venerdì 31 gennaio 2014

Ancora fegato

Il fegato va considerato come un sistema aperto attraversato da un flusso continuo di materia, energia ed informazione da elaborare.
Il fegato va considerato come un sistema aperto attraversato da un flusso continuo di materia, energia ed informazione da elaborare.
Lo scopo di questo sistema è quello di soddisfare le richieste che l’organismo pone continuamente per mantenere la propria omeostasi.
Possiamo, quindi, semplificare dicendo che vi sono materia energia ed informazioni in entrata attraverso:
— la rete arteriosa 
— la rete venosa derivante dalla vena porta;
e materia, energia ed informazioni in uscita attraverso:
— la rete venosa che si getta infine nella vena cava inferiore,
—la rete linfatica 
— la rete biliare che si getta infine nella vescica biliare.

Partendo da un modello come quello descritto, possiamo definire l’insufficienza epatica  come derivante dall’assenza o dalla riduzione congenita o acquisita di una o più di queste vie in entrata e/o in uscita che vengono definite come sottosistemi. 


L’insufficienza epatica “qualitativa” inciderà sull’omeostasi generale dell’organismo in base al tipo di prodotto la cui sintesi è difettosa e delle capacità adattative del sistema biologico, della tossicità della materia-energia-informazione incongrue accumulate e della reversibilità e durata di tale destabilizzazione. 

Nel caso di un’ insufficienza epatica “quantitativa”, l’attività funzionale potenziale del sistema epatico può divenire insufficiente per numerose perturbazioni che destabilizzano o inattivano una parte estesa dei suoi sottosistemi.
Tale insufficienza potrà essere definita latente, subclinica, evidente a seconda dei casi.
EPATITE STEATOSICA NON ALCOLICA (NASH)
E’ una patologia in cui i pazienti non sono alcolisti e, tuttavia, presentano alla biopsia epatica riscontri indistinguibili dell’epatopatia steatosica alcolica.  La NASH è la più comune patologia epatica nella società occidentale e riguarda il 20-40% della popolazione mondiale .
Nonostante la causa sia sconosciuta, essa si associa frequentemente ad obesità, diabete di tipo 2 e iperlipidemia. 
L’aumentata captazione di acidi grassi da parte degli epatociti condiziona un incremento della beta-ossidazione mitocondriale e dell’attività delle lipossigenasi citocromo P450 correlate, con relativo aumento dello stress ossidativo e della produzione di radicali liberi. L’iperinsulinemia determina, a propria volta, aumento della glicolisi e relativa sintesi di acidi grassi (ulteriore accumulo) e ridotta sintesi di abetalipoproteina B-100 con mancato smaltimento dei trigliceridi.

La sequenza degli eventi che sostengono una progressione verso la flogosi e la fibrosi è caratterizzata, come nella maggior parte delle patologie croniche, da una notevole ridondanza di fattori che sembrano influenzarsi reciprocamente.
Vi è un eccessivo arrivo di acidi grassi al fegato (per aumentata introduzione o per rapide perdite di peso); questi vengono ossidati o esterificati a trigliceridi o esportati come VLDL.

Il tessuto adiposo svolge un importante ruolo endocrino con la produzione di adipochine (ormoni e citochine).
La leptina determina defosforilazione dei recettori dell’insulina, rendendo gli epatociti più insulino-resistenti.
I livelli di leptina sembrano correlare, inoltre, con il grado di fibrosi. Anche la resistina determina insulino-resistenza, mentre i livelli ridotti di adiponectina riducono la sensibilità periferica all’insulina e la perdita del ruolo anti-infiammatorio che questo ormone gioca antagonizzando il TNF-alfa.
Le citochine infiammatorie prodotte dal tessuto adiposo e dallo stress ossidativo contribuiscono, a propria volta, a ridurre ulteriormente la sensibilità periferica all’insulina.
Il sovraccarico funzionale della beta-ossidazione è peggiorato da frequenti anomalie strutturali dei mitocondri (probabilmente congenite), osservate al microscopio elettronico in pazienti con steatoepatite.
La deposizione di Ferro nel parenchima epatico è correlata con l’insulino-resistenza.  Il Ferro ed elevati livelli di ferritina sono correlati con la fibrosi: tuttavia le alterazioni del metabolismo del Ferro non sono state ancora chiarite.
- L’intestino
Il ruolo dell’intestino è determinante sia per la produzione endogena di etanolo e acetaldeide sia per la produzione di endotossine e la capacità dei batteri intestinali di deconiugare i sali biliari. Un’eccessiva crescita batterica nel piccolo intestino è stata frequentemente osservata in questi pazienti.
Batteri e funghi intestinali dimostrano una elevata capacità di produrre etanolo ( i pazienti bevono alcol dall’intestino!) e acetaldeide.
Quest’ultima, assorbita dal sangue portale, è in grado di provocare i danni istologici tipici della steatosi e della steatoepatite.

