SOGNI
sabato 18 settembre 2010
SOGNI
SOGNI
La Bibbia
Il faraone sogna sette vacche grasse e sette vacche magre e poi sette spighe piene e sette vuote. Giuseppe predice un tempo di abbondanti raccolti (sette vacche grasse e sette spighe piene) e sette anni di carestia; quindi propone di fare delle scorte negli anni di abbondanza da utilizzare in quelli di carestia. Il faraone convinto dalla proposta di Giuseppe lo mette a capo del paese ( Genesi 41,1-40).
Gli indiani d’America
Gli indiani d'America con diverse tecniche andavano alla ricerca di un sogno quando volevano un'indicazione su una scelta importante da fare. Anche per i sogni che si manifestavano normalmente, usavano la loro interpretazione. Inoltre costruivano dei caratteristici ciondoli-mandala che si appendevano sopra il letto del bambino per "catturare gli incubi" in modo che il piccolo dormisse sereno.
Ogni tribù aveva il proprio Sciamano, che era poi in grado di interpretare i segnali sia che fossero trasmessi dai sogni che da fatti apparentemente casuali, e capiva sempre il da farsi in ogni situazione.
Tutti potevano avere sogni estatici, ad esempio era in uso che, una volta giunti alla fanciullezza, i ragazzi andassero per qualche giorno in solitudine al fine di ottenere il primo sogno estatico. Poi, una volta riusciti nell'intento, essi tornavano alla tribù e lo raccontavano in ogni minimo particolare allo Sciamano, che a sua volta lo interpretava e stabiliva quale sarebbe stato il ruolo del ragazzo nella tribù, quando fosse diventato adulto.
Proust
A più riprese nella sua grande opera Proust riferisce di sogni ed incubi e delle varie sensazioni che si provano durante la fase di addormentamento e nella fase del risveglio. A proposito del risveglio dice:
"...passavo in un secondo sopra secoli di civiltà, e l’immagine confusa che intravedevo di lampade a petrolio e di camicie con il colletto piatto, ricomponevano a poco a poco gli elementi originali del mio io. Forse l’immobilità delle cose intorno noi è loro imposta dalla nostra certezza che sono esse e non altre, dall’immobilità del nostro pensiero nei loro confronti".
FREUD
Per Freud il sogno è il prodotto dell'attività dell'inconscio; in parole molto povere, esso rappresenta in modo simbolico la realizzazione dei desideri del soggetto. Esso deriva dal contorno emotivo del soggetto stesso, dai suoi sensi di colpa, le sue censure ed i vari stratagemmi della mente per camuffare il messaggio profondo della mente. Freud giudicava i sogni come delle allucinazioni fisiologiche, in contrapposizione a quelle patologiche che avvenivano nel soggetto sveglio. Attraverso le associazioni di idee ed altri percorsi psicoanalitici egli cercava di curare i disturbi mentali dei suoi pazienti, assegnando un notevole spazio all'interpretazione dei loro sogni.
I singoli elementi che formano la scena manifesta del sogno frequentemente riproducono ricordi e frammenti di eventi reali, del passato recente o remoto. Si tratta dei cosiddetti resti diurni, cioè dei residui dell’attività di veglia. Se questi contribuiscono a costruire la scena del sogno, tuttavia non lo spiegano: vengono utilizzati dal sogno per realizzare finalità proprie e specifiche. In generale i sogni degli adulti esprimono desideri incompatibili con l’Io, e quindi censurati. Riguardo alla funzione del sogno, Freud afferma che questo, fornendo ai desideri inconsci una piccola e innocente forma di appagamento allucinatorio, costituisce un compromesso tra le esigenze dell’io e le tendenze rimosse.
Attualmente gli psicoanalisti sono più propensi a considerare i sogni come una rappresentazione della situazione psicologica esistente nel soggetto nel momento in cui il sogno viene fatto, e le figure che compaiono nell'esperienza onirica oltre che rappresentare oggetti o persone verso i quali il sognatore dirige i propri desideri, possono anche simboleggiare aspetti della personalità dell'individuo.
JUNG
Secondo Carl Gustav Jung, i sogni potevano essere visti anche da un punto di vista prospettico cioè con uno sguardo sul futuro. Jung osservava in essi le linee di sviluppo della crescita psicologica. Egli partiva dalla considerazione che nel sogno si manifestano delle potenzialità riguardo alle "cose non ancora realizzate". Sin dall'inizio Jung aveva concepito i sogni come creazioni.
Un'altra differenza rispetto al modello freudiano sta nel fatto che secondo Jung il sogno può rappresentare, oltre che contenuti dell'inconscio personale, anche temi propri dell'inconscio collettivo che è quella parte della nostra psiche che conserva simboli universali detti archetipi che non provengono da acquisizioni personali, ma che sono ereditati dalla specie come risultato della storia dell'umanità a partire dalle origini. Secondo la concezione junghiana all'inconscio collettivo vanno ascritte la produzione dei miti, delle idee religiose, delle visioni e dei sogni, poiché persone di culture differenti possono spontaneamente attingere da un comune immaginario simbolico. Jung definisce questo tipo di sogni "grandi sogni”, cioè sogni ricchi di significato che provengono da questo strato più profondo della psiche. Tali sogni si presentano per lo più in periodi decisivi della vita, vale a dire nella prima giovinezza, durante la pubertà, a mezzo del cammino (fra i 36 e i 40 anni) e in conspectu mortis. Non si tratta più, nel caso delle immagini archetipiche, di esperienze personali, ma in certo qual modo d'idee generali, il cui significato fondamentale va ricercato nel senso che è loro caratteristico e non in qualche contesto di eventi personali.
