domenica 29 gennaio 2012
FEBBRE
FEBBRE
Esiste una gran varietà di opinioni su quale sia la temperatura normale.
Si possono considerare normali in maniera orientativa
36,1-37,1°C misurati su ascella o inguine.
37-37,5 in bocca;
37,1-37,6 a livello rettale.
Livelli di poco superiori non denotano comunque anormalità.
In pratica si può parlare di febbre solo quando:
-- la temperatura ascellare o inguinale raggiunge o supera i 37,5°C
-- la temperatura orale raggiunge o supera i 37,8°C
-- la temperatura rettale i 38°C.
Il modo in cui ogni soggetto vive i sintomi della febbre è poi abbastanza variabile. Oltre che dai vari fattori psico-emotivi, ciò dipende anche dal rapporto che ha quel valore di temperatura rispetto alla nostra temperatura basale.
La temperatura basale è appunto quella che ha un soggetto in condizioni di salute normale, a riposo e a digiuno.
Questa varia nel range di circa 1,5°C, non solo tra una persona e l’altra, ma anche, se si tratta della donna, in rapporto al tempo. Infatti, nella donna in età fertile la temperatura basale varia secondo la fase del ciclo in cui si trova (durante l’ovulazione è più alta).
Per esempio se io ho una temperatura basale di 36°C, con una temperatura di 37,5°C mi sembrerà di avere la febbre; mentre se ho una temperatura basale di 37°C, quando il termometro segna 37,5°C non noto alcun segno di disagio!
UTILITA’ DELLA FEBBRE
meccanismo= i globuli bianchi e altre cellule producono una proteina particolare (il pirogeno: che è interleuchina1); questa agisce sul centro termoregolatore spostandone il termostato su un valore più elevato. Da qui partono gli ordini al SNC per far produrre al corpo più calore. Un transitorio aumento della temperatura può essere determinato anche da eccitazione, giochi movimentati e aumenti in generale dell’attività fisica.
E’ bene quindi misurare la temperatura quando il soggetto è tranquillo ed evitare misurazioni se è appena rientrato da un ambiente a temperatura più bassa.
La febbre è uno dei più efficaci meccanismi di difesa che l’organismo mette in atto contro le infezioni.
Essa agisce sia direttamente, sia attivando altre importanti difese. Per i virus un aumento della temperatura da 37°C a 38°C può provocare una diminuzione della loro moltiplicazione di oltre il 90% , e per la maggior parte di questi virus un ulteriore aumento può comportare l’arresto completo della moltiplicazione. Anche i virus più attivi sono bloccati da temperature superiori ai 39°C che persistono sufficientemente a lungo. L’abbassamento artificiale della temperatura fa addirittura aumentare la mortalità nell’animale da esperimento. Nei bambini infettati dalla poliomielite, la frequenza e la gravità delle paralisi sono risultate molto più elevate nei soggetti trattati con farmaci contro la febbre. E’ verosimile che lo stesso accada anche per i virus come quelli del morbillo, della rosolia, della parotite ecc, che in condizioni sperimentali vengono drasticamente bloccati da aumenti della temperatura.
Durante il raffreddore la congestione fa cessare la respirazione nasale, di conseguenza la temperatura del naso sale e da questo momento la quantità di virus diminuisce bruscamente e la guarigione è accelerata.
Altro fondamentale meccanismo di difesa è il fenomeno dell’infiammazione.
La febbre facilita la guarigione anche nella maggior parte delle infezioni da batteri, perché riduce i livelli di Ferro nel sangue, essenziali per la crescita di gran parte dei microrganismi, e perché esalta l’efficienza di tutti i componenti del sistema immunitario, dall’attivazione dei globuli bianchi alla produzione di anticorpi.
L’entità del rialzo febbrile dipende sia dalla forza dell’aggressione infettiva sia dalla capacità di reazione dell’organismo. Se i meccanismi difensivi sono forti e vitali, l’organismo debellerà la malattia più veocemente, anche se, probabilmente la febbre raggiungerà punte piuttosto alte.
PER STRONCARE SUL NASCERE UN PRINCIPIO DI RAFFREDDORE O INFLUENZA
Dopo tutto questo discorso la conclusione è che se non ci sono temperature “allarmanti” cioè dai 40° in poi, in linea di massima non dovremmo cercare di abbassare la febbre.
Tuttavia per coloro che non vogliono essere così disciplinati perché non sopportano i sintomi della febbre anche a 38°, ecco che vi presento una pianta, spesso sottovalutata o mal-giudicata, che rappresenta una risorsa preziosa:
BORRAGINE
nell’Europa Centrale è stata chiamata pianta del buonumore perché combatte l’angoscia e la depressione.
lo aveva già affermato la Scuola Salernitana (800 dC) :
“ La borragine può dire,
e ciò non sia bugia,
io ti conforto il cuore
e genero allegria”
le sommità fiorite della Borragine sono un eccellente sudorifero da usare quando, tornati a casa dopo l’esposizione al freddo e all’umido, si teme un attacco di raffreddore o influenza. Subito un infuso caldo di borragine e poi a letto.
l’infuso si fa con un cucchiaio di fiori per tazza d’acqua, infondere per 10 minuti e, dopo aver filtrato aggiungere un cucchiaino di miele.
Altre piante utili sono AGLIO e FINOCCHIO
Meccanismi termoregolatori.
La temperatura corporea è data dall’equilibrio tra produzione e dispersione del calore.