LA TERAPIA
La terapia convenzionale prevede perdita di peso, somministrazione di antiossidanti e farmaci finalizzati a contrastare l’insulino-resistenza, accumulo lipidico e flogosi: ipoglicemizzanti orali (Pioglitazone, Rosiglitazone), Probucolo, Betaina, Acido ursodesossicolico, Losartan, Pentoxifillina, Orlistat.


Terapia Olistica 
1 Supporto nutrizionale
Comporta la responsabilizzazione e la corretta informazione del paziente per far sì che attui una corretta alimentazione ed il controllo della “flogosi alimentare” attraverso tecniche di personalizzazione della dieta e l’attenta valutazione del carico istaminico e tiraminico alimentare.
2 Utilizzo di integratori, prebiotici e probiotici.
3 Rimedi
— asperuloside (Galium aparine, Gentiana lutea) dalla spiccata e documentata attività anti-infiammatoria (riduzione del TNF) ed antifibrotica.
— Tra i drenanti emuntoriali a comprovato impatto terapeutico nelle epatopatie steatosiche non alcoliche si indicano: 
- Hepeel compresse, fiale
Injeel-Chol fiale
Chelidonium-Homaccord gocce, fiale
 - Lycopodium compositum fiale.


3- Supporto metabolico
L’equilibrio della flora intestinale, rappresenta un aspetto molto importante. E’ fondamentale contrastare le alterazioni metaboliche che uno sviluppo eccessivo della flora intestinale comporta. In tal senso, è interessante l’uso terapeutico del colostro bovino  e l’associazione di quest’ultimo con la Morinda citrifolia (Noni).
Il colostro bovino, per la sua complessa e ricca composizione, gioca un ruolo significativo nel mantenimento dell’eubiosi, nel ripristino dell’integrità istologica della mucosa e nella stimolazione del Sistema linfatico associato alle mucose. 
La Morinda citrifolia è al secondo posto tra le 12 piante più utilizzate dalla Tradizione fitoterapica polinesiana. Appartiene, come Galium aparine, alla Famiglia delle Rubiaceae e con esso condivide alcuni principi attivi (ad esempio, la sopracitata asperuloside) ed indicazioni terapeutiche. Tutte le parti del noni (corteccia, radice, fiori, foglie e frutti) sono utilizzate in terapia. Nella pianta sono stati individuati numerosi componenti a cui si attribuiscono attività anti-infiammatorie, antibatteriche, antivirali, antitumorali, immunostimolanti ed antiossidanti, proprietà sostenute da una corposa letteratura scientifica.
Oltre all’eubiosi, altrettanto importante è sostenere il ciclo di Krebs e la fosforilazione ossidativa contrastando, attraverso l’utilizzo di dosi ipomolecolari di catalizzatori e chinoni, l’eccessiva sintesi endogena di etanolo e acetaldeide.

La maggior parte delle alterazioni metaboliche indotte dall’etanolo nel fegato sono dovute all’eccesso di equivalenti riducenti (NADH) che l’ossidazione dell’etanolo comporta e alla conseguente scarsa o nulla disponibilità di NAD+. Data la grande quantità di NADH, la lattico deidrogenasi riduce elevate quantità di acido piruvico ad acido lattico. Questo sottrae acido piruvico ad una serie di processi; soprattutto: 
1 impedisce la conversione dell’acido piruvico ad acetilcoenzima A ed il suo ingresso nel ciclo di Krebs; 
2 impedisce la carbossilazione dell’acido piruvico ad acido ossalacetico.

L’acido ossalacetico è essenziale per il buon funzionamento del ciclo di Krebs e per la gluconeogenesi. L’acetilcoenzima A che deriva dall’etanolo e che non può entrare nel ciclo di Krebs viene convertito in trigliceridi (da cui gli alti livelli di VLDL circolanti e la steatosi epatica) ed in corpi chetonici (da cui la chetoacidosi).
4- La regolazione PNEI
Nella patogenesi della Sindrome Metabolica e della NASH esistono evidenti implicazioni neuroendocrine  legate all’alterazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-corticosurrene mediata da stress cronico. Lo squilibrio dei meccanismi di feedback determina un aumento del cortisolo e del CRH con conseguente aggravamento del dismetabolismo glucidico e della flogosi.
In Medicina Fisiologica di Regolazione, gli aspetti peculiari da affrontare in terapia sono:
1- modulazione dell’asse PNEI con organo-terapici
2- riprogrammazione dell’ecosistema intestinale con farmaci biologici di nuova generazione

3- immunomodulazione attraverso l’utilizzo di citochine omeopatizzate e nosodi 
Sulla base della personale esperienza, i nosodi più pertinenti dal punto di vista patogenetico sono: Adeps suillus- Injeel, Cholesterinum-Injeel, Fel tauri- Injeel.
È peraltro importante sottolineare come le citochine omeopatizzate  ed i nosodi rappresentino una interessante opportunità terapeutica per modulare, in pazienti dislipidemici ad elevato rischio vascolare, la flogosi endoteliale determinante nella patogenesi della placca aterosclerotica.

