea era che ci volessero anni, se non decenni, di traumi alle nicchie sensibili dell'orecchio interno per uccidere le minuscole cellule ciliate nella cavità di endolinfa dove le vibrazioni delle onde sonore sono convertite in segnali elettrici per essere poi processate all'interno dell'encefalo. Solo la morte delle cellule ciliate (nella coclea) era ritenuta capace di compromettere l'abilità di udire distintamente nella confusione del chiasso diurno. (Ovviamente, anche stare pochi secondi vicino al motore di un jet senza dispositivi di protezione sarebbe sufficiente a uccidere sul colpo tutte le cellule ciliate.)
Ma la descrizione dei libri di testo di ciò che capita alzando il volume potrebbe rivelarsi inadeguata per spiegare quello che succede ai molti milioni di persone che soffrono di perdita dell'udito indotta dal rumore. M. Charles Liberman e Sharon G. Kujawa, due neuroscienziati che studiano il sistema uditivo all'Harvard Medical School e al Massachusetts Eye and Ear Infirmary, hanno scoperto che le cellule ciliate possono sopravvivere a un concerto rock o a una festa scatenata, ma che le fibre nervose connesse che incanalano i segnali elettrici all'encefalo potrebbero invece subire danni permanenti.

L’ipotesi del dr Liberman è che, in condizioni di elevata rumorosità, le cellule ciliate rilascino nello spazio sinaptico un eccesso di molecola segnale  -  il neurotrasmettitore glutammato. In un periodo che oscilla da qualche mese a qualche anno, la disconnessione delle fibre porta alla morte dell'intero neurone, di cui il nervo sinaptico non è che una lunga estensione.
Le cellule ciliate si trovano nella coclea e servono a trasformare l'impulso meccanico delle onde sonore in impulso elettrico.
Nell'uomo ci sono fino a 25 fibre nervose per ognuna delle 4000 cellule ciliate destinate alla conversione dei segnali uditivi. Quando alcune di loro muoiono, l'impatto iniziale sull'udito sarebbe minimo; se però esposizioni ripetute a suoni forti provocano una perdita continua di queste cellule, si verificherebbe un lento declino nell'acutezza dei suoni captati dalle orecchie. "Si può fare un'analogia con quello che accade quando si riducono i pixel di un'immagine: si capisce sempre che rappresenta qualcosa ma non si può più dire di cosa si tratta".
Un audiogramma tradizionale non permette di rilevare la perdita di risoluzione uditiva perché misura solo se le cellule ciliate sono in grado di captare un suono di una certa elevatezza e frequenza. La soglia di rilevamento si alza dopo l'esposizione a un suono molto alto ma col passare di qualche ora o di qualche giorno, spesso torna ai livelli normali. Anche se l'esposizione al suono comportasse la morte del 90 per cento delle cellule nervose, l'audiogramma potrebbe apparire del tutto normale. In questo caso, l'individuo riuscirebbe ancora a sentire un amico che parla dall'altro estremo della tavola durante una cena, ma non a distinguere le singole parole.
Liberman e Kujawa vogliono anche determinare se una simile perdita di fibre nervose ha un ruolo negli acufeni (fischi nelle orecchie), se provoca effetti sul sistema vestibolare uditivo e se compromette l'equilibrio.

Paul Fuchs, professore di neuroscienze e ingegneria biomedica al John Hopkins University dice: "La perdita di udito per sinaptopatia è un'importante elemento nuovo che migliora la nostra comprensione del sistema uditivo e della sordità, soprattutto perché i nuovi dati  mostrano che tali danni possono essere dovuti a esposizioni a rumori che in precedenza si credevano innocui."
Se queste prove continuano ad aumentare, le politiche di sanità pubblica dovranno cominciare a tenerne conto. Liberman pensa che le ripetute esposizioni a rumori si possano paragonare ai tanti piccoli traumi subiti dai giocatori di football durante tutta la  carriera, molto prima che venga loro diagnosticata una forma di demenza detta encefalopatia traumatica cronica (CTE).
"Ci sono molte somiglianze con la CTE," dichiara. "Rimani stordito da un trauma, ti senti meglio e credi di aver schivato la pallottola, per cui torni in campo e ricominci. Trent'anni dopo, il tuo cervello è diventato di pastafrolla e soffri di molti tipi di problemi."
L'udito funziona in modo simile, dice. "Piccoli, impercettibili danni corporei col tempo si fanno sentire." E qualsiasi esposizione continuata a suoni sopra i 100 decibel potrebbe causare uno di quei piccoli, impercettibili danni, secondo Liberman".