In condizioni di riposo, gran parte del calore corporeo è prodotto dal fegato e dal cuore; l’incremento nella produzione di calore che deriva da un’attività fisica è invece dovuto alla muscolatura scheletrica.
La dispersione del calore si verifica attraverso varie superfici corporee, in particolare la pelle, che disperde circa il 90% del calore, e il polmone.
In condizioni basali, circa il 70% del carico termico si disperde per irradiazione e circa il 30% per evaporazione della traspirazione. Se la temperatura ambientale o la produzione di calore aumentano, la termodispersione risulta assicurata principalmente dall’evaporazione.
Il centro della termoregolazione è situato nel nucleo preottico dell’ipotalamo anteriore.
In risposta ad un aumento della temperatura del sangue che lo perfonde (temperatura centrale), l’ipotalamo stimola il SNV a produrre vasodilatazione cutanea e sudorazione. In risposta ad una diminuzione della temperatura centrale o della temperatura cutanea, l’ipotalamo determina una ritenzione di calore mediante una vasocostrizione cutanea. Se lo stress da freddo aumenta, l’ipotalamo determina un aumento della produzione di calore mediante un’attività muscolare che si manifesta sotto forma di brividi; il brivido è mediato da vie nervose somatiche, ma è automatico e involontario.
La temperatura corporea varia abitualmente nel corso della giornata, passando da 36°C circa delle prime ore del mattino a 37,5 circa del pomeriggio avanzato.
I meccanismi omeostatici mantengono la temperatura all’interno di questa gamma di valori, nonostante le ampie variazioni della temperatura ambientale.
Tuttavia la temperatura corporea può aumentare fino a valori superiori al normale secondo due procedimenti molto diversi: quando il livello di regolazione termica dell’ipotalamo è aumentato, si ha febbre. Le endotossine ed altri prodotti d’origine microbica ed immunitaria stimolano i fagociti mononucleati a produrre e a liberare IL1 (che un tempo era chiamata pirogeno endogeno). L’IL1 è trasportata dal focolaio d’infiammazione all’ipotalamo, dove induce una sintesi di prostaglandine (PG), innalzando il livello di regolazione termica. L’ipotalamo attiva quindi il SNV determinando un blocco della traspirazione ed una diminuzione del flusso ematico nella cute e stimola il sistema nervoso somatico producendo un aumento del tono muscolare. Il risultato finale è rappresentato da un’aumentata produzione di calore, da una diminuita termodispersione e dalla febbre.
Quando il livello di regolazione termica dell’ipotalamo resta normale, ma i meccanismi termoregolatori risultano insufficienti, si ha ipertermia.
Quindi, mentre secondo la visione olistica sarebbe bene non abbassare una febbre fino a 39,5, ma solo per valori superiori a questo, tranne nel caso in cui il soggetto può avere convulsioni o già soffre di epilessia, secondo la visione allopatica è opportuno cercare di abbassarla già dai 38° in poi, in quanto il soggetto manifesta sofferenza.
Ovviamente è opportuno consultare il medico quando la febbre è decisamente alta!
IPERPIRESSIA E IPERTERMIA
Nella febbre dovuta ad infezioni o ad altre condizioni infiammatorie, l’iperpiressia è causata da un aumento del livello di regolazione ipotalamica, per ridure il quale dovrebbe essere fatto uso di antipiretici. Se si ricorre solo a metodi fisici di raffreddamento senza impiegare antipiretici, i meccanismi dell’omeostasi termica continuano a cercare di produrre un innalzamento della temperatura corporea, con conseguente comparsa di brividi e di un’intensa vasocostrizione cutanea. Al contrario, nei pazienti nei quali l’iperpiressia è dovuta ad un’insufficienza dei meccanismi termoregolatori, il livello di regolazione ipotalamica della temperatura resta normale. Questi pazienti richiedono pertanto l’adozione di mezzi fisici di raffreddamento più che la somministrazione di antipiretici: spugnature con acqua, materasso ipotermico o, in caso di urgenza, impacchi freddi o ghiacciati. Questi provvedimenti vanno fatti solo se l’iperpiressia è tale da risultare pericolosa. Inoltre bisogna fare attenzione a evitare un’esagerata ipotermia.
Se l’aumento della produzione di calore o la riduzione della termodispersione hanno il sopravvento sui meccanismi omeostatici, si ha infatti un aumento della temperatura corporea, nonostante il livello di regolazione termica dell’ipotalamo si mantenga normale. Questa distinzione tra febbre e ipertermia non è solo accademica; la febbre può essere infatti trattata con aspirina, paracetamolo o altri farmaci capaci di determinare una diminuzione del livello di regolazione termica dell’ipotalamo, mentre l’ipertermia deve essere trattata mediante provvedimenti che promuovano la termodispersione.
Iperpiressia
Un’iperpiressia può essere indotta tanto da febbre quanto da ipertermia. Le infezioni che producono una febbre di 41°C o più sono generalmente gravi.
Nell’indagine effettuata sugli adulti con iperpiressia (= febbre da 41 in sù), le cause infettive sono risultate rappresentate da batteriemie, pielonefriti, polmoniti, malaria, TBC miliare, encefalite, mediastinite. L’80% di queste infezioni è risultato sostenuto da batteri gram-negativi. Nella casistica pediatrica le cause infettive sono risultate da meningiti batteriche, polmoniti ed otiti medie.