NOTA
Per questo articolo ho voluto riassumere e rendere di più facile comprensione l’eccellente articolo del Dr Marco Del Prete, pubblicato su La medicina biologica ottobre-dicembre 2009. Ringrazio pertanto l’autore!

Ovviamente invito tutti coloro che hanno le “basi” in materia a leggere l’articolo  nella versione originale sul sito di questa rivista.

sabato 25 gennaio 2014

Ottuso dogmatismo

Era una splendida domenica e Orazio Mayrotth (per gli amici Ora) si rammaricava che proprio in una così bella giornata fosse costretto a lavorare per turno nella sua farmacia.  Data la zona piuttosto periferica e la bella giornata il lavoro era scarso.  Ora stava  davanti al computer a sbrigare della noiosissima burocrazia quando finalmente entrò un primo cliente. Era un giovane sulla trentina, molto elegante, il classico tipo che porta il foulard al posto della cravatta. 
Cliente: “Buon giorno, vorrei  qualcosa per un dolore moderato ma costante alla schiena”
Ora: “ Preferisce un farmaco da banco o un rimedio omeopatico o comunque naturale?”
C. “No, l’omeopatia non serve a niente e il naturale lo escludo... vorrei un cortisonico, guardi sono medico”
e detto questo mostrò il tesserino.
A consegnò velocemente il farmaco ed ecco che il nostro
zelante cliente soggiunse:
“ Sa, non la deve prendere per scortesia, ma ho parlato con cognizione di causa; oltre che medico sono pure farmacista come lei, e deve convenire che chi ha una buona formazione scientifica non può credere a queste cavolate! Certo per lei il discorso è diverso: lei deve FARE CASSA”
Detto questo con un sorriso ammiccante a trentadue denti salutò, girò i tacchi e se ne andò senza che Ora potesse rispondere alcunché se non un flebile e pallido “buon giorno”.
Ma Orazio si sentiva furioso e offeso da quel falso ragionare del suo fare cassa proferito dal giovane medico.
“Devo dissipare la rabbia subito o finisce che somatizzo” 



e con questa intenzione cominciò a fantasticare del suo film preferito, Per qualche dollaro in più” dove lui svolgeva il ruolo Di Mortimer-Lee Van Cleef, e il medico quello del Bandito-Gian Maria Volonté ormai uno di fronte all’altro pronti a sparare quando finisce di suonare il carillon dell’orologio da tasca.

CONSIDERAZIONI
Farmaci chimici
Riguardo al meccanismo di azione di alcuni possiamo dire di conoscerlo in quanto sono stati formulati con una certa struttura e configurazione  ad hoc per interagire con determinati recettori. Anche con questo vantaggio non possiamo ancora cantare vittoria, infatti è noto che molti farmaci su molte persone non sortiscono l’effetto atteso: questo fenomeno è normale in quanto la complessità delle cause di un disturbo e spesso la molteplicità dei neurotrasmettitori chiamati in causa fa sì che agire su un determinato recettore non permette di pilotare il decorso di un disturbo. Un classico esempio di questa categoria è il Prozac e congeneri.
Riguardo ad altri farmaci poi non si conosce l’esatto meccanismo di azione ma solo  la farmacocinetica cioè il percorso che svolge il farmaco ed i suoi effetti sui vari organi come si può vedere dall’osservazione sperimentale. Sui vari manuali troviamo spessissimo espressioni  del tipo “ non si conosce ancora l’esatto meccanismo di azione”, oppure “ si ipotizza che agisca su...”
Tutto questo per dire che la medicina non è una scienza, bensì un’arte che si avvale di  vari strumenti, oggi anche a raffinatissima tecnologia (che quindi senza la scienza non potrebbero esistere) e si mette continuamente alla prova con l’osservazione scientifica dei risultati terapeutici. Ma resta un’arte. Alla fine il medico si assume la grande responsabilità della diagnosi e soprattutto della scelta della cura.
Riguardo al funzionamento dei rimedi naturali ho parlato più volte in vari articoli precedenti.
Esaminiamo ora il nostro cliente bi-laureato :-)
ha studiato farmacologia all’università (scrivo università volutamente minuscolo) ed ha faticato per apprendere determinate nozioni; era abbastanza motivato per ottenere il suo pezzo di carta, anzi lo era talmente da voler riprovare il brivido della gloria con una seconda laurea. Ma lo è abbastanza per curare le persone? E’ molto probabile che aderisca totalmente a ciò che ha imparato, non foss’altro che per dare un senso alla fatica che ha fatto. Questa persona non si è ancora presa la briga di studiare le materie olistiche. Sarebbe bastato leggere qualche rivista sull’argomento per accorgersi che:
-- è vero che non si conosce il meccanismo di azione dei rimedi omeopatici  e che in merito al loro funzionamento esistono diverse teorie ( queste teorie vengono sempre più confermate da diversi studi che non cessano di andare avanti) . Ma è altresì vero che statisticamente si è osservato  che essi sono efficaci tanto quanto quelli allopatici, finché il soggetto ha delle malattie  funzionali e non ancora danni irreversibili

-- Che  da almeno 20 anni si sono fatti e si continuano a fare studi su campioni di pazienti volontari dove i farmaci vengono messi a confronto con placebo oppure con farmaci chimici che hanno la stessa indicazione, come ad esempio Bryonia e Rhus tox a confronto con DICLOFENAC o con KETOPROFENE: questo metodo è esattamente quello usato dalla farmacologia ufficiale.