Jung giunse a formulare il concetto di inconscio collettivo proprio grazie all'interpretazione di un suo sogno, in cui compare un classico simbolo onirico: la casa. Egli sognò di trovarsi in un comodo salotto arredato in stile settecentesco, al primo piano di un'abitazione ignota che però sentiva essere la sua casa. Si diresse ad esplorare il resto della casa. Scorse un pesante portone che dava su una scalinata, scese al piano sottostante che immetteva in una cantina. Questa cantina era un grande locale dall'aspetto antico con uno splendido soffitto a volta; sotto di essa, passando per un'altra scala, si ritrovò in una sorta di caverna simile ad una tomba preistorica piena di ossami, con teschi e frammenti di ceramiche. Jung interpretò il sogno così:
“Mi era chiaro che la casa rappresentava una specie di immagine della psiche, cioè della condizione in cui era allora la mia coscienza, con in più le integrazioni inconsce fino allora acquisite. La coscienza era rappresentata dal salotto: aveva un'atmosfera di luogo abitato. Col pianterreno cominciava l'inconscio vero e proprio. Quanto più scendevo in basso, tanto più diventava estraneo e oscuro. Nella caverna avevo scoperto i resti di una primitiva civiltà, cioè il mondo dell'uomo primitivo in me stesso, un mondo che solo a stento può essere raggiunto o illuminato dalla coscienza. Il mio sogno rappresentava pertanto una specie di diagramma di struttura della psiche umana. Il sogno divenne per me una immagine guida. Fu la mia prima intuizione dell'esistenza, nella psiche personale, di un a priori collettivo che ritenni fosse costituito da tracce di primitivi modi d'agire. In seguito, con la più vasta esperienza e sulla base di più ampie conoscenze, ravvisai in quei modi d'agire delle forme istintive, cioè degli archetipi”.
Se la tecnica freudiana dell'interpretazione è l'associazione libera, il procedimento utilizzato dagli analisti junghiani è l'"amplificazione", che consiste nel richiedere al soggetto di intrattenersi sul proprio sogno, fornendo le sue impressioni su di esso, esprimendo quel che in esso lo colpisce in modo particolare, arricchendolo con altre immagini e simboli, illuminando così i temi onirici in tutte le loro sfumature di possibili significati, utilizzando anche l'"immaginazione attiva" che porta il paziente ad entrare da sveglio nello stato mentale del sogno, seguendo spontaneamente le fantasie, le immagini e i simboli che emergono.
INCUBI
Gli incubi sono frequenti nei bambini, insorgono generalmente fra i 4 e i 12 anni per poi scomparire nell'adolescenza. La loro comparsa in età adulta e il loro persistere nel tempo sono legati a situazioni di vita stressanti e a problemi psicologici nella sfera affettiva, in particolare relativi alla mancanza di controllo dell'ansia e degli impulsi aggressivi, oppure sono dovute alla brusca interruzione di alcuni trattamenti farmacologici (come i barbiturici). Anche l'astinenza forzata da droghe, anfetamine e alcol può far insorgere la comparsa di incubi.
Quando sono ricorrenti, segnalano la presenza di un problema psicologico o fisico che deve essere risolto in modo adeguato: è sempre un segnale che il corpo ci invia.
Anche se quest’ultima frase fa pensare ad una scissione tra corpo e mente, ciò che intendo dire è diverso.
Siamo comunemente abituati e condizionati a ragionare sulla base di una scissione tra corpo e mente e quindi anche il linguaggio porta spesso a generare questo equivoco. In questo tipo di condizionamento rientra anche la tendenza a credere che il cervello sia la sede della mente. Come se nel nostro cervello ci fosse il “pilota” della nostra vita... l’homunculus che forma i pensieri, ed il corpo non fosse altro che una macchina guidata da questo homunculus.
Questa concezione è a dir poco demenziale, ma, purtroppo, è stata radicata nella cultura occidentale per secoli. Anche se la psicologia,l’epistemologia, tutte le branche della cultura moderna ne hanno ampiamente dimostrato la fallacia, essa è rimasta nel nostro substrato linguistico e simbolico, perciò è necessario continuare sempre a smontare questa concezione, anche quando siamo convinti di averla già smontata!
Quindi, tornando alla frase di prima dico che il corpo manifesta segnali di disagio con i sintomi ed anche con i sogni. Per semplificare si usa dire “il corpo invia alla mente”, ma non bisogna immaginarsi che si tratti di due entità divise.
Un sogno angoscioso può derivare quindi sia da una situazione angosciosa che si sta attraversando, sia da un disturbo fisico, specialmente se è allo stadio iniziale o allo stadio subclinico, quando ancora non è stato diagnosticato.
Per Freud i sogni d'angoscia sono il risultato di un fallimento del lavoro della censura: senza il camuffamento operato dalla censura, l'io si trova investito dai contenuti dell'inconscio. Scrive Freud in proposito: “L'osservazione è che i sogni d'angoscia hanno un contenuto sfuggito alla censura. Il sogno d'angoscia è spesso lo scoperto appagamento di un desiderio, naturalmente non di un desiderio accettato ma di un desiderio respinto. L'angoscia è l'indizio che il desiderio represso si è mostrato più forte della censura, che il desiderio ha imposto, o era in procinto di imporre, il proprio appagamento contro la censura”. Tali sogni mettono il sognatore di fronte a desideri, pensieri e ricordi che egli ha rinnegato e non riconosce come propri.