Aumentata produzione di calore. Durante uno sforzo, l’attività metabolica della muscolatura scheletrica può aumentare di 20 volte; se il calore prodotto è superiore alle possibilità di termodispersione, la temperatura corporea aumenta. In certi casi, e specialmente in presenza di disidratazione, un’ipertermia da calore può portare ad un crollo delle energie fisiche o anche ad un colpo di calore.
Ridotta dispersione di calore
Il colpo di calore è espressione di una insufficienza acuta della termoregolazione. Anche se questo problema si verifica invariabilmente in presenza di temperatura ed umidità ambientale elevate, il difetto che ne è all’origine sembra essere rappresentato da una compromissione della termodispersione. I colpi di calore si osservano per lo più in soggetti anziani e/o debilitati. La prima alterazione rilevabile è l’arresto della sudorazione. Anche se la temperatura corporea aumenta notevolmente, la pelle resta tiepida ed asciutta.
Tolleranza termica
Un’iperpiressia è giustamente considerata come una condizione d’urgenza medica, ma le sue conseguenze dipendono, più che dai valori della temperatura, dalla causa dell’ipertermia e dalle condizioni generali del paziente.
Gli aumenti della temperatura corporea sono più dannosi negli individui molto giovani o molto vecchi.
Nei bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni vi è il rischio di comparsa di convulsioni da febbre. Pur essendo generalmente benigne, queste convulsioni sono allarmanti ed impongono sempre l’esecuzione degli esami necessari per escludere la presenza di una condizione neuropatologica primitiva, come una meningite. Negli individui adulti non si verificano convulsioni febbrili, ma, con le alte temperature, sono comuni alterazioni del sensorio; i soggetti adulti con iperpiressia possono presentare stupore o delirio. Nei soggetti anziani ed in quelli con cardiovasculopatie o pneumopatie, l’ipertermia può scatenare ipotensione, aritmia, ischemia o insufficienza cardiaca congestizia; il consumo di O2 aumenta del 12% per ogni grado di aumento della temperatura corporea, ed un apparato cardiovascolare compromesso può non essere in grado di sopperire a questo aumento del fabbisogno di O2.
Con queste eccezioni, l’iperpiressia in genere può risultare ben tollerabile.
NOTA INTERESSANTE
Nel lontano 1986 sono state effettuate indagini sulla piretoterapia, quale aggiunta sperimentale alla chemioterapia antiblastica. In un’indagine effettuata su 14 pazienti, un’ipertermia dell’ordine dei 41,5°C è stata mantenuta fino ad un massimo di 4h. In utti i pazienti è stata osservata tachicardia ed aumento della portata cardiaca, ma in nessuno sono state osservate manifestazioni di grave ipotensione o di ischemia, mentre sono stati rilevati in numerosi casi leucocitosi, alcalosi respiratoria, diminuzione delle concentrazioni seriche di Mg e di fosfati e aumento degli enzimi epatici e muscolari nel sangue. La maggioranza dei pazienti ha accusato sensazioni di disagio, ma le sole manifestazioni tossiche importanti, osservate in questi soggetti già gravemente debilitati, sono state alcune note di neuropatia periferica, che si sono verificate nel 30% dei casi.
domenica 22 gennaio 2012
Test per la coppia
UN TEST PER LA COPPIA
fare un test psicologico barrando le risposte e calcolando il punteggio è un’operazione che definirei assolutamente futile: i problemi e le dinamiche di una coppia sono molto vasti e complessi e non si risolvono di certo con un test...questo è abbastanza ovvio!!!
Anche perché chi formula il test già non è neutrale! non è un alieno! Quindi tutto è condizionato oltre che dal back ground di studi psicologici e filosofici anche dai canoni etici e da mille fattori personali di chi ha formulato il test.
Ma in quale disposizione d’animo dobbiamo essere verso il nostro partner?
L’Occidente propone un “alla pari”: ma alla pari rispetto a quali argomenti?
Alcuni propongono “dirsi sempre tutta la verità”: credo che non ci sia niente di peggio!!! :-)
Nelle mille e una notte troviamo spesso gli appellativi “schiavo d’amore” e “schiava d’amore”: i due partner si donano reciprocamente in schiavitù l’uno all’altro.
Ma sappiamo bene che questo stato d’animo è valido solo per pochi mesi... poi bisogna trovare un giusto rapporto di equilibrio.
Quando mettiamo in moto la macchina, ingraniamo la prima marcia: ma dopo pochi secondi dobbiamo passare alla seconda, che possiamo tenere a lungo solo se facciamo un percorso che richiede estrema lentezza; in caso contrario, ben presto, raggiunti circa 40Km orari, dobbiamo ingranare la terza ed infine, se abbiamo un lungo rettilineo, passeremo alla quarta. Questa è una metafora che uso spesso per il rapporto di coppia. La fase di innamoramento, quando siamo pronti alla schiavitù, corrisponde alla prima. Se la prima dura più del dovuto la macchina si guasta..per la coppia è quasi una patologia: anche se a volte una patologia complementare può tenere la coppia felicemente unita per sempre!
In realtà è errato sacrificarsi per l’altro proprio perché togliendo dalla nostra vita qualcosa di importante un giorno lo rimpiangeremo o lo faremo pagare emotivamente al partner. Non c’è niente di peggio che sentirsi dire frasi tipo “come, io per te ho rinunciato al lavoro...io per te ho rinunciato ad un figlio “ e simili.
Che cos’era questo rapporto, un “do ut des”?