Il mio attacco era ovviamente riferito ad alcuni soggetti in particolare, con i quali ho avuto una poco fruttuosa discussione... e forse proprio costoro non leggeranno mai questo articolo. 
Allora cos’è, uno sfogo forse?
No la mia risposta qui vuole proporre argomenti e ragionamenti che vadano  rafforzare voi lettori che seguite i metodi naturali e darvi materiale sufficiente affinché possiate rispondere efficacemente a coloro che vi trattano con la stessa arroganza.

In compenso oggi troviamo numerosissimi medici e farmacisti che si dedicano alla CURA DEI PAZIENTI e che non hanno pregiudizi nell’indagare e nel cercare strade possibili per placare le sofferenze e quando possibile per ottenere una guarigione completa.


sabato 18 gennaio 2014

SONDAGGIO

 sono trascorsi 5 anni dall’inizio del nostro percorso in rete... come corre il tempo!
Mi ritrovo nuovamente a fare dei bilanci sull’utilità di questo mio modo di comunicare... è utile solo a me stessa, come modo per ripercorrere argomenti che già ho studiato e praticato, oppure è utile a coloro che leggono i post...utile realmente, non su un piano nozionistico. Mi chiedo se tra i lettori ce ne sia una percentuale che ha potuto cambiare certe abitudini o curare certi problemi  servendosi delle mie riflessioni.
In breve è arrivato il momento del sondaggio, che offrirà a me la possibilità di pubblicare articoli più mirati alle esigenze dei lettori e a voi la maggiore probabilità di trovare più spesso argomenti che vi interessano e riguardano!
Le domande riguardano la struttura dei post e gli argomenti preferiti. Quindi leggendo il titolo dell’argomento puoi aggiungere “si” o “no”

  1. Vorresti che inserissi il raccontino umoristico che precede  l’argomento medico come ho fatto nei primi  post? 
  2. descrizione di singoli rimedi omeopatici
  3. descrizione di tutti i tipi di rimedi naturali rispetto a una data patologia
  4. singole piante
  5. alimentazione
  6. articoli di opinione con critica alla medicina “ufficiale”
  7. articoli di approfondimento sul funzionamento di determinati organi e determinati farmaci
  8. articoli sulla gravidanza e l’allattamento
  9. articoli sul bambino
  10. dermatologia
  11. estetica
  12. medicina orientale
  13. articoli che riguardano l’uso dei colori, delle pietre etc etc
  14. articoli sui tumori
  15. articoli sulla prevenzione
  16. articoli sull’auto-diagnosi
  17. altri suggerimenti

aspetto i vostri input per dare una nuova struttura al blog
grazie a tutti!!!

sabato 11 gennaio 2014

MELATONINA

FINALMENTE UN PROVVEDIMENTO
Il 24 giugno, il Ministero della Salute con nota DGISAN 027074-P-24/06/2013 ha rivalutato gli apporti ammessi di melatonina negli integratori alimentari ecco in sintesi:
“Per quanto riguarda la melatonina, il regolamento (UE) 432/2012 consente due tipi di claims :
-          “contribuisce ad alleviare  gli effetti del jet lag”, indicando in etichetta al consumatore che l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione, poco prima  di coricarsi, di un minimo di 0,5 mg della sostanza il primo giorno di viaggio e per alcuni giorni dopo l’arrivo a destinazione;
-          “contribuisce alla riduzione del tempo richiesto per prendere sonno”, indicando in etichetta al consumatore che l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione, poco prima di coricarsi, di 1 mg della sostanza.
 A tale fine, nella situazione attuale, si ritiene che negli integratori alimentari, l'apporto giornaliero di melatonina di 1mg, utile a supportare i claims sulla salute autorizzati, debba essere considerato nello stesso tempo anche l'apporto massimo ammissibile per finalità di tipo fisiologico.
         In ogni caso la commercializzazione di integratori alimentari con l’apporto di melatonina ammesso in precedenza è consentita non oltre il 31 dicembre 2013”.


Ma  ripercorriamo l’argomento  per chiarire  gli effetti di questo “integratore” :


MELATONINA 
argomento spinoso perché dalla maggior parte degli utenti, la melatonina è considerata sonnifero naturale e perciò innocuo. 
(1) Il fatto che un prodotto sia naturale non vuol dire automaticamente che sia innocuo. Anche il cianuro è una sostanza naturale.