Questi aspetti misconosciuti dell'io si organizzano in quella che Jung ha chiamato l'Ombra (che è la nostra parte rifiutata, somma di tutte le caratteristiche personali che, per la loro incompatibilità con la forma di vita scelta coscientemente, l'individuo nasconde agli altri e a se stesso) che può personificarsi nei personaggi onirici che si introducono nel sogno. Infatti in psicoterapia i sogni d'angoscia offrono il mezzo più diretto per scoprire il vero problema che assilla la vita del soggetto e ci si rivolge ai sogni ordinari per giungerne alla soluzione. Nei sogni d'angoscia il sognatore si trova di fronte ad una situazione onirica che minaccia la sua identità, essi segnano momenti particolari della vita dell'individuo, hanno a che fare con i travagli connessi alle svolte personali, ed è per questo che sono più frequenti durante l'adolescenza e le crisi della mezza età.
E' possibile distinguere i sogni d'angoscia in tre grosse categorie interpretative.
La prima fa derivare gli incubi dalla riproduzione di esperienze traumatiche vissute dal soggetto nel passato, situazioni o pericoli alle quali non ha potuto adeguatamente reagire, nelle quali il soggetto ne fu vittima passiva. Sono invasioni violente nella continuità psicologica; rappresentano tentativi di assimilare un'esperienza inammissibile, di convertire in ricordo un'esperienza inimmaginabile.
Nella seconda categoria vi sono quei sogni angoscianti che si originano da timori nei confronti dei propri impulsi, sessuali e aggressivi, e, come dicevamo in relazione all'Ombra, ognuna di queste incontrollate tendenze può trovare una rappresentazione simbolica in esseri mostruosi o animali.
Nella terza categoria ci sono quei sogni, o esperienze semi-oniriche, che sono il prodotto mentale di semplici sensazioni d'origine corporea, come per esempio i morsi della fame che creano gli incubi viscerali di essere assaliti da ragni o il formicolio di una gamba che diventa l'aggressione di un esercito di formiche o l'impressione d'essere schiacciati da un grosso peso.
Nell'interpretazione junghiana, il terrore dell'incubo, oltre a rappresentare l'effetto dell'incontro con l'Ombra, potrebbe essere imputabile al mysterium tremendum della forza primordiale dell'apparizione di un potente archetipico dell'inconscio collettivo che può personificarsi al sognatore come un'entità mostruosa.
OMEOPATIA
In omeopatia ci sono profili di rimedi caratterizzati da certi sogni ricorrenti.
Ma queste sono semplici note-chiave che contraddistinguono alcuni rimedi.
In Omeopatia, durante il percorso curativo, spesso il paziente riferisce al medico certi sogni, che possono indirizzare quest’ultimo sia nella
comprensione-conferma dell’efficacia del rimedio scelto, sia nella scelta del rimedio successivo.
Alcuni malati di tumore che hanno ricevuto cure omeopatiche come sostegno alla cura allopatica, hanno riferito sogni molto interessanti che hanno messo in luce il rapporto che essi avevano con il concetto di vita, sofferenza personale e morte e, man mano che guarivano, hanno continuato a riferire sogni che rivelavano lo sblocco della patologia.
Alcuni malati terminali, infine, sempre in trattamento con rimedi omeopatici, hanno narrato sogni in cui si notava come accettavano in modo sempre più sereno la fine ormai prossima.
STOP
I tre fotocollage sono di Giovanni Ambrosioni e si intitolano:
“Ma Adamo che...”, “Aiuti umanitari” e “Risveglio”.
sabato 11 settembre 2010
Fiori di Bach
FIORI DI BACH
Nelle figure. White Chestnut: sono fiori di ippocastano; ritratto di Ivan, un soggetto Honeysuckle; preparazione dei fiori con metodo solare. Si espone al sole per qualche ora la bacinella con acqua di fonte e i fiori versati delicatamente in modo che il lato superiore della corolla venga per primo a contatto con l'acqua. In questo caso si tratta di Chicory.
La floriterapia svolge la funzione di attivatrice e catalizzatrice, nel che determinare autoconsapevolezza ed ottimizzazione di qualità positive.
Secondo Bach non vi può essere una vera guarigione “senza la pace dell’anima e senza una sensazione di gioia interiore”. l’unico modo per guarire consiste nell’individuare l’errore dentro di noi e liberarcene. I fiori non sono la soluzione per una specifica patologia ma un aiuto per stimolare il soggetto a valorizzare la qualità opposta a quella che è all’origine del disturbo, perché solo così è possibile sciogliere i conflitti determinati da un atteggiamento mentale disarmonico. Un determinato fiore è in grado di agire a livello del campo elettromagnetico (definito “Aura” dalla leteratura new age), modificando profondamente il substrato su cui si era sviluppata la malattia.
La stessa vita del Dr Bach ( sulla quale potete trovare una grande quantità di dati anche in rete) fu una testimonianza della validità delle sue idee. Basti riflettere sul fatto che egli prolungò la sua vita di ben 19 anni (rispetto al tempo che gli era stato predetto nell’infausta diagnosi) durante i quali ebbe il tempo di elaborare un sistema terapeutico efficace e di far conoscere un approccio alternativo alla malattia: anche lui conforta la mia teoria che si muore solo dopo aver completato la propria missione.