Allora torniamo con i piedi per terra e pur definendoci reciprocamente schiavi, dobbiamo sapere entrambi che si tratta di un gioco di parole e che il rapporto si basa si su amore reciproco e rispetto ma anche sull’assenza di sacrifici. Sono ammesse tante rinunce ma non grandi sacrifici
“giustoooo???”
Allora il test l’ho formulato per farvi giocare un po’ sulla gestione dei litigi.
Stampate queste domande e rispondete senza far vedere al partner le risposte che state scrivendo.
Poi fate le domande al partner chiedendo cosa pensa che voi avete risposto
Alla fine, nel calcolo del punteggio di ognuno vanno considerate le proprie risposte e quelle dell’opinione del partner
Ovviamente è utile fare il test in modo speculare quindi prima di vedere i punteggi anche il partner risponde a queste domande e voi rispondete con la vostra opinione su ciò che ha risposto.
Contare i punteggi della risposta e quelli dell’opinione del partner separatamente.
Può venire fuori che nelle risposte individuali la motivazione è molto alta, mentre nell’opinione che si ha sulle risposte del partner sia bassa: in tal caso c’è la voglia di stare insieme e l’interesse verso il partner è alto ma ci sono problemi nella comunicazione che vanno risolti o corretti.
Può venire fuori al contrario che la nostra motivazione è bassa ma riteniamo sia alta quella del partner e allora bisogna fare un lavoro su se stessi chiedendosi fino a che punto ci interessa continuare e per quali motivi.
Se le nostre motivazioni personali ricavano un punteggio alto e in più le opinioni del partner indovinano spesso, cioè ricavano un punteggio alto, allora ciò significa che abbiamo un’idea abbastanza veritiera su ciò che il nostro partner pensa di noi e possiamo portare ulteriori miglioramenti al nostro rapporto di coppia che già gode di un buon equilibrio.
DOMANDA 1
In seguito ad una lite mi sento a terra, ma anche questo è preferibile al fatto di perdere lui/lei
risposta di lei si no
opinione di lui si no
DOMANDA 2
In seguito ad una lite:
Ho proprio esagerato, ma se mi perdona questa volta, mi riprometto di controllare maggiormente i miei scatti di rabbia
risposta di lei si no
opinione di lui si no
DOMANDA3
A volte mi sento triste ma penso: meglio triste con lei/lui che allegro senza lei/lui
risposta di lei si no
opinione di lui si no
DOMANDA4
Nei nostri momenti magici penso:
(a) che persona stupenda! ho fatto proprio la scelta giusta
(b) idem come a ma sono stato/a anche molto fortunato/a
risposta di lei a b
opinione di lui a b
DOMANDA5
Pretende da me cose che non riesco a fare:
(a) perché sottovaluta il mio amore; secondo lui/lei se lo amassi mi sforzerei di farle o impararle
(b)perché mi sopravvaluta; pensa che ci riesco ma non voglio
(c)non è vero; ciò che pretende da me posso riuscire a farlo e voglio lavorarci sopra
risposta di lei a b c
opinione di lui a b c
DOMANDA6
So che non è perfetto/a, ma i limiti che ha sono comunque minori di quelli che hanno la maggioranza degli uomini/donne che ho conosciuto, rapportati al mio carattere
risposta di lei si no
opinione di lui si no
PUNTEGGIO
se avete risposto si alla domanda:
1= 1
2=3
3=3
6=3
se avete risposto no alla domanda
1= -1
2= -3
3=1
6=1
se avete risposto alla domanda 4 con :
a=1
b=5
se avete risposto alla domanda 5 con:
a=1
b= -3
c=5
punteggio ricevuto dall’opinione del partner
se il partner ha indovinato la domanda:
1=1
2=1
3=1
4=1
5=1
6=3
se il partner ha sbagliato e la domanda:
1 era un no= -1
2 era un no= -2
3 era un no= -1
6 era un no= -1
1 era un si= 2
2 era un si=2
3 era un si=5
6 era un si=3
il 4 era a= -1
il 4 era b= 5
il 5 era a=1
il 5 era b= -3
il 5 era c=5
con questo test misuriamo la motivazione personale e quella del partner riguardo alla continuazione della storia di coppia.
Il partner tra i due che ha minor punteggio personale deve fare un gesto “nutritivo” per l’altro
il partner che ha meno punteggio totale cioè non solo ha scarsa motivazione personale ma ha pure sbagliato nell’indovinare le risposte dell’altro deve fare un gesto per la coppia come ad esempio ricavare più tempo libero per stare insieme, coltivare un tipo di azioni che rafforzino la coppia tipo dialogo su tutti i temi principali, progetti insieme ecc ecc
il partner con più motivazione, se questa è molto maggiore di quella dell’altro, deve trovare spazi propri con attività che escludono l’altro e chiarire se nutre un attaccamento eccessivo, forse soffocante per l’altro e per quali motivi.
domenica 15 gennaio 2012
NAUSEA E VOMITO
NAUSEA E VOMITO
La nausea seguita o meno dal vomito non è che un sintomo.
Lo esaminiamo ora escludendo la nausea e vomito da cinetosi cioè mal di mare, mal d’auto e simili in quanto in questo causo il fenomeno è di tipo fisiologico e riguarda un tipo di stress-trauma del corpo sottoposto ad una serie di spostamenti cui fatica ad adattarsi.
Possibili cause di nausea e vomito sono:
(1) alimentazione: pasti troppo abbondanti o cibi speziati, o alcolici, o intolleranza a particolari alimenti.