La melatonina è un ormone prodotto dall’epifisi e quindi è in un preciso equilibrio con altri ormoni nel nostro organismo. Andrebbe quindi assunta avendo almeno dei motivi validi per ritenere di produrre una quantità insufficiente di melatonina. Per molti soggetti questo non è affatto vero. Il principale regolatore della sintesi di melatonina è il ciclo luce-buio dell’ambiente circostante. In un certo senso l’epifisi è un organo del sistema visivo, non dissimile dalla corteccia visiva. La melatonina è un antagonista dell’MSH (nei rettili provoca depigmentazione della cute). Essa riduce la secrezione di LH-RH e perciò di gonadotropina quindi inibisce la funzione delle gonadi. Questo chiarisce l’esistenza di un breve periodo di fertilità annuale in molti mammiferi. Attraverso la progressiva inibizione della secrezione di melatonina con l’allungamento della giornata, che caratterizza una parte dell’anno, aumenta la secrezione di LH-RH e perciò la quantità di gonadotropina secreta ogni giorno e ciò provoca l’estro e l’attività sessuale. Disturbi dell’epifisi possono provocare nel bambino pubertà precoce, perciò la melatonina sovrintende non solo ai piccoli cicli annuali, ma anche al determinismo del grande ciclo di tutta la vita cioè a quando iniziare la pubertà (((e forse anche a quando finire l’età fertile))). Nella donna c’è una ciclicità mensile della quantità di melatonina (come per l’estro dei mammiferi). Oltre alla melatonina, l’epifisi secerne anche epitalamina, una sostanza ad azione melatoninosimile e TRH; la secrezione di TRH aumenta durante il giorno per diminuire la notte inversamente alla melatonina; visto che il TRH stimola la produzione di TSH, e la melatonina è inversamente proporzionale io non la consiglierei a chi ha squilibri tiroidei. Oppure, indirettamente, a chi ha un TSH troppo alto dovrebbe giovare. Ma sull’argomento tiroide le tesi sono controverse. Io la sconsiglio per cautela, ma la maggior parte degli autori sostengono la seguente tesi: il TRH regola la produzione di ormoni tiroidei da parte della tiroide; questa secrezione, inversamente alla melatonina, aumenta di giorno provocando un’innalzamento del metabolismo basale, e viceversa di notte.. La regolazione del metabolismo basale, la termoregolazione, costituisce una parte importantissima delle capacità di adattamento all’ambiente: la perdita di tale capacità è tipica dell’invecchiamento. La regolazione è completata dalla melatonina che catalizza la trasformazione della tiroxina in triiodotironina, molto più energetica in quanto capace di stimolare specificatamente la lipolisi . Melatonina e ormoni tiroidei non sono antagonisti  ma sinergici: in tal caso assumere melatonina condurrebbe verso un’ipertiroidismo. 
Grazie a questa maggiore energia disponibile la catena respiratoria operante nei mitocondri può utilizzare al meglio l’O2 disponibile con formazione di ATP. Una carente secrezione tiroidea o anche semplicemente uno squilibrio tra T4 e T3 non fornisce più un’adeguata energia alla catena respiratoria che inizia così a produrre notevoli quantità di pirofosfato il quale, legandosi facilmente agli ioni Ca++ presenti, forma sali di Ca insolubili che precipitano formando depositi di calcio. Tale calcificazione conduce alla perdita della funzionalità mitocondriale ed è responsabile della calcificazione che avviene nella pineale, nel timo e in altri organi , con conseguente perdita della funzionalità. In tal modo la pineale perde sempre più il controllo del sistema neuroendocrino e immunitario, e l’assenza del messaggio epifisario indica all’organismo che può invecchiare, aprendo la porta alla  “sdifferenziazione” cellulare.


La dose necessaria di melatonina per dormire è 0,3 mg e non, invece, 3 mg come fino ad oggi è stata venduta. Del resto oggi ci sono confezioni di vari dosaggi, anche da 6 mg. Tutti dosaggi che secondo la medicina olistica sono sicuramente esagerati, specialmente nel lungo periodo. Ecco una notizia che conferma il punto di vista olistico e che proviene da ricercatori allopatici:
"I ricercatori del Massachuttes Institute of Technology hanno confermato che la melatonina è un ottimo rimedio per combattere l’insonnia. Ma a dosi almeno 10 volte inferiori a quelle presenti nelle confezioni oggi in commercio e cioè non più di 0,3 mg per assunzione. A dosaggi maggiori non solo si rischia un’overdose ormonale che può dar luogo a effetti collaterali come l’ipotermia, ma dopo un po’ di giorni la sostanza perde il suo effetto perché il cervello reagisce all’overdose perdendo sensibilità all’ormone."

Per il jet-lag la dose è stata fino a ieri di 5mg/die per 1 settimana iniziando 3 giorni prima del volo. Questa dose in base al nuovo provvedimento fortunatamente non è più contemplata. Tuttavia il trattamento del jet lag è l’unico caso in cui consiglio di assumere melatonina  specialmente agli anziani, che per l’effetto del jet-lag rischiano addirittura trombosi o ictus. Il dosaggio va accuratamente calibrato.