Danni extra-uditivi

Apparato cardiocircolatorio: ipertensione, ischemia miocardica. Trascorrere molte ore in un ambiente rumoroso aumenta drasticamente le probabilità di sviluppare patologie cardiovascolari gravi come l’infarto e l’angina pectoris. Lo dimostra un’indagine canadese della University of British Columbia, i cui risultati sono stati pubblicati sull’Occupational and Environmental Medicine: un inserto del British Medical Journal. con l’esposizione continua al frastuono “si attiva il sistema nervoso centrale e si ha la liberazione di catecolamine e il sistema neuro-vegetativo con una classica reazione “di allarme” …il tutto porta ad un restringimento del diametro delle arterie, un’accelerazione del battito cardiaco, un aumento della pressione del sangue e del consumo di ossigeno da parte del cuore. Questo dato non ci sorprende. Infatti come dice il Dr Alberto Lomuscio (specialista cardiologo) su Eco news gennaio 2010:  “secondo la medicina cinese, l’organo tramite il quale vengono convogliati all’interno dell’organismo gli stimoli esterni è il cuore, che in questo processo si avvale dell’attività funzionale di tutti gli organi e apparati di senso, dal tatto all’udito. Attraverso questi organi sensori l’uomo riceve gli stimoli e li conduce al cervello, secondo il detto “le funzioni cerebrali sono controllate dal cuore”.
Apparato digerente: ipercloridria gastrica, azione spastica sulla muscolatura liscia
Apparato endocrino: aumento della quota di ormoni di tipo corticosteroideo
Apparato neuropsichico: quadri ansiosi con somatizzazioni, insonnia
Affaticamento: diminuzione della vigilanza e della risposta psicomotoria
“Ma se la differenza tra suono e rumore è soggettiva e un impianto hi-fi a tutto volume può essere melodia per qualcuno e rumore assordante per un altro, leggi e strumenti di misurazione definiscono i livelli di rischio legati a un’eccessiva esposizione al rumore. 
Le indagini condotte dall’Inail pubblicate nel luglio 2012 hanno evidenziato che l’ipoacusia da rumore è la seconda causa di malattia professionale.
Dei circa 6 mila casi emersi nel 2010 il 16% riguardavano lavoratori che operano nel settore dell’industria e dei servizi, con un picco del 25% al Nord-Ovest e al Sud, e l’8% soggetti che sono impiegati nel settore agricolo".
Secondo i dati Ocse l'inquinamento acustico ambientale è attribuibile per il 63% al traffico stradale, per il 20% agli impianti industriali, per il 14% al traffico aereo e per il 6% a quello ferroviario.
 "Il suono - prosegue Frigerio - può danneggiare l’apparato uditivo quando il livello supera gli 80 dB(A); con l'esposizione ripetuta e prolungata a questo livello sonoro, per le 8 ore di lavoro, devono essere presi dei provvedimenti per evitare il rischio di ipoacusia.
Inoltre, l’esposizione a rumore superiore a 140 decibel di picco possono portare un danno irreversibile al timpano (il rumore di urti e esplosioni). Per questo nell’ambiente di lavoro è necessario limitare i rumori impulsivi e proteggersi se si praticano attività a rischio come la caccia e il tiro a segno".