(2) malattie gastrointestinali: gastroenterite, ulcera, occlusione intestinale, alterazioni della motilità gastrointestinale, stenosi pilorica.
(3) infezioni batteriche e virali.
(4) stimoli dolorosi: dolori mestruali, emicrania ecc.
(5) disordini del sistema vestibolare: cinetosi, labirintite.
(6) gravidanza, specie nei primi mesi.
(7) acetonemia, frequente nel bambino.
(8) fattori legati alla sfera emotiva: forti emozioni, ansia e paura; vomito psicogeno.
Da indagare se presente bulimia-anoressia.
(9) iatrogeno: cioè causato da farmaci o azioni mediche
ecco i casi più comuni
-- dopo un intervento chirurgico.
-- In seguito a chemioterapia o altre terapie particolarmente invasive.
In generale potrebbero dare un senso di nausea :
-- molti antibiotici
-- quasi tutti i FANS e gli antidolorifici
-- teofillina
-- ferro
-- estrogeni
-- oppiacei
-- antidepressivi.
--Ricordiamo che se il soggetto sta assumendo farmaci, oltre che un effetto collaterale già contemplato (come nei casi già citati), in alcuni casi può essere un segno di iperdosaggio.
In particolare, se il soggetto assume DIGITALICI è un segno di iperdosaggio per cui il medico, prontamente informato, ridurrà il dosaggio o cambierà la prescrizione.
RIMEDI
(1) Per quanto riguarda la gastroenterite, voglio sottolineare quanto già viene espresso dalla medicina allopatica-ufficiale: “Nausea e vomito tendono a risolversi spontaneamente. L’uso di antiemetici non è perciò quasi mai necessario”.
Per tutti e in particolare per bambini e anziani è invece importante integrare i liquidi.
Quindi non consiglio di usare farmaci per bloccare la nausea e il vomito, bensì soluzioni reidratanti.
Ovviamente se è presente pure diarrea vanno assunti anche i fermenti intestinali.
(2) La nausea durante i primi mesi di gravidanza è un sintomo fisiologico; essa si manifesta in particolare verso alcuni alimenti e bevande e verso alcuni odori.
Questo avviene perché è in atto un dialogo chimico con il feto.
Sopprimere la nausea per mantenere le proprie abitudini alimentari è quindi assolutamente sbagliato.
Il mio consiglio è di non assumere nulla se non un po’ di succo di limone o qualche rimedio omeopatico.
Altro fenomeno è l’iperemesi gravidica che colpisce lo 0,3% delle gravide e richiede trattamento medico e/o la correzione di squilibri e malnutrizione conseguenti. Infatti in queste donne si ha chetosi, disidratazione, alterazioni elettrolitiche e perdita di peso.
Per la nausea in gravidanza viene prescritta l’assunzione di 25 mg per 3 volte al dì di PIRIDOSSINA (BIOCHETASI bustine); essa riduce la nausea mattutina ma non ha effetti sul vomito.
(3) Un episodio di vomito in un bambino sano non deve destare preoccupazione, a meno che non compaia dopo trauma cranico o sia accompagnato da dolori addominali, diarrea o febbre alta. Se il vomito non crea disagi notevoli, non è necessario usare farmaci. Evitare i cibi e somministrare liquidi. Il famoso acetone va trattato facendo bere il bambino spesso e a piccoli sorsi liquidi come succhi di frutta, o camomilla. I vari integratori tipo Acheton e Idravita, possono essere utili ma non sono indispensabili. Sono consigliati pasti leggeri a intervalli ravvicinati.
L’acetone non è una malattia e non necessita di farmaci antiemetici.
OMEOPATIA
NAUSEA
secondo la causa:
--dopo un colpo di freddo o guardando cose o persone in movimento, o durante il viaggio su qualsiasi mezzo di trasporto--> cocculus.
--Dopo un’operazione all’addome --> Bismuthum;
-- durante le mestruazioni, dopo i pasti,, fumando--> nux vomica.
-- Durante la gravidanza, lavandosi i denti--> sepia.
--Tossendo--> ipeca.
-- Alla vista all’odore al pensiero del cibo --> colchicum.
Secondo la modalità:
migliora mangiando--> sepia;
migliora bevendo--> bryonia.
Secondo i sintomi concomitanti:
nausea con vertigini--> cocculus;
nausea con lingua pulita e salivazione abbondante --> ipeca
VOMITO= apomorphinum, colchicum, ipeca, nux vomica, cerium oxal, cocculus, jodum, ignatia, tartarus emeticus; apomorfin heel, chelidonium homaccord, cuprum.
Anacardium homaccord.
Secondo Alain Horvilleur:
vomito di muco--> ipeca;
vomito di acqua immediatamente dopo aver bevuto--> arsenicum album;
vomito dopo un po’ di tempo dall’aver bevuto --> phosphorus;
vomito di bile--> iris versicolor;
vomito di latte--> aethusa cynapium;
vomito puzzolente--> arsenicum album;
vomito con lingua pulita--> ipeca;
vomito con lingua sporca solo nella metà posteriore --> nux vomica.