La melatonina agisce sul metabolismo basale. L’epifisi regola la produzione di T3 e T4 da parte della tiroide. La melatonina catalizza la trasformazione di T4 in T3 normalizzando il metabolismo ( accelera la lipolisi), di conseguenza la dissoluzione dei grassi. La melatonina stimola la sintesi del GABA, della serotonina, della dopamina, aumentandone la concentrazione nel mesencefalo e nell’ipotalamo. A questo proposito, anziché come integratore, io consiglio la MELATONINA 4CH della Guna, in gocce, perché stimola la produzione di melatonina endogena.

I campi elettromagnetici superiori a 2 milligans inibiscono la secrezione di melatonina. Un rasoio elettrico a 10 cm sviluppa 14-2600 Mgs; un aspirapolvere da 23 a 1300 Mgs ; un fon da 13 a 300 Mgs; un vibromassaggiatore da 150 a 420 Mgs.

Farmaci che riducono il livello di melatonina sono: ASA, ibuprofene, beta-bloccanti, Ca-antagonisti, sonniferi, tranquillanti, vitamina B12, caffeina, tabacco, alcool.

1 L’introduzione della luce artificiale ha fortemente compromesso la quantità di melatonina prodotta dall’ipofisi umana. La luce durante il ciclo notturno impedisce al Sistema Nervoso di attivare i meccanismi di segnale per la produzione di melatonina. L’esposizione alla luce regola la sintesi sia a livello acuto (anche brevi periodi di esposizione alla luce bloccano la sintesi di melatonina) che nel sincronizzare la stessa al ritmo circadiano di 24h. 



--uso pediatrico: probabile  interferenza con lo sviluppo, perché agisce su tutti gli altri ormoni. Probabile amplificazione degli effetti collaterali già noti per l’adulto

Interazioni con altri farmaci
-- con i farmaci per la pressione alta 
-- con gli immunosoppressori
-- con gli anticoncezionali 
-- con gli anticoaugulanti Antidepressivi;
-- con i Corticosteroidi;
-- con le Benzodiazepine;




Per chi cerca altri rimedi naturali da usare, specialmente avendo smesso l’uso di melatonina, ecco l’articolo completo su ansia e insonnia che avevo pubblicato nel 2009:






sabato 4 gennaio 2014

ALIMENTI FERMENTATI

 GRUPPO DEI PIU’ COMUNI 
-- Yogurt 
Che consiglio solo se preparato in modo genuino e non dolcificato.
-- Formaggi (alcuni tipi)
-- Olive in salamoia
-- Crauti 
Si tratta di una preparazione a base di cavolo cappuccio, sottoposto a fermentazione lattica naturale controllata con aggiunte di sale da cucina. Il procedimento, usato principalmente come metodo di conservazione, modifica il profilo organolettico del vegetale e conferisce ai crauti il tipico sapore deciso e un po' aspro.
Il risultato è un alimento ricco di vitamine e sali minerali. I crauti favoriscono la digestione, poiché rinforzano la flora intestinale, allontanando così batteri e virus patogeni. Questo risultato lo abbiamo solo se mangiati crudi. Infatti nella cottura tutti i fermenti vivi, sali minerali e vitamine, così importanti per la nostra flora intestinale e non solo, vengono compromessi.

NOTA
L’alimento più comune: il pane!!! Esso subisce una fermentazione sia alcolica che lattica, ma non lo cito come facente parte degli alimenti fermentati in quanto non ha le particolari proprietà di questo gruppo.

GRUPPO DI PREPARATI VARI 
-- Brovada 
Rape fermentate con aggiunta di vinaccia

-- Ar yod kierc’h  
 Usato in Bretagna. Si tratta di una sorta di zuppa di avena fermentata

-- Braga 
Usata in vari paesi del Nord Europa. Si tratta di una zuppa acida di miglio cotto

-- Succo di cetrioli fermentati 
Usato in Polonia e Germania

-- Tarhanas 
Molto usato in Grecia e in Turchia. E’ ottenuto da una miscela di grano fermentato e latte

-- Dosa e Idli 
Sono preparati della cucina Ayurvedica. Si tratta di una miscela di farina di riso e di legumi fatta fermentare per alcune ore

-- Acidulato di Riso 
E’ un condimento prodotto facendo fermentare per un anno il riso in otri di terracotta, in modo da farlo diventare prima alcool e poi aceto.

-- Pozol 
preparato messicano a base di mais

TUTTE LE BEVANDE ALCOLICHE
infatti l’alcool viene prodotto dalla fermentazione degli zuccheri del materiale di partenza. Nel caso del vino dagli zuccheri dell’uva, nel caso della birra dagli zuccheri dell’orzo e del luppolo. Riguardo ai superalcolici dico che certamente sono fermentati ma  assolutamente sconsigliati (se non per uso voluttuario occasionale) dal punto di vista nutrizionale


GRUPPETTO DEI DERIVATI DELLA SOIA
Fino a circa 20 anni fa usavo e consigliavo la soia ed i suoi derivati. Ma, come molti di voi ormai sanno bene, da tempo li sconsiglio sempre; esattamente da quando è in commercio il prodotto geneticamente modificato: anche in quella dichiarata come “genuina” ci possono essere contaminazioni transgeniche ( mi baso sulle affermazioni del Dr. Nacci, ma potete trovare vari autori che adottano la stessa opinione). Sull’uso occasionale sono molto tollerante riguardo ai derivati fermentati, ma nel quotidiano  in genere li sconsiglio.