COME FUNZIONA LA FLORITERAPIA
Le ipotesi di Bach per il funzionamento della floriterapia sono quattro, tutte contestuali.
(1) La malattia è immateriale nella sua origine. Essa ha origine nel campo energetico umano (campo elettroagnetico o aura). Tanto l’attività emotiva quanto gli stimoli coinvolgono la stessa energia. Emozione è equiparabile a energia. Non esiste una relazione di causa-effetto tra emozione in squilibrio e patologia ma esse sono correlate.
(2) La malattia è il risultato di un conflitto tra l’anima e la personalità. Ciò si esprime in termini energetici attraverso una differenza vibrazionale tra corpo
fisico-emotivo, da un lato, e corpo spirituale dall’altro, manifestandosi come conflitto a livello psichico.
(3) L’unità di tutte le cose (sostenuta dai mistici di tutti i tempi e parte dei fisici moderni). Burr afferma lo stesso concetto quando dice che i “campi L” sono una parte dell’organizzazione dell’universo e sono influenzati dalle vaste forze dello spazio. Anche se abbiamo la sensazione di essere separati, siamo legati energeticamente all’universo (questa ipotesi sviluppata tra tra poco tiene conto del soggetto nel suo ambiente)
(4) Essendo la mente la parte più delicata e sensibile dell’organismo, in essa compaiono più chiari la genesi e lo svolgersi della malattia. Si utilizza, dunque, l’osservazione della mente come guida per conoscere i rimedi necessari. L’emozione o stato mentale è quindi per Bach il fenomeno e non la causa della patologia. Non mi ammalo al fegato perché provo odio: l’odio è l’indizio visibile di una alterazione energetica invisibile che lega il fegato da un lato e l’odio nella coscienza dall’altro. L’odio è la punta dell’iceberg. Le emozioni o sentimenti sono la valutazione intuitiva che opera il soggetto di uno stato dell’organismo, degli impulsi che lo portano ad agire e delle situazioni che affronta. Il fenomeno comunemente descritto come sentimento consiste in realtà nel fatto che l’organismo sente qualcosa, cioè qualcosa viene sentito. Ciò che è sentito è un processo all’interno dell’organismo. Il fatto di venire sentito è una fase del processo stesso. Quindi l’emozione in squilibrio ed un determinato stato patologico sono un processo unico, energetico, visibile solo nella coscienza. Viene sottolineato questo concetto perché è l’errore che fanno molti medici e di sicuro tutta la concezione farmacologica allopatica= si cura la patologia e come supporto si dà un rimedio per la parte emotiva, come se l’emotività fosse uno status che si aggiunge all’organismo ma non facesse parte di esso. Nel farci guidare dall’emozione in squilibrio vogliamo agire su tutto l’organismo attraverso i rimedi floreali.
Quando consiglio uno o più fiori ad un cliente, prima faccio compilare uno dei classici questionari con le affermazioni che servono ad individuare il rimedio adatto. Al contrario di quanto attuano molti farmacisti ed erboristi, non faccio il test kinesiologico sulla mano. Questo test, a mio parere, è del tutto inattendibile fatto su due piedi, e rende un pessimo servizio alla kinesiologia. Infatti per fare un test kinesiologico in modo corretto e di conseguenza attendibile, bisogna prima di tutto riequilibrare il sistema di base ed accertarsi che non ci siano false rispose. Per fare ciò, occorrono minimo 15 minuti. Quindi vi consiglio di adottare questo test solo se siete in seduta dal kinesiologo o dal naturopata: non se state acquistando una boccetta in un negozio, con la fila dietro di voi e i minuti programmati per tutte le incombenze che avete appena uscite dal negozio. Dopo aver preso in considerazione i dati che esprime il cliente sul questionario, tuttavia, non mi limito a consigliare i fiori che ne risultano, bensì ne aggiungo qualcuno di quelli che emergono dalle mie impressioni sul suo linguaggio del corpo, oltre che su quello che ha espresso parlando e non ha barrato nel questionario. Infatti nessuno vi dirà sono egoista, oppure sono incapace di amare gratuitamente. Piuttosto il soggetto dirà, ad esempio parlando del figlio: “dopo tutto quello che faccio per lui... mi ripaga in questo modo, fregandosene di me e lasciandomi sempre solo” Ma questo tra le righe vuol dire “sono disposto a giudicarti bene solo se fai ciò che voglio io. Se far ciò che vuoi tu, allora non ti amo o non ti stimo, o ti giudico un ingrato”.
Questo è uno dei motivi per cui è utile farsi consigliare i fiori: gli altri riescono a vedere in noi qualcosa di diverso da ciò che vediamo noi stessi e dalla somma delle due visioni si può estrarre un “succo” più efficace. Se il fiore è nel campo della coscienza del terapeuta, bisogna prescriverlo.
Questa posizione non viene ad invalidare l’indicazione di Bach di agire per livelli: succede spesso che lo stato mentale inconscio sia nascosto, ma non necessariamente da un altro stato mentale che corrisponde ad un altro fiore.
In alcuni casi il soggetto riferisce di continuare a sentire i sintomi, ma di “essere in un altro lato”, ed infine i sintomi si risolvono: come se il soggetto fosse contemporaneamente presente in un’altra dimensione e questa sensazione riguarda stati alterati di coscienza. Condizioni simili si provano con diversi stupefacenti e specialmente con gli oppiacei.