DUE RIMEDI DI FITOTERAPIA
ZENZERO
Questa spezia può essere utilizzata a scopi alimentari da sola o come costituente del curry. Il rizoma è ricco di amido e deve il suo sapore ad alcanoni conosciuti con il nome generico di gingeroli; questi sono accompagnati dai chetoni corrispondenti e da esteri. Allo stato attuale la natura esatta dei principi attivi è ancora da precisare. L’azione antiemetica dello zenzero non sarebbe di origine centrale; lo studio del nistagmo conseguente ad una stimolazione vestibolare traduce un meccanismo d’azione differente da quello delle principali sostanze ad azione centrale abitualmente utilizzate. Secondo alcuni autori, si tratterebbe di un effetto diretto sull’apparato digerente. Lo zenzero è efficace nella nausea post-operatoria ed in quella gravidica, ma i risultati sono difficili da interpretare perché negli studi fatti gli estratti non erano standardizzati.
Da notare che in un esperimento sul ratto, infusioni di zenzero (fino a 50g/L) hanno indotto perdite embrionali due volte più elevate rispetto ai controlli, pur non manifestandosi tossicità nelle madri o malformazioni nei feti sopravvissuti. Alla luce di ciò, la Commissione E indica cautela nella somministrazione in gravidanza (che anzi viene indicata come una controindicazione all’utilizzo), anche se alcuni autori giudicano eccessiva questa prudenza.
Riportato nella farmacopea tedesca (Commissione E) viene indicato nella profilassi della nausea e del vomito e nella dispepsia. Pianta (di cui si usa la radice) riconosciuta come priva di tossicità.
In realtà ha oltre ai vari effetti, un effetto antiaggregante piastrinico: a seconda della dose o della sensibilità del soggetto, può quindi causare un micro sanguinamento gastrico con caratteristico dolore come in seguito all’assunzione di aspirina.
MELISSA
talvolta la nausea può dipendere da un alterato funzionamento organico e dalla tensione nervosa. In questi casi è indicata la melissa. Essa ha proprietà antispasmodiche, calmanti e rilassanti, nonché digestive. Le foglie non vanno confuse con quelle di Verbena odorosa. Un antico preparato è l’acqua spiritosa di melissa: si versa qualche goccia di elisir su una zolletta di zucchero oppure se ne diluisce un cucchiaino in poca acqua zuccherata.
NOTA
I due dipinti
La montagna incantata e Scorcio del Resegone
sono di Carla Colombo che come sempre ringrazio
domenica 8 gennaio 2012
TEMPO DI BILANCI
TEMPO DI BILANCI
Ogni tanto nella nostra vita interiore si verificano dei momenti particolari in cui sentiamo di aver capito qualsosa sul “senso” della nostra vita. Questi particolari flash ci restano mente e ci danno delle particolari certezze... certezze che è impossibile trasmettere a chiunque altro perchè non è facile trasmetterle a parole. Certezze tutte personali, delle quali la “scienza” ride beffarda.
Questi momenti sono invece squarci nel velo di questa realtà che ci fanno intravedere concetti diversi da quelli cui siamo abituati.
La metafisica è un terreno importante nella vita e nella salute di una persona.
Oggi voglio condividere con voi un racconto di un amico che purtroppo ci ha lasciati di recente: Rodolfo Paguni
Un racconto di cui aveva dato lettura in sede pubblica due anni fa e che mi aveva autorizzato a illustrare pubblicare quando volessi; ebbene credo che quel momento sia arrivato: non in ritardo, bensì in occasione della sua recente dipartita, per portare consolazione e serenità a coloro che si trovano nella fase terminale della vita ed a coloro che pur sani e in forma, si soffermano volentieri su temi spirituali.
PER LA STRADA
Era un tardo mattino di avanzata primavera in una città inglese. Un uomo camminava lento lungo una strada di un quartiere suburbano, senza una meta conosciuta in anticipo. Sentiva su di sé l’aria ancora pungente in attesa di un’estate che si attardava, e forse non sarebbe stata calda. Intorno odori e profumi di gemme e fiori, dai modesti giardini di case che, a dispetto della loro tentata diversità per opera di chi vi abitava, apparivano tutte ugualmente grigie e monotone.
Queste abitazioni senza pretesa erano lì da quando il Paese, con le banche, le navi, l’industria aveva dominato il mondo, e portato alle città uomini e donne che, pur rimanendo poveri, avevano reso grande l’Inghilterra con il loro lavoro. Nascita e morte, amore, sofferenza e gioia di generazioni erano passate lungo quelle vie cosi simili tra loro, come quella lungo la quale ora quell’uomo stava procedendo lentamente.
Sa di non aver fretta perché in quel giorno di libertà, che si può indovinare nei jeans indossati, non lo attende di certo il lavoro di contabile in quella Assicurazione, situata nel quartiere degli affari, che tuttora mantiene il nome di quando l’Inghilterra era cosi forte nel mondo. Qualcosa di quel lavoro era comunque cambiato, da quando i suoi colleghi del passato usavano grandi registri rilegati, e abbondante inchiostro di colori diversi.
Si riteneva più fortunato perché oggi poteva impiegare un computer per curare i dati aziendali. Quel computer gli permetteva anche, quando cadeva nella noia o nell’ozio, e non era visto da occhi indiscreti e malevoli, di poter entrare in Internet e in qualche modo viaggiare nel mondo. D’altronde la lingua che parla gli permetteva un grande orizzonte. Era per lui come un modo di viaggiare per mari e porti lontani rimanendo in realtà sempre a casa.
Non era certo un lavoro creativo il suo, almeno nel modo corrente in cui un artista vede la creatività, e di certo non aveva mai amato competere per una carriera, o un avanzamento, o un guadagno ulteriore come i suoi colleghi erano più abituati a pensare ed agire.