-- Shoyu 
Ottenuto da semi gialli di soia (19%) e frumento tostato (16,0%).ha un sapore più leggero  rispetto al Tamari e contiene glutine di frumento

-- Tamari
Ricavato solo da soia gialla o, al massimo, con piccole quantità di grano,  è la più tipica salsa di soia cinese ed è anche tra le salse di soia tradizionali in Giappone. Il sapore è intenso e quando si usa  per condire le insalate, consiglio di non aggiungere neanche il sale perchè sostituisce contemporaneamente sale e aceto

-- Miso 
 Il miso è un condimento derivato dai semi della soia gialla, di origine giapponese, cui spesso vengono aggiunti altri cereali come orzo (Mugi Miso) o riso (Kome Miso). Il miso di sola soia è detto Hacho miso.
I semi della soia vengono ammollati e quindi cotti. Successivamente vi si aggiunge l'orzo o il riso, cotti e inseminati di un tipo particolare di fungo, l'Aspergillus oryzae. Questo è in grado di intaccare gli amidi dei cereali e di trasformarli in zuccheri più semplici.
Nel procedimento tradizionale si trasferisce il composto in grandi tini, lo si pressa con dei pesi appositi e si porta avanti una lunga fermentazione in acqua salata, che dura dai 12 ai 24 mesi. Industrialmente, invece, la fermentazione si riduce anche a poche ore, che rende necessaria la pastorizzazione ed eventualmente l'aggiunta di additivi per stabilizzare il composto.

-- Tempeh 
Si presenta a fettine o tocchetti ed ha un sapore come di funghi o carne. A differenza dei condimenti, questo derivato della soia è molto proteico; viene molto usato da vegetariani e vegani. 



PERCHE’ AGGIUNGERLI ALLA NOSTRA ALIMENTAZIONE
Un’ampia e dettagliata spiegazione sui vantaggi di questa categoria di alimenti ci viene data da un articolo del Dr Mimmo Tringale  su Farmacia Naturale 1994:

Numerose osservazioni hanno infatti messo in luce non solo il maggiore valore nutrizionale, ma anche la più elevata facilità di assimilazione degli alimenti fermentati. Inoltre durante la fermentazione si assiste alla distruzione  o alla inattivazione di eventuali sostanze tossiche o indesiderabili presenti negli alimenti d’origine.
Nei lattofermentati a base di cereali si assiste all’inattivazione dell’acido fitico, noto agente demineralizzante. Anche il tenore di nitriti e nitrosamine subisce una drastica riduzione durante il processo di fermentazione. A essere attaccate dai fermenti sono anche eventuali micotossine presenti nei prodotti vegetali di partenza, assicurando agli alimenti lattofermentati la necessità asettica senza l’ausilio di additivi e conservanti artificiali.

LA DIGESTIONE DEI CEREALI 
uno degli effetti  più evidenti della lattofermetazione è rappresentato dalla decomposizione di una parte dell’amido in maltosio e glucosio. L’alimento fermentato acquista così non solo un sapore leggermente più zuccherino e quindi più gradevole, ma risulta essere anche più digeribile e gustoso. Anche la frazione proteica subisce una parziale decomposizione grazie alla liberazione degli aminoacidi di base, faciliandone il grado di assimilazione delle proteine. Alcune esperienze hanno evidenziato come le proteine dello yogurt risultino essere due volte più velocemente digerite rispetto a quelle contenute nel latte non fermentato. Allo stesso modo, la fermentazione dei cereali può determinare un aumento considerevole (fino al 1100% !!!) del tenore di aminoacidi, in particolare lisina, utilizzabili dal nostro organismo. Il processo fermentativo svolge la sua azione di demolizione anche a carico della frazione lipidica, i cui componenti vengono parzialmente idrolizzati rendendo più disponibili gli acidi grassi essenziali di cui sono composti.


L’ARRICCHIMENTO NUTRIZIONALE
la maggior parte delle fermentazioni lattiche risultano in grado di sintetizzare le vitamine del gruppo B e in qualche caso anche la vitamina C. In particolare nel tempeh è stato evidenziato un incremento del tenore di riboflavina da 2 a 47 volte, mentre la vitamina B12, che com’è noto risulta spesso carente nei regimi alimentari vegetariani, può rasentare un incremento fino a 33 volte rispetto alla soia non fermentata. Incrementi vistosi si registrano anche a carico della niacina (da 2 a 5 volte), della piridossina (da 4 a 14 volte), della biotina (da 2 a 3 volte) e dell’acido pantotenico ( da 2 a 4 volte). Altri studi hanno evidenziato come in alcuni alimenti fermentati i microrganismi responsabili del processo fermentativo siano in grado di produrre sostanze antiossidanti che facilitano la conservazione delle vitamine A e C, sensibili all’ossidazione. In altri casi si assiste anche alla produzione di sostanze antibiotiche in grado di rafforzare le difese immunitarie dell’organismo.