La terza area da esplorare è l’ambiente del soggetto. Siamo uniti al nostro mondo circostante. Quindi il terapista deve cercare di percepire il fiore presente nell’ambiente del soggetto. Ad esempio la paura esagerata della figlia scatena i problemi della madre. Prescrivendo Aspen alla madre, anche se la madre non ha paura, i problemi sono stati risolti.
E’ fondamentale cogliere l’essenza dello stato mentale.
Il fatto che i fiori di Bach agiscano modificando la vibrazione della nostra base energetica e quindi amplifichino la coscienza e cambino la condotta è una potente arma di trasformazione e cambiamento. E’ una medicina evolutiva, se intendiamo per evoluzione l’amplificazione della coscienza. Bach ci ha insegnato che ciò che è nella coscienza è nel corpo e Shakespeare che “siamo fatti della materia dei sogni”.
In uno studio di Stefan Ball è stato impostato un lavoro su alcuni sali per vedere eventuali effetti dei fiori di Bach. Sono stati scelti scelto 3 fiori. Questo è uno studio pilota conclusosi molto bene, che apre la strada ad una vasta serie di studi. Serve ad evidenziare gli effetti fisici dei fiori di Bach ad onta dei detrattori. Uno dei due Autori è geologo.
“abbiamo preso in considerazione la reazione tra Na2CO3 e CaCl2, tesa alla formazione di calcite CaCO3 e NaCl.
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il valore del prodotto di solubilità del NaCl è di gran lunga superiore a quello di CaCO3. Tra i due sali di neoformazione il cloruro è già di per sè nettamente sfavorito rispetto all’altro per quanto riguarda la eventuale precipitazione di aggregati cristallini pronti per essere esaminati. I componenti di partenza non sono stati messi nelle quantità stechiometriche ma con uno sbilancio nettamente superiore di CaCl2. Cioè 1g -mole diCaCl2 e 0,75 g-mole di CaCO3. Questo per ottenere un equilibrio della reazione spostato nettamente a favore della precipitazione del carbonato di calcio, mentre il cloruro di sodio dovrebbe restare in soluzione. Tempo concesso alla reazione = 48h.
Ovviamente abbiamo fatto con queste quantità la prova in bianco in cui si è ottenuta la precipitazione di sola calcite. Se alla prova in bianco si fornisce ulteriore energia, si riesce ad ottenere una piccola formazione di cloruro di sodio. Se si aggiunge alcol etilico, l’equilibrio torna indietro e non si riesce a formare la benché minima quantità di cloruro di sodio, neppure con calore aggiuntivo. Quindi non dovremmo mai aspettarci neoformazione di cloruro di sodio dopo riscaldamento nelle prove condotte con aggiunta di fiori di Bach (soluzioni idroalcoliche).
prove con i fiori=
(1) Wild Rose
(2)Wather Violet
(3)Crab Apple
Wild Rose= rosa canina.
è il rimedio in grado di evocare vitalità, energia e dinamismo. Wather Violet è in grado di evocare umiltà e tolleranza, Crab Apple, melo selvatico, è in grado di tollerare uno stato d’animo teso all’ordine, ad evitare di seguire piccoli dettagli a scapito di un disegno generale di ordine superiore.
l’aggiunta di (1) ha fornito una quota di energia al sistema e si è osservata a precipitazione di una piccola quantità di cloruro di sodio, come osservata nella prova in bianco con l’aggiunta di calore. I fiori sono stati inseriti in 3 prove diverse, non in sequenza nella stessa provetta. Ovviamente agli sperimentatori è stato rivelato solo alla fine “che cosa” avevano di volta in volta aggiunto al sistema e qual’era l’effetto specifico dei fiori.
L’esito di questo esperimento è sorprendente data la presenza di etanolo.
Dopo l’aggiunta di calore si è osservata una diversa morfologia cristallina della calcite, mentre il cloruro di sodio è tornato in soluzione.
Con l’aggiunta di Wather Violet si è verificata la stessa situazione che con Wild Rose, ma con una maggiore produzione di cloruro di sodio e poi con aggiunta di calore è sparito il cloruro di sodio.
La prova con Crab Apple ha dato luogo a sola calcite, mentre con aggiunta di calore è comparsa la stessa piccola quantità di cloruro di sodio.
Questi risultati sono riassumibili nella seguente tabella:
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INTERPRETAZIONE
se è vero che wild rose evoca vitalità, è normale ritrovarlo a favorire la cristallizzazione di cloruro di sodio in un sistema che lo favorisca. D’altro canto wather violet che è il rimedio della condivisione è del tutto naturale trovarlo a far cristallizzare in prima istanza calcite e cloruro di sodio. Ricordiamo che Bach lo consigliava per la condivisione dei nostri stessi aspetti indesiderati. Infine è addirittura scontato trovare i dati di crab apple, che è il fiore che non permette di eludere leggi prioritarie generali, ossia il fiore che garantisce che le cose devono svolgersi in modo puro, senza interferenza alcuna.
NOTA 1 = l’ordine dei medici perseguitò in tanti modi Bach, minacciandolo sempre di espulsione.
NOTA 2 = alcuni rimedi devono essere in soluzione acquosa, specialmente per bambini o per ex alcolizzati. La soluzione acquosa ha scadenza breve. In alternativa si può usare come conservante l’ACETO DI LAMPONE sempre 40 gtt x 30 ml.