NOTA
ho tratto il pezzo virgolettato dal seguente link, che potete visitare per approfondimento:
che, a sua volta, cita:  “Articolo originale su: www.scientificamerican.com
Tratto da: lescienze.it

sabato 16 agosto 2014

TAURINA


La Taurina è un aminoacido prodotto dall’organismo, presente nelle proteine animali ma non in quelle vegetali. Nell’organismo, la sintesi della taurina avviene a partire dagli aminoacidi metionina e cisteina. Chi segue una dieta vegana, o comunque una dieta dal contenuto proteico poco equilibrato, e carente di metionina e cisteina, può avere problemi nella sintesi della taurina. Problemi cardiaci, quali infarto miocardico, o danni allo scheletro, stress fisico o emotivo e diverse malattie del sangue sono tutte potenziali cause dell’aumento della quantità di taurina nelle urine, che in questo caso ci indica una perdita delle riserve di questa molecola da parte dell’organismo (sempre che non si tratti, invece, di un riscontro elevato nelle urine dovuto ad una esagerata assunzione da parte del soggetto: come avviene per il classico frequentatore di palestra che assume overdose di proteine ed aminoacidi oppure del soggetto che adotta diete sbilanciate fortemente iperproteiche). Anche l’elevato consumo di alcool e l’utilizzo di salicilati (compresa l’aspirina) possono contribuire, così come la carenza di zinco, che compromette l’integrità delle membrane cellulari, alla perdita di questa preziosa sostanza. La presenza di elevati livelli di taurina nelle urine può essere accompagnata da dolori gastro-intestinali, colecistiti acute e aritmie cardiache. Ma ecco ora alcuni dati interessanti diversi aspetti e funzioni di questo aminoacido: — Già di norma la necessità di assumere taurina con gli alimenti è maggiore per le donne, poiché l’estradiolo (quello prodotto dall’organismo) riduce la formazione di taurina nel fegato; questa sintesi di taurina nel fegato viene ulteriormente inibita in caso di somministrazione terapeutica di estradiolo…quindi è utile che vi pongano particolare attenzione le donne che assumono la pillola contraccettiva o comunque dei farmaci a base di estradiolo. — Da studi condotti su animali è risultato che l’assunzione di forti dosi di taurina per via orale stimola la produzione dell’ormone della crescita. Quindi potremo notare anche un effetto anabolizzante. — La taurina ha un importante ruolo come neurotrasmettitore, insieme a glicina e acido gamma-aminobutirrico, entrambi trasmettitori neuroinibitori. — Serve a garantire l’esatta composizione della bile e la solubilità del colesterolo. Diversi studi hanno dimostrato che, nella bile, gli acidi biliari vengono secreti in forma coniugata con glicina e taurina. Quelli coniugati con la taurina sono definiti “detergenti biologici superiori”. Aumentando la disponibilità di taurina attraverso l’alimentazione, probabilmente si sortisce un effetto preventivo nei confronti delle colecistopatie. — Emicrania: i mutamenti nella funzione delle piastrine sono considerati una delle possibili cause di questo disturbo e sembra che la taurina sia concentrata proprio nelle piastrine. Si è stabilita una connessione con l’emicrania misurando i livelli di taurina durante e dopo gli attacchi di mal di testa: la presenza di taurina nelle piastrine era molto più elevata durante gli attacchi. Gli autori dell’esperimento ritengono che nell’emicrania il difetto metabolico delle piastrine coinvolga la taurina oltre che la serotonina. — Nel cervello ancora in fase di sviluppo, la concentrazione di taurina è pari anche a quattro volte quella di un cervello adulto. Poiché la taurina agisce come inibitore dell’attività neuronica nel cervello non ancora sviluppato, nella fase in cui gli altri sistemi di regolazione non sono ancora completamente funzionanti, si pensa che una carenza di taurina in questo stadio possa favorire l’epilessia o, comunque, predisporre l’individuo a questo disturbo. Alcuni esperimenti condotti su volontari hanno dimostrato che la taurina ha un effetto anticonvulsivante. — L’esposizione alla luce solare favorisce l’aumento dei livelli della taurina concentrata nell’epifisi e nell’ipofisi. L’esposizione continuata alla luce artificiale, carente di ultravioletti, può capovolgere completamente questi livelli di concentrazione e pregiudicare la funzione svolta dalla taurina in queste due ghiandole. — La taurina agisce sinergicamente allo zinco sulle funzioni oculari: si è dimostrato che la carenza di taurina provoca indebolimento della vista e, successivamente, lo sviluppo di alterazioni strutturali. — Agisce sul controllo delle perdite di potassio nel muscolo cardiaco. Essa infatti regola il controllo osmotico del calcio e del potassio nel miocardio. Questa funzione si è rivelata importante in regimi di dieta dimagrante. Nel corso di una dieta rigida, l’integrazione con aminoacidi solforici, quali metionina e cisteina, garantisce una presenza adeguata di taurina e quindi un’efficace protezione del miocardio da una perdita eccessiva di calcio e potassio. — La taurina esercita un’influenza analoga a quella dell’insulina sul livello degli zuccheri nel sangue. — Bland rileva i possibili effetti positivi della taurina in casi di distrofia muscolare, grazie alla sua interrelazione con le vitamine A ed E — In casi di bambini colpiti da sindrome di Down, si sono ottenuti miglioramenti nel quoziente di intelligenza con la somministrazione di taurina (con mix di vitamine del gruppo B, vitamina C ed E). — Da tempo sono state osservate anche le sue ottime capacità come antiossidante 