LE VIRTU’  MEDICINALI
nonostante il diffuso impiego come integratori alimentari e coadiuvanti nella medicina tradizionale di numerosi paesi, la letteratura è a tutt’oggi assai scarsa. In particolare, sembra oramai accertata l’azione inibitrice degli alimenti lattofermentati su alcuni ceppi di batteri patogeni e gli effetti benefici dei fermenti lattici sulla flora intestinale. Fino allo scorso secolo  in nord Europa il consumo di crauti veniva regolarmente prescritto a coloro che accusavano problemi a fegato e milza, disordini nervosi, costipazioni, isterie ed emorroidi. In Germania e in Polonia, ancora oggi il succo di crauti e il succo di cetrioli fermentati vengono utilizzati nel trattamento delle enteriti. Il tarhanas viene consigliato alle donne che allattano, ai bambini durante lo svezzamento e agli anziani. 

Le proprietà benefiche degli alimenti fermentati sono oggi spiegate, almeno in parte, dall’azione inibitrice svolta nei confronti di alcuni dei più comuni batteri patogeni in seguito al processo di acidificazione che accompagna la fermentazione lattica. Inoltre durante la fermentazione vengono prodotte sostanze ad azione antibatterica o antibiotica, come l’anisina e le battericine, assai simili ai comuni antibiotici utilizzati nella medicina moderna. In particolare il tempeh svolge una decisa azione antibatterica nei confronti del Clostridium botilunum e dello Staphylococcus aureus.
Ancora più interessante è l’influenza benefica svolta dagli alimenti fermentati nei confronti della flora intestinale, il cui buon funzionamento è dovuto in gran parte alla presenza di lattobacilli (in particolare lactobacillus acidophilus e lactobacillus bifidus). Negli ultimi 30 anni alcuni medici e ricercatori hanno cominciato a indagare sulle proprietà anticancerogene degli alimenti fermentati. Prima il dr J. Kuhl, poi Ann Vigmore, fondatrice dell’Hippocrates Health Institute di Boston, consigliano nella loro terapia contro il cancro il consumo di alimenti lattofermentati. D’altra parte è oramai ben nota la proprietà dello yogurt di inibire cellule cancerogene iniettate nelle cavità peritoneali di topi da laboratorio. La stessa azione non è invece stata registrata con l’uso di latte o di acido lattico. Altre ricerche di carattere epidemiologico hanno dimostrato un’evidente relazione lineare tra la quantità di yogurt consumato e l’inibizione dei tumori nell’uomo. A tutt’oggi si ignora comunque quale possa essere il meccanismo d’azione degli alimenti lattofermentati sulle cellule cancerogene e l’unica spiegazione oggi accettata a tale riguardo è rappresentata dall’azione positiva dell’acido lattico L+  sulla respirazione cellulare, respirazione che viene fortemente rallentata nelle cellule cancerogene.

ACIDO LATTICO L+  E  D-
 Per avere una visione più completa possibile del ruolo fisiologico svolto dall’acido lattico nell’organismo è bene ricordare che in natura esistono due isomeri dell’acido lattico: l’isomero L+ e l’isomero D-. 
Si tratta di due composti che presentano identica formula chimica ma una diversa struttura molecolare. Nell’organismo umano in condizioni normali viene sintetizzato soprattutto l’isomero L+, mentre la forma D- viene introdotta con l’ingestione di alimenti o come accade in alcuni casi può essere prodotta da batteri intestinali o in seguito a specifici stati patologici del metabolismo cellulare. Negli ambienti lattofermentati l’acido lattico si trova in entrambe le configurazioni in percentuali variabili, a seconda della flora microbica predominante nel processo fermentativo. Nel caso dello yogurt, ad esempio, mentre lo S. thermophilus produce acido lattico L+, il L. bulgaricus  è responsabile della forma D-. 
In realtà quanto più fresco è uno yogurt tanto maggiore sarà la prevalenza della forma L+ e viceversa, invecchiando prevale la forma D-. 
La differente struttura molecolare dei due isomeri riveste grande importanza poichè mentre la forma L+ partecipa al metabolismo generale allo stesso modo dell’acido lattico prodotto dall’organismo, l’acido lattico D- viene eliminato con l’urina sotto forma di sali o viene ossidato a livello epatico. Pertanto un’ingestione eccessiva di alimenti ricchi di acido lattico D- può determinare, soprattutto nei bambini, una perdita elevata di sali di calcio e di magnesio. Per quanto il ruolo fisiologico dell’acido lattico D- rimanga ancora oggi in gran parte sconosciuto è comunque consigliabile preferire il consumo di alimenti lattofermentati di forma L+.