I rimedi puri si prendono sciogliendo le 15 gocce in un bicchiere d’acqua da bere a piccoli sorsi nell’arco delle 24 ore. Si possono anche usare per uso esterno 15 gocce nell’acqua del bagno.
NB i rimedi floreali non diluiti in generale attivano processi di armonizzazione a breve termine e sono indicati quando si voglia lenire una sofferenza emozionale acuta.
I rimedi diluiti agiscono sugli aspetti più profondi della persona e sono utili a catalizzare e promuovere processi che portano ad un terapeutico allargamento della consapevolezza.
FIORI E FITOTERAPIA
con il fitocomplesso si agisce sul piano fisico, mentre con la floriterapia si opera riequilibrando le emozioni che sono all’origine del disturbo.
Mimulus serve alle persone timide perché si comporta da timido, con il suo delicato rossore intorno alla corolla. Così come honeysuckle, con il suo nostalgico profumo serale ricorda la malinconia. O la senape selvatica (mustard) che spunta all’improvviso, senza apparente causa, proprio come l’inspiegabile depressione maggiore. A volte il comportamento riguarda l’albero, come nel caso della forte e protettiva quercia (oak) che tiene duro nonostante tutto, del salice (willow) che sembra piangere e lamentarsi, dell’ulivo o della vite dalle caratteristiche talmente peculiari che Bach sentì il bisogno di andare a cercare proprio quelle piante, non appartenenti alla flora locale, per risolvere particolari stati d’animo.
analizziamo alcuni aspetti pratici dell’uso parallelo di fitoterapia e floriterapia
LA SPIEGAZIONE DELLA CURA quando si consigliano dei fiori di Bach, si fa generalmente un breve colloquio nel quale oltre a raccogliere gli elementi necessari per indicare i fiori più adatti, si cerca anche di spiegare , in termini positivi, le principali azioni delle essenze prescelte. Nella fitoterapia anche. La differenza è solo che nel primo caso si parla prevalentemente di emozioni (per esempio “questo fiore l’aiuterà a smettere di preoccuparsi per quella cosa”), nel secondo di effetti di tipo fisico (“aggiungiamo anche quest’erba, che è rilassante per il sistema nervoso pur non provocando sonnolenza).
LE MODALITA’ DI ASSUNZIONE
mentre per i fiori sono abbastanza standardizzate, nel caso della fitoterapia evidentemente cambiano di molto. E’ quindi importante spiegare bene, anche se brevemente, le diverse modalità di assunzione evitando di creare confusione tra i due tipi di rimedi.
IL RITMO DELLA GIORNATA
i fiori che normalmente si consiglia di assumere 4 volte al giorno, non andrebbero presi in contemporanea con altri rimedi, ma lasciando almeno una decina di minuti di distacco. In generale è consigliabile non prescrivere tanti preparati contemporaneamente, sopratutto per evitare modalità di gestione della cura troppo complesse.
QUATTRO DISTURBI SPECIFICI COME ESEMPIO DI ABBINAMENTO
(1) ATTACCHI DI PANICO
Tiglio MG. oppure infuso di tiglio, biancospino , arancio amaro e camomilla romana, nonché foglie di verbena e sommità di melissa. Tra i fiori di Bach si possono ben abbinare rock rose, aspen, cherry plum e white chestnut
(2) DEPRESSIONE
Iperico, abbinato a tiglio se presente ansia, ad avena ed eleuterococco se presente astenia. Fiori di Bach che bene si abbinano sono mustard per la depressione imponente, gentian per quella media, gorse se il soggetto si sente con le spalle al muro, esaurito sul piano energetico; wild rose se il soggetto è apatico, sweet chestnut se c’è disperazione legata a un dolore affettivo.
(3) ECZEMA
ribes nigrum, spesso abbinato con cedrus libani, rosa canina, ulmus, viola tricolor, OE di melaleuca, calendula, rosa mosqueta. Come floriterapia daremo crab apple, il grande purificatore, eventualmente abbinato a beech.
(4) MENOPAUSA
cimicifuga, isoflavoni della soia, luppolo, salvia, cipresso. Come floriterapia daremo walnut, mustard e il binario chicory, red chestnut, honeysuckle molto collegato a problemi femminili. evitare di consigliare tutti e tre i fiori contemporaneamente.
STOP
sabato 4 settembre 2010
KINESIOLOGIA
KINESIOLOGIA
La kinesiologia applicata è un metodo finalizzato principalmente alla diagnosi.
Essa ha avuto origine dalla semplice osservazione di George Goodheart, secondo cui la maggior parte dei cosiddetti spasmi muscolari non è primaria, bensì secondaria, cioè non è altro che il risultato di una debolezza di questo o quel muscolo antagonista.
Nel 1969 Goodheart scoprì la relazione tra i singoli muscoli e i meridiani dell’agopuntura. Collegando questa scoperta alle teorie dei riflessi neurolinfatici e neurovascolari, Goodheart notò i primi legami dal punto di vista energetico tra le diverse parti dell’organismo; poi collegò tutta la sua teoria alle scoperte e tecniche che emergevano nel campo osteopatico, prima tra tutte la terapia craniosacrale.