EFFETTI PROTETTIVI DELLA TAURINA 

L’effetto protettivo della taurina è stato valutato su stomaci di topi trattati con 20 mg/Kg di alendronato (gruppo di controllo) e con contemporanea somministrazione di taurina (50 mg/Kg). Ai successivi esami della mucosa gastrica, sono stati accertati i livelli di ulcerazione tissutale e i valori degli indici ossidativi: perossidazione lipidica, livello di glutatione e attività delle mieloperossidasi. Sono stati riscontrati livelli aumentati di tutti questi indici nei topi non supplementati con taurina, mentre nel gruppo trattato vi è stato un significativo miglioramento, dovuto probabilmente sia all’azione antiossidante sia di stabilizzazione della membrana da parte della taurina. 

ALTRI DANNI DA FARMACI TAMPONATI CON LA SOMMINISTRAZIONE DI TAURINA SONO: 
— gentamicina ( in particolare contro i danni renali);
 — ciclosporina, metotrexate e cisplatino (danni dovuti allo stress ossidativo); 
— danni da radicali liberi in presenza di diabete; 
— danni da fumo di tabacco e da alcool 

QUANTO ASSUMERNE? 
Il dosaggio massimo consigliato è di 1 grammo al giorno, per un paio di settimane, seguito da dosi giornaliere non superiori a 500 mg, successivamente ridotte a 50 e 100 mg al giorno. L’assunzione di dosi elevate non è efficace quanto la somministrazione ripetuta di dosi più basse, poiché la taurina si accumula rapidamente e viene metabolizzata lentamente. 

NOTA Questi appunti sono tratti dal testo “Gli amminoacidi” di Leon Chaitow (1991 edizione Tecniche nuove), e da un articolo di Luca Pennisi su farmacia news ottobre 2005

venerdì 8 agosto 2014

stipsi










STIPSI







Per quanto riguarda l’argomento stipsi o stitichezza che dir si voglia, esso è già stato diffusamente esposto al capitolo 23

che trovate qui:

http://olisticaedintorni.blogspot.it/2009/05/stipsi.html



voglio comunque estrarre da quel capitolo un paio di note salienti per alleggerirvi, data l’eccessiva lunghezza del post, la fatica di andarle a ripescare:

Un semplice rimedio naturale è il decotto di segale, preparato con 30g di semi x 1000 ml di acqua. Far bollire a lungo. Consumare a bicchieri durante la giornata per il suo effetto nutriente, lassativo e fluidificante del sangue. 