Questo suo atteggiamento, conservato da sempre, per lui ha un pregio, ossia la sua capacità di separare, quasi come un taglio di coltello, il tempo lavoro, richiesto dal consorzio umano a contributo della vita, e il tempo riservato alla parte nascosta di sé, conosciuta da pochi intimi, che contemplava la poesia, l’immaginazione, i sogni, anche quelli che non si realizzano mai, proprio quelle cose che i colleghi, e il mondo cosiddetto più comune, generalmente non considerano.
La poesia per lui non era necessariamente quella scritta con le parole, ma piuttosto qualsiasi opera, anche di materia, che avesse tentato di cogliere la vita. Gli viene in mente che per secoli le donne dei nomadi dell’Anatolia avevano costruito kilim in cui con i colori ricavati dalla natura tessevano lane e figure mostrando la vita quotidiana nel suo ciclo del divenire. Questa gli sembrava da sempre autentica poesia.
L’uomo continua il suo cammino con attenzione e mente fluttuante, in cui entrano i diversi segni della vita, i genitori ormai andati, le persone di significato, i sogni mai del tutto compiuti, l’adolescenza e l’inquietudine come compagne inseparabili di vita, la tristezza della domenica, l’implacabile solitudine, il desiderio inattuabile e assurdo di quel periodo della sua vita di poter conoscere tutto dei mondi passati e di quello presente, i progetti, gli amori persi per sempre, le possibilità mai compiute. Si accorge che di qualche donna avrebbe voluto conoscere molto di più, ma ora non era più possibile, mentre di altre non sa ormai niente da tempo.
Camminava così da diverso tempo guardandosi dentro, quando da lontano sulla via deserta gli parve di udire un suono di musica piacevole e inconsueto. Dapprima prova meraviglia perché gli sembra insolito in quella circostanza, ma procedendo innanzi accompagnato dalle immagini del suo animo, la musica diviene sempre più definita, armoniosa, eterea, quasi da un mondo imprecisato, alieno da quella strada apparentemente così comune. Sembravano quasi esservi due realtà separate, il quotidiano di quella via e l’immaginario di un mito e luogo lontani.
Mano a mano che andava avanti la fisicità del suono andava crescendo. Sembrava la musica di un piano, ma era cosi flebile, dolce e armoniosa da poter essere confusa con il suono di un flauto o di un violino, leggera e sottile come era. Una definizione più comune l’avrebbe considerata angelica. Una melodia che chi ha pratica lunga di certe meditazioni dell’oriente sa provenire dall’intima interiorità della persona.
Sapeva pure che alcuni uomini in altre parti del mondo erano capaci di parlare e comunicare con gli alberi, ed anche di ascoltare lo scorrere della loro linfa, vita e sangue delle piante, come un’armonia musicale. Prerogativa del tutto perduta dagli uomini che vivono in questa parte del mondo i quali, parlando con gli alberi, malauguratamente correrebbero anche il rischio di esser considerati soggetti di psichiatria, e come tali inopportunamente curati.
Ma mentre procedeva, assieme ai ricordi della vita, gli vengono in mente anche pertinenti ricordi di quanto conosceva dalle letture di cui era sempre stato avido, come l’antico filosofo greco che aveva ben intuito la stretta relazione tra musica e matematica, ma anche il ricordo omerico di quando Ulisse, durante il peregrinare sul mare alla ricerca di un tragitto per il ritorno, fu costretto a farsi legare, ammagliato come era dal canto delle sirene, affinché la nostalgia per la propria terra non fosse indebolita o annientata da quel canto di esseri femminili.
Ma si ricorda pure di un altro Ulisse, nella figura di Leon Bloom, così simile a quello omerico, mentre sta compiendo un viaggio di una sola giornata per le vie di Dublino. Sente di somigliargli perché anche lui in fondo sta procedendo per una grigia città lasciandosi andare al flusso della sua coscienza e impressioni. Dice anche a sé che pure lui sta vivendo un daydreaming, un libero lasciarsi andare a pensieri, ricordi, in cui si mescolano come nell’arcobaleno i colori della vita, le emozioni passate e presenti.
Questo miscuglio di sensazioni e ricordi lo rendono attratto verso quella melodia che lentamente si sta avvicinando sempre più nitida. Si accorge pure che la melodia sta prendendo nella sua mente quasi la forma di una metafora o di un simbolo della vita, ed in particolare della sua, nell’avvicendarsi degli eventi che rendono interconnessa l’umanità presente, passata e futura. Sente di definire quel suono come celestiale scomodando parole che, queste sì, provengono dalla poesia scritta.
Alla fine si ferma proprio accanto a quella porta che dava su un piccolo giardino curato, con rose e altri fiori che, dalle sue scarse conoscenze sul verde, sapeva che ben attecchiscono alla terra. Rivolge lo sguardo più direttamente alla porta e inaspettatamente si accorge che è appena socchiusa, senza capirne la ragione. Si avvicina alla porta e d’istinto è tentato ad entrare, subito fermato però dall’educazione ricevuta dalla madre che gli impedisce di introdursi in una casa non accolto. Si ferma sulla soglia per più di un attimo, che vive in realtà come eterno, senza sapere che cosa fare. La dolcezza del suono intanto continuava liberamente.