Il test muscolare è un importantissimo strumento di informazione biologica che ci permette di accedere al cervello. Attraverso il test il kinesiologo può valutare, migliorare ed, eventualmente, riprogrammare le funzioni biologico-comportamentali del soggetto in esame. Ogni volta che viene fatto un test muscolare, si apre un dialogo bidirezionale tra il soggetto esaminato e l’esaminante: attraverso il test il kinesiologo chiede informazioni su una determinata area o su una determinata funzione del corpo. Quando viene effettuato un test "in chiaro", senza cioè aver posto delle domande al sistema, si ha una risposta sullo stato del sistema uomo (organo-meridiamo-muscolo) in relazione al sistema ambiente in cui vive. Il muscolo forte al test indica che il complesso organo-meridiano-muscolo ha una buona capacità di relazione all'ambiente, interno ed esterno. La risposta debole indica una incapacità di reagire correttamente agli stimoli ed una conseguente sofferenza adattativa. Qualora il sistema fosse irreparabilmente danneggiato, come accade talvolta in gravi malattie, non avremmo alcuna risposta specifica, se non indicazioni generali di sofferenza.
L’intervento attraverso l'uso di punti riflessi o di modifiche alimentari o comportamentali, invia nuove informazioni al sistema per permettergli di accelerare il processo di guarigione e adattamento. L'esecuzione del test dopo la correzione ha una funzione di verifica-ancoraggio. La verifica serve a capire se quello che è stato fatto è sufficiente o se si deve continuare a fornire nuove informazioni al corpo. Ancoraggio serve per far sì che il paziente si renda conto dell'avvenuto cambiamento di risposta adattativa e quindi tale risposta (cioè il sapere che è possibile una tale risposta) verrà tendenzialmente usata in modo stabile dal cervello; inoltre il soggetto si sentirà più motivato nella compliance al trattamento. Con questa sequenza test-correzione-test viene realizzato un sandwich di informazioni per il cervello che rafforza la risposta e permette il suo perdurare nel tempo. Il sistema nervoso (SN)funziona, infatti, attraverso feed-backs che agiscono attraverso schemi operativi del tipo idea-prova-controllo: utilizzando lo stesso tipo di schema, favoriamo l'apprendimento automatico di una informazione, e la sua messa in opera ogni volta che si ripresenta lo stesso problema adattativo o un problema paragonabile allo stesso.
Il test muscolare è riferito ai motoneuroni gamma-1. Il test gamma-1 è applicato alla capacità di risposta allo stiramento. Questo valuta la capacità di risposta omeostatica.
Prima di iniziare i normali test muscolari, dunque, l’operatore deve accertarsi che la risposta sarà corretta, insomma che il muscolo non dia false risposte. Per questo vengono eseguiti parecchi preliminari come il controllo dell'arco diastaltico, dell'idratazione, della ionizzazione ecc. Un importante test preliminare è quello fatto per accertarsi che il soggetto non sia in “switching”.
Esempio:
Il paziente giunge dal kinesiologo con un dolore acuto o cronico e/o con uno stress emotivo. Quando un'emozione o un dolore è forte, la percezione "stacca il contatto con la realtà presente" da qui l'uso del termine switching. Con un tocco neutro ( neutro a livello elettromagnetico) il terapista tocca il punto zero. Questo è situato nell’orecchio, di fronte al trago, dove comincia il meato acustico (c'è un gradino). Su questo punto il terapista fa una TL con tocco neutro e testa il muscolo indicatore. Se off c'è un problema di switching. Il meridiano R porta l'energia dai punti più profondi del corpo in superficie. Il punto R27, che è l'ultimo, serve per resettare il sistema. R27 è un conduttore dell'energia ancestrale del corpo. In questo caso ci serve per resettare il sistema dx-sx. Mentre massaggiamo R27 , con l'altra mano tocchiamo l'ombelico o con un tocco neutro o, meglio, appoggiandovi sopra tutta la mano aperta. Quando cessa di far male , invertiamo le mani. Con questa tecnica correggiamo lo switch dx-sx. I punti R27 possiamo farli insieme o uno alla volta. VC e VG ci servono a resettare il sistema avanti-dietro, trattiamo VC 24 e VG 27 sempre tenendo l'ombelico e poi invertendo le mani.
Per il test di idratazione tiriamo i capelli. Questo perché i capelli e i peli penetrano nel tessuto connettivo sottocutaneo e quindi tirandoli sollecitiamo le terminazioni nervose a quel livello. Dopo questa stimolazione (capelli o pizzicotto) se la risposta è off= o il soggetto è stressato o è disidratato. Un paziente può essere disidratato indipendentemente dal fatto che soffra di ritenzione idrica. Il fatto di far bere il soggetto non è sufficiente a idratarlo, ma serve per l'informazione positiva che i recettori del cavo orale possono dare al SNC. Durante la riequilibrazione il soggetto può andare in disidratazione dato che si mettono in circolo molte tossine, e quindi i distretti centrali richiamano l'acqua per drenare queste tossine.
Uno dei sintomi della carenza d'acqua è l'affaticamento mentale. Nel digiuno idrico il primo danno è la confusione mentale con perdita del visus. Un soggetto può essere gonfio ma disidratato. Quindi si tratta di una disidratazione relativa. La principale riserva d'acqua è nel tessuto connettivale.
Questo era un esempio di ciò che un soggetto può ricevere in una prima seduta di kinesiologia.
In sintesi:
quando si fa il test kinesiologico su un muscolo, il muscolo viene posizionato in modo che le interferenze degli altri agonisti e antagonisti siano minimizzate; quindi l’operatore pone una domanda (anche solo mentalmente...oppure la domanda è implicita nella scelta stessa del muscolo che si va a valutare: esempio pettorale-clavicolare per testare le condizioni dello stomaco sia come meridiano che come organo) e il corpo del paziente risponde “on” se il muscolo resta forte , oppure “off” se il muscolo cede alla leggera pressione che attua il kinesiologo. La variazione di forza del muscolo può manifestarsi in entrambe le direzioni da forte a debole e viceversa.
Quello che ora si deve distinguere è se “on “ significa si o no come risposta alla domanda o come disturbo di un organo o normalità funzionale dell’organo stesso.
Nel test in chiaro on significa che il muscolo è a posto e il corrispondente organo-meridiano pure.
Il “Challenge” è un test-sfida: quando il soggetto viene sottoposto ad uno stimolo di prova e la forza muscolare varia, ci si trova davanti ad un challenge positivo (cioè il muscolo testato cede = risposta SI alla domanda effettuata con il challenge ).
Un challenge comporta 5 possibili reazioni :
(1) indebolire un muscolo forte
(2) rafforzare un muscolo debole
(3) non determinare alcuna variazione
(4) rendere ipertonico un muscolo in virtù di una reazione di allarme (in kinesiologia il termine ipertono significa ciò che accade quando un muscolo non si indebolisce in seguito ad uno stimolo normalmente sedativo. Esempio di ciò si ha con le prove sul ventre o le inserzioni del muscolo o con le prove sul fuso neuromuscolare);
(5) rendere un muscolo normotonico cioè riportarlo da uno stato di ipertono alla normalità.
Procediamo ad un’analisi di questi 5 casi.
Nel caso (1) l’organismo riconosce il challenge come uno stress sufficientemente grande e specifico da reagire con un’inibizione neuromuscolare.
Nel caso (2) il corpo riconosce il challenge come sufficientemente specifico da correggere un’inibizione neuromuscolare presente, con conseguente rafforzamento del muscolo.
Caso (3) Nel momento specifico del test, il corpo non reagisce allo stimolo in quanto in quel momento non riconosce in quell’azione di “disturbo” un messaggio significativo. I meccanismi di adattamento dell’organismo funzionano adeguatamente e, per esempio, una sostanza potenzialmente dannosa come lo zucchero non deve indebolire un muscolo in caso di buon funzionamento del fegato, del pancreas e dei surreni.
I casi 4 e 5 sono stati presi in considerazione in un tempo successivo e si rivelano particolarmente utili nella comprensione di diversi disturbi, in particolare per i disturbi del sistema immunitario, comprese le allergie.
Il challenge serve per decidere in quale fase respiratoria è opportuno attuare una correzione, per decidere che tipo di correzione attuare, che rimedio omeopatico o fitoterapico o nutrizionale prescrivere, per individuare intolleranze alimentari, sostanze tossiche ecc ecc.
LOCALIZZAZIONE TERAPEUTICA
Quando un paziente tocca una zona del corpo e ciò provoca una variazione della forza muscolare , siamo di fronte ad una TL positiva. La localizzazione terapeutica è in grado di localizzare il disturbo, ma non fornisce alcuna indicazione sul disturbo stesso. In pratica ci indica la zona dov’è la lesione: sta al terapista trovare a carico di quale struttura cioè se si tratta di un disturbo fasciale, muscolare, articolare-osseo, viscerale ecc ecc.
LO STRESS
Le tre possibilità di reazione di un muscolo combaciano idealmente con il concetto di stress elaborato da Seyle.
Normotonico= il corpo è in grado di riconoscere gli stimoli potenzialmente negativi e quelli potenzialmente positivi, nonché di rispondere adeguatamente al test muscolare. In questa categoria rientrano anche le debolezze muscolari isolate, derivanti da svariate cause, cui è possibile porre rimedio con una grande varietà di tecniche e/o rimedi.
Ipertonico= quando praticamente tutti i muscoli risultano ipertonici in seguito ad un lungo e massiccio processo di adattamento a una situazione di notevole stress, indipendentemente dall’origine di quest’ultimo. Secondo Seyle in questo caso sarebbe necessario innanzitutto il riposo.
In primis si consiglia, da parte degli operatori olistici, di procedere ad una purificazione generale: pulizia dell’intestino, abolizione degli allergeni, rimozione dei fattori di stress, sostituzione delle condizioni di carenza con l’uso di oligoelementi ecc. ecc.
Debolezza generale= il gradino successivo è secondo Seyle lo stadio dell’esaurimento. Questa condizione la troviamo quando tutti i muscoli sono deboli per cui è difficile ottenere un rafforzamento. In questo caso è necessario un massimo drenaggio, integrazione con aminoacidi, vitamine, minerali ecc, allentamento dello stress emotivo ecc ecc ... per poi verificare l’efficacia della cura ricostituente con il test della seduta successiva; infine e quando tutto sembra in equilibrio, va ripetuto il test completo.
STOP
le due immagini sono "M24" di Daniel Huot e "Red Truck" di Wiley09 che potete visitare su flickr.
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Informazioni personali
- Marina Salomone
- Mi occupo di terapie olistiche dal 1983. Hobby principale il disegno: sono su Flickr sotto il nome di Marina Salomone
per chi fosse interessato a trattare questi argomenti in maniera più appofondita c' è sempre il mio sito web ufficiale: www.GurudiTamara.com