Semi di lino: La posologia consigliata è 2-3 volte al giorno, 1-2 cucchiai da minestra di semi interi posti direttamente in bocca e ingoiati senza masticarli, o anche stemperati in poca acqua, e inghiottiti assumendo abbondante liquido (almeno 150 ml x cucchiaio di semi); l’ingestione deve avvenire rigorosamente lontano dai pasti. L’effetto lassativo dei semi di lino interi si basa su due meccanismi. Da una parte, il rigonfiamento che si produce a contatto dei liquidi acquosi provoca un utile aumento della massa intestinale, in quanto l’acqua incorporata viene trattenuta per tutto il passaggio intestinale del bolo; d’altra parte la rapida idratazione del seme determina sulle pareti intestinali una stimolazione nervosa in grado di segnalare al SNC la presenza di un consistente volume intestinale, inducendo in tal modo il riflesso peristaltico. Del tutto inutile ai fini lassativi è far idratare i semi nel liquido e berne poi la mucillagine. Cause di insuccessi sono:

a= insufficiente quantità di semi o di liquidi,

b= semi ingeriti ai pasti,

c= semi ingeriti non interi cioè masticati o come farina,

d= insufficiente quantità farmaceutica dei semi cioè ad esempio basso indice di rigonfiamento.

Essi costituiscono un rimedio particolarmente utile per “uscire dalla dipendenza” in coloro che sono assuefatti ai lassativi più forti: certamente il passaggio dall’uso di un lassativo stimolante a uno di massa impone costanza e collaborazione da parte del paziente. Infatti, sarà opportuno ridurre gradualmente il dosaggio dell’antrachinonico o passare da un antrachinonico potente (senna) a uno meno potente (frangola) iniziando contemporaneamente la corretta assunzione dei semi. Gradualmente, così, si riuscirà ad eliminare il lassativo abituale e nel giro di 3-4 settimane e il paziente potrà essere del tutto disabituato a una terapia lassativa nociva, e non priva di rischi, seguita magari per anni.



Ed ecco alcune note nuove

(1) Da consigliare in gravidanza: 
--assunzione di una mucillagine ottenuta facendo macerare in acqua un cucchiaio di semi di lino. 
--Assumere 1 cucchiaio di olio d’oliva prima dei pasti. 
--In casi estremi mucillagine di semi di psillio o lattulosio. 
--Sono controindicati in assoluto i purganti salini perché iperemizzano la mucosa e muscolatura uterina  con pericolo di aborto. Controindicati anche in allattamento perché arrestano la secrezione lattea e durante il ciclo mestruale per il pericolo di emorragie. Gli antrachinoni (tipo pursennid, dieci erbe, sollievo ecc ecc) sono controindicati perché possono causare aborto e nell’allattamento perché passano nel latte materno mantenendo l’effetto farmacologico.

(2) Nel neonato la stipsi è piuttosto rara; nei bambini allattati al seno le evacuazioni normali sono dopo ogni poppata, ogni 3-4h. Nel neonato le cause di stipsi possono essere: allattamento artificiale; cibi solidi dati precocemente; quantitativi eccessivi di latte vaccino non diluito. Il problema si può risolvere con l’introduzione nella dieta di piccole quantità di maltodestrine sciolte in latte scremato al 10-15% : somministrare 25-50 ml di questa soluzione nell’arco della giornata. Altro sistema è aggiungere un paio di gocce di olio d’oliva in ogni biberon, o usando brodo di verdure per sciogliere il latte in polvere. Si consiglia di non usare lassativi, neanche mannite, che per tradizione è stata considerata adatta all’infanzia. Se la stitichezza è ostinata ricorrere al medico e trovare le cause, che possono essere patologiche. Nell’età scolare aggiungere fibre alla dieta, aumentare l’assunzione di liquidi, abituare il bambino a sedere sul water anche 15-20’ al giorno da solo, dando ai piedi una buona base di appoggio (circa 30 cm). E’ assolutamente sbagliato purgare i bambini periodicamente.