La sua parte razionale certamente non sopporta l’idea di entrare e trasgredire, ma altrettanto forte è in quell’attimo la sua parte emozionale e la curiosità, che nella vita non lo aveva mai abbandonato, di conoscere di più rispetto alla melodia che sta udendo. Alla fine prevale la parte emozionale ed entra senza indugi.
Si trova di fronte una scala che portava al secondo piano, ma di certo l’armoniosità è proveniente da un ulteriore ingresso, al fondo di uno stretto corridoio a pianterreno verso il quale non esita ad andare. Anche questa porta è socchiusa, ma di questo non si meraviglia più di tanto, e decisamente entra.
Si accorge subito che chi esegue la musica è una giovane donna, non più adolescente, tutta presa dallo strumento tale, da non accorgersi neppure che qualcuno è entrato. L’uomo procede più sicuro di sé e le si avvicina proprio nel momento in cui leva il capo e scorgendo lo sconosciuto non si spaventa affatto, esprimendo invece un sorriso come se in realtà fosse una persona da molto conosciuta, il che definitivamente rassicurò l’uomo il quale a quel punto non si sentì più un intruso.
La donna indossa una lunga veste, sensuale, ricca di colori e fiori che gli rammenta la gentilezza delle sete orientali che, indossate, inducono al sorriso colui che guarda. Nella penombra appare esile e delicata, quasi diafana, un volto fine che sembra narrare una sofferta storia di vita, i capelli biondi, di un biondo cinerino. Quando qualche attimo prima ha alzato il capo i suoi occhi gli erano apparsi di un azzurro penetrante, vivace, quasi taglienti. Pensa anche di cogliere una sensualità quasi carnale, tuttavia non provocante, apparentemente in contrasto con l’esilità del corpo, e che suggerisce invece una profonda e sofferta spiritualità, manifestata appunto da quella melodia e da quello strumento.
Lei riprende a suonare con dedizione ricavando quei motivi che lo avevano indotto a deviare il cammino. Gli sembra di cogliere con lo sguardo una passione profonda ed insolita in quella donna, come se lei e lo strumento fossero una sola entità inscindibile. A quel punto si lascia andare a quella situazione che gli sta divenendo familiare, come se fosse conosciuta da sempre e alla quale non può e non vuole sottrarsi.
Rassicurato, sente dentro di sé che il daydreaming, interrotto dalla preoccupazione per la trasgressione compiuta, sta riprendendo. D’altra parte, come non poteva non succedere in quella situazione. La dolcezza della melodia gli risveglia questa volta ricordi davvero lontani che da anni non gli erano più tornati alla mente. Le immagini primissime dell’infanzia con le figure dei genitori e di altri adulti che allora sembravano enormemente grandi, in un luogo circondato da colline, alberi, cieli azzurri invernali. Gli sembrò che queste fossero immagini sbiadite che si ricomponevano con sempre maggior nitidezza.
Quei toni melodici gli facevano vedere la sua vita con una lucidità mai avuta prima, come se il tempo si condensasse in qualcosa di irrepetibile. Emozioni e ricordi che hanno animato la sua mente prima di entrare in quella casa ora stanno divenendo chiari e delineati quasi fossero capitoli di un libro. E’ un’intima sensazione, non facile da spiegare con le parole di un dizionario, ma la sente molto immediata e vicina. Quella musica, si accorge, sta divenendo un catalizzatore dell’infinità degli attimi della sua vita che ne danno un senso, tuttavia difficilmente comunicabile con le concrete parole .
Quella donna con quelle sue armonie e capacità di creare suoni dallo strumento gli stava dando quella rara possibilità di vedersi nella continuità della sua vita, come un’immagine in sé compiuta, proprio come succede talvolta di scorgere in forme della natura, che appaiono lì dall’origine del mondo, sebbene soggette nelle ere ad una loro fine.
Gli pare anche di intravedere sul frontespizio di uno degli spartiti di fronte a lei il nome di Pauline e quindi di conseguenza immaginò che potesse essere il suo nome. Se questo era vero, pensò che quella era l’unica cosa che conosceva di quella donna, assieme alla sua straordinaria capacità di fargli evocare l’essenza della sua vita.
Sente anche un vincolo profondo con quella donna come se si fossero condensati di colpo tutti i legami della sua vita in un unico aggregato di cellule che danno luogo a loro volta a qualsiasi forma di vita. Passarono attimi di un tempo infinito. In quella situazione di verità, che si andava lentamente costruendo dentro di lui, sente ad un tratto una sottile paura, di un mondo ignoto, un tremore indefinibile mai provato prima, contenente però un piacere insolito, quasi una voluttà.
Stranamente si accorse che il suo daydreaming si stava affievolendo, senza riuscire a dare una spiegazione plausibile di ciò che avveniva. Era come se sentisse che la paura per un mondo inconoscibile stesse scomparendo, accorgendosi di entrare in una dimensione inesplorata, di totale consapevolezza mai provata prima, in cui la sua vita e quella degli altri appariva di una chiarezza, mai definita fino ad ora, nei nessi e nelle contingenze. Sentì di non appartenere più a quel Paese, a quella città, a quel quartiere, a quella strada, a quella abitazione, a quella musica, che ormai sembrava quasi del tutto smarrita.
Gli sembrava comunque di aver portato con sé l’essenza di quella donna, di quell’incontro casuale avvenuto in quel quartiere suburbano, in quella mattina di non definita primavera, durante un suo giorno di libertà dal quotidiano. Capì anche che quella era una situazione di non ritorno che si sarebbe protratta per sempre.
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Informazioni personali
- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
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