L’intolleranza al latte vaccino
può essere una causa comune di stitichezza cronica nei bambini. I test immunologici hanno rivelato un’ipersensibilità nella maggior parte dei bambini controllati in un recente studio (1999) comparso sul New England Journal of Medicine. I ricercatori suggeriscono di eliminare sempre il latte vaccino nei bambini con stipsi cronica.



(3) JUGLANS REGIA  MG

 viene preparato a partire dalle gemme di noce. Manifesta attività antinfiammatoria ed antibatterica. Accelera la ricostituzione della flora intestinale, ad esempio dopo terapia antibiotica. Il MG va assunto alla dose di 50 gocce in acqua prima di pranzo.



(4) MALVA SYLVESTRIS TM lubrifica il bolo fecale e facilita l’espulsione delle feci 50 gocce  la sera oppure una tazza di tisana 3 volte al giorno.

I fiori di Malva sono emollienti, pettorali, usati contro l'irritazione dei polmoni, espettoranti. Rinfrescanti, leggermente lassativi, depurativi  e calmanti.

Preparazione dell’Infuso: 3 grammi in 100 di acqua; bere a piccole tazze più volte al giorno.

Nei dolori addominali e nella stitichezza la malva può essere usata anche in forma di clistere.

Particolarmente indicata in caso di colon irritabile.




(5) DATTERI: il decotto di datteri è utile anche per alleggerire i sintomi infiammatori a carico dell'intestino.Il succo, detto anche miele di dattero, può sostituire lo zucchero in cucina: si ottiene frullando i datteri fino a ottenere una crema (aggiungendo poca acqua) da conservare in frigorifero. La polvere dei noccioli è utile contro la stipsi: si consiglia di mangiare i datteri alla sera e di accompagnarli con un po’ di acqua per avere la resa ottimale del loro effetto.







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venerdì 1 agosto 2014

LE PAROLE DIFFICILI Palliativo

Questa settimana torno a proporre la riflessione su una parola e le accezioni in cui viene usata:
Questa settimana torno a proporre la riflessione su una parola e le accezioni in cui viene usata:
PALLIATIVO

Si intende per effetto palliativo quello che NASCONDE e quindi SOPPRIME il sintomo senza per questo curare la causa della patologia; viene considerato indicato un simile effetto quando si conosce già la causa e si pensa di non poter fare nulla per rimuoverla, sia che si tratti di una causa passeggera o cronica (come certi disturbi psichiatrici o certi dolori dei quali in seguito a tutte le indagini non si trova la causa) che di una malattia in fase terminale.

Su un dizionario medico troviamo:


Definizione: Farmaco o metodo diverso dalle tecniche dimostrate valide scientificamente, che mette un velo (da pallium, mantello) su una condizione che non possiamo cambiare efficacemente. Il palliativo è però un metodo utile ed efficace in psichiatria e nella ricerca scientifica. Nel primo caso perché riduce crisi o disagio psichico individuale o familiare in corso. Nel secondo perché rappresenta lo zero della ricerca (Dr. Manlio Converti)

Su Wikipedia troviamo poi più estesamente:



“Le cure palliative, secondo la definizione dell'Organizzazione mondiale della sanità, si occupano in maniera attiva e totale dei pazienti colpiti da una malattia che non risponde più a trattamenti specifici e la cui diretta evoluzione è la morte.
In Italiano il termine palliativo è spesso usato come sinonimo di qualcosa di inutile, di fittizio, o anche di "effetto placebo". Al contrario bisogna rendersi conto che "palliativo" vuol dire che non agisce sulla causa della malattia (terapia eziologica). Per esempio quando il dolore è dovuto ad un cancro, la cura eziologica è la rimozione del cancro, ma quando questo non è possibile si può comunque eliminare il dolore senza eliminarne la causa, si realizza quindi una terapia palliativa